.: Ricerca e Innovazione
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Inserito da il Inserito da Luca Galeazzo Giordani il Sab, 06/05/2006 - 15:01

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Sono invalido civile e mi occupo di cittadini diversamenti abili considero questo un vantaggio visto che sono iscritto alla laureaonline del politecnico di Milano praticamente gratis. Ma lo smau non è più accessibile ai cittadini di Milano, riprendiamoci l'e-government basta attaccare la spina come recitava fragole e sangue un film di trenta anni fa. Come mai dei fondi Urban 27 milioni di euro ne sono stati spesi ad oggi solo circa il 40% e in parchi e giardini. Ma la carta sanitaria della regione è una nanotecnologia da caricare con 3000 euro su banca Intesa... Cittadini tanti auguri

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Inserito da il Inserito da Andrea Bonessa il Gio, 22/12/2005 - 20:13

L'innovazione nasce dalla ricerca e spesso la ricerca deriva dall'imprenditorialità dei singoli che beneficia dei risultati raggiunti dall'innovazione.
Ma per essere un imprenditore ci vogliono essenzialmente due cose: 
- Disponibilità al rischio
- Soldi
La prima la si trova soprattutto nelle fasce giovanili delle popolazione dove spesso manca del tutto la seconda.
Ma quella poca disponibilità economica che i giovani hanno viene solitamente "investita" nell'acquisto di una casa.
Lo schema tipico è il seguente:
Trovato un compagno/a , cerco un lavoro fisso con il quale potermi permettere l'acquisto di una casa che in 15/20 anni pagherò con un mutuo.
Raggiungerò cosi i 45/50 anni, senza aver mai abbandonato il mio posto fisso, frustrando quelle che potevano essere le mie potenzialità imprenditoriali,le mie idee e anche i miei sogni, perchè avrò destinato tutte e mie risorse nel mutuo, nell'Ici, nelle spese per il mantenimento di una casa. 
Ciò detto sarebbe molto meglio che le istituzioni costruissero case da affittare a canoni equi, case che, a rotazione, fossero a disposizione di tutte le categorie meno abbienti .
Case dai bassi costi ma soprattutto dai bassi consumi sia di gestione sia di manutenzione.
In questo modo potremmo lasciare a disposizione dell'iniziativa e della ricerca  i capitali che oggi vengono assorbiti dal mercato edilizio, assolutamente senza controllo e drogato dalla rendita fondiaria.
ll settore edilizio, come ricordava tempo fa Michele Salvati sul Corriere, non determina lo sviluppo di un' economia ma rappresenta un mero trasferimento interno di capitali, incentivando il  guadagno derivato dalla rendita.
Al nuovo sindaco quindi chiedo se è disponibile ad una politica della casa rivolta alla progettazione e realizzazione di abitazioni che costruite secondo i più avanzati principi tecnologici e quindi bio sostenibili, costino meno, consumino il minimo possibile e incrementino, calmierandolo, il mercato dell'affitto, fondamentale per una reale ripresa della ricerca e innovazione .

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Inserito da il Inserito da Beppe Caravita il Dom, 18/12/2005 - 12:06

La scommessa sulla rete a Milano

Davide Corritore, candidato alle primarie dell'Unione per le comunali di Milano, lancia sul suo sito la proposta di un internet pubblico a Milano.

L'idea, se ho capito bene, è quella di usare la rete dell'illuminazione pubblica Aem, che arriva a ogni lampione, per trasportarvi dati (con le attuali tecnologie Powerline) e connetterle a punti di accesso wi-fi diffusi sul territorio.

In questo modo, con un investimento limitato (ma comunque da stimare) il Comune, via Aem, potrebbe offrire ai cittadini milanesi (e non) un accesso di base a internet gratuito, credo dell'ordine del 128k/secondo. In modo da fare dell'accesso alla rete un bene pubblico come è l'acqua.

Questa è l'idea, che mi trova, in termini generali, del tutto d'accordo. Sia nel concetto generale che nello spirito. L'obbiettivo di un accesso universale alla rete di conoscenze deve oggi essere posto tra quelli prioritari per l'Italia. Specie laddove vi sono le condizioni perchè questo obbiettivo venga più facilmente raggiunto, e poi possa diffondersi e replicarsi in tutta Italia.

Aggiungo che, a contorno e sinergia della proposta di Corritore, dovremmo pensare anche alla messa in pubblico dominio, in tutto o in parte, dei grandi giacimenti culturali della città (Scala, Sormani, Università, archivi Rai...). Secondo lo stile Bbc.

La proposta di Corritore, però, se mi trova daccordo nell'obbiettivo non mi convince del tutto nella sua struttura (ancora provvisoria). Mi pare un po' troppo centralizzata e abbozzata. Non solo: a mio avviso perde di vista un obbiettivo di lungo periodo forse altrettanto importante dell'accesso universale.

Ovvero la costruzione di un modello pubblico-partecipato-privato effettivamente abilitatore di diffusione di innovazioni, nuove iniziative, controllo diffuso della qualità e trasparenza pubblica. In breve, di fiducia e sviluppo.

Per capirci proviamo a ipotizzare la realizzazione pratica della proposta così come si desume dal sito di Corritore. L'Aem riceve dal Comune dei quattrini e con questi procede all'investimento. Chiama alcune aziende specializzate, costruisce la rete, avvia il servizio. Magari utilizza qualche nuova ragione sociale, come fu Metroweb, per l'iniziativa.

Si apre il servizio. Ovviamente non può essere completamente anonimo (altrimenti il Comune passerebbe qualche guaio con utenti estremi) e questo significa che Aem (o chi per lei) dovrebbe comunque attivare una procedura di autenticazione, un database, un servizio.

In pratica diverrebbe una sorta di Isp (internet service provider) pubblico e gratuito. E questo costa. Non è esattamente come erogare acqua.

Il rischio è che dopo alcuni anni questa infrastruttura, tutta politica, si degradi (e ben lo vediamo in molti casi di servizi pubblici).

Ho declinato la proposta Corritore così come è. La ritengo possibile ma non del tutto augurabile. E le contrappongo una variante.

Questa. L'Aem con fondi del Comune procede alla creazione della rete. Ma, una volta creata, la offre alla città come infrastruttura condivisa.

Ai provider, alle associazioni non profit, alle reti di cittadini.

In tale modo Comune e Aem sono solo gli architetti e i gestori della rete fisica di base. Mentre i servizi sono sviluppati liberamente dai provider, vecchi e nuovi, e dalle iniziative di volontariato.

Ciascuna delle quali certifica i suoi utenti e decide il suo modello di business o volontario. Ci sarà chi farà pagare (poco), chi si ripagherà con formule pubblicitarie non intrusive, con contenuti locali, chi lavorerà esclusivamente sul modello volontario di cittadinanza. Ci sarà chi promuoverà reti Wi-fi interconnesse da casa a casa e così via.

L'infrastruttura condivisa diverrebbe terreno di multiple sperimentazioni e di multiple iniziative, comprese quelle gratuite.

Non solo. Si potrebbe pensare a una public company in grado di lavorare esclusivamente su multiple infrastrutture condivise (non solo powerline-wi-fi, ma anche backbone ottici, reti Wimax, e anche di energie alternative, come il fotovoltaico diffuso) con modelli di business differenziati, ma con forte partecipazione (anche azionaria e quotata) da parte dei soggetti partecipanti, siano essi piccole imprese, associazioni, utenti attivi, semplici risparmiatori.

Ve la immaginate un'Aem che vi fa un contratto condominiale comprensivo di azioni? E in questo contratto voi investite sulle piastre fotovoltaiche e lei si impegna a un conto energia che vi fa risparmiare sulle bollette? La formula si diffonde, fa utili. Riempie i tetti di Milano di micro-centrali solari. E ne assicura anche una buona fetta di  sicurezza energetica. Aem apre poi anche una rete Wimax condivisa che vende a provider multipli. E con i proventi finanzia anche la rete di accesso di base, senza gravare troppo sulle nostre tasse sulle finanze pubbliche comunali (peraltro sempre a rischio).

Insomma, un gioco in cui ci si guadagna tutti. Comune, cittadini, imprese.

In pratica. A Milano si più giocare la sfida, decisiva per l'Italia, di una public company abilitante, partecipata, redditizia e trasparente.

Scommetto che sarà questo uno dei nuovi modelli che ci consentiranno di far ripartire il Paese. Prodi lo propose nel 1993 per le grandi banche di interesse nazionale. Poi Cuccia si mise di traverso e si scelsero le privatizzazioni pilotate e poi il risiko bancario...

Può funzionare la public company abilitante? Io credo di sì. E ci proverei comunque. Quale città meglio di Milano?

Insomma, il business auto-riproduttivo (anche in senso capitalistico puro) delle infrastrutture condivise che abilitano e creano sviluppo e innovazione.

Spero di aver spiegato il mio punto. Nel 2000 mi candidai con la Milly Moratti su questo e non fui molto capito. Ora forse le condizioni sono più evolute.

Se non mi sono spiegato fatemelo sapere. Come diceva Uno, mi corriggerò.

ciao

Beppe

 e...buon Natale e Nuovo Anno a tutti. Riposatevi, rasserenatevi, e che il 2006 sia il nostro anno di svolta, finalmente in positivo...Laughing

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Inserito da il Inserito da Fiorello Cortiana il Ven, 16/12/2005 - 10:29
Credo che la discussione debba partire dalle cose da fare, soprattutto sui terreni di confine come l'innovazione e le Tecnologie.
Per questo abbiamo organizzato un incontro con i candidati dell'Unione su innovazione, universita' e ricerca.
Spero che li' potremo dare corpo, oltre che in rete, alla nostra discussione.

Milano per l'Innovazione, l'Innovazione per Milano
Milano oggi è una città atomizzata, complessa, senza un governo, ma è anche il supporto che contiene iniziative imprenditoriali, accademiche, di ricerca e di sussidiarietà di grande valore sia sul piano dell'innovazione tecnologica che sul piano di delle idee e delle proposte. Ma senza un'azione pubblica capace di fare sistema anche questo ultimo barlume rischia di spegnersi.

Serve fare sistema, serve che i soggetti pubblici, le grandi municipalizzate, la macchina comunale siano il volano di una rete vasta ed inclusiva che coinvolga le imprese, le università, le associazioni, le strutture che in questi anni hanno mantenuto viva l'innovazione nella realtà meneghina.
Giovedì 22 Dicembre, Ore 10.00
Sala Guicciardini,
Via Macedonio Melloni, 3 - Milano
Intervengono:
Carlo Formenti, Fiorella De Cindio, Alfonso Fuggetta, Herman Zampariolo, Roberto Panzarani, Alessandro Ovi, Stefano Quintarelli, Mauro Toffetti

Sono stati invitati i candidati alle primarie dell?Unione e i candidati a sindaco

Modera: Senatore Fiorello Cortiana
Promuove: GENERAZIONE ECOLOGISTA
Infoline: 338/5800291

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Inserito da il Inserito da Daniele Marini il Lun, 14/11/2005 - 17:55

A Milano ci sono 7 Università:

la storica "Statale", la Bicocca, il Politecnico, la Cattolica, la Bocconi, lo IULM, il San Raffale. Sono 7 aziende medio grandi: ad esempio la Statale ospita circa 60.000 studenti, da lavoro a 5.000 persone tra docenti e non docenti, ha un giro d'affari tra i 500 e i 600 milioni di euro. Le altre hanno dimensioni alcune confrontabili altre più piccole.
 
Cosa pensa di fare l'amministrazione comunale per valorizzare queste vere e proprie aziende? per aiutare gli studenti? per creare un tessuto urbano adeguato con trasporti e ospitalità? Come pensa l'amministrazione comunale di aiutare a far crescere il rapporto delle università con il tessuto produttivo e sociale?
 
Per provare a dare risposte a queste (e altre domande) propongo questo tema di discussione.
 
Daniele Marini 
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