Oggi questi istituti, soprattutto in realtà piccole, forse non hanno più molto senso. Con l’avvento delle nuove tecnologie e dei nuovi media il concetto di “partecipazione” si è decisamente evoluto anche se ancora non ha trovato una sua forma matura di espressione.

Inoltre la cosidetta crisi della politica ( o forse, più propriamente, crisi del sitema partitico) allontana ancora di più il cittadino da forme assembleari di partecipazione “per delega”, in quanto l’affiliazione ad un partito e la conseguente identità di posizioni con esso e decisamente più incerta, sfumata e a volte contraddittoria.

Il discorso cambia a mio giudizio se si guarda a realtà grandi e complesse come Milano. I Consigli di Zona dovrebbero evolvere verso vere e proprie forme di municipalità con organi esecutivi e capacità di spesa e di azioni proprie, diversificate e decentrate.

A Milano ogni zona presa nella sua singolarità equivale alle seconda o terza città della Lombardia per estensione e per abitanti.

Credo che ci troviamo a metà del guado con rappresentanze consiliari forse troppo estese ma con poteri decisamente inadeguati per rispondere a pieno alle esigenze che – come ricordava l’amico Uniti – ogni giorno ci vengono dal territorio nel quale noi stessi abitiamo.

Personalmente mi aspetto molto dalla riforma del codice degli enti locali e dalla attuazione della Città Metropolitane previste dal nuovo Titolo V della Costituzione e fino ad ora rimaste sulla carta. In mancanza di questo credo che il decentramento rischi di rimanere un anelito impreciso e ultimamente debole