.: Discussione: Piano di Governo del Territorio (PGT) on line: osservazioni ed emendamenti

Opzioni visualizzazione messaggi

Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:

Antonella Fachin

:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0
Quanto condividi questo messaggio?





Inserito da Antonella Fachin il 14 Mar 2010 - 23:24
accedi per inviare commenti
Un contributo di riflessione dall'arch. Battisti.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin
-----------------------------------------

Da La Repubblica – 7 marzo 2010 – Sezione Milano


La disputa in corso a Milano sulla questione degli edifici alti e sul modo in cui progettare il verde e gli spazi pubblici, nel tentativo di preservare l’impianto urbano basato su piazze, viali alberati e strade che caratterizza la città, vede contrapporsi i “cultori della città storica” ai fautori de “la città che sale”, che ritengono di poter così rappresentare il nostro paesaggio urbano del futuro.

In questo confronto credo sia importante evitare di assumere posizioni preconcette o di principio e cercare invece di approfondire le questioni di sostanza che abbiamo di fronte.

Ha proprio ragione Vittorio Gregotti (vedi La Repubblica - 5 marzo 2010 – Sezione Milano -http://ricerca.repubblica.it/repubblica/...) a dichiarare che, rispetto agli alberi di Abbado in piazza del Duomo, i problemi da affrontare sono ben altri, perché in questo momento storico abbiamo all’ordine del giorno questioni determinanti per il futuro della città.
In primo luogo il nuovo Piano di Governo del Territorio che andrà a sostituire il Piano Regolatore attualmente vigente. Poi il recupero della cintura ferroviaria e degli scali dimessi, che rappresenta la trasformazione urbanistica più significativa per riorganizzare la città e il funzionamento dei trasporti pubblici su scala regionale. Infine gli interventi programmati per far fronte all’Expo del 2015.

[Avendo] Ho partecipato insieme ad alcuni colleghi al seminario della Facoltà di Architettura sugli scali ferroviari, i cui progetti presentati nella mostra all’Urban Center sono stati duramente criticati da Jacopo Gardella nell’articolo di venerdì scorso (vedi La Repubblica - 5 marzo 2010 – Sezione Milano -http://ricerca.repubblica.it/...). Segnalo che non abbiamo ritenuto opportuno anticipare possibili soluzioni architettoniche per gli spazi che si renderanno disponibili, ma approfondire invece le tematiche e i problemi relativi all’intero sistema della cintura ferroviaria e degli scali, rispetto alla città nel suo complesso.
E’ infatti solo a questa scala che si può programmare un’adeguata valorizzazione di questa grande opportunità, considerandola nel quadro urbano generale piuttosto che prendendo in considerazione di volta in volta ciascuno scalo. Il nostro gruppo ha scelto quindi di interpretare le potenzialità insediative che l’insieme degli scali offre al sistema urbano in cui è inserito e al ruolo che le aree riconfigurate potranno svolgere per raccordare quanto sta all’interno con quanto sta all’esterno della cinta ferroviaria che oggi separa ambiti urbani di qualità molto diversa.

Riguardo all’intervento di Cino Zucchi (vedi La Repubblica - 5 marzo 2010 – Sezione Milano -http://ricerca.repubblica.it/...), che viene offerto come ipotesi proponibile di sviluppo urbano in altezza in alternativa ai ragionamenti di Gardella, devo confessare che lo scenario urbano, versione aggiornata di Blade Runner, malgrado la retorica scontata e ormai ricorrente con cui anche questo progetto viene presentato, non mi tranquillizza affatto. Quel “tessuto di torri” o quei “cristalli di quarzo risplendenti”, riprendendo il titolo del famoso libro di Giò Ponti del 1945, non credo possano essere riproposti tout court nello scenario urbano milanese per quanto siano tanto piaciuti ai finlandesi che hanno votato su internet.
Quanto a Helsinki posso dire di conoscerla bene per il fatto di aver partecipato, qualche anno fa, a una consultazione internazionale e a un successivo concorso, che mi hanno dato l’opportunità di riflettere sulla struttura urbana complessiva di questa capitale del nord, e anche sui suoi impianti ferroviari.

Recuperando per altre funzioni pubbliche la storica stazione di Eliel Saarinen e facendo arretrare, per creare la nuova stazione, il fascio dei binari all’estremità settentrionale della baia di Töölönlahti, attorno a cui sono raccolte le istituzioni politiche e culturali più importanti della capitale, ho proposto di restituire alla città la risorsa naturale rappresentata dalla baia annullata dal fascio di binari che l’attraversa da nord a sud, tagliandola in due. Cito quest’esperienza personale solo perché anche in tale occasione ho cercato di affrontare il problema confrontandomi con la scala generale della città.

Ciò a cui assistiamo invece oggi a Milano è un florilegio di architetture di diverso genere per dimensione, qualità architettonica e linguaggi che spiccano per incoerenza e mancanza di coordinamento.
Rispetto alle posizioni manifestate da Jacopo Gardella e Cino Zucchi credo che, in questo momento,  qualcosa di completamente diverso sia proposto alla città grazie al dibattito, già avviato in più occasioni da Pierluigi Nicolin, presidente della nuova Commissione per il Paesaggio, per portare avanti un confronto sui criteri di valutazione dei progetti che vengono a essa sottoposti.

Anche chi non fosse d’accordo con gli orientamenti enunciati dalla Commissione - o se ne sentisse esentato- non potrà certo sottrarsi a questo dibattito trasparente e partecipato per pervenire a criteri quanto più possibile condivisi, indispensabili per confrontarsi adeguatamente con le imminenti scadenze del recupero degli scali ferroviari, del PGT e dell’Expo Universale del 2015.

Emilio Battisti


In risposta al messaggio di Oliverio Gentile inserito il 13 Mar 2010 - 23:38
[ risposta precedente] [ torna al messaggio] [risposta successiva ]
[Torna alla lista dei messaggi]