.: Discussione: Nuovo inceneritore nel Parco Agricolo Sud?

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 22 Apr 2010 - 12:06
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Gentile Sig.ra Masseroni,

ci sono validissime alternative all'inceneritore, perchè non siamo più nell'era del fuoco!
Purtroppo gli inceneritori vengono costruiti con i contributi pubblici e danno ricavi a pochi; quindi i poteri economici preferiscono investire in "grandi" progetti per pochi e i politici peccano di ignoranza e arroganza perchè faticano a informarsi e a confrontarsi per valutare le soluzioni con mente aperta... preferiscono sostenere le soluzioni suggerite dagli "amici" o dal partito. E tutti noi sappiamo bene come da anni i politici vengono cooptati dall'alto, a prescindere dalle loro competenze e capacità ...e dalla loro autonomia di giudizio.

Ritornando nel merito, in nessun paese europeo (del nord Europa: Francia, Germania, Inghilterra, Paesi scandinavi ecc.) costruiscono più inceneritori, ma sempre più diffusamente adottano politiche di gestione dei rifiuti attraverso la riduzione dei rifiuti prodotti e il recupero dei materiali in essi contenuti.
In Usa tra il 1983 e il 1995 furono bloccati i progetti di ben 300 inceneritori/termovalorizzatori e dal 1995 gli inceneritori sono al bando e non se ne costruiscono più.
Noi, come al solito, arriviamo buoni ultimi... ma allora dovremmo imparare dall'esperienza degli altri, senza rifare gli stessi errori!! Non è d'accordo?
Anche la nostra legge nazionale prevede l'adozione di questi principi, ma poi nel territorio le amministrazioni locali
non la attuano e la Lombardia, e in essa soprattutto Milano, sono molto indietro rispetto agli obiettivi di recupero previsti a livello nazionale ed europeo.

Si spaccia l'incenerimento dei rifiuti come una soluzione per raggiungere una autonomia gestionale. NON E' VERO!
In realtà si producono ceneri particolarmente volatili, che in parte si disperdono nell'aria come NANOPOLVERI molto dannose alle persone (soprattutto bambini e anziani che più facilmente si ammalano di affezioni bronco-polmonari) e che in gran parte devono essere smaltite e sono considerate rifiuti speciali pericolosi da smaltire in apposite discariche che non esistono né in provincia di Milano, né in Lombardia, né in Italia (di classe 3, se non erro) e percoò le ceneri sono destinate ad essere ESPORTATE in Germania (dell'Est)!
Le ceneri rappresentano quasi  1/3 di tutti i rifiuti bruciati: non mi sembra che sia un metodo molto efficace se mi rimane ancora 1/3 di rifiuti da smaltire!!!

Lei, giustamente dice: "Non capisco perchè la gente si ostini a voler rifilare agli altri i propri rifiuti credendosi più furbi, bisogna saper convivere accettando anche le cose meno gradevoli, senza scaricare agli altri quello che non ci fa piacere avere."
Non lo capisco neppure io!! I rifiuti degli inceneritori, le ceneri, non vengono smaltiti presso di noi ma vengono esportate in Germania!!! (come le ecoballe di Napoli, che abbiamo pagato per esportarle in Germania e là danno lavoro a molte persone perchè vengono aperte e i materiali -vetro, plastica, metalli ecc.- vengono recuperati e reimmessi nel ciclo produttivo!)

Sperando che Le possa interessare, riporto qui di seguito la mia sintesi di un convegno internazionale del 30 aprile 2008, tenutosi alla Camera del Lavoro sul tema “RIFIUTI ZERO”, l’unico modo concreto e moderno, oltre che rispettoso dell'ambiente e delle aspettative delle future generazioni che vivranno su questo pianeta- per valorizzare - tramite il riciclo e il recupero - le materie prime contenute nei rifiuti prodotti dalla nostra società, dare nuovi posti di lavoro, produrre compost di qualità per arricchire di materiale organico il terreno agricolo, ridurre la necessità di estrazione di nuove materie prime e il consumo di energia per produrre nuovi materiali e ridurre gli scarti da smaltire in discarica.
Bastano pochi esempi e poche cifre per capire i benefici globali della strategia RIFIUTI ZERO in termini di riciclo e di risparmio di energia.

Lei dice: "nessuno ha ancora brevettato e costruito qualche cosa di alternativo." NON E' VERO!
In maniera apparentemente molto semplice (al punto da chiedersi… ma come mai non lo facciamo anche noi?!? .. ma io una risposta ce l'ho! Wink) si può preservare le materie prime che estraiamo dal sottosuolo, invece di bruciarle e produrre altra CO2 + polveri + rifiuti pericolosi.
Forse perché siamo figli di una cultura, quella nata dalla rivoluzione industriale e dal capitalismo, secondo cui lo sviluppo economico è lineare e l’economia è e deve essere una continua crescita, una crescita infinita che ci sono persone che ci vogliono far credere che lo sviluppo è sempre in senso quantitativo ….peccato, però, che viviamo in un pianeta che è circolare e finito e qualcuno disse nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, ma noi stiamo trasformando in cenere ciò che ha ancora possibilità di utilizzo!!!
Dovremmo passare dalla mentalità “vecchia” di sfruttamento delle risorse del pianeta alla mentalità “nuova” di protezione delle risorse naturali. Dovremmo, in concreto, assumerci le nostre responsabilità, queste 3 responsabilità:
1) responsabilità a livello industriale: progettare e produrre prodotti riciclabili e recuperabili con il minor spreco possibile di risorse;
2) responsabilità a livello di comunità: separare, con le nostre “manine” i vari rifiuti, ossia effettuare la raccolta differenziata, per facilitare il riciclo e il loro recupero;
3) responsabilità a livello politico: prevedere a livello nazionale e comunale regole chiare e precise che impongano la raccolta differenziata e indirizzino le attività di riciclo/recupero, con obiettivi generali di riduzione della percentuale di rifiuti destinati alla discarica o all’incenerimento.

Bisogna passare dalla mentalità di “smaltire i rifiuti”, gli scarti del nostro modo di vivere, al principio di “recuperare le risorse” con conseguente riduzione di utilizzo di risorse naturali e di energia e riduzione di produzione di gas serra.
L’esperienza nazionale (v. in Italia i molti Comuni “ricicloni” sia al nord che al sud) e internazionale (v. USA, Canada, Nuova Zelanda ecc.) dimostra che è possibile arrivare facilmente al 70-80%: la popolazione è in grado di separare spontaneamente i rifiuti; basta che riceva informazioni chiare sulla corretta modalità di effettuare la raccolta differenziata.
Per passare dal 70% al 90% ci vuole la volontà politica di fissare nuove regole a monte del processo produttivo, per scoraggiare la produzione di prodotti non riciclabili (che dovrebbero tornare ai produttori per “costringerli” a gestire i problemi dei rifiuti derivanti dai loro prodotti) e stimolare soluzioni ecologicamente più compatibili.

I rifiuti urbani e industriali possono essere suddivisi in 12 categorie di materiali, ossia di risorse, che possono essere recuperati e che invece vengono scartati:

1. materiali riutilizzabili: elettrodomestici, oggetti di plastica durevole, materassi e mobili, residui di costruzione e demolizione;
2. carta, cartone, giornali e riviste;
3. residui vegetali: erba, scarti di potatura;
4. materiali putrescenti: alimentari, scarti di carne, di pesce, residui fangosi;
5. legno, trattato e non trattato;
6. ceramiche e cemento;
7. terreni, scarti di lavagna e di gesso;
8. metalli: ferrosi e non ferrosi;
9. vetro: bottiglie, finestre;
10. tessili: sintetici e naturali (lana e cotone);
11. polimeri: pneumatici, bitume;
12. rifiuti pericolosi, rifiuti ospedalieri, pannolini e assorbenti.
Circa il 50% dei rifiuti è trasformabile in compost utilissimo per l'agricoltura e può quindi NON andare in discarica ma tornare alla terra, arricchendola di materiale organico e di carbonio, rendendola più “soffice” e quindi più facilmente lavorabile e coltivabile.
Tutto il materiale inerte derivante da costruzioni e da demolizioni può NON andare in discarica ed essere recuperato in edilizia.
Tutti i materiali delle 12 categorie potrebbero essere raccolti in appositi centri di recupero da realizzare vicino alle discariche, dove verrebbero smaltiti i pochi materiali non riciclabili. Questi centri possono essere organizzati in 6 impianti:
  1. impianto di recupero dei materiali facilmente riciclabili (carta, vetro, metalli, plastica)
  2. impianto per i materiali riciclabili con difficoltà (PC, TV, sacchetti di plastica ecc.)
  3. impianto di compostaggio (vi sono 2 tecniche: quella con uso di terra, più economico, e quella aerobica, con aggiunta di aria per accelerare il processo di trasformazione)
  4. impianto di ri-utilizzo (v. legno delle finestre, delle porte, ecc.)
  5. impianto di riciclo dei detriti di costruzione e di demolizione
  6. impianto per i residui
Per il trasferimento tecnologico dall’attuale modo di gestire i rifiuti al nuovo modo “rifiuti zero” non c’è bisogno di finanziamenti e/o incentivi poiché il mondo della gestione dei rifiuti ha il denaro necessario.
La strategia “RIFIUTI ZERO”  ci porterebbe a un enorme risparmio di energia perché l’estrazione delle materie prime e la loro trasformazione comportano un consumo di energia maggiore di quella necessaria al riciclo e recupero dei materiali contenuti nei prodotti dismessi.

Bruciare i residui negli inceneritori/termovalorizzatori è quindi un non-senso, perché si aumenta lo spreco di risorse naturali, si continua nell’approccio lineare di estrarre nuove risorse naturali, invece di recuperare le risorse già estratte e lavorate con evidente minor utilizzo di energia e creazione di nuovi posti di lavoro, come le esperienze di San Francisco (800.000 abitanti), di Los Angeles (4 milioni di abitanti) dimostrano: queste città americane hanno adottato la strategia "Zero Waste" (rifiuti zero): se l'hanno fatto loro, perchè non lo facciamo anche noi?.

Mi scuso per la lunghezza di questo commento ma spero, gentile Sig.ra Masseroni, di averLe fornito informazioni utili (e poco diffuse dai mass media).

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliera di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Facebook: Antonella Fachin

In risposta al messaggio di Patrizia Masseroni inserito il 21 Apr 2010 - 19:04
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