.: Discussione: 50mila visitatori a Fa’ la cosa giusta! 2009

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 31 Mar 2009 - 16:55
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Da www.ilsole24ore.com:

Energia: come l'Italia può diventare più ricca e sostenibile
di Giuseppe Caravita


Martedí 31 Marzo 2009

Se anche il riscaldamento globale causato dall'uomo fosse un grande abbaglio, se anche i ghiacci polari non si sciogliessero e il sole ci regalasse una lunga stagione fredda, resterebbe un piccolo problema. Al 2050 passeremo dagli attuali 6,8 a 9 miliardi di abitanti sul pianeta. E in questi 15mila giorni, solo per mantenere gli attuali livelli di consumi energetici, dovremmo costruire l'equivalente di una centrale nucleare al giorno.

Al 2050, poi, numerosi studi, come "Plan B 3.0" di Lester Brown e i rapporti annuali sullo stato di salute del pianeta sviluppati dal Worldwarch institute, ci dicono che a quella data, stante l'attuale consumo di risorse, avremo bisogno di un secondo pianeta, avendo praticamente esaurito il primo.

Dal 1987, con il rapporto Bruntland, si è fatta strada un'idea-forza: «lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni». Da allora il mondo che verrà (in pratica obbligatoriamente) sta cominciando a muoversi. La sostenibilità, sia essa energetica, climatica, ambientale, alimentare, abitativa, industriale, nei trasporti, persino nel turismo e nell'abbigliamento comincia a muovere milioni di iniziative, dal basso e dall'alto. Un piccolo esempio recente italiano. Lo scorso 15 marzo si è tenuta la quarta edizione milanese di «Fà la cosa giusta!», l'esibizione del consumo critico e sostenibile. Da piccolo punto di ritrovo alternativo, solo quattro anni fa, questa volta ha raccolto 500 espositori su due piani della FieraMilanoCity, con 50mila visitatori, cresciuti del 20% sulla passata edizione.

La sostenibilità, quindi, cresce anche in periodo di crisi. E probabilmente sarà un pezzo importante proprio per uscire dalla crisi. Come? La sostenibilità, dicono praticamente tutti gli studi e scenari, sarà (e in gran parte già è) un movimento altamente distribuito, ma anche guidato da precise politiche nazionali (e persino sovranazionali) costruite su obiettivi, investimenti, incentivi (tipica la direttiva 20-20-20 dell'Unione Europea).

È già in atto, e comincia ad accelerare, il cambiamento degli stili di vita e le iniziative spontanee di cittadini attivi (si pensi alla crescita dei gruppi di acquisto solidali, che oggi approdano anche all'investimento in pannelli fotovoltaici), alla condivisione dei trasporti, alla ristrutturazione a risparmio energetico delle singole abitazioni (2,8 miliardi di euro previsti quest'anno dall'Assistal, a seguito della detrazione fiscale del 55%).

Poi il livello delle imprese. Dall'espansione dell'agricoltura biologica e biodinamica, alle nuove filiere industriali-innovative delle rinnovabili (come quella fotovoltaica, solare termica, mini-eolica, mini-idro). E lo spazio, oggi in movimento, per lo sviluppo di prodotti a minor consumo energetico e di risorse (dalle lampade a led alle caldaiette a gas a condensazione, dai rubinetti e sanitari a minor dispendio d'acqua, fino ai motori elettrici industriali a più elevata efficienza).

L'intero sistema, industriale e produttivo, dei trasporti. Veicoli ibridi e poi elettrici, ricerca di punta sulle batterie, ringiovanimento del ferroviario, fino alla condivisione di bicilette pubbliche nei centri urbani. E biofuels di seconda generazione, alcool ricavato per via enzimatica dalla cellulosa e olio da vaste colture marine (o persino di acque reflue) di micro-alghe.

Quindi il livello infrastrutturale. Al centro le reti elettriche di nuova generazione, smart e super-grid, in grado di gestire con intelligenza (e minori costi) fonti rinnovabili intermittenti, di potenziare sistemi di storage (sia gli idroelettrici classici che a sistemi di batterie avanzate e forse persino il riuso di vecchi pozzi e giacimenti per immettervi aria compressa). E connessioni elettriche internazionali ad alto voltaggio in corrente continua per approvvigionarsi, via specchi solari termodinamici, dell'enorme potenziale energetico sahariano (collegamento Sicilia-Tunisia pianificato da Terna) oppure il potenziale da biomasse di Paesi balcanici come il Montenegro (anche qui un progetto di interconnessione). E poi eolico (probabilmente sempre più offshore in Italia) e persino l'avvio dello sfruttamento di quell'enorme potenziale di calore geotermico che giace sotto il Tirreno e il canale di Sicilia. Insieme, forse, a una ripresa anche del nucleare di terza ma poi (soprattutto) di quarta generazione (più sostenibile, a combustibile praticamente illimitato ma molto di là da venire).

Ce n'è per tutti. Cittadini, imprese, governi. Dal web a larga banda capace di dematerializzare, alla finanza orientata agli investimenti sostenibili (oltre 350 prodotti già esistenti), a quella etica e al microcredito. In un gioco complessivo in cui ci dovranno guadagnare tutti, umanità e pianeta assieme.

giuseppe.caravita@ilsole24ore.com

 

LA PROPOSTA

Il gioco a punti verdi e rossi

In Gran Bretagna ci sta lavorando da più di un anno l'Environmental Audit Committee: una "personal carbon card", una sorta di tessera di razionamento di emissioni imposta a tutti i cittadini inglesi. Però, in caso di comportamenti virtuosi (e quindi punti carbonio non usati) liberamente vendibili ad altri più spendaccioni. La proposta non sta riscuotendo enorme gradimento, per ora. Ma forse una versione un po' meno "tassativa" potrebbe funzionare. Supponiamo un sistema generalizzato di punti verdi e rossi. Una sorta di carta fedeltà aperta a più soggetti (pubblici e anche privati). Si prende un mezzo pubblico e si ricevono (sul biglietto del tram o direttamente sul telefonino) alcuni punti verdi. E così via per acquisti sostenibili al supermarket, uso di bici pubbliche... Di converso una parte della tassazione sui carburanti potrebbe essere destinata a punti rossi. Alla fine dell'anno un giovane virtuoso esibisce il suo saldo positivo in banca, viene tramutato in certificato verde, la banca lo vende e lo mette su un piccolo conto pensionistico nato dal sistema aperto di incentivi bidirezionali.

Martedí 31 Marzo 2009



In risposta al messaggio di Fausto Trucillo inserito il 26 Mar 2009 - 17:20
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