.: Discussione: Internet per tutti a Milano?

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 26 Apr 2010 - 09:35
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Da milano.corriere.it:

LA CITTA' DIGITALE

Web senza fili, a Milano (per ora)
c'è soltanto il wi-fi-da-te


Pochi punti di accesso, ritardi, lacci normativi. Comune al lavoro: entro settembre coperta la prima area

MILANO - Un pomeriggio nel centro di Milano, tra bar, biblioteche e multi-store, a caccia di un posto per navigare in Rete con il portatile. «Scusi, è possibile collegarsi con il wi-fi?». I primi tentativi vanno a vuoto: «No, mi dispiace. Non è un servizio che forniamo». Qualcuno scuote il capo, un po' mortificato: «Eh, magari: purtroppo la nostra rete non funziona più. Devono aggiustarla». Le cose non vanno meglio in mediateca: c'è bisogno di fornire un documento di identità (lo impone la legge) e riempire un modulo. «E comunque può usare soltanto le postazioni fisse. Niente wi-fi». Finalmente, dopo un paio d'ore di ricerche a vuoto, ecco un locale che offre un collegamento senza fili gratuito: c'è anche il logo all'ingresso. «Mi dia un attimo, però, che devo trovare la password – risponde la titolare mentre rovista tra le scartoffie e, intanto, prepara un paio di cocktail. - L'avevo scritta su un fogliettino, qui, da qualche parte. Intanto, cosa vuole ordinare?».

Benvenuti in quella che doveva essere la "capitale europea del wireless"
. Alcuni anni fa il Comune promise infatti che entro il 2009 la città sarebbe stata dotata di 4000 hotspot (vale a dire punti di accesso al web), che sarebbero diventati 15000 entro il 2015, in occasione dell'appuntamento con l'Expo. Il piano iniziale (poi ridimensionato) prevedeva "antenne" dappertutto: su semafori e lampioni, agli incroci, lungo le linee della metro, accanto a scuole e università, nei centri sportivi, nelle biblioteche. A che punto siamo? A Palazzo Marino ammettono i ritardi, legati a difficoltà di carattere tecnologico. In queste settimane, però, il piano esecutivo sarebbe finalmente arrivato al vaglio finale. «Volevamo un wi-fi che funzionasse davvero - spiegano fonti del Comune - al di là dell'effetto annuncio. Il nostro è un progetto molto avanzato». A quanto pare, la tecnologia individuata permetterà collegamenti wireless «più veloci e soprattutto più stabili» rispetto a quelli presenti in altre città. Le nuove reti, che copriranno luoghi all'aperto e strutture pubbliche, serviranno a fornire servizi alla cittadinanza e ai turisti. Tanto per fare un esempio: ci sarà la possibilità di visualizzare vere e proprie video-guide sul proprio iPod (o qualunque altro dispositivo) durante le visite ai musei. Previsioni? «Tra giugno e settembre dovremmo essere in grado di coprire la prima area, quella che va dal Castello a San Babila, passando ovviamente per piazza Duomo». Due le tipologie di accesso: il wi-fi free, per i servizi di pubblica utilità, e quello a pagamento, per la navigazione libera su Internet (entro il 2011).

In attesa del Comune, e sperando che non ci siano ulteriori rinvii, la realtà per adesso è che trovare un hotspot pubblico a Milano resta un'impresa da rabdomanti. Il paragone con molte località straniere è impietoso. Anche perché non si tratta solo della possibilità di controllare la posta elettronica o aggiornare il profilo su Facebook mentre si passeggia in piazza Duomo. «Il dovere di un ente pubblico – spiega Maurizio Decina, professore di Telecomunicazioni del Politecnico che proprio per il Comune si è dedicato al progetto "Milano città digitale" – è di creare quelle piattaforme telematiche che, sfruttando oggi il wi-fi e domani magari il sistema Lte (Long Term Evolution, ndr), permettano di fornire servizi ai cittadini. Parliamo di traffico, parcheggi, informazioni turistiche, sicurezza, videosorveglianza. Rendere insomma la città più fruibile. Ma attenzione: wi-fi non significa Internet gratis per tutti».

Secondo i dati dell'osservatorio JiWire
, a Milano ci sono attualmente 307 punti d'accesso wireless, liberi o a pagamento. La lista (forse incompleta, ma indicativa) comprende in gran parte le reti offerte dagli alberghi ai propri clienti e quelle universitarie (il motore di ricerca Hotspots Wi-Fi Italia conteggia inoltre quasi 300 "foneros", navigatori che condividono i propri collegamenti privati. In tutto il mondo ci sono oltre un milione di "fonspot", ma un documento pubblicato sul sito del Ministero dello Sviluppo economico, per la verità non recentissimo - qui la versione pdf - solleva alcuni dubbi sugli aspetti legali di questo sistema nel nostro Paese). Le possibilità di accesso alla Rete, nel centro nevralgico dell'economia nazionale, si contano insomma sulla punta delle dita. E i turisti in cerca di informazioni che hanno bisogno di Internet? E gli stranieri che vengono a Milano per lavoro e che sono abituati a essere sempre connessi? E i cittadini che ormai utilizzano il web quotidianamente? O ci si infila in un fast-food (da Mc Donald's, ad esempio, è possibile navigare gratis al termine di una procedura di iscrizione online) oppure bisogna cercare qualche rarissimo locale "Free Wi-Fi".

Come se non bastasse, quei pochi che ci sono devono barcamenarsi tra la necessità di offrire un servizio rapido ed efficiente
e le difficoltà legate alla legislazione anti-terrorismo: il decreto Pisanu, prorogato per tutto il 2010, prevede l'identificazione degli utenti che si collegano al web tramite la propria rete. Alla fine, i baristi e i ristoratori più volenterosi si arrangiano come meglio credono: ci sono quelli che consegnano alla cassa una "scratch card" numerata tipo gratta-e-vinci, quelli che si affidano a un sistema di identificazione tramite sms e quelli che chiudono un occhio e aprono la rete a chiunque. «La classica soluzione all'italiana: una legge troppo restrittiva che viene risolta con un'infrazione» afferma Massimiliano Bolondi, responsabile di Bitage, azienda che fornisce un metodo di autenticazione in tempo reale attraverso il cellulare. «L'aspetto curioso – aggiunge - è che negli ultimi tempi riceviamo richieste soprattutto dai piccoli centri. Probabilmente, di fronte ai troppi lacci normativi, a Milano molti esercenti preferiscono soluzioni borderline». Ed è proprio per questo che ogni tanto, nei pressi di qualche pub o birreria, capita la fortuna di beccare una connessione wi-fi aperta, libera e gratuita: un paio di clic e si naviga sul web. Una meraviglia. Il paradosso? Funziona benissimo, ma è illegale.

Germano Antonucci

22 aprile 2010(ultima modifica: 26 aprile 2010)

In risposta al messaggio di Beppe Caravita inserito il 18 Dic 2005 - 12:06
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