.: Discussione: Storie semiserie di vita milanese

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Giovanni Muttoni

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Inserito da Giovanni Muttoni il 17 Apr 2010 - 12:14
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Percorro viale Umbria con Ouzo, un labrador inglese di tre anni che dall’alto dei suoi quaranta centimetri mi guarda scodinzolando con la lingua mezza fuori e i canini bianchissimi. L’abbiamo chiamato così in onore di un paese amato, la Grecia, anche se, durante le passeggiate, adottiamo il nome Dick, stanchi di dover precisare agli attoniti passanti l’etimologia del nome. Tra un ‘oooh’ e un ‘ahhh’ delle adolescenti che, vedendolo, vorrebbero portarselo via, Ouzo trotterella al mio fianco annusando ogni benedetto parafango di ogni macchina che incontra. Al quinto strattone del guinzaglio mi innervosisco e inverto le posizioni, con lui adesso ad annusare ogni lercio angolo nascosto tra le pietre delle abitazioni. Circumnavighiamo un paio di Suv che, specchietti fuori tutto come orecchie a spatola, raggiungono una larghezza di poco inferiore al marciapiede, sorte di titanic alla fonda davanti al molo di casa. Ci avviamo verso l’attraversamento pedonale, occupato dalla macchina di una signora che, messe le quattro frecce, si avvia borsetta sotto il braccio dal profumiere. Le dico che non è bello parcheggiare sulle strisce e mi risponde qualcosa riguardo ai cani e la cacca. Tiro dritto coi miei sacchetti dell’Amsa in tasca. Ho una prima visione onirica. Da un negozio esce una mora latina vestita di bianco scollatissimo, la bocca rossa e lo smalto perfetto. Sorride e mi dice che per pagare le sue prestazioni, la Vodafone ha rincarato le bollette telefoniche. Proseguo un pò stordito. Passa una supermotard e mi tremano le lenti a contatto mentre Ouzo mette la coda tra le gambe e tira indietro le orecchie. Ho una seconda allucinazione. Vedo passare un tizio su una enorme limousine nera. Ha un taglio di capelli vagamente nazional-socialista, un pizzetto diabolico e un nasone invadente. Ride sguaiato mentre tiene la mano destra sul ginocchio di una biondazza seduta di fronte. Andrà a un incontro importante colla sindaca, penso. Proseguiamo scegliendo questa volta l’attraversamento con semaforo all’angolo con Maestri Campionesi. Al rosso l’onda delle macchine si ferma stridendo e subito è sopraffatta dall’onda lunga dei motorini e dei megascooter che si piazzano in prima fila sgasando. Ouzo laggiù si stabacca i fumi di un furgone diesel targato pescara con dentro due senegalesi stanchi di ritorno dal mercato. Sfruttiamo i cinque secondi netti di verde che ci permettono di raggiungere a mala pena lo spartitraffico centrale, rimanendovi intrappolati come su un cavalcavia di Los Angeles. Dietro di noi sento un Suzuki Burgman 400 smarmittato che decolla come un F14 tomcat. Ouzo abbassa il culo e fa uno scatto in avanti. Frastornato, ho un’altra visione onirica. Vedo davanti a me un grattacielo immenso con in cima un uomo vestito di bianco con in testa una corona d’alloro, anzi no è un caschetto da operaio. Saluta la folla e sorride, etereo, santo, dice di essere uno come noi ma sembra il megadirettore galattico di Fantozzi. Vedo già Ouzo nuotare nell’acquario dei dipendenti. Arriviamo in centro e troviamo una folla. Lì vicino ma non troppo, un pò distaccata un pò schifata, c’è una signora anziana con vestito Armani d’ordinanza, i capelli ramati phonatissimi e inquietanti unghie corte laccate di nero, sogno perverso di adolescenti onanisti. La signora ammansisce orde di panettieri e venditori di scarpe che si prostrano implorando il loro furgone quotidiano, ma la voce stridula si stempera nel rombo di una Harley col motore di un trattore Lamborghini, e Ouzo rimette la coda tra le gambe.
-fine prima puntata-