.: Discussione: Una iniziativa riuscita

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Stefano Di Iorio

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Inserito da Stefano Di Iorio il 7 Feb 2008 - 14:42
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invio questo brano da un libro di prossima uscita per i tipi della Laterza, che mi sembra molto indicativo di quello che spesso accade, come ci raccontano i nostri amici che vi partecipano più assiduamente, nei consigli di zona e che rappresenta sempre il rischio che si nasconde dietro ogni fenomeno di partecipazione collettiva. il libro si chiama, appunto, Elé Belé e il suo autore è Kaushik Basu, uno dei maggiori studiosi mondiali di economia dello sviluppo.

"Quando da bambini, a Calcutta, eravamo intenti nei nostri giochi, non di rado giungeva un bambino più piccolo, che insisteva per unirsi a noi. Fortunatamente avevamo escogitato un modo per risolvere situazioni come queste: lasciavamo che il nuovo arrivato partecipasse al gioco; prima, però, bisbigliavamo nelle orecchie degli altri giocatori le parole «elé belé». Un elé belé è un giocatore che crede di prendere parte al gioco, ma che in realtà partecipa soltanto in apparenza. Tutti, tranne lui, sanno che non verrà preso sul serio. Un goal segnato da un elé belé non è un vero goal.
A Calcutta, durante la mia infanzia, imparare a padroneggiare la (crudele) arte dell’elé belé era molto importante. Quando arrivava quel bambino rompiscatole, accompagnato dalla sua mamma adorante, bastava scambiare uno sguardo col resto del gruppo per stabilire che il nuovo arrivato sarebbe stato un elé belé. Anche nel mondo degli adulti si fa ampio ricorso alla tecnica dell’elé belé, soprattutto oggi che è in voga la «democrazia partecipativa»: il problema è che spesso non ce ne rendiamo conto. Pensandoci bene, chi di noi non ricorda una situazione nella quale andava presa una decisione collettiva – un comitato di selezione, una commissione chiamata a redigere un regolamento – e nella quale alcuni membri del gruppo erano considerati elé belé? E benché forse non ce ne siamo mai accorti, sicuramente in alcune situazioni noi stessi siamo stati elé belé.
Le organizzazioni internazionali, ufficialmente impegnate a coinvolgere tutti i paesi membri nel processo decisionale, sono spesso dominate da un piccolo gruppo di nazioni più potenti, mentre gli altri paesi partecipano soltanto in apparenza. È stato già rilevato come l’agenda politica dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO, World Trade Organization), che è governata secondo il principio di «un paese, un voto», venga di fatto stabilita dietro le quinte da un piccolo gruppo di paesi, un fenomeno noto come l’effetto «green room».
È uso comune, oggigiorno, presso le organizzazioni internazionali che pubblicano relazioni o manoscritti, cercare di coinvolgere tutte le «parti interessate» e permettere loro di esprimere la propria opinione. La prassi vuole che si pubblichi una versione preliminare della relazione su un sito web, invitando tutti gli interessati (ONG, sindacati e società civile) a esprimere commenti e suggerimenti. Si crea in tal modo un senso di partecipazione, con il vantaggio di non addossare alcun onere aggiuntivo all’organizzazione internazionale coinvolta. Come dice un mio amico, esperto di questo genere di cose, il segreto di una buona relazione è ignorare i commenti ricevuti e redigere il documento come si farebbe in assenza di siti web e di partecipazione."
In risposta al messaggio di Pierfilippo Pozzi inserito il 7 Feb 2008 - 10:25
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