.: Democrazia e cittadinanza
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Inserito da il Inserito da Annamaria Fulciniti il Gio, 28/02/2008 - 15:40

In che cosa consiste per te la crisi dello stato sociale?

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Inserito da il Inserito da Giuseppe De Marte il Lun, 04/02/2008 - 14:44

Ritengo che oggi, se il tentativo di Marini non va in porto, dovrebbe essere una giornata di lutto nazionale per la democrazia.
La cultura politica di questo paese è ai minimi termini, quello che è successo al Senato della Repubblica pochi giorni fa è stato uno spettacolo vergognoso. Il referendum indetto da 820.000 cittadini ed approvato dalla Consulta, per cambiare la legge elettorale è li, ma la parte politica meno responsabile di questo paese ritiene di vincere e dovere "incassare" lo stesso il governo, si proprio come merce. Ma Napoli è li con la sua monnezza ed i vertici istituzionali al loro posto.
Personaggi come Bossi, Fini o Casini, che avevano preso le distanze da Berlusconi, si ricompattano subito sentendo odore di elezioni.
Prendiamo atto, cari amici, che la nostra partecipazione alla vita della città dovrebbe essere il sale di una democrazia, che purtroppo non c'è o non è ancora del tutto compiuta.

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Mer, 14/11/2007 - 11:02
Una mobilitazione per la libertà di associazione.
Perché la storia dell'associazionismo è lunga e profondamente intrecciata a quella di questa città; perché, come tanti prima di noi, crediamo che la partecipazione attiva e la democrazia diretta, i principi fondamentali della libera associazione tra individui, possano restituire alla dimensione collettiva un senso che si va sempre più smarrendo; perchè è così che vogliamo contribuire alla costruzione di un nuovo senso di comunità, più consapevole sui propri diritti, più attento alla dimensione della socialità diffusa e dell'agire collettivo, più vicino infine alle esigenze dei singoli territori. Ci siamo associati, e abbiamo costruito i nostri Circoli, perché riteniamo che i bisogni di socialità e di aggregazione non possano e non debbano trovare risposte unicamente presso realtà animate da logiche di profitto.
L'assenza di uno scopo di lucro, e soprattutto il sostegno di migliaia di soci, volontari e militanti, permette alle nostre associazioni di offrire quotidianamente una moltitudine di eventi gratuiti o a prezzi ultra-popolari: mostre, concerti, proiezioni, spettacoli teatrali, corsi e seminari di ogni disciplina, momenti di confronto e di dibattito.
A differenza dei locali orientati al profitto, i palchi dei nostri circoli rappresentano spesso un'opportunità di visibilità per giovani artisti ignorati dal mercato. All'interno dei nostri spazi, dove non vige l'obbligo di consumazione, cittadini di tutte le età trovano ogni giorno occasioni di aggregazione, anche in periodi considerati perdenti dagli esercizi commerciali e dalle stesse istituzioni. L'agosto milanese, senza la programmazione ostinata dei circoli Arci e delle realtà autogestite, sarebbe un deserto; per alcuni quartieri periferici i nostri circoli sono dei veri e propri “presidi”, isole di socialità accessibili anche per i soggetti più marginali o svantaggiati.
Nonostante tutto ciò da un paio d'anni a questa parte le attività dei nostri circoli, piuttosto che essere promosse dalle istituzioni, sono ostacolate da un numero impressionante di ispezioni della polizia locale, alle quali puntualmente seguono multe e ingiunzioni di chiusura temporanea; alla frequenza di tali visite infatti si aggiunge una precisa volontà punitiva, in molti casi espressa esplicitamente dagli stessi accertatori, spesso con un atteggiamento arrogante e inutilmente minaccioso. Non di rado l'accusa, insinuata o formulata apertamente, è quella di non essere vere associazioni ma esercizi commerciali mascherati da circoli; il consiglio conseguente è, in parole povere: se non volete problemi diventate locali pubblici.
Non riteniamo di dover prendere da nessuno lezioni di associazionismo, democrazia e partecipazione: la natura associativa dei nostri circoli è ampiamente dimostrata dalle nostre attività e la mancanza del fine di lucro è verificabile consultando i nostri bilanci, che sono pubblici e sottoposti al voto dei soci. Ma a queste semplici verifiche si preferisce, pur di colpire, attaccarsi ai cavilli. E per quanti sforzi si facciano perché tutto sia in regola, se l'obbiettivo è colpire, un pretesto si trova sempre.
Naturalmente non chiediamo di essere esentati dai controlli, né di ottenere deroghe alle leggi che regolano la vita delle associazioni, che riteniamo doveroso continuare a rispettare. Ma chiediamo alle istituzioni, se ritengono che i nostri circoli possano rappresentare un valore per questa città, di far cessare questa assurda persecuzione perché, sia chiaro, non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare la via dell'associazionismo.
Nei giorni 13, 14 e 15 novembre il Circolo Arci Scighera, che raccoglie oltre 6000 soci, dovrà scontare 3 giorni di chiusura in seguito all'ennesimo accertamento. Sarà l'occasione per una mobilitazione generale dei circoli di Milano e provincia, per richiamare l'attenzione di tutti i cittadini su quella che sta assumendo i contorni di una preoccupante limitazione della libertà di associazione, di autogestione, di auto-organizzazione.
per aderire circoli.mi@arci.it

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Inserito da il Inserito da Silvia Brexan il Gio, 08/11/2007 - 14:11
Ho trovato su internet questa allucinante intervista... va bene difendere la libertà di tutti i cittadini ma dobbiamo anche ricordarci che Milano è una città Medaglia d'Oro della Resistenza e che questa libertà ci è stata data proprio dai Partigiani Antifascisti con la guerra di Liberazione. Ci sono delle Leggi contro l'apologia di fascismo, basterebbe semplicemente applicarle in modo democratico e rigoroso. Su questo vorrei che si aprisse una discussione ed una riflessione aperta a tutti i concittadini democratici ed antifascisti, italiani e stranieri immigrati a Milano.

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Milano nera: barone nero e Cuore Nero.

Intervista a Roberto Jonghi Lavarini
Milano Metropoli
Roberto Jonghi Lavarini, soprannominato “il barone nero di Urnavas” (apprendiamo in rete), 35 anni, è uno dei più noti esponenti del neofascismo milanese, nel passato è stato Presidente di Circoscrizione in quota AN, oggi, insieme ad Alessandro “Lothar” Todisco (irriducibile capo della tifoseria nerazzurra) è uno degli animatori di Cuore Nero, circolo giovanile di estrema destra, salito, più volte, agli onori della cronaca cittadina. Per intervistarlo, lo incontriamo, in pausa pranzo, in un bar di Corso Sempione a Milano. Jonghi si presenta puntuale, vestito in elegante completo blu e con un beffardo sorrisetto in viso. Dopo un vivace scambio di battute sui giornalisti e sulla corretta informazione, incominciamo la nostra breve intervista, il cui scopo è solo quello di fare luce sulla inquietante realtà della ultra destra a Milano. 

D
Cosa vuol dire essere fascisti nel 2007?
R
Non scappo davanti alla sua evidente provocazione, per me fascista è un termine assolutamente positivo, nel senso che, in quel preciso ed irripetibile spazio-tempo, lo sarei certamente stato; ma sono nato nel 1972 e quindi, direttamente, ho potuto conoscere solo il neofascismo, soprattutto quello missino. Mi ritengo quindi un uomo di destra, cerco di essere un buon patriota, portando avanti gli ideali della nostra tradizione che possiamo sintetizzare e semplificare in dio, patria, famiglia, onore, fedeltà e giustizia sociale. Valori eterni ed immutabili che vanno bene oggi come ieri ma che vanno ovviamente resi attuali, aggiornati nella forma ma non nella sostanza. Il nostro fascismo (e lo metta fra virgolette) è amore puro, profondo, fortissimo e disinteressato per la nostra nazione e per il nostro popolo. La nostra azione politica è una passione travolgente e creativa, aristocratica e futurista.

D
Cosa si propone l’Associazione Cuore Nero?
R
Si propone di fare azione culturale e sociale a Milano, di offrire uno spazio libero ai giovani della destra milanese, di difendere i nostri quartieri dal degrado, dalla criminalità e dalla immigrazione selvaggia. Nel solco della tradizione mussoliniana… andiamo incontro al popolo, alle sue esigenze, ai suoi bisogni, alle sue speranze per un futuro migliore. Vede, noi diamo fastidio, soprattutto alla sinistra comunista, perché siamo benvenuti e benvoluti dagli Italiani di Milano, soprattutto da coloro che abitano nelle periferie, come a Quarto Oggiaro, per esempio. Noi siamo concreto e vivente esempio di militanza disinteressata e coerenza politica, noi diciamo sempre quello che pensiamo e cerchiamo sempre di fare quello che diciamo, con assoluta determinazione e fierezza.

D
Cosa ne pensa delle problematiche legate alla immigrazione romena?
R
E’ assolutamente necessario fare una netta distinzione. Il popolo romeno è nostro fratello: latino, europeo, bianco e cristiano! Coloro che vengono nel nostro paese per lavorare, magari aiutando i nostri anziani, si integrano, rispettano le nostre leggi e le nostre abitudini, sono e saranno sempre i benvenuti. Altro sono gli zingari, romeni e non, che sono una popolazione seminomade di predoni e parassiti, divisi in tribù e clan che da sempre rappresentano un problema per tutti le nazioni e per la civiltà europea. Questa feccia è assolutamente pericolosa ed inassimilabile e quindi va controllata, concentrata, limitata ed espulsa. E’ gente assolutamente incivile ed arrogante che vive di furti ed espedienti, di accattonaggio e ruberie, di prostituzione e di sfruttamento dei minori. Noi l’abbiamo sempre detto e sostenuto, soli ed osteggiati da tutti, oggi persino il governo di sinistra, comunista e giacobina, ci da ragione, anche se con 50 anni di ritardo. Ma gli Italiani non sono coglioni e conoscono la storia...

D
Allora condivide le spedizioni punitive contro gli immigrati?
R
Ma lei è un vero provocatore professionista… Politicamente non le condivido, deve essere lo stato a reprimere il crimine, a ripristinare la legalità ed a dare risposte concrete al disagio sociale. Contro gli zingari ci vuole il pugno di ferro, ci vorrebbe l’esercito, i Carabinieri o la Folgore, per sgomberare i campi abusivi, per poi raderli al suolo con i carri armati. Ma non condanno chi, esasperato, cerca di farsi giustizia da solo, magari reagendo in maniera scomposta, anzi… , come padre di famiglia, se vedessi una di quelle bestie violentare, o solo adescare, una ragazza, gli spaccherei personalmente la testa a bastonate… “fregandomene della galera”… come recita un vecchio canto squadrista… anche perchè si tratterebbe di legittima autodifesa. "Tremenda è l'ira del mansueto" insegna giustamente la Bibbia e la casta dei politicanti, mai così lontana dai bisogni reali della gente, è avvertita.
a cura di Michele Passoni
su MilanoMetropoli
3 novembre ‘07

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Inserito da il Inserito da Alessandro Rizzo il Sab, 27/10/2007 - 18:17

E' veramente paradossale che, se da un lato il Comune e la Giunta hanno deciso di vendere immobili pubblici per poter costituire un fondo per bisogni sociali, che ancora non ho capito quali siano quelli individuati come prioritari dalla stessa amministrazione, dall'altra alcune associazioni non lucrative, impegnate in campo culturale, sociale, assistenziale, di promozione dei diritti di integrazione, si trovino a dover forse fare i bagagli perchè le proprie sedi dove sono ospitate tutt'oggi potrebbero non essere confermate nei contratti di locazione. Spesso le associazioni si trovano a dover accettare contratti di entità anche cospicua, ma in stabili fatiscenti, spesso popolari, in estrema periferia, difficili da raggiungere, con l'onere di provvedere a riportare il locale a uno stato decente a livello estetico e strutturale. Le condizioni vengono assolutamente accolte, in quanto la ricerca di spazi per promuovere attività sociale continuativa è uno dei problemi maggiori per una realtà collettiva al momento della sua costituzione: non avere un luogo fisico dove porre tutti i documenti amministrativi, dove riunirsi, dove redarre giornalini o amministrare i siti, dove potersi confrontare, dove poter contare su un luogo visibile, spesso le stesse associazioni si trovano in scantinati che non accedono direttamente alla strada, diventa un ostacolo di non indifferente portata per il prosieguo delle attività.
Siamo in tempi in cui gli scandali a livello demaniale sugli affitti bassi e sui contratti di locazione a canone illegale coinvolgono la logica delle concessioni di immobili a terzi effettuata da alcuni anni a questa parte: oltre a questo si aggiunge il fatto per cui cercare una sede sociale diventa azione impervia a Milano e molte associazioni, anche storiche, rischiano di essere messe sulla strada senza neppure individuare una strada risolutiva utile a garantire pari opportunità di accesso a un diritto che io considero assolutamente fondamentale. Esistono facili concessioni ad ampliamenti di strutture inerenti a esercizi commerciali, a  canoni spesso non conosciuti inerenti all'accordo di contratto e di convenzione, firmata tra il Comune e le società stesse, spesso riguardanti ristoranti che progressivamente aumentano i propri spazi prospicenti per mettere altri tavolini e altre sedie in luoghi che dovrebbero essere considerati pubblici e di passaggio. Ma le associazioni non a scopo lucrativo vengono penalizzate. Questo elemento si aggiunge a un altro problema che riguarda l'attività sociale a Milano e la sua vita democratica, partecipata: parlo dell'assenza di spazi liberi di comunicazione e informazione che attanaglia diverse realtà collettive non commerciali, spesso soggette a violazioni del regolamento per le affissioni in quanto sono carenti bacheche informative e aree interattive, mi viene telenews metro, ossia la televisione in metrò, tempestata da messaggi pubblicitari, dove poter annunciare la propria voce, il proprio pensiero, rendere pubblica la propria attività, il proprio messaggio, il proprio supporto contenutistico, le campagne e quant'altro alla cittadinanza.
Viene penalizzato in questo panorama coloro che si muovono per interessi generali, spinti da esigenze politiche e sociali, culturali, fuori dal coro, magari senza alcun scopo economico, ma assolutamente promotori di iniziative utili a rendere aggregabile un tessuto collettivo. In periferia ci si lamenta dell'assenza di punti di aggregazione culturale, civile, sociale, politica: ed è vero, ma è questa la ricetta voluta dall'amministrazione? I Consigli di Zona possono sì diventare promotori di scelte che possano dare risposte a queste esigenze, magari programmando con le realtà territoriali assoicazionistiche, comitati, movimenti, luoghi da occupare liberamente, autogestire, mi vengono in mente spazi polifunzionali, con compagnie teatrali o artistiche, cinematografiche, affinchè si dia vita a modelli quali open space, gallerie aperte e partecipate, dove potersi contaminare e trovare in momenti di condivisione di esperienze e di crescita collettiva. Londra, Berlino, Parigi trovano alta presenza di questi presidi di aggregazione e di promozione sociale e culturale: Milano ne è carente. Hai i soldi? Bene potrai pensare di avere spazi enormi in luoghi raggiungibili e centrali. Non hai i soldi? Sarai penalizzato, e la tua attività non potrà avere la certezza di una continuità in futuro, scomparendo ogni possibilità di punto di riferimento fisico per poter accogliere chi con te voglia proseguire in un percorso sociale e collettivo, aumentando la capacità del tuo messaggio di farsi voce nella comunità, collettività.
Occorre invertire l'ordine di tendenza che penso sia alquanto intollerabile, se Milano vuole diventare città europea, della tolleranza, del pluralismo, della crescita dei saperi e dell'accesso a forme culturali e proposte civiche.
Occorre scrivere piattaforme civiche partecipate dove l'esigenza di luoghi e spazi possano essere corrisposti con adeguate soluzioni, invitando le associazioni affermate e radicate sui territori, ma anche quelle di neonata costituzione e fondate su scopi che sono assolutamente inquadrabili come di interesse generale, la diffusione delle arti, dell'espressione artistica giovanile, per esempio, avendo come punti di riferimento i consigli di zona che potrebbero benissimo divenire "casa civiche", dove rivolgersi per poter insieme individuare un percorso possibile e sostenibile che arricchisca e promuova il territorio all'insegna dell'aggregazione civile e sociale.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

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Inserito da il Inserito da Corrado Angione il Gio, 13/09/2007 - 01:22
Dal sito www.ulivo.it

1. È indetta per il 14 ottobre 2007 l’elezione dei componenti della Assemblea costituente nazionale e, in collegamento con essi, del Segretario politico nazionale del partito democratico. È inoltre indetta, per quella stessa data, l’elezione dei componenti delle Assemblee regionali e, in collegamento con essi, dei segretari regionali del partito. Nella Regione Trentino Alto Adige si eleggono i componenti delle assemblee provinciali di Trento e Bolzano e i relativi segretari provinciali; le due assemblee provinciali costituiscono insieme l’Assemblea regionale che elegge il proprio coordinatore, eventualmente anche prevedendo la turnazione in tale incarico fra i due segretari provinciali.

2. Con successivo Regolamento vengono stabilite le modalità di elezione delle Assemblee provinciali e dei Segretari provinciali, da tenersi entro il 31 dicembre 2007.
3. Possono partecipare in qualità di elettori e di candidati tutte le cittadine ed i cittadini italiani che al 14 ottobre abbiano compiuto sedici anni nonché, con i medesimi requisiti di età, le cittadine e i cittadini dell’Unione europea residenti, le cittadine e i cittadini di altri Paesi in possesso di permesso di soggiorno, i quali al momento del voto dichiarino di voler partecipare al processo costituente del Partito Democratico e devolvano un contributo minimo di € 5,00, ridotto a 2 € per le elettrici e gli elettori che non ancora compiuto venticinque anni.
4. Qualora sia stata eletta una maggioranza assoluta di componenti l’Assemblea a sostegno di un candidato Segretario, il Presidente dell’Assemblea costituente nazionale lo proclama eletto all’apertura della prima seduta dell’Assemblea stessa; in caso contrario il Presidente indice in quella stessa seduta un ballottaggio a scrutinio segreto tra i due candidati collegati al maggior numero di componenti l’Assemblea e proclama eletto Segretario il candidato che ha ricevuto il maggior numero di voti validamente espressi. La stessa regola si applica per i segretari regionali.
5. L’Assemblea Nazionale, convocata da Romano Prodi che ne assume la Presidenza, si riunisce per la prima seduta il 27 ottobre 2007. Essa approva il Manifesto e lo Statuto nazionale del Partito, ed assolve ad ogni altra funzione attribuitale dalle norme transitorie e finali dello Statuto. La prima seduta delle Assemblee costituenti regionali è convocata da Romano Prodi entro 30 giorni dallo svolgimento delle elezioni. L’Assemblea come primo adempimento procede all’elezione del proprio presidente tra i propri componenti a  scrutinio segreto; nel caso in cui nessun candidato abbia conseguito nella prima votazione la maggioranza dei componenti si procede a una seconda votazione di ballottaggio tra i due candidati più votati. Nel rispetto dei principi stabiliti dallo Statuto nazionale, tali Assemblee approvano il rispettivo Statuto regionale, ed assolvono ad ogni altra funzione attribuita loro dalle norme transitorie e finali degli Statuti nazionale e regionale.
6. Per l’assegnazione dei seggi ai fini dell’elezione della Assemblea Nazionale, si fa riferimento ai collegi e alle circoscrizioni di cui alla legge 4 agosto 1993, n. 277 (legge Mattarella Camera). Milleduecento seggi vengono distribuiti tra le circoscrizioni in proporzione al numero di residenti e milleduecento seggi in proporzione al numero dei voti conseguiti dall’Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera dei deputati, in entrambi i casi sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. I seggi così assegnati a ciascuna circoscrizione vengono ripartiti tra i collegi in proporzione ai voti conseguiti dall’Ulivo nelle elezioni del 2006 per la Camera dei deputati sulla base del metodo dei quozienti interi e dei più alti resti. Ogni collegio elegge almeno 3 delegati. Un ulteriore seggio è assegnato ai collegi in cui abbia partecipato al voto un numero di persone pari a più del 20 per cento dei voti ottenuti dall’Ulivo nelle elezioni per la Camera dei deputati del 2006. Gli italiani residenti all’estero eleggono 60 rappresentanti.
7. Le liste per l'elezione dell’Assemblea Nazionale sono plurinominali con alternanza di genere. Occorrono tra 100 e 150 firme per presentare una lista di collegio. Nessuno può candidarsi in più di un collegio. La lista indica un candidato Segretario nazionale. Ci si può collegare nella circoscrizione con una dichiarazione di intenti. Devono essere presentate, a pena di nullità, tra il 21 e il 22 settembre. Con un sistema analogo a quello vigente per la Camera fino al 1992, si assegnano prima i seggi pieni nei collegi con la proporzionale (quoziente corretto a + 2), poi i seggi non assegnati e i voti non utilizzati (resti) confluiscono a livello circoscrizionale. Le liste che a quel livello hanno ottenuto più del 5% dei voti si suddividono i seggi residui col medesimo metodo; i seggi in questo modo assegnati a ciascun gruppo di liste vengono attribuiti alle liste di collegio con i resti più grandi. Le liste che si collegano a livello circoscrizionale devono avere metà capilista uomini e metà capilista donne.
8. Le dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Nazionale sono presentate entro il 30 luglio 2007 unitamente a una dichiarazione di intenti e a un numero di firme compreso tra duemila e tremila, di cui almeno cento in cinque diverse regioni. Le dichiarazioni di candidatura sono accettate se corredate, entro i termini previsti per la presentazione delle liste, da dichiarazioni di liste presentate in almeno 25 diversi collegi, in non meno di 5 differenti regioni. Le dichiarazioni di candidatura alla carica di Segretario Regionale sono presentate entro il 12 settembre 2007 unitamente a una dichiarazione d’intenti e a un numero di firme compreso tra 500 e 750 per le Regioni fino a un milione di abitanti e tra 1000 e 1500 per le Regioni con popolazione superiore a un milione di abitanti
9. Per essere ammessi al voto, che si svolge in unica giornata dalle ore 7 alle ore 20, occorre esibire al seggio un documento di identificazione e, ad eccezione dei non ancora maggiorenni e dei non cittadini, la propria tessera elettorale. Saranno determinate con successivo regolamento le modalità di voto per i non ancora maggiorenni e i non cittadini e per gli studenti universitari fuorisede nella loro sede universitaria.
10. Le schede contengono una colonna per ciascuna lista, all’interno della quale sono presenti, nell’ordine, dall’alto in basso, i nominativi dei candidati di collegio, preceduti dal candidato alla carica di Segretario nazionale sostenuto dalla lista. Gli elettori possono esprimere un unico voto in un’unica colonna di ciascuna scheda. Il voto si considera valido in qualsiasi punto della colonna sia stato apposto un segno. Sono considerate non valide le schede che presentino segni di votazione che ricadono all’interno di due o più colonne. Lo scrutinio inizia subito dopo il voto dell’ultimo elettore presente nel seggio al momento della chiusura.

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Inserito da il Inserito da Fiorella De Cindio il Mer, 12/09/2007 - 13:02
Stasera la Lista Ferrante organizza in Sala Alessi, con saluto di apertura del Presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri, un incontro pubblico sul tema “Buone pratiche per una buona politica: Passione, idee, esperienze a confronto per costruire la Milano civica.”. Il programma si articola in due filoni, di cui uno dedicato tra l'altro alla partecipazione, un tema che in questi giorni, dopo le iniziative promosse dal blog di Beppe Grillo, e' al centro dell'attenzione della politica e dei media.
I temi della partecipazione, online e offline, sono da sempre al centro dell'interesse di chi ha fatto e frequenta partecipaMi e riteniamo sia utile aprire un dibattito non in astratto, ma a partire dalla storia recente e passata della partecipazione online ed offline a Milano. La lettera aperta ai coordinatori del dibattito di stasera (che consegneremo loro personalmente, invitandoli a intervenire rispondendo a questo messaggio) si propone di servire da innesco a tale discussione.
Scusandoci per la lunghezza (ma sono 13 anni di lavoro!)  mettiamo la lettera aperta sia qui sotto che in allegato.
-- fiorella de cindio

Lettera aperta a Milly Moratti, Davide Corritore, Carlo Montalbetti e a tutti coloro, membri del Consiglio e della Giunta Comunale, che sono citati in questa lettera.
 
 
 
La Lista Ferrante ha convocato per stasera un incontro sul tema “Buone pratiche per una buona politica: Passione, idee, esperienze a confronto per costruire la Milano civica.”. Il programma si articola in due filoni, di cui uno dedicato a " Partecipazione [come primo tema], trasparenza, decentramento, urbanistica, mobilità, salute ed ambiente", in cui sono chiamate ad intervenire tante associazioni  che operano nell'area milanese (molte delle quali anche partner di partecipaMi), ma non chi ha 'fatto' partecipaMi, che in tema di partecipazione non è proprio l'ultima esperienza da considerare se si guardano gli accessi che  sono stati di tutto rispetto anche durante la pausa estiva (cf. http://www.partecipami.it/Stats/sito/riepilogo.htm ).
E sì che i coordinatori dei lavori: Milly Moratti, Davide Corritore, Carlo Montalbetti conoscono molto bene la nostra iniziativa!
 
Carlo Montalbetti, insieme a Franco Morganti, ci chiese un incontro nel luglio del 2005. Volevano che il Laboratorio di Informatica Civica (LIC) dell'Università Statale e la Rete Civica di Milano (RCM) sviluppassero un sito di discussione civica in occasione delle elezioni comunali dell'anno dopo. Ci dissero, molto francamente, che a loro interessava per far crescere dal basso la candidatura di Ferrante a sindaco. Noi rispondemmo che ci stavamo già pensando (lo avevamo già fatto autonomamente  per le elezioni Comunali del 2001), che ritenevano preziosa la loro sollecitazione e anche i loro suggerimenti, ma che se lo avessimo fatto (come poi è stato) sarebbe stato aperto a tutti e non strumento di una parte. Come sempre è stato per le iniziative del LIC e di RCM.
 
Anche Davide Corritore conosce molto bene il nostro lavoro: da candidato mi ha invitato a partecipare ad un dibattito su “Internet, un bene pubblico per Milano” che organizzò nel febbraio 2006, in cui dovevo contribuire sulle opportunità che la rete offre come “strumento di democrazia e partecipazione” (cf. http://www.milanopartecipa.org/2006/02/internet_un_bene_pubblico_per.shtml ).
 
Ho lasciato per ultima Milly Moratti perchè con lei la conoscenza si potrebbe dire che risale ai banchi dell’università (o poco dopo). Non posso certo dimenticare che fu lei a proporre il mio nome per l’Ambrogino d’Oro che mi fu assegnato nel 2001 proprio per avere avviato la Rete Civica, “uno strumento innovativo di comunicazione online che, dal 1994 a oggi, ha ampliato gli spazi della democrazia, della trasparenza, della conoscenza e della collaborazione, richiamandosi alle radici più forti della tradizione municipale ambrosiana: l'aspettativa dei milanesi di partecipare attivamente alla vita della loro città, sempre più coinvolti in un progetto di crescita comune." (dalla motivazione del riconoscimento).
 
Cari Milly, Davide e Carlo, è difficile credere che la non inclusione del LIC e di RCM tra le associazioni invitate alla vostra iniziativa di stasera sia dovuta a un errore di distrazione. Lo stesso infatti accadde  nell’ottobre del 2006 quando sempre la Lista Ferrante organizzò un incontro per avviare l’iter di una delibera di iniziativa consiliare sulla partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana (cf. http://www.partecipami.it/?q=node/1949 e relativo invito).
 
Potete farci comprendere il perchè di questa esclusione a noi del LIC e di RCM e a tutti i cittadini che da mesi seguono il sito partecipaMi e sarebbero lieti di poterci incontrare consiglieri di maggioranza e opposizione per discutere dei tanti temi di interesse per la vita della città che sono stati sollevati? Perchè le competenze dell'Università degli Studi di Milano in tema di e-participation devono essere valorizzate a Brescia, Mantova,  Como, .... etc, ma non a Milano?
 
La storia a questo riguardo è lunga e triste.
Dopo la bella collaborazione con la Giunta Formentini, forse dovuta al fatto che allora si era agli albori di Internet e il Comune pensava di aver qualcosa da imparare, ma soprattutto merito della lungimiranza dell'allora ViceSindaco Giorgio Malagoli, l'amministrazione Albertini, nei suoi 9 anni di governo, ci chiuse la porta in faccia (testualmente: conservo la lettera di benservito), mentre avevamo proficue collaborazioni con altre amministrazioni di centro-destra, in primis con la Provincia amministrata dalla Colli.
 
Speravamo che con la nuova amministrazione  le cose cambiassero, ma i fatti per ora non hanno corrisposto alle promesse (ma noi continuiamo a essere tenaci e speranzosi che succeda qualcosa di positivo):
-      abbiamo incontrato due volte il Presidente del Consiglio Comunale Manfredi Palmeri, che ci ha sinceramente manifestato l'apprezzamento per il nostro lavoro, ma stiamo ancora aspettando che si concretizzi la proposta che gli abbiamo presentato prima a voce (nel novembre 2006) e poi, su sua richiesta, formalizzata in una proposta scritta nel giugno 2007 (cf: http://www.partecipami.it/?q=node/3248 ) senza avere ancora alcun riscontro.
-      nel frattempo, in primavera, ho incontrato l'ing. Musumeci, Direttore della Direzione Specialistca Sistemi Informativi, per chiedergli di seguire o far seguire ad un suo collaboratore che sapevo disponibile ed era presente all'incontro (insomma: autorizzare), una tesi di laurea sulla progettazione e realizzazione di un sito partecipativo per il Consiglio Comunale, tesi proposta da una studentessa di informatica che è dipendente della Direzione di Musumeci: di nuovo, grande cortesia e interesse, ma poi più nulla. Questa brava studentessa adesso fa la tesi sul progetto di e-democracy dei 10 comuni lombardi.
-      nell'ultimo anno abbiamo incontrato tanti Presidenti e consiglieri di Zona, che sono molto attivi su partecipaMi, e riscontrato molto interesse: ma la lettera mandata nel febbraio 2007 all'assessore Colli per dare organicità alla collaborazione con i CdZ, manco a dirlo, non ha avuto (ancora) risposta.
-      abbiamo ben collaborato con l'assessore Pillitteri (che grazie a partecipaMi ha risolto un potenziale conflitto con alcuni cittadini su una questione riguardante la scuola Bacone), ma è stato per ora un episodio isolato: la Giunta non ha pensato di valorizzare questa buona esperienza fatta da un suo membro per progettare il blog aperto poco dopo da un altro membro della Giunta, l’assessore Carlo Masseroli forse perché le due cose avvenivano in parallelo. Ci auguriamo che sia così e che il recente contatto con lo staff dell’assessore dia esito positivo.
-      né la stessa Amministrazione ha pensato di avvalersi delle competenze di chi tiene all'Università il corso di Comunità virtuali e ha fatto qualche mese fa un terzo del corso su Second Life per capire se e come un Comune può usare questo ambiente; ma, a quanto risultava dall’articolo apparso sul Corriere della Sera dello scorso luglio, ha affidato il lavoro ad una società privata, SecondlifeItaly ( http://www.secondlifeitaly.it ) e proprio oggi 12 settembre è la data allora annunciata per vedere il risultato: sul sito  di SecondlifeItaly, al link “le isole ISN in SL”, risulta (insieme a 4 isole di ‘area’ Telecom) una isola “Milano Italia in Second Life” con SLURL http://slurl.com/secondlife/Milano%20italia/48/125/25 per ora non accessibile.
 
Perchè l'Amministrazione Comunale ha questo atteggiamento?
E perchè anche l’opposizione si assesta sulla medesima posizione proprio mentre fa (almeno a parole, o dovrei dire come specchietto per le allodole?) della partecipazione una sua parola chiave?
Viene da pensare che questa comunanza bipartisan abbia un fondamento: che i politici che a parole dicono di volere la partecipazione dei cittadini hanno poi paura di dar loro voce e spazio in modo trasparente come la rete permette (ma anche in rete bisogna saperlo fare). Tacciano di populismo Beppe Grillo perchè usa Internet solo per coagulare la protesta, ma - dimostrando quanto strumentali siano quelle critiche -  si guardano bene dal collaborare con chi da 13 anni studia e lavora per usare la rete come canale non di mera erogazione di servizi, ma per coinvolgere i cittadini nel governo (all'inglese si dice: dal government alla governance). Perchè 'a mano', cioè senza usare anche la rete, non si fa. Mentre usando  in modo adeguato tecnologie adeguate forse si può fare, si possono avviare delle sperimentazioni, se ci si mette anche una effettiva volontà.
Per chi fosse interessato, consiglio una visita al sito del Comune di Brescia ( http://brescia.progettoe21.it ) dove l’Assessore Ettore Brunelli chiede ai cittadini di esprimersi su problemi e possibili interventi per muoversi meglio a Brescia. E noi siamo orgogliosi di avere sviluppato il software che consente questa sperimentazione (ancora molto agli inizi).
 
In attesa di Vostra cortese risposta, ovviamente in rete in risposta a questa lettera pubblicata su partecipaMi, Vi saluto cordialmente
 
-- fiorella de cindio
responsabile del Laboratorio di Informatica Civica dell’Università Statale di Milano
e
Presidente della Fondazione rete Civica di Milano

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Inserito da il Inserito da Paolo Uniti il Mar, 11/09/2007 - 15:54

Oggi si parla di consiglieri di zona solo per evidenziarne, secondo la stampa, la loro inutilità in termi di servizio alla città
Io personalmente ritengo che ogni singolo consigliere di zona sia sicuramente più rappresentativo di un omologo del comune della regione per non parlare poi della provincia.
La nostra attività si svolge in front office con i cittadini e conosciamo al dettaglio le problematiche dei nostri quartieri.
Quest'impegno ci porta a girare di continuo nelle nostre realtà sia per gli incontri istituzionali che con i semplici cittadini.

Premesso questo, mi ha molto colpito la storia di una consigliera costretta a cambiare lavoro in quanto discriminata in ufficio.
Discriminazione che nasceva dalla reazione del titolare d'impresa che non sopportava l'incarico istituzionale della collaboratrice (invidia ?)
Come tutti sappiamo la maggioranza di noi non è certo benestante ne tanto meno tutelata dai rispettivi partiti. Quindi la priorità di un sereno rapporto ed equilibrio tra attività professionale ed impegno politico è sempre auspicabile.
Però sarebbe interessante capire se questo fenomeno di "mobbing" si sviluppa in pochi casi o se molti di noi sono costretti a vivere a in incognito il proprio impegno politico istituzionale.

Io personalmete non ho questo problema (per ora) Però ritengo che una eventuale operazione di mobbing nei confronti di chi si vuole impegnare per la città in cui vive sia qualcosa di abberrante. 

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Inserito da il Inserito da Stefano Andreoli il Lun, 06/08/2007 - 22:25
Voglio intervenire con il mio modesto contributo al dibattito diffuso sulla bassa qualità della nostra classe politica, sui suoi costi e sulla sua autoreferenzialità, che più che un dibattitito è diventato una litania unanime e ubiqua. Infatti da tutte le parti (giornali, blog, programmi televisivi satirici e non, conversazioni al bar, sul tram e nelle mense aziendali) prolifera la cosiddetta "antipolitica", un senso generale di disgusto e rabbia nei confronti dei nostri governanti "di destra e di sinistra" e dei loro costi e privilegi.
 
Questo fenomeno non è riducibile esclusivamente alla categoria del qualunquismo (che pure in Italia ha sempre un notevole successo), infatti l'antipolitica nell'accezione "antipartitismo" è diventata un paradigma obbligato anche in ambienti caratterizzati da una forte connotazione ideologica (nel senso più alto, cioè come impegno a cambiare la realtà in modo coerente con le proprie convinzioni etiche). Penso ad esempio al "movimento no global" o al volontariato cattolico: anche persone molto impegnate nel sociale e intrinsicamente politicizzate aborrono i partiti e tutte le istituzioni della politica.
Riassumendo con uno slogan: il partito non è cool! La politica è sporca, è antiestetica, è tutto "un magna magna".
 
Personalmente concordo in larga parte con le molte critiche rivolte alla classe dirigente degli attuali partiti e ai meccanismi clientelari con cui si autoperpetua (anzi estenderei la critica anche al resto della classe dirigente del paese, penso ad esempio alla fetta di "imprenditoria" che prospera solo grazie a rendite di posizione, ai baroni che asfissiano il nostro sistema universitario e anche, purtroppo, ad alcuni giornalisti...) ma sono assolutamente in disappunto con le conclusioni che la vulgata comune trae da questa analisi, ovvero: "fanno tutti schifo, quindi meglio il disimpegno". Nei casi più radicali non si vota, in generale per lo meno ci si guarda bene dal militare, "così non mi immischio nel fango della politica".
 
Io la penso in modo esattamente opposto: proprio perchè la situazione com'e' "mi fa schifo" io voglio contribuire a cambiarla. Il primo, più elementare e diretto modo per cominciare a farlo è votare.
Ma votare alle elezioni non basta, così mi son chiesto: perchè non iscriversi a un partito?
E' un dato di fatto che delle buone leggi e una buona amministrazione sono più efficaci di mille campagne di sensibilizzazione (potrei fare molti esempi, dall'ambito sociale all'ecologia), quindi se uno ha delle idee in cui crede e per cui si impegna perchè non superare il tabù della "politica sporca" e non scegliersi un partito in cui, anche faticosamente, far valere le proprie opinioni?
Non possiamo aspettare che ci sia il miglior partito possibile per prendere posizione, potremmo aspettare tutta la vita! Bisogna scegliere il partito con cui si è più in sintonia ideale e entrarci dentro per migliorarlo e contribuire a determinare la sua classe dirigente, i suoi valori e i suoi progetti. In Italia ci sono moltissimi partiti (in verità fin troppi!), e hanno un tale spettro di programmi da proporre tutto e il contrario di tutto: ce ne sarà pure uno con cui siate in sintonia di idee!!!
Nel mio caso, nel 2003, ho deciso che il partito con cui ero più in sintonia erano i DS, così mi sono iscritto e da allora voto ai suoi congressi: così esprimo le mie indicazioni sulla sua classe dirigente e i suoi programmi.
Ma non basta ancora. Nel 2006 mi è stato proposto di candidarmi per le elezioni del Consiglio di Circoscrizione della zona in cui vivo, qui a Milano, e pur non essendo assolutamente interessato a fare la "carriera politica" ho accettato e sono stato eletto. Chiaramente come attività principale continuo a fare il lavoro che facevo prima, ma nel mio piccolo cerco anche di dare il mio contributo all'amministrazione locale (esperienza a dire il vero quantomai frustrante visto che a Milano i Consigli di Zona, così come sono ora, hanno pochissimi  poteri e a mio avviso sarebbe quasi più opportuno chiuderli, ma questa è un'altra storia...).
In ogni caso tra quattro anni scadrà il mio mandato e io mi focalizzerò completamente sulla mia attività professionale di nuovo, qualcun altro invece si proporrà e prenderà il mio posto in Consiglio di Zona.
 
Questa secondo me è l'unica soluzione alla famosa "crisi della politica": che tutti noi ci si impegni, si cerchi il consenso necessario e a turno ci si occupi della cosa pubblica. E' molto semplice e vi assicuro che si può fare. Questa esperienza di "PartecipaMi" mi sembra che sia un ottimo strumento per andare in questa direzione.
 
Obiezione comune: la classe dirigente attuale difende la posizione, non molla l'osso facilmente. Verissimo, ma voi ve ne stupite? La cosa in parte è fisiologica, in fondo è così in tutti i settori: provate a chiedere al dirigente sessantenne di una multinazionale se è contento di mollare tutto il suo potere a un brillante collaboratore di 30 anni. E' quasi un meccanismo Darwiniano: la nuova classe dirigente deve essere in grado di superare le resistenze di quella precedente per affermarsi, e in questo momento la cosa mi sembra addirittura più facile che in passato: per esempio nelle ultime elezioni (2006) nel consiglio comunale di Milano, che malgrado i suoi acciacchi rimane sempre la seconda città del settimo paese più industrializzato del mondo, sono stati eletti quindici trentenni, e anche due ventenni (se non ho sbagliato i conti), è un buon inizio! Quindi invito tutti a buttarsi nella mischia: si può fare!!! 
Credo (e spero) che il progetto del Partito Democratico, malgrado alcune prevedibili difficoltà organizzative iniziali, offrirà in tal senso grandi opportunità di emergere per persone e idee che fino ad oggi sono rimaste ai margini della "politica ufficiale".
Mi auguro che presto anche nel centrodestra si sviluppi un processo di innovazione e riaggregazione politica capace di includere nuove energie nel dibattito politico.
Questa è l'unica soluzione che vedo alla crisi attuale: la partecipazione collettiva. Senza partecipazione, se continuiamo solo a brontolare e lasciare tutto com'è, non cambierà mai nulla. La politica rimarrà la famosa schifezza che tutti sappiamo e continueranno a occuparsene le stesse mediocri persone di sempre (con alcune lodevoli eccezioni), mentre noi ne parliamo male nei bar, nei supermercati e sui tram.
Cordiali saluti,
Stefano Andreoli, Consigliere di Zona 3, L'Ulivo per il Partito Democratico

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Inserito da il Inserito da Angelo Valdameri il Sab, 07/07/2007 - 15:22

Appello per la difesa del diritto alla espressione democratica
 
Articolo 21 della Costituzione Italiana
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Nella città di Milano sempre più siamo in presenza dell’impossibilità di informazione  libera e democratica sulle attività ed iniziative fatte dalle realtà locali che operano basandosi sul lavoro volontario: comitati, associazioni, sezioni di partiti, parrocchie, gruppi di volontariato o culturali ecc.
 
Il Comune di Milano multa pesantemente chi, per far conoscere i problemi della città, senza ledere il decoro urbano,  usa mezzi semplici di informazione non potendo sostenere gli onerosi e macchinosi costi e percorsi di diffusione e affissione pubblica.
 
Per 106 volantoni affissi il ComitatoVivi e progetta un’altra Milano” è stato multato con la iperbolica somma di quasi 50000  euro. In precedenza era stata colpita “Rete scuole”. I casi di megamulte sono ormai numerosi ed hanno creato un clima di timore che scoraggia le realtà di base e la loro attività.
 

NON FACCIAMOCI METTERE IL BAVAGLIO

 
I provvedimenti amministrativi non possono togliere la libertà di espressione sancita dalla Costituzione. Esprimiamo solidarietà  alle associazioni che hanno subito multe ed invitiamo ad iniziative comuni per recuperare l’agibilità democratica a Milano.
 
Il problema tocca direttamente nella nostra città centinaia e centinaia di realtà e migliaia di cittadini.  Come realtà firmatarie, che operano nelle zone 5, 6 ed 8,  vogliamo costruire un percorso per analizzare in tutti suoi aspetti la questione e le cause che l’hanno provocata. Discuteremo in modo ampio circa le soluzioni per arrestare la deriva antidemocratica e riavere gli spazi e strumenti necessari ad esprimere liberamente le nostre idee a sostegno delle  battaglie sui problemi della città ed in generale.
 
Vogliamo iniziare a raccogliere adesioni,  riscontri  e contributi sul problema per  arrivare in settembre ad un incontro allargato in cui decidere tutti assieme gli  obiettivi programmando un percorso comune.

                                                                                                 Per adesioni e contatti:
 

              Ass.ne Vivi e Progetta un’altra Milano                                                             mastrodonato.rolando@tiscali.it

             Comitato per la Difesa della Sanità Pubblica Sud Milano                                 roberto.acerboni@fastwebnet.it

 
             Comitato per la riapertura e la difesa del  Centro Sportivo Colombo               tradardik@tiscali.it
              Rete Giambellino - Lorenteggio                                                                         fwyxbe@tin.it
 
Giugno 2007
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