.: Discussione: Papiniano, dopo il mercato invasi dai rifiuti
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Inserito da Oliverio Gentile il 25 Ott 2009 - 21:53
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Da milano.corriere.it:
dalla parte del cittadino Papiniano, sfida per arrivare a fine mese Un chilometro di bancarelle «low cost» Casalinghe ma anche divorziati e precari. «Qui il risparmio è garantito». «Ma ogni sabato è un caos» MILANO - Lasci il muro di San Vittore, Blockbuster, l’Esselunga e ti infili una spalla dopo l’altra in un corridoio che scoppia, ogni sabato, dal mattino presto fino al calare del sole, da piazza Sant’Agostino fino a piazzale Cantore, prima della Darsena e dei Navigli. In questo chilometro di città che i milanesi chiamano «inpapiniano» molto diventa possibile, si compra a «solo» 1, 2, 3, 5 euro. «Solo»: è scritto su tutti i cartelli delle bancarelle. Con meno di venti euro puoi vestirti da capo a piedi e mangiare una settimana. Frutta e verdura di stagione oggi si acquista a 50 centesimi, 1 euro, un euro e mezzo. Sui banchi ci sono golf a 5 euro e pantaloni a 10. Ecco perché qui arrivano migliaia di persone pronte a infilarsi nella ressa anche in una inattesa giornata di sole di fine ottobre. Lo fanno i milanesi vecchi e nuovi, la signora che arriva dall’elegante via Dezza spingendo il carrellino scozzese e la donna senegalese con il borsone di cellophane verde strapieno appoggiato sulla testa, le ragazzine che qui con la paghetta possono togliersi qualche sfizio e intere famiglie, tantissime, soprattutto straniere, che arrivano in metropolitana e se ne vanno con i bambini piccoli per mano perché nei passeggini ci mettono i borsoni stracarichi. Forse solo in mercati come questi riescono a riempirli quei borsoni. Comunque questo è un capolinea della spesa low cost. E quando apre, il martedì mattina e il sabato fino alla sei di sera qui si cammina solo in fila indiana. In auto, a piedi, la zona è bloccata. I residenti protestano, ma Papiniano resta. Secondo Giacomo Errico, presidente dell’associazione degli ambulanti Apeca ogni sabato qui i clienti sono «da 30 a 50mila e le bancarelle meno di duecento»: «È il mercato storico della città, c’è dagli anni Trenta, siamo persino nella guida turistica dell’American Airlines, quelle che trovi in aereo. E oggi con la crisi forniamo un servizio essenziale ai cittadini». Dalle borse a tracolla («perché attenzione, questo è un suk, mi hanno scippata tre volte», racconta una residente) le signore sfilano banconote piccole, da cinque, dieci euro. Il resto in moneta lo infilano in tasca. Scontrini pochi. Non li fa nessuno? «Solo se glielo chiede». E la maggior parte non chiede. Controlli? Oggi non ne abbiamo visti. Di vigili ce ne sono, soprattutto a inizio e fine mercato. «Di abusivi ce ne sono meno che in passato e adesso stanno tutti dove c’è il benzinaio oppure passeggiano con le borse appese al braccio. Ma ormai sono poche decine, la zona è ben presidiata», è il bilancio di un ambulante italiano. Questo è il chilometro, soprattutto, delle donne. Una nonna milanese sceglie con cura un cuffia di lana per il nipotino in un banco «tutto a 3 euro », la controlla, la misura, si fa rassicurare dalla venditrice e decide: «La prendo ma se non va bene voglio i soldi indietro ». Tre euri, appunto. Tratta, ma per le arance e in un altro dialetto, forse ucraino, una giovane biondissima cliente del fruttivendolo. Avanti così. Mentre in via Olona arrivano quelli dell’altra spesa, quella che inizia dopo la chiusura delle bancarelle di frutta e verdura. Alle 4 in punto casse ferme, vietato vendere. Ecco quelli che pizzicano nelle cassette per terra gli scarti, le pere che non vale la pena rimettere nel camion, l’insalata sciupata. C’è un’ora di tempo, alle 5 arriva l’Amsa e le cassette vuote o piene finiscono nel camion. Una volta lo facevano soltanto le vecchine e i senzatetto, adesso qui c’è la fila di giovani, signore e signori ben vestiti, coppie di amiche, milanesi e straniere, le prime più discrete, le altre persino sorridenti. Arrivano con i sacchetti vuoti, infilano quello che riescono. Una bancarella lascia una pila di cassette di fagiolini. Ce n’è per tutti, ma il capo li ferma: «lasciateci caricare il camion prima». E loro formano una fila silenziosa e composta e aspettano. Una ragazza si infila dietro l’angolo, apre le borse riempite in fretta e seleziona la sua spesa, poi ritorna a pizzicare. L’imbarazzo c’è e una signora che qui è arrivata con le scarpe nuove e il rossetto lo supera così: «Guardi che prugne, è un peccato, trovi un sacchetto, le prenda anche lei. Tanto le buttano, coraggio».
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In risposta al messaggio di
Oliverio Gentile inserito il 27 Apr 2007 - 15:16
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