.: Discussione: Plastic: una chiusura che preoccupa

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Alessandro Rizzo

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Inserito da Alessandro Rizzo il 16 Mar 2010 - 11:42
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Gentile signor Francesco,

dire che non conosco le esigenze della zona mi sembra piuttosto poco reale. Le spiego perchè: diverse interrogazioni presento in consiglio di zona e spesso riguardano temi che interessano la zona nella sua interezza: cerco sempre, dico sempre, di allargare i miei orizzonti su tutto il territorio circoscrizionale e non solo all'ambito limitrofo vicino alla mia zona di residenza. Parlo di legalità, la questione Ortomercato, parlo di parcheggi mancanti in alcune zone, arrivo a denunciare i degradi che interessano altri quartieri, magari lontani dalla sua zona, ma cerco anche di definire e invitare a intervenire per il ripristino di aree giochi nel Parco, come lei più volte ha sottolineato. L'efficacia di tali interventi dipende, ovviamente, come lei non può non sapere, dal livello di potere che il consiglio circoscrizionale ha: nel decentramento meneghino questo livello è assolutamente basso, spesso mancante. Ed è un grave vulnus per la democrazia e la partecipazione. Denuncio politicamente e spesso anche questo elemento. 

Per quanto riguarda il Plastic. Dato che non abito rinchiuso in casa ma spesso mi trovo a vivere la città di sera mi è capitato nella mia vita di imbattermi nella zona e nel luogo. Ecco le dirò che tutto questo rumore fastidioso non mi è sembrato esserci, come dipinge lei. Così come non mi è sembrato esserci la presenza di orde di giovani che urlano o vociferano ad alto volume. Se ci sono problemi nella viabilità, invece, occorre intensificare la presenza della vigilanza urbana come, lei ben sa, più volte ho sollevato in consiglio e invitato il comando a fare nella zona di interesse.

Penso che la sua affermazione mi trovi assolutamente contrario: dire non fregarsene nulla della chiusura di un locale storico che crea aggregazione nella sua zona vuol dire, a parere mio, non avere compreso l'utilità e la necessità che questa città ha di aggregazioni culturali serali. Questa città sta vivendo un periodo, ormai lungo 15 anni circa, di progressivo decadimento culturale, sociale, civile. Si chiudono spazi storici e culturali: chi ne perde è la cittadinanza nel suo complesso. Uno studio sociologico condotto alla Bicocca, non le sto parlando dei sondaggi dell'ultima portata, ma di studi accademici, riferiscono come luoghi di aggregazione sociale e civile siano deterrenti per fenomeni di devianza, che creano illegalità e mettono in pericolo la sicurezza civile. Più gente c'è e meno pericolo c'è per l'incolumità delle persone. Una città che chiude gli spazi di aggregazione culturale è una città destinata a vivere in preda delle fobie e delle paure, oltre che a dare spazio a possibili pericoli per la sicurezza e l'ordine pubblico. Si parla tanto di sicurezza, ma non si fa nulla perchè ci sia reale sicurezza civile. Si chiude, si transenna, si vieta qualsiasi cosa e la città prosegue in un'inarrestabile corsa verso il degrado urbano, che è il luogo di coltura per l'illegalità e per l'insicurezza personale.

Poi, mi scusi, ma Milano è una città rumorosa che vive attanagliata da un inquinamento acustico e aereo senza confronti in Europa. Non è questo rumore odioso e direi innaturale a dover essere arginato innanzitutto? A Berlino, a Parigi, a Barcellona esiste una convivenza tra residenti e locali che fanno musica: nessuno ha mai pensato di chiedere la chiusura dei locali o di auspicare la chiusura dei locali perchè c'è troppo rumore ... in quanto si percepisce due fattori con due diverse opzioni: chiudere il locale e creare una situazione di desolazione totale, oppure avere il locale e vedere la città vissuta civilmente e socialmente? Io preferirei la prima opzione. E spesso mi sono trovato a vivere diverse nottate della mia vita vicino a locali che facevano la loro attività notturna, serale, per dire la verità, dato che le musiche cessano alle 23,59.

Pertanto questa è la mia posizione e penso sia la posizione di una città che vuole vivere dimensioni altre, culturali, sociali, di collettivo. Mi spiace se non ci intendiamo. Sulle priorità, forse, lei non ha compreso quello che io asserivo nella mia ultima: io dicevo solamente che non esistono priorità ma tutto può essere promosso e sostenuto, come da me sempre fatto, non può negarlo, parallelamente: viviamo in una comunità complessa fatta di diverse istanze legittime come altrettanto legittime richieste. Occorre trovare forme di convivenza opportune.

Distinti saluti

Alessandro Rizzo

In risposta al messaggio di Francesco Ginocchio inserito il 15 Mar 2010 - 09:33
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