.: Discussione: Pericolo inceneritore sud-Milano

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Angelo Valdameri

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Inserito da Angelo Valdameri il 4 Lug 2007 - 14:14
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Da:CHIAMAMILANO del 4 luglio 2007 

 

TRA FUSIONI E TERMOVALORIZZATORI LA GUERRA DI POSIZIONE DELLA POLITICA
La fusione AEM-ASM ha messo in moto un vero e proprio conflitto politico attorno a quello che sarà il terzo soggetto nazionale del settore

Appare ormai chiaro, alla luce di tutta la vicenda, che gli allarmi lanciati dal Direttore generale di AMSA, Carlo Petra e condivisi dal Comune di Milano anzitutto per bocca dell’Assessore Cadeo e del Presidente della Commissione Bilancio Beretta, avevano il duplice scopo di fare pressione sulla Provincia perché indicasse il nuovo termovalorizzatore come misura necessaria per la gestione dei rifiuti e contemporaneamente quello di far ricadere su una maggioranza di segno opposto le responsabilità per una eventuale fumata grigia sul conferimento di AMSA in AEM.
La Provincia, dal canto suo, giovedì prossimo approverà un piano che non prevede la costruzione di un nuovo impianto. Tuttavia, gli interessi e le convergenze implicate nella costituzione del futuro polo dell'energia, che si preannuncia come il terzo soggetto nazionale del settore (quasi nove miliardi di capitalizzazione), sono decisamente troppo larghi e trasversali al mondo politico per pensare che un solo elemento, benché rilevante, possa mandare a monte tutto. E questo anche per altri ordini di ragioni: prima fra tutte quella che non sarà la Provincia a deliberare di fatto sulla questione bensì la Regione, che dovrà ratificare le decisioni in materia e che ha comunque tutta una serie di strumenti per imporre la propria volontà. La sensazione è che al vaglio della Regione finirà per rientrare il termovalorizzatore. La seconda ce la spiega lo stesso Presidente della Commissione Bilancio del Comune di Milano, Giacomo Beretta: alla domanda “che cosa farà AMSA se le istituzioni competenti non delibereranno positivamente sulla necessità effettiva dell'auspicato termovalorizzatore?” Beretta risponde che “si troveranno altre soluzioni e altre province su cui investire”. Già, ma a quali condizioni? La società, e quindi i cittadini che usufruiscono del servizio collettivo della gestione dei rifiuti, non rischierebbe di trovarsi di fronte a costi superiori? E non si annida in tutto questo un certo difetto di metodo?
Ma ritornando in Provincia, la resistenza maggiore a un piano provinciale che in un primo tempo prevedeva la possibilità di costruire un nuovo impianto è stata espressa dai Verdi che tanto a Palazzo Isimbardi quanto a Palazzo Marino mostrano una posizione decisamente contraria nonostante una dettagliata analisi tecnica commissionata dalla stessa Provincia reputasse sicuramente valida, per tutta una serie di fattori, l'idea di un investimento su un nuovo impianto. Le pressioni interne alla maggioranza sono state però accolte e si è ripiegato su un massiccio ammodernamento dell'esistente, che comunque risponde pienamente a una logica di autosufficienza in tema di smaltimento, senza precludersi la possibilità di ritornare sui propri passi qualora si verificasse la necessità di nuovi impianti.
Certo è che il rifiuto incondizionato nei confronti dei termovalorizzatori sembra tributario ad una  logica di consenso e di visibilità. Sarebbe forse più lungimirante –e da questo punto di vista il Presidente della Provincia sembra lasciarsi un certo qual margine di manovra– cogliere l’occasione del grande riassetto societario della fusione AEM-ASM –che vede come precondizione il conferimento di AMSA in AEM– come una possibilità, a certe condizioni, di ottimizzare oltremodo anche il sistema della gestione dei rifiuti e studiare magari il modo per avere in contropartita da AMSA e da Milano l'impegno vincolato a raggiungere i livelli delle migliori metropoli europee in tema di gestione differenziata.
In questo senso, più ampie sono le valutazioni espresse dall'Ulivo e in particolare dalla Capogruppo al Comune Marilena Adamo, che valuta molto positivamente la fusione sia da un punto di vista strategico (dell'economia italiana e del Nord Italia in particolare), sia dalla prospettiva cittadina: l'operazione infatti permetterebbe di garantire maggiormente il controllo pubblico su AEM dopo la sciagurata fase di svendita delle passate gestioni del Centrodestra (Albertini) che hanno lasciato il fianco a possibili scalate societarie (il Comune detiene ora solo il 42% delle azioni della società, cui bisogna sottrarre un 8,5% di impegno obbligazionario che difficilmente sarà possibile riscattare). Dunque ben venga la fusione. Piuttosto l’Ulivo continua ad insistere sulle criticità connesse alle questioni di governance, e il rischio che Milano possa trovarsi in un futuro prossimo in una situazione sfavorevole che, se dal punto di vista del Consiglio di Amministrazione è garantita da un patto sindacale tra Milano e Brescia (a scadenza triennale però...), di fatto sul piano azionario e in Assemblea dei Soci potrebbe collocare la nostra città in una posizione subalterna rispetto alla compagna lombarda.
In uno scenario certamente pessimista ma non inverosimile, Milano finirebbe per perdere su servizi essenziali alla città, la piena autonomia e questo è stato messo in luce anche da AN e dal suo capogruppo in Consiglio comunale, come vedremo di seguito.
L’Ulivo inoltre pretende un vincolo tra la delibera comunale sull'aggregazione AEM-AMSA e quella che sancirà la fusione con ASM: non c'è la prima senza la seconda. Più morbida invece è la posizione sulla questione della TARSU (la tassa sui rifiuti), una volta compreso che la fusione permetterebbe di limitarne gli incrementi altrimenti esponenziali dato che nel 2008 scadranno i contributi statali denominati CIP6.
Eppure sulla Tarsu e l'aumento delle tasse il gruppo di AN sta giocando un'altra partita, con il sostegno di suoi illustri parlamentari milanesi. Alleanza Nazionale sta conducendo infatti un'opposizione strenua alla fusione (dall'interno della maggioranza di centro-destra).
Carlo Fidanza, capogruppo di AN a Palazzo Marino, non si fa certo pregare per elencarci le sue fortissime perplessità, legate in parte alla possibilità di dover dividere il governo di AMSA con Brescia, e perdere così la gestione completamente milanese della società. “Se proprio dobbiamo fare quest’operazione AEM-ASM –insiste Fidanza senza troppi giri di parole– non vediamo per quale motivo dar via anche AMSA. Scontiamo, purtroppo l’errore di Albertini che volle mettere sul mercato quell’8,5% di obbligazioni di AEM che oggi qualcuno vorrebbe riscattare togliendo AMSA ai milanesi.”
Ma l'argomento più forte del fronte di AN è soprattutto connesso al prospettato aumento della Tarsu. Una scelta questa, magari di principio e forse legittima, ma -chiediamo-, se si blocca il conferimento di AMSA in AEM, Milano non raggiunge la soglia che gli vale la pariteticità con Brescia, il che può far saltare l'intera operazione. Fidanza risponde che “si può aggirare il problema con un maxi dividendo in favore di Brescia, cioè pagando”.
Già, ma le risorse per il maxi dividendo da dove verrebbero attinte se non dalla “cassa Comune” che i cittadini milanesi periodicamente riforniscono? E allora da questa contraddizione evidente e ritornando sull'argomento della governance, viene il dubbio, ormai molto diffuso, che AN sia impegnata nella difesa vantaggiosa delle posizioni attualmente occupate in AMSA, rivendicando una contropartita similare nella nuova società.

Fabio Davite

In risposta al messaggio di Angelo Valdameri inserito il 29 Giu 2007 - 10:42
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