.: Discussione: Aumentano gli affitti ALER

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 9 Gen 2009 - 13:29
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Ecco l'aggiornamento di oggi su ChiamaMilano.

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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E IL PIRELLONE RISPONDE “NI” A PALAZZO MARINO
Milano ottiene solo alcune delle modifiche proposte alla Legge 27 ma la Regione non rivede gli aumenti per gli inquilini delle case popolari

Parziale il riscontro ottenuto dalla rivendicazione di Milano presso la Regione Lombardia, lo scorso 18 dicembre, quando sono stati discussi e votati gli emendamenti alla ormai sempre meno condivisa Legge Regionale n.27/2007, che stabilisce i nuovi criteri nella determinazione dei canoni d'affitto per gli inquilini delle case popolari e che nel capoluogo incide sulla vita di più di 150mila cittadini.
L'azione promossa dai consiglieri comunali milanesi di maggioranza e opposizione, ha ottenuto solo in parte le attese modifiche.
La discussione prenatalizia del Consiglio regionale, infatti, ha portato ad alcune variazioni importanti benché non decisive per la riduzione degli aumenti.
Determinante per il soddisfacimento di alcune delle richieste di Palazzo Marino, l’attivismo della Lega che ha permesso di aprire un confronto nella maggioranza di centrodestra su alcuni dei punti indicati da Palazzo Marino.
A nome del Carroccio, l'Assessore regionale al territorio, Davide Boni, si dice “soddisfatto, per l'accordo sugli emendamenti suggeriti da Milano e presentati dal gruppo; meno, perché non è stato possibile, come auspicabile data la crisi che incombe sulle famiglie lombarde, introdurre una misura per rivedere gli aumenti.”
Che cosa cambia dunque nella legge? Si tratta di modifiche tecniche, che attengono ai metodi di calcolo delle classi di reddito Isee: vanno in favore del ceto medio e, come richiesto da Milano, permettono di attenuare gli effetti deleteri che la legge così com'era avrebbe prodotto sulla composizione sociale dell'inquilinato pubblico, tanto regionale (Aler), quanto comunale, venendo incontro per lo meno all'esigenza di mantenimento del livello esistente del cosiddetto mix sociale.
Questi i punti fondamentali toccati dagli emendamenti: la soglia di decadenza viene portata da 28 a 40mila euro, mentre la franchigia sui redditi liquidi (calcolati sui conti correnti dei locatari) arriva a 35mila euro. Accolto anche l'emendamento volto a considerare reddituale solo le proprietà immobiliari che rientrano nella provincia di residenza.
Secondo l'opposizione “insufficienti – dichiara il capogruppo del Pd in Regione Carlo Porcari – si rivelano le correzioni adottate dalla maggioranza: se permettono di alleggerire le difficoltà di un certo numero di famiglie di classe media, non valgono in generale ad attenuare la pressione sull'inquilinato.”
Non è passato, infatti, l'emendamento decisivo indicato da Milano e fatto proprio da Verdi e Partito democratico, nonostante la richiesta di voto segreto con cui si è tentato di forzare il fronte di maggioranza: la riduzione dal 5 al 3,5 per cento del coefficiente di calcolo del valore locativo avrebbe consentito un sensibile contenimento degli aumenti.
“In questo senso – continua Porcari – appare solo debolmente compensatoria l'apertura alle parti sociali che potranno discutere, secondo le disponibilità dei comuni, la riduzione fino al 30 per cento del costo di costruzione per le case di proprietà del demanio: in realtà si scarica sulle amministrazioni comunali anche questa minima possibilità di riduzione degli aumenti.” Una possibilità che per quanto riguarda Milano sembra realmente alla portata dei sindacati, data l'apertura dimostrata dall'assessorato di competenza (Casa e demanio).
In sostanza, la Regione reincludendo le fasce di reddito di classe media garantisce (a se stessa e all'Aler) introiti maggiori e sicuri senza però porsi il problema di ripartire in modo più equilibrato la richiesta agli inquilini, contro il principio di equità cui pure si era appellata Milano.
Sul fronte cittadino, critico verso la legge resta il giudizio della consigliera del Pd, Carmela Rozza, nonostante la soddisfazione per l'accoglimento degli emendamenti, frutto della sintesi unitaria ottenuta a Palazzo Marino: “Le ultime insufficienti correzioni non fanno che dimostrare le originarie contraddizioni di un testo che per come è stato concepito aumenta il livello di complessità del sistema di calcolo dei canoni, e che nei suoi obiettivi – prova ne è la mancata volontà di intervenire sugli aumenti – rivela la limitatezza dell'azione politica formigoniana, che preferisce far pagare ai cittadini e scaricare sui comuni i costi di un sistema evidentemente obsoleto invece di assumersi seriamente la responsabilità di una sua riforma”.
Una necessità condivisa anche in larga parte della maggioranza, secondo quanto aggiunto dall'assessore Boni per il quale “sempre più imprescindibile si pone il compito di lavorare di concerto per giungere a una riforma generale che coinvolga le politiche per la casa cui affiancare la riorganizzazione di Aler, con l'obiettivo di rinnovare un sistema che nel complesso rivela tutta la sua inadeguatezza”.
Intanto, per non affrontare un problema, i conti di Aler e la riforma del sistema, se ne sono creati molti altri. Peccato che questi altri ricadano sulla vita reale delle persone più colpite dalla crisi e sulla gestione dei comuni alle prese con i noti problemi di bilancio. Che il senso generale della Legge 27/2007 serva poi ad evitare almeno il primo problema, è tutto da vedere, dato l'aumento massiccio dei casi di morosità che non potranno che ripercuotersi sulla stessa azienda. Ci si chiede allora quale sia la strategia della 27/2007, considerate le difficoltà, le divisioni e le contraddizioni che crea, in un momento in cui sarebbe necessario dare, soprattutto dall'alto, un segnale di coesione, dialogo e reale comunione, secondo una richiesta che da Milano questa volta si è levata unitariamente anche a livello istituzionale.

F. D.
In risposta al messaggio di Antonella Fachin inserito il 12 Dic 2008 - 15:14
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