.: Discussione: Plastic: una chiusura che preoccupa

Opzioni visualizzazione messaggi

Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:

Alessandro Rizzo

:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0
Quanto condividi questo messaggio?





Inserito da Alessandro Rizzo il 17 Mar 2010 - 10:42
Leggi la risposta a questo messaggio accedi per inviare commenti

Gentile Sig. Francesco,

continuo a non comprendere, sarà il fatto che abbiamo non solo due visioni non allineate, ma due visioni di città differenti. Milano dovrebbe essere considerata città europea, quindi offrire a chi viene servizi che non siano solo quelli alberghieri, urbanistici e viabilistici. Ma occorre che in questa dimensione ci sia anche l'offerta culturale. Io apprezzo, e so benissimo cosa fa, l'attività della Parrocchia Santa Maria del Suffragio (lei forse non avrà ben compreso che anche io vivo la zona, conosco la sua dimensione, la sua sociologia, i vari quartieri, in quanto, oltre a essere consigliere sono nato in questa zona e ci vivo da sempre - ma forse dato che non la pensiamo alla stessa maniera lei giustifica questo dicendo che non conosco bene la zona): spesso la finanziamo con i contributi e ho sempre votato a favore di questa proposte di alto livello. Ma io parlo di un'offerta culturale che sia plurale e che possa andare a favorire fasce differenti di utenza. Il Plastic è un locale e io cerco di risolvere questa problematica, che ancora nuovamente si ripresenta nella città provinciale dei divieti e delle transenne, addivenendo a una soluzione condivisa, iniziando dai due soggetti privati, gestore e proprietario. Io non ho nessun locale: non difendo il Plastic per spirito di appartenenza a una categoria ma perchè come cittadino sono preoccupato di quello che lei definisce "tranquillità" e che io considero solo essere "desolazione", forse voluta da un'amministrazione che il tema "accesso alla cultura" o "accesso ai luoghi di aggregazione" non lo ascrive a quello che io definisco essere un nuovo welfare state: vivere bene la propria città, agire la propria città.

Ci sono diversi passaggi che devono essere risolti e chiariti, come ho riportato nella risposta della proprietà e che farò di tutto perchè vengano chiariti debitamente. Poi, scusi, non vorrei che lei si sentisse insignito di questa volontà di rappresentare tutta la cittadinanza dato che usa termini che generalizzano esigenze che possono, invece, essere considerabili come poliedriche e più complesse. Gran parte delle famiglie che lei mi dice essere "felici" perchè chiuderà un ennesimo locale, che credo non possa essere definibile come un qualsiasi locale, esempio ne è anche il locale Rolling Stone, anch'esso chiuso per fare spazio non a un progetto di riqualificazione ma per costruire un ennesimo edificio in un limitato cortile (con tutte le conseguenze annesse del caso) - hanno figli molto giovani, non tutte sia chiaro non voglio, appunto, generalizzare, e questi ragazzi molto giovani amano vivere la propria sera come le dicevo al suono di musica di un certo livello in compagnia: questa è la contraddizione che deve essere sanata. Come? Portando Milano a essere la città delle opportunità varie e delle dimensioni culturali complesse. Nell'ambito aggregativo e culturale non può farmi discorsi tipo: esistono già luoghi "tollerabili" e non è un problema se chiudono altri luoghi esistenti. Io percepisco questo come una diminuzione di un patrimonio della città: come lo sarà la chiusura di altri locali storici, di librerie, di pub, di discoteche con una certa caratteristica come Nuova Idea, chiuso per dare spazio a Cabassi e alla realizzazione della città della moda in Garibaldi.

Se questa è la dimensione futura di una città europea?

Un distinto saluto

Alessandro Rizzo

In risposta al messaggio di Francesco Ginocchio inserito il 16 Mar 2010 - 12:59
[ risposta precedente] [ torna al messaggio] [risposta successiva ]
[Torna alla lista dei messaggi]