.: Discussione: Ma i grattacieli sono ecocompatibili e opportuni?

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Antonella Fachin

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Inserito da Antonella Fachin il 23 Gen 2009 - 17:07
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A proposito di grattacieli, ecco un aggiornamento in merito al progetto "City Life" pubblicato da ChiamaMilano oggi (ma perchè non parliamo come mangiamo? perchè abbiamo bisogni di fa' li ammericani?!?!)

Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
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CITYLIFE: GRATTACIELI O GRATTACAPI?
I due comitati contrari al progetto City Life hanno pronti tre ricorsi al Tar: la partita non è ancora chiusa

Che si tratti di uno dei progetti urbanistici più discussi a Milano lo si sapeva già.  I tre grattacieli che dovrebbero modificare lo skyline di Milano sono al centro di polemiche fin dalla nascita del progetto, e le motivazioni di una situazione così contrastata sono molteplici: ogni dubbio in proposito si era sciolto durante l’assemblea pubblica dello scorso marzo 2008, quando l’Assessore all’urbanistica Masseroli era stato pubblicamente fischiato dalla folla e la mancanza di consenso popolare sul progetto City Life era emersa in tutta la sua evidenza. Per l’occasione anche i due comitati coinvolti (Vivi e Progetta un’altra Milano e Residenti Fiera) avevano riavvicinato le loro posizioni.
Adesso la matassa è più che mai ingarbugliata e i famigerati grattacieli potrebbero non vedere mai la luce: dopo aver anticipato che non appena il consorzio Citylife chiederà l’autorizzazione edilizia procederanno con la richiesta di sospensiva al Tar, i cittadini anti-grattacieli hanno organizzato un’assemblea con tanto di legali, per chiarire su cosa vertono esattamente i ricorsi  e come questi ultimi abbiano ancora la facoltà di modificare le cose.
“Se fossero state rispettate le regole urbanistiche questo progetto non avrebbe mai visto la luce” ha detto Emanuela Fasoli del comitato Residenti Fiera, che ha all’attivo uno dei tre ricorsi pendenti al Tar.

I ricorsi
I ricorsi presenti al Tribunale amministrativo regionale al momento sono tre, e potrebbero essere di nuovo attivati dopo l’approvazione della variante del piano integrato d’intervento da parte della giunta comunale: il primo riguarda l’eccesso di volumetrie, il secondo la mancanza di spazi pubblici e la monetizzazione degli standard, il terzo le violazioni procedurali occorse fino ad oggi.
In particolare, c’è una violazione procedurale che non era stata considerata prima, e riguarda l’autorizzazione paesaggistica su piazza Giulio Cesare, che risulta vincolata dal 1990 ( ascolta l'intervista a Emanuela Fasoli)
Sarà una coincidenza, ma proprio in questi giorni, in consiglio comunale, è in esame una delibera per l’istituzione di una Commissione comunale per il Paesaggio, “un organo tecnico-consultivo composto da 11 esperti esterni, incaricato di esprimere parere obbligatorio non vincolante sul rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche e sulla valutazione paesistica dei piani urbanistici e dei progetti edilizi”.
Per il giudizio del Tar potrebbero volerci anche sei mesi.

La questione del verde

Le notizie più recenti riferivano che la Giunta comunale aveva approvato la variante urbanistica al progetto Citylife in cui è previsto un aumento del verde rispetto alla prima stesura del progetto e l’area destinata a parco passa da 86.373 a 100.468 metri quadri incrementati di ulteriori 65mila metri quadrati grazie alla cessione al Comune di un’area di proprietà di Fiera Milano.
Albertini ne aveva parlato come di un Central Park nostrano, nonostante la proporzione fosse di 3 milioni di metri quadrati contro 90mila. Ma la questione non riguarda tanto l’estensione, quanto la struttura di questo verde: “Nei 90.000 metri quadrati è compreso anche il verde condominiale e in ogni caso non si tratta di un'area verde continua ma inframmezzata da edifici e viali, quindi il verde rimane interstiziale” ha ribadito Rolando Mastrodonato di Vivi e Progetta un’altra Milano, commentando la matrice puramente speculativa dell’intero progetto.

La questione finanziaria
City Life è il nome della società che ha vinto l’appalto per la costruzione: su una base d’asta di 310 milioni di euro, City Life (un raggruppamento composto da Generali, Ras, Lamaro e la Progestim di Ligresti) ha offerto 523 milioni (60 in più del progetto Pirelli, quello di Renzo Piano) e si è aggiudicata i terreni della vecchia Fiera di Milano, quelli pubblici che furono nel 1922 donati dallo Stato ad Ente Fiera.
La variante, che non tocca le volumetrie originariamente pattuite, ha ridefinito il quadro economico dell’intero intervento. Complessivamente Citylife dovrà finanziare quasi 200 milioni per opere di interesse pubblico: 112 milioni in oneri di urbanizzazione (che potranno essere ridotti a 89 se saranno rispettati i nuovi standard per il risparmio energetico), 38 milioni per la monetizzazione dello standard (che finanziaranno il Museo d’Arte contemporanea), 36 milioni di contributo straordinario per le opere sulla stazione del metrò, 21,5 milioni per opere non scomputabili e 20 milioni di contributo aggiuntivo, stabilito dall'Agenzia del Territorio e ripartito in 12 milioni per la rifunzionalizzazione del Vigorelli, 3 milioni per i percorsi ciclabili e 5 milioni per opere di demolizione nell’area di cerniera che Fiera cederà al Comune.
Ma in tempi di crisi, quando anche in altri paesi europei l’inconsistenza di fondo di numerose mega-operazioni immobiliari viene alla luce in tutta la sua evidenza, anche City Life mostra il suo volto più fosco.
Originariamente, a fronte di una previsione di spesa di circa 2 miliardi di euro (comprensiva dei 523 milioni spesi per l’acquisto dell'area), l’incasso di 3 miliardi che avrebbe generato un guadagno finale di almeno 1 miliardo, è più che a rischio.
“Ormai la profittabilità è ridotta ai minimi: al di là delle case, la questione è che sui grattacieli ci sono grosse perplessità, i costi sono molto lievitati” spiega Rolando Mastrodonato ( ascolta audio).

I fondi per sostenere la battaglia dei cittadini
Per recuperare i fondi necessari a sostenere le spese legali i comitati hanno rivolto un appello alla cittadinanza e richiesto un’assunzione di responsabilità al mondo intellettuale e artistico milanese: per ora hanno risposto l’architetto Guglielmo Mozzoni, il Nobel Dario Fo e l’artista Tinin Mantegazza, con l’offerta di alcune opere da mettere all’asta, in modo che con il ricavato si possano coprire le spese delle azioni legali in corso.


Antiniska Pozzi
In risposta al messaggio di Cittadino Anonimizzato a posteriori inserito il 23 Gen 2009 - 16:29
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