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Inserito da il Inserito da Antonella Fachin il Gio, 26/11/2009 - 16:37

Buongiorno,

oggi c'è stato l'ennesimo sgombero forzato, in viale Forlanini.
Qui sotto trovate il comunicato diramato dai volontari che da un paio di anni assistono i primi  nuclei familiari di rumeni di etnia rom che avevano trovato riparo in un'area abbandonata in zona Forlanini.
Anche qui i bambini e i ragazzini andavano a scuola: in zona 4 si era tenuta molti mesi fa una assemblea pubblica cui avevo partecipato, e alcune di queste famiglie rumene erano intervenute per raccontare la loro storia, la loro vita; era venuto, accompagnato dai suoi genitori, anche un bambino che frequentava con impegno e successo la scuola elementare, che aveva fatto amicizia con i compagni di classe, che si era integrato con la classe.... era un bambino come tutti gli altri.
Ciò che mi colpì allora e che ricordo ancora oggi è il suo atteggiamento: impaurito dalla tanta gente vociante, con la testa bassa non osava guardare negli occhi gli adulti.....un bambino entrato nel mondo dei grandi pieno di contraddizioni, alcuni lo aiutavano ad avere una istruzione, a far parte della comunità maggioritaria; altri lo rifiutavano per principio in quanto Rom, ma a vederlo (jeans e giaccone, pulito, capelli corti e in ordine) non aveva proprio nulla che lo differenziasse dagli altri bambini della sua età.....
Quale destino avrà questo bambino e tutti gli altri bambini e bambine rom i cui genitori da oltre un anno accompagnavano i loro figli alle scuole dell'obbligo del quartiere?
Che fine faranno tutte le energie spese dai volontari, dalle maestre, dal parroco per consentire -finora con successo- un processo di integrazione e di inserimento scolastico e lavorativo?

Quesato sgombero è il 170° o forse addirittura il 180°; ogni sgombero costa 20-40 mila euro: quanti soldi sprecati per nulla, che potrebbero essere destinati a progetti specifici di inserimento scolastico, lavorativo, abitativo.
Questo sgombero segue di pochi giorni quello avvenuto in via Rubattino, ove 36 bambini facevano parte di un processo di inserimento scolastico  avviato circa 2 anni fa e distrutto dall'azione del prefetto di Milano. Con esso, così come con quello di viale Forlanini, ha interrotto e messo a rischio il positivo processo di scolarizzazione e socializzazione di 36 bambini rom, con apprezzamento di insegnanti e genitori, e ha separato madri e figli dai padri, ignorando l’importanza dei legami familiari.
Per l’ennesima volta il Comune con il prefetto di Milano -con una crudezza che pare essere accanimento persecutorio- ha imposto lo sgombero di un insediamento abusivo in violazione delle disposizioni europee e internazionali in materia di sgomberi forzati.
Le Prescrizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa:
a)      stabiliscono le garanzie minime di rispetto dei diritti umani, vietando inutili accanimenti sulle persone sgomberate (in via Rubattino è stato tra l’altro impedito ai bimbi rom di recuperare gli zainetti scolastici e di continuare a stare insieme a entrambi i genitori), e
b)      vietano gli sgomberi senza la preventiva predisposizione di adeguate alternative abitative per i nuclei familiari.
La soluzione immediata c’è: è l’apertura dell’area polifunzionale della Protezione Civile comunale di via Barzaghi, per un ricovero temporaneo. Una risposta d’urgenza a questa situazione drammatica di vera e propria emergenza umanitaria provocata dallo sgombero illegale.

Il rifiuto dell'assessore Moioli e del sindaco Brichetto Moratti è solo IDEOLOGICO e nega l'evidenza: abbiamo luoghi per le emergenze create intenzionalmente dalle istituzioni, ma le istituzioni stesse si rifiutano di metterle a disposizione per l'avvio di un processo personalizzato di inserimento sociale.
Pare proprio che si voglia mantenere lo stato di emergenza e di insicurezza sociale!
 
Sinora il comune ha solo attuato sgomberi forzati che costano e che non rappresentano una soluzione:
  1. non sono una soluzione per chi li subisce;
  2. non sono una soluzione per la città, dato che le persone sono costrette a spostarsi da un’area dismessa all’altra;
  3. distruggono i benefici delle azioni di volontariato intraprese dal privato sociale;
  4. sono solo il risultato della mancanza di politiche pubbliche di integrazione.
Solo una piccola parte delle popolazioni Rom e Sinti scelgono il nomadismo e per questi devono essere predisposti campi con acqua, luce e servizi (a pagamento) a disposizione dei nomadi per brevi periodi, come negli altri paesi dell’Unione Europea.
La maggior parte cerca un lavoro e una abitazione stabili, ma si scontrano con i pregiudizi e il razzismo diffusi e vengono perciò marginalizzati e sfruttati (raramente assunti in regola, spesso pagati 3 o 4 euro all'ora in nero).
Nessuno nega che ci siano devianze e comportamenti illegali da parte di alcuni, ma nemmeno si può generalizzare considerandoli tutti delinquenti e così relegando ai margini della società anche le persone che vogliono intraprendere un percorso di integrazione, pur nel rispetto delle loro tradizioni.
Chiedo che il Comune finalmente predisponga i necessari progetti di integrazione con la garanzia di un orientamento individualizzato e di un progetto calibrato sul nucleo familiare, che possono essere attuati con i 13 milioni di euro assegnati a Milano dal Ministero dell'Interno e con i fondi europei specificamente destinati alle etnie Rom e Sinti, senza quindi sottrarre risorse alle altre voci di bilancio. Ciò, conformemente a quanto attuato da tempo negli altri Stati dell’Unione Europea con grande efficacia e, per quanto riguarda l’Italia, a Settimo Torinese, Mantova, Modena, Pisa, Buccinasco, Bergamo, Bologna e Venezia.
 
politiche di integrazione = più sicurezza per tutti
Di questo sono assolutamente convinta perché -sulla base delle esperienze italiane ed europee- risolvono il problema alla radice, consentono una prospettiva di vita civile e serena a tutta la comunità, ivi comprese persone che hanno tradizioni diverse dalle nostre.
Cordiali saluti
Antonella FAchin
Consigliere di zona 3
capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano

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SGOMBERO IN VIALE FORLANINI

Mentre oggi l'assessore alla sicurezza De Corato festeggia l'ennesimo sgombero, la società civile
deve incassare l'ennesima sconfitta.

Con l'operazione svoltasi oggi vengono infatti sgomberati 45 rom rumeni che vivevano in baracche
di fortuna alle spalle dell'area della ex caserma di Viale Forlanini 50. Al nucleo preesistente si
erano aggiunti negli scorsi giorni alcuni altri nuclei famigliari sgomberati da Via Rubattino negli
scorsi giorni.

Un'efficienza ai limiti (?!?) dell'accanimento dato che la suddetta area è già al quarto sgombero
solo quest'anno, mentre i rom di Via Rubattino trasferitisi subiscono il secondo "sfratto" in pochi
giorni. E questo non è un record.

Questo però è anche sintomo di un'assoluta mancanza di politiche di inserimento dei rom a
Milano.

Distruggendo gli insediamenti, si distrugge anche una micro-struttura sociale ed il lavoro di
affiancamento sociale fatto da singoli ed associazioni. Si punta a creare singoli allo sbando,
invece che comunità strutturate che possano integrarsi. Si mettono in strada minori, impedendo loro
di proseguire percorsi scolastici che stanno già effettuando.

Mentre i comunicati stampa del Comune parlano dello "sgombero numero 180" noi vediamo Pietro, 38
anni, che aveva una casa a Cormano e lavorava come operaio edile. Poi il licenziamento, la perdita
dell'appartamento e quindi via Rubattino e viale Forlanini. Pietro questa mattina avrebbe mandato i
due figli (6 e 10 anni) a scuola, vicino a Lambrate. Dove torneranno i figli di Pietro?

Vediamo Dan, 54 anni, che suona la fisarmonica alle feste fissarci con occhi rassegnati.

Vediamo Nicoleta e Simon, 5 e 6 anni, che ci chiedono "dove ci mandano adesso?" o la piccola
Fiorentina, quattro sgomberi in sei mesi di vita.

E non vediamo diversi altri che, siccome sono dovuti andare al lavoro (anche i Rom lavorano!) al
ritorno non troveranno nemmeno una baracca ad aspettarli.

E' possibile che la Milano dell'Expo abbia come risposta per costoro solo le ruspe?

Fiorella D'Amore, Stefano Nutini, gruppo di sostegno Forlanini; Gianluca Tarasconi, centro
umanista La Svolta; Massimo Gentili, consigliere di zona 4, gruppo La Sinistra.

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Mar, 24/11/2009 - 23:32

Dal sito Web del Comune di Milano:

Alessandro Barbetta ha presentato i dati

Capire Milano col Difensore civico

Attraverso l'analisi delle tipologie di richieste presentate dai cittadini è stata ricreata una mappa dei bisogni della città

Milano, 24 novembre 2009 – La presentazione del XIX Osservatorio della qualità della vita a Milano a cura dell’Associazione MeglioMilano, stamattina presso il Circolo del Commercio, ha dato ad Alessandro Barbetta, Difensore civico per la città di Milano, l’occasione di mettere in relazione i dati dell’Osservatorio con quelli propri del suo Ufficio di difesa civica municipale.

“Dal maggio 2006 ad oggi abbiamo trattato più di 12.000 richieste. In oltre il 60% dei casi, coloro che si sono rivolti al Difensore civico hanno avuto un beneficio" ha sottolineato Barbetta. “Il nostro campo d’azione sono i disagi dei cittadini nei rapporti con l’amministrazione comunale e con le sue società controllate che erogano i servizi di trasporto, smaltimento rifiuti, eccetera."

“E’ un approccio specifico e particolare che spesso prende in considerazione il singolo cittadino e i problemi della quotidianità. È comunque un punto di vista significativo non solo per i dati settoriali sui disagi che contiene, ma anche perché testimonia due elementi da sottolineare nell’attuale clima di sfiducia: primo che esistono cittadini che si avvalgono di un canale istituzionale indipendente per risolvere le loro difficoltà; secondo che ci sono Amministrazioni, come il Comune di Milano, che scelgono di dare questa opportunità di tutela ulteriore ai cittadini utilizzando la facoltà di istituire il Difensore civico, aprendosi anche alle loro critiche. Serve più difesa civica anche in riferimento ad altre amministrazioni, soprattutto statali, dato che come lo stesso Ministro Brunetta ha recentemente dichiarato la gran parte delle segnalazioni ricevute dall’Ispettorato della Funzione pubblica riguarda disservizi nel settore della previdenza e delle imposte".

SCHEDA - I dati delle richieste dei cittadini al Difensore civico

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Ven, 20/11/2009 - 10:31

Operai e comunità lgbt non sono considerati meritevoli di ricevere una civica Benemerenza nella città dell'EXPO 2015. La decisione molto tormentata e durata fino a notte fonda ha portato a compimento una lista di nomi e di organizzazioni per il conferimento dell'Ambrogino d'Oro. Il significato dell'iniziativa assume sempre maggiormente i contorni di una spettacolarizzazione del gran Galà dei personaggi che si susseguiranno il 7 dicembre nella lunga fila dei riceventi il titolo, stringendo davanti ai fotografi la mano al sindaco. Non si capiscono alcuni conferimenti, come ad esempio quella ricevuta da Marina Berlusconi: forse solamente perchè figlia di Silvio e forse occasione per riequilibrare i rapporti tesi interni alla Giunta e alla maggioranza del Comune, dopo anche le dimissioni forzate dell'Assessore Croci. L'imprenditrice figlia del padre è stata considerata come titolata ad avere il riconoscimento, mentre gli operai della INNSE, che per l'intera estate hanno manifestato con presidi, coinvolgendo tutto il Paese, la difesa del loro posto di lavoro e del ruolo che l'industria dovrebbe assumere nel contesto sociale cittadino e lombardo, vengono accreditati come "fuori legge", parole del capogruppo di Forza Italia Gallera, a cui l'amministrazione riserva solamente un diniego assoluto per la civica benemerenza. Chi presidia la democrazia e rivendica il diritto sociale di vedersi riconoscere la tutela della propria dignità umana come lavoratrice e lavoratore non è considerato nella città dell'EXPO 2015: nella città dove si accumulano imprenditorie edilizie spesso inadempienti e non completanti lavori di intervento urbanistico, spesso volte ad assicurare costruzioni di case private senza definire l'interezza del progetto prevedente anche l'edificazione di case a mutuo sociale o convenzionato. Gli operai della INNSE difendevano il territorio da possibili speculazioni, come già era previsto dall'intensificarsi di progetti di riqualificazione interessanti quell'area, nonchè il ruolo economico di un centro produttivo storico, miserevolmente degradato e portato in crisi dalla logica liberista del "mordi e fuggi", prendi i capitali, non fare investimenti e porta a casa i profitti.La maggioranza sembra avere voluto proseguire sullo scontro presentando anche provocatoriamente candidature sicuramente non condivise: dal nucleo dei vigili che dà la caccia al clandestino sui mezzi, una pratica che viene giustamente considerata violatrice dei diritti umani e civili, e l'islamico moderato Asfa Mahmoud, presentato dal PdL in un'ottica di divisione e discrimine tra islamici buoni e islamici cattivi, pretesto per promuovere iniziative di repressione basate sulla delirante logica: l'Islam produce solamente casi estremi.

A non essere riconosciuta è l'associazione AGEDO, l'associazione Genitori e Amici di Omosessuali. Avevo in prima persona sponsorizzato e caldeggiato il riconoscimento a un'associazione che da anni offre servizi per i genitori di omosessuali nel percorso di affermazione dell'identità sessuale dei propri figli, di riconoscimento del valore umano della persona, di estensione dei diritti civili oggi ancora negati per una certa comunità civile. Milano da tempo è vittima di un'ondata di omofobia dilagante e aggressiva: da ultimo episodi avvenuti in Via Sammartini, la gay street, dove ignoti hanno assaltato i locali glbt presenti, aggressioni per strada, due nella notte di sabato 24 ottobre, intimidazioni alle sedi sociali di Arcigay Milano in Via Bezzecca. Non riconoscere il ruolo universalmente accettabile svolto da AGEDO significa ancora una volta disconoscere l'importanza di affermare provvedimenti e indirizzi politici di repressione e prevenzione di reati a sfondo omofobico e transfobico. L'amministrazione comunale ha ancora una volta espresso quello che da sempre ha saputo esprimere in merito alle battaglie civili del Movimento lgbt: indifferenza, spesso legittimazione di fatto di pregiudizi verso le persone lgbt, forte connivenza con un clima culturale inaccettabile di discriminazione. 

Io diserterò, lo dico chiaramente, l'appuntamento e inviterò a fare altrettanto in quanto questi riconoscimenti non possono essere considerati come appartenenti alla città, alla sua configurazione sociale, alle sue esigenze, alla sua identità. Sono alieni da un contesto diverso che la città vive, tra sofferenze, speranze e conquiste difficilmente portate a compimento. E' un esempio di come l'amministrazione sia lontana dal contesto metropolitana in cui governa, lontana dalla cittadinanza, lontana dalla realtà quotidiana in movimento e continua trasformazione. 

Alessandro Rizzo

Capogruppo LA SINISTRA - Lista Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 di Milano

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Ven, 20/11/2009 - 01:12

Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

INFANZIA. MORATTI: “I SUGGERIMENTI DEI BAMBINI CI AIUTANO A COSTRUIRE LA CITTÀ DEL FUTURO”

Milano, 19 novembre 2009 – “Faremo di tutto per dare una risposta alle vostre domande e ci sforzeremo di guardare la città sempre più con i vostri occhi, perché le vostre osservazioni siano da stimolo per la costruzione della Milano del futuro”.

Con queste parole, questa mattina, il Sindaco Letizia Moratti ha salutato i 100 bambini che hanno partecipato al ‘Question time’ presso la sala del Consiglio comunale, organizzato, in collaborazione con Arciragazzi, nell’ambito delle celebrazioni per la XX Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia.

“Non dobbiamo mai dimenticare il senso di questa giornata – ha proseguito il Sindaco –: soprattutto  nei momenti più difficili dobbiamo ricordarci sempre che nel mondo esistono bambini che vedono i loro diritti calpestati”.

Poi via alle domande: gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Iqbal Masih”, della Scuola Primaria di via San Mamete, della Scuola Secondaria di Secondo grado statale “Buzzati” e del Consiglio di Zona 9 delle ragazze e dei ragazzi  hanno rivolto le loro richieste di chiarimenti all’assessore alla Famiglia, Scuola e Politiche sociali Mariolina Moioli.

“Dai ragazzi oggi sono giunte non solo sollecitazioni a risolvere questioni che riguardano la loro quotidianità, come le attività nelle scuole, gli spazi a loro dedicati nella città, progetti di integrazione per alunni stranieri e disabili – ha commentato Mariolina Moioli – ma anche proposte concrete per incentivare il loro rapporto con le istituzioni: per esempio hanno chiesto uno spazio dedicato a bambini e adolescenti sul portale del Comune di Milano, o, ancora,  appuntamenti periodici con i vertici dell’amministrazione per discutere delle loro problematiche. Si tratta – ha concluso l’assessore alla Scuola- di una dimostrazione di grande sensibilità e senso civico: si impara da piccoli ad essere cittadini responsabili”.

“Siete tutti nostri bambini, i bambini della città, cittadini già di oggi e non solo di domani – ha detto il Presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri, rivolgendosi agli alunni – e tutti voi dovete sentirvi fin d’ora parte di una comunità, oltre alla vostra famiglia: la città, il Paese,il mondo intero. Siete la generazione che diventerà maggiorenne subito dopo l’Expo 2015: serve anche il vostro diretto coinvolgimento per raggiungere insieme a voi gli obiettivi della manifestazione e dell’Onu sull’alimentazione”.

Al Question Time è intervenuto anche Paolo Massari, neo assessore all’Ambiente, che fino allo scorso anno partecipava alla seduta di questo “Consiglio straordinario” in qualità di Presidente della Commissione consiliare Educazione. Massari, a bordo di un sagway, si è rivolto ai bambini dicendo: “Tra le vostre questioni ne ponete alcune importanti per tutti, relative alle piste ciclabili, alle aree verdi, allo smog e in generale all’aria che si respira in città. Quello che voglio dirvi è che bastano dei piccoli gesti quotidiani per far in modo che si diffonda sempre più la cultura del rispetto dell’ambiente. Se ciascuno di noi si impegna in stili di vita sani e comportamenti corretti – ha concluso Massari – Milano sarà certo più bella”.

Le celebrazioni della XX Giornata Internazionale dei Diritti proseguiranno domani e nel fine settimana con una serie di appuntamenti che interesseranno i bambini e le loro famiglie in diverse zone della città.

programma

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Inserito da il Inserito da Antonella Fachin il Mar, 17/11/2009 - 16:36

Il sindaco di Cassinetta di Lugagnano ha detto NO alla privatizzazione del servizio di gestione dell'acqua.
Purtroppo in Italia si procede come i gamberi: nei paesi in cui la liberalizzazione spinta ha portato anni fa alla privatizzazione della gestione dell'acqua si sta ritornando al servizio pubblico ... noi, invece, vogliamo sperimentare!!!

Cosa succederà nel medio periodo?
Succederà quello che è successo ovunque: la privatizzazione del servizio idrico porterà ad aumento dei costi in quanto i cittadini dovranno pagare il servizio + la remunerazione dell'investimento del privato (=profitto).
.. se poi la società di gestione del servizio idrico sarà ADDIRITTURA QUOTATA IN BORSA, I CITTADINI DOVRANNO SUBIRE LE SPECULAZIONI DEL TITOLO E L'ATTENZIONE DELL'IMPRESA CONCENTRATA NON A OFFRIRE UN BUON SERVIZIO A UN COSTO EQUO, MA A REMUNERARE GLI INVESTITORI.
COME? tagliando i costi!!!
QUALI? Quelli di manutenzione e di infrastrutture nuove e moderne!

Quando il servizio idrico sarà diventato un colabrodo e i cittadini saranno scontenti, l'ente pubblico cercherà di riprendersi il controllo ma dovrà strapagare quello che era suo ed era in buono stato.
CONCLUSIONE: i privati avranno fatto l'ennesimo buon affare, i privati NO!

A Milano il servizio idrico è in ottime condizioni -è tra quello che in Italia ha le minori perdite e sprechi- e il costo per i cittadini è equo. Quindi perchè cambiare una "squadra vincente"?
Chiedo al Sindaco di Milano di fare come il sindaco di Cassinetta: difendere un servizio di qualità per il quale i cittadini pagano il servizio ma non debbono pagare anche la remunerazione del privato che dovesse malauguratamente gestire l'acqua di Milano!!!

Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin
Consigliera Zona 3
Capogruppo Uniti con DArio Fo per Milano
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ACQUA BENE COMUNE. CASSINETTA DI LUGAGNANO DICE NO ALLA PRIVATIZZAZIONE

RICONOSCIMENTO DELL’ACQUA COME BENE COMUNE E DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO COME SERVIZIO PRIVO DI RILEVANZA ECONOMICA
 Relazione introduttiva del Sindaco Domenico Finiguerra
Gentili consiglieri, negli ultimi anni e in particolare negli ultimi mesi, attorno all’acqua si è sviluppato un dibattito internazionale che anche nel nostro paese sta producendo azioni e legislazione.
Noi viviamo l’acqua come una presenza scontata in tutte le attività della vita quotidiana (alimentari, igieniche, produttive, ricreative). Purtroppo non possiamo dire che sia altrettanto, non solo nei paesi del sud del mondo, ma anche in alcune regioni del sud Italia.
Attorno all’acqua si muovono e si intrecciano interessi. Interessi che cresceranno sempre più al crescere della crisi idrica. Per l’acqua si provocano e si provocheranno guerre e guerriglie.
L’acqua è diventato uno dei beni della terra che possono produrre profitti, ricchezze e quindi disuguaglianze e ingiustizie.
L’acqua è considerato da taluni soggetti economici, le multinazionali in primis, come una merce preziosa, al pari del petrolio o dei diamanti. Questo processo di mercificazione, complice l’economia globalizzata, sta cambiando la definizione di acqua da bene pubblico a proprietà privata, una merce che si può estrarre e commerciare liberamente. Un processo pericoloso, che deve trovare un processo di segno opposto, che punti a mantenere inalterata la natura dell’acqua e a riaffermare il diritto all’acqua come un diritto naturale, che vada oltre il riconoscimento del legislatore, in quanto legato alla natura stessa dell’uomo.
L’acqua è vita. E’ un bene essenziale ed insostituibile per la vita di ogni essere vivente. Ed è diritto inviolabile dell’uomo l’accesso all’acqua potabile e a quella necessaria per il soddisfacimento dei bisogni collettivi. L’acqua è un diritto universale, inalienabile ed indivisibile, che può essere annoverato fra quelli cui fa riferimento l’art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana (La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale).
Questa concezione dell’acqua come “bene comune” per eccellenza si è affermata negli ultimi 40 anni a livello mondiale. A partire dalla promulgazione della Carta Europea dell’Acqua (Strasburgo, maggio 1968) fino ad arrivare al pronunciamento dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (settembre 2007): Il diritto all’acqua risulta un’estensione del diritto alla vita affermato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Esso riflette l’imprescindibilità di questa risorsa relativamente alla vita umana.
L’acqua e la sua scarsità, dovuta anche ai mutamenti climatici che interessano il pianeta, pone tutti noi, cittadini e governanti, di fronte a grandi responsabilità. Pur essendo rinnovabile, il “bene acqua”, per effetto dell’azione dell’uomo, può ridursi o addirittura esaurirsi. E’ quindi responsabilità sia individuale che collettiva prendersi cura di tale bene, utilizzandolo con saggezza, preservandolo, affinché esso sia accessibile e disponibile a tutti, nel presente come per le future generazioni.
La risoluzione del Parlamento europeo del 15 marzo 2006 ha dichiarato “l’acqua come un bene comune dell’umanità” e chiede che siano esplicati tutti gli sforzi necessari a garantire l’accesso all’acqua alle popolazioni più povere entro il 2015 ed insiste affinché “la gestione delle risorse idriche si basi su un’impostazione partecipativa e integrata che coinvolga gli utenti ed i responsabili decisionali nella definizione delle politiche in materia di acqua a livello locale e in modo democratico”.
Inoltre, la risoluzione del Parlamento europeo dell’11 marzo 2004 sulla strategia per il mercato interno – priorità 2003-2006 – affermava, al paragrafo 5, “essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno”.
Gli stessi organi della UE hanno più volte sottolineato che alcune categorie di servizi non sono sottoposte al principio comunitario della concorrenza; si veda ad esempio la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo COM (2004) 374: “…le autorità pubbliche competenti (Stato, Regioni, Comuni) sono libere di decidere se fornire in prima persona un servizio di interesse generale o se affidare tale compito a un altro ente (pubblico o privato)”; è peraltro noto che non esiste alcuna norma europea che sancisce l’obbligo per le imprese pubbliche di trasformarsi in società private (come ribadito da: Corte di giustizia CE, 2005; Commissione CE 2003 e 2006; Parlamento CE, 2006).
Ciononostante, in Italia, si sta procedendo a tappe forzate verso l’assoggettamento dell’acqua alle regole del mercato, facendo rientrare il servizio idrico nel novero dei servizi pubblici locali per i quali si debba procedere alla liberalizzazione/privatizzazione.
A fronte della politica mondiale mirante alla privatizzazione dell’Acqua, anche in Italia è sorto un movimento di contrasto a questa politica, il Forum dei Movimenti per l’acqua: una rete associativa cui aderiscono organizzazioni nazionali e comitati territoriali, accomunati dalla consapevolezza dell’importanza dell’acqua come bene comune e diritto umano universale, dalla necessità di una sua salvaguardia per l’ambiente e per le future generazioni, dalla determinazione per una gestione pubblica e partecipativa dei servizi idrici.
Un movimento che ha depositato nel luglio 2007, una legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua supportata da 406.626 firme di cittadini.
Anche il Comune di Cassinetta di Lugagnano, negli ultimi a anni, in coerenza con la propria impostazione politica e culturale di contrasto alla strategia della mercificazione/monetizzazione dei beni comuni, ha partecipato alla grande mobilitazione dei Comuni, del Comitato Milanese e Lombardo per l’acqua pubblica, del Forum italiano dei movimenti e del Contratto Mondiale sull’acqua. Una mobilitazione che ha portato 144 comuni Lombardi a promuovere un referendum contro la Legge regionale 18/2006 che obbligava i comuni lombardi a privatizzare l’acqua; legge poi modificata proprio su pressione della mobilitazione di cittadini, associazioni ed enti locali.
Una mobilitazione che aveva raggiunto l’obiettivo di ottenere una norma che consentisse il mantenimento della gestione del servizio idrico “in house”, per mezzo di società a totale capitale pubblico, ovvero sotto il diretto controllo dei Comuni.
Ma in maniera quasi clandestina, in totale assenza di un doveroso dibattito politico e pubblico, e mistificando la realtà, spacciando la decisione come imposta dall’Europa, il 9 settembre 2009, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che modificando l’articolo 23 bis della Legge 133/2008, non solo apre la strada alla privatizzazione dell’acqua (di fatto già realizzata con pessimi risultati in molte parti d’Italia) ma la rende obbligatoria. Infatti, la modifica apportata prescrive l’affidamento ai privati del servizio idrico tramite gara. Prevedendo che le quote di partecipazione del pubblico ad eventuali società miste non possano superare il 40%.
La novella legislativa annulla così i margini concessi alle amministrazioni locali dall’art. 23 bis della legge n.133/2008, che consentiva di mantenere la gestione “in house” nei servizi fondamentali come l’acqua. Un decreto palesemente incostituzionale, perché getta le basi per la mercificazione (e quindi la possibile/probabile violazione) di un diritto individuale irrinunciabile. Di fatto, gli Enti Locali vengono espulsi per legge, non solo dalla gestione del servizio idrico,­ bensì di tutti i servizi pubblici locali, tra cui il trattamento dei rifiuti e il trasporto pubblico locale.
L’attacco ai beni comuni che si apre con questa decisione deve vedere gli Enti Locali, e i Comuni in particolare, protagonisti di una mobilitazione politica e culturale, a partire dai territori e dai cittadini che li abitano.
A mio parere non è possibile assistere passivamente a quanto si sta consumando. Perché, riprendendo le parole di Padre Alex Zanotelli, il paese di Francesco d’ Assisi (Patrono d’Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di “sorella acqua” sta diventando la prima nazione in Europa a privatizzare l’acqua!
Credo che chiunque ricopra cariche pubbliche, ancorché in un piccolo comune di provincia come il nostro, debba porsi sempre, per ogni atto, azione o omissione che compie, la seguente domanda: “mio figlio, il figlio di mio figlio e i figli di chiunque altro su questo pianeta, avranno ricadute positive dalla mia azione e dalle mie decisioni.
Cari consiglieri, rispondendo a questa domanda e rivolgendola a tutti voi, sottopongo all’attenzione dell’assemblea la seguente proposta di deliberazione, con la quale il Comune di Cassinetta di Lugagnano riconosce l’Acqua come “Bene Comune” e il Servizio Idrico Integrato come “servizio privo di rilevanza economica”.
Grazie.
Il Sindaco
Domenico Finiguerra

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Lun, 16/11/2009 - 11:34

Da milano.corriere.it:

Il commento. gli interventi per migliorare i servizi si fanno sempre più urgenti

Opere pubbliche «senza bussola»

Lavori fermi e spreco di risorse. Il timore è la progressiva abdicazione alla fun­zione pubblica di pro­grammazione

La Milano di oggi non riesce pro­prio a darsi un vol­to. Litiga con se stessa, con le opere che mette in cantiere e poi si accorge che non vanno be­ne. E si trascina fra incoe­renze, impacci, contraddi­zioni paralizzanti, mentre urgono tanti interventi per migliorare servizi pub­blici e qualità della vita, vi­sto che l'Expo incombe. L'ultima conferma viene dall'annuncio del sindaco: verrà cambiata la pensili­na davanti al Teatro Nazio­nale, fresca d'installazio­ne, perché troppo invasi­va. Le proteste hanno sor­tito effetto. Sarebbe basta­to un po' di buon senso per evitare lo sbrego, la fi­guraccia, lo sperpero di danaro pubblico. È vero che un antico proverbio dice «fa e disfà l'è tùtt un lavorà», ma forse la misu­ra dell'irresolutezza è col­ma. Una serie di domande incomincia a salire dalla gente. Se, e come, gli inter­venti pubblici vengono pensati e coordinati; se è così difficile valutare per tempo e con ragionevolez­za l'impatto che ogni rea­lizzazione ha sulla zona in­teressata; se si ha memo­ria storica della città (vedi piazza Meda, dove gli ar­cheologi sapevan bene dei resti romani, e gli sfre­gi di piazza Sant'Ambro­gio e Darsena). Insomma, vien da chiedersi se l'am­ministrazione si muove in base a idee complessive, a un effettivo coordinamen­to decisionale al proprio interno, se tiene il polso dell'opinione pubblica, se è interessata a un coinvol­gimento e ad una respon­sabilizzazione condivisa.

Molti cantieri oggi sospesi e in discussione erano sta­ti oggetto di contestazio­ne non da parte di estremi­sti dell'ecologia, ma di gente per bene, professio­nisti, uomini di cultura, semplici cittadini, perso­ne ragionevoli convinte che la città possa venir go­vernata col concorso di tutti. Vorremmo essere smen­titi e continuare a credere che Milano ce la può fare, che l'Expo è un appunta­mento unico per svecchia­re e cambiare. Ma il timo­re è che Milano oggi man­chi della capacità di espri­mere una visione globale, che sia in atto una progres­siva abdicazione alla fun­zione pubblica di pro­grammazione. Un deficit politico, di pensiero e di progetto, di scommessa intellettuale e civica, che la fa assomigliare a una sorta di «patchwork», cioè a quelle stoffe compo­ste da riquadri scombina­ti, diversi per colori e fog­ge, magari suggestive per una coperta da letto inver­nale, decisamente meno adatte come modello di tessuto urbano.

Così si tol­lerano i progetti più conte­stati, i lavori che per anni mettono in ginocchio l'economia di un quartie­re (vedi piazza XXV Apri­le), la ruota panoramica al Parco Sempione e: lampio­ni, panchine, marciapiedi, impianti per manifesti pubblicitari, arredi urbani dalle forme più improba­bili e stravaganti che sem­brano concepiti per fare a pugni l'un l'altro e delude­re l'immagine tradiziona­le di una Milano che sa ca­varsela e trovare ogni vol­ta un suo ordine. Ma an­che gli errori marchiani non riusciranno a neutra­lizzare il fiume carsico di risorse morali e creatività culturale che son lì per rendere ambrosianamen­te Milano più funzionale, bella, giusta. C'è da creder­ci, spes contra spem . Fru­strazioni a parte.

Marco Garzonio
16 novembre 2009

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Dom, 15/11/2009 - 02:43

Solidarietà massima esprimo per le studentesse e gli studenti del Liceo Civico serale Gandhi di Milano. Oggi in Via Marsala le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nell'istituto per sgomberarlo dal presidio permanente delle ragazze e dei ragazzi in protesta con la volontà del Comune di non riaprire la scuola, nonostante una sentenza del TAR abbia dato ragione ai docenti e agli studenti per la ripresa delle lezioni e dei corsi, in sospensione da settembre. Per queste persone l'anno scolastico non è ancora iniziato e non si saprà quando inizierà. L'Assessorato all'Educazione del Comune di Milano ha risposto, finora, solamente con la determinazione di cancellare un istituto che era qualitativamente elevato, interessante e che garantiva a diverse ragazze e diversi ragazzi di poter accedere al diploma in caso di recupero degli anni scolastici, nelle ore serali, compatibilmente con la propria attività lavorativa diurna. Una ragazza aveva chiesto al sindaco Moratti il perchè non poteva continuare a studiare, mentre il primo cittadino di Milano era impegnato in un'esecuzione corale al MITO al Teatro Dal Verme. Il sindaco aveva risposto con un laconico rinvio della questione a un possibile incontro, che ancora non è stato indetto, con le studentesse e gli studenti del Liceo. La risposta concreta finora avanzata è quella di inviare le forze dell'ordine e sgomberare chi protesta per fare valere il proprio diritto costituzionale. L'Assessore Moioli risponde da tempo con un insostenibile rinvio della responsabilità a disposizioni ministeriali, ricordiamo che lei stessa era stata consulente privato del precedente ministro Moratti, secondo cui non si possono aprire sezioni con un numero inferiore di iscritti rispetto a quello dettato dalle normative. La scuola civica, assessore Moioli, è di competenza comunale e, pertanto, tale risposta non sussiste, addivenendo dell'assessorato la responsabilità del proseguimento delle attività all'interno dell'istituto. La verità consiste nel volere smantellare un istituto che ha garantito a molte e a molti di diplomarsi con buoni voti, con un'ottima preparazione, dato il corpo insegnante molto valido e molto qualificato, nonostante appartenessero a ceti sociali deboli, in quanto spesso figlie e figli di famiglie che non hanno potuto assicurare gli studi senza che i primi intraprendessero un lavoro e potessero concorrere alle spese scolastiche di iscrizione. A beneficiare di questa opportunità, per esempio, è l'ormai famoso primo ballerino della Scala, Roberto Bolle, spesso in scena alla prima serata di apertura della programmazione annuale, appuntamento molto caro al sindaco e alla dirigenza amministrativa e finanziaria di questa città.

Si vieta, pertanto, l'accesso a un titolo di studio e a gradi superiori di formazione a persone che non possono permettersi di sostenere i corsi negli istituti scolastici diurni, oppure nei tanto elogiati quanto costosi e inaccessibili istituti privati o convenzionati. Difendere un diritto universale è interesse di tutta la città, anche in vista dell'esigenza di tutelare un'istituzione che ha garantito un accesso ai saperi rimuovendo scriminanti di natura sociale e redditizia: l'eguaglianza delle opportunità, spesso, non è un presupposto primario nelle politiche sociali della presente amministrazione.

Alessandro Rizzo

Capogruppo La Sinistra - Lista Uniti con Dario Fo

Consiglio di Zona 4 Milano

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Ven, 13/11/2009 - 11:31

Da milano.corriere.it:

Il degrado in città

Rifiuti, il Comune accusa l’Amsa
«Più attenti al bilancio che alla pulizia»

Marciapiedi sporchi, mezzi fermi. De Corato: ma ricevono centinaia di milioni in tasse

MILANO - Milano è sporca: per Silvio Berlusconi è diventato quasi un chiodo fisso. Dopo aver lan­ciato l’accusa agli Stati generali di Expo, il premier è tornato sull’argomento in alcuni recen­ti incontri di lavoro a Palazzo Grazioli. Ai politici milanesi il capo del governo ha sollecitato maggiore attenzione alla cura della città, ribadendo ancora una volta che «non possiamo pretendere che milioni di visi­tatori stranieri si scomodino per venire nella nostra città e trovarla così sporca». Ma il Cavaliere non è il solo nel governo ad avere a cuore la pulizia di Milano. Il ministro Ignazio La Russa, nella sua ve­ste di deputato milanese, ha ri­chiamato Amsa al rispetto del­la sua mission: «Pulire la cit­tà». E facendo riferimento al gruppo A2A, nella quale Amsa è stata incorporata: «Sono con­tento che siano così bravi al­l’estero e che acquistino azien­de — ha sottolineato il mini­stro della Difesa — ma vorrei che ci fosse attenzione per quel­la che è la priorità: dare rispo­ste ai cittadini». E a quanto pare sono pro­prio i milanesi a non essere soddisfatti. Le strade attorno al Duomo brillano come specchi, così come alcuni punti strategi­ci (piazza della Scala, stazione Centrale), ma l’efficienza am­brosiana in fatto di ramazza si ferma qui.

Se appena si esce dal­le vie del quadrilatero le strade sembrano discariche a cielo aperto e i parchi non sono mai stati così sporchi, come ha de­nunciato in consiglio comunale anche Marco Osnato del Pdl. Per alcuni, politici e tecnici, l’inizio del decadimento del ser­vizio va fatto risalire a un pas­saggio preciso: l’incorporazio­ne di Amsa nel gruppo A2A, na­to il primo gennaio 2008 dalla fusione di Aem Spa Milano e Asm Spa Brescia. Fino a quel momento, ricordano in azien­da, l’input del Comune all’Amsa (prima con Albertini e poi al­l’inizio del mandato di Letizia Moratti) era stato di chiudere il bilancio con utili modesti ma di riversare tutte le efficienze realizzate sul servizio. Ora la si­tuazione è diversa: il Comune ha un peso ridotto nell’assetto societario, circa il 27 %, e non è difficile immaginare che le indi­cazioni degli azionisti siano cambiate. Amsa lo scorso anno ha fatto 16 milioni di euro di utili e la previsione per l’anno in corso è di 21. Fin qui tutto bene, se non fosse che — come non si stanca di ripetere Berlu­sconi — «la città è sporca».

Fonti aziendali parlano di ma­nutenzioni trascurate con l’ef­fetto di parecchi mezzi fermi o poco efficienti. Sarebbe stato ta­gliato il servizio di pulizia dei marciapiedi e si registrerebbe un calo nelle frequenze di svuo­tamento dei cestini. Da qui le preoccupazioni nel Pdl, condivise nella sostanza dal sindaco Letizia Moratti che ha già sul tavolo la bozza di un piano d’azione di Amsa che ver­rà lanciato nelle prossime setti­mane e che passa da una secon­da campagna anti-graffiti all’ar­rivo di 19mila nuovi cestini di grandi di dimensioni che man­deranno in pensione gran par­te di quelli appesi ai pali, più una serie di consistenti investi­menti. «Amsa è sempre stata un grande patrimonio di pro­fessionalità — sottolinea il vi­cepresidente della Camera e mi­lanese di Baggio, Maurizio Lu­pi — la nostra preoccupazione è che nei processi di fusioni in­dustriali non si perda la missio­ne della nostra azienda di servi­zio, che è quella di dare più effi­cienza e non di fare utile».

Timori che rimbalzano in giunta. «L’Amsa riceve centina­ia di milioni provenienti dalla Tarsu — ricorda il vicesindaco Riccardo De Corato — quindi l’obiettivo in primo luogo deve essere la pulizia della città». «Gli utili devono essere all’ulti­mo posto — rincara l’assessore Maurizio Cadeo, che gestisce i rapporti con l’azienda di via Ol­gettina — prima devono essere garantite qualità, efficienza e flessibilità». Anche perché il Comune, per far pulire Milano, ha pagato quest’anno la bellez­za di 240 milioni di euro. Per il 2010 la crisi porterà una contra­zione, ma si parlerà comunque di 220 milioni.

Rossella Verga
13 novembre 2009

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Inserito da il Inserito da Oliverio Gentile il Mar, 10/11/2009 - 17:33

Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

PALAZZO MARINO. GIANPIERO BORGHINI CONSIGLIERE DEL SINDACO MORATTI PER LE RELAZIONI ISTITUZIONALI E POLITICHE

Milano, 10 novembre 2009 –  Gianpiero Borghini è il nuovo consigliere del Sindaco Letizia Moratti per le relazioni istituzionali e politiche. 
Gianpiero Borghini, già direttore generale del Comune di Milano nel biennio 2006-2008, torna a Palazzo Marino con un nuovo ruolo istituzionale, con il compito di affiancare il Sindaco nelle relazioni politiche e istituzionali.
Nato a Brescia il 20 aprile del 1943. Sposato, è padre di due figli. Laureato alla facoltà di Lingue dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ha conseguito un Master in Filologia slava all'Università di San Pietroburgo. Giornalista professionista, dal 1980 all'85 è stato vice direttore e responsabile della redazione milanese del quotidiano L'Unità. Dal 1985 al 1990 è stato consigliere regionale della Lombardia mentre dal '90 al '92 ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio regionale. La sua carriera politica è proseguita nel 1992 con l’elezione a sindaco di Milano.
Nel 2004 è stato nominato Assessore alle Opere pubbliche, politiche per la casa ed edilizia residenziale pubblica.
Nell'aprile 2005, è stato riconfermato assessore alla Casa e Opere pubbliche della Regione Lombardia.

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Lun, 09/11/2009 - 16:55
Passavo ieri sera per Via Mazzini per andare verso Piazza Diaz e sulla mia sinistra lungo tutto l'edificio dell'Arengario capeggiava un cartellone arrecante una scritta piuttosto interessante dal punto di vista dell'impatto grafico: "Museo del Novecento 9.."
Rimane un enorme dubbio che incombe sulla cittadinanza: quando sarà attivo il Museo? Quando avranno compimento i lavori e i cantieri che stanno risistemando internamente il palazzo?
In un articolo apparso in rete su 02blog.it si faceva riferimento a una copertura di 22 milioni di euro per la realizzazione dell'opera e il suo completamento e si definiva nel dicembre 2009 la data di ultimazione dell'opera. L'APT è stato spostato dal dicembre 2006 dall'Arengario, sua sede storica, al vecchio Albergo presente presso Via Foscolo. I lavori prevedono interventi strutturali di elevata portata all'interno dell'Arengario, tanto da ipotizzare un "tubo trasparente" che condurrà direttamente le persone dalla metrò all'ingresso al museo. Il Museo ospiterà opere maggiormente novecentesche: dai futuristi a notevoli esponenti della corrente moderna tra cui Pellizza da Volpedo, di cui troveremo collocato l'epico quadro de Il quarto stato.
Nello stesso intervento si denunciava come i lavori potessero essere trasparentemente seguiti dalla cittadinanza tramite il sito presente in rete, dove saranno seguite le varie fasi del cantiere.
L'ultimo dato, in realtà, non è proprio conseguentemente ottemperato in quanto il sito trova una home page con recata la dicitura classica "unider costruction", mentre già si sanno i nomi del direttore artistico, del presidente e dei componenti del consiglio di amministrazione del Museo.
Le domande rimangono in gran parte inevase, e le riformulo:
1. quando saranno completati i lavori e se la dead line prevista in dicembre 2009 sarà ottemperata?
2. quali volumetrie saranno interessate per la struttura e come si comporrà il museo nel suo complesso (stanze, sezioni, opere ospitate, uffici amministrativi e burocratici, spazi interattivi di accesso alle conoscenze, aree per mostre temporanee ...)?
3. quanto è costato il lavoro complessivo di intervento e come sono state reperite le risorse per la copertura del progetto?
4. quando sarà reso funzionante e accessibile il museo da parte dell'utenza?
5. il rapporto esistente tra Comune e la gestione artistica del Museo, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della programmazione artistica complessiva?
Attendo risposte adeguate dai diretti responsabili dei settori pertinenti e amministratori del Comune di Milano.
Potrà essere il Museo patrimonio nuovo della città a livello culturale? E se sì come e quando potrà esserlo?
Un caro saluto
Alessandro Rizzo
Capogruppo La Sinistra - Uniti con Dario Fo
Consiglio di Zona 4 Milano
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