MILANO - I primi sono partiti martedì sera: padre, madre, nonna e due figli. Hanno caricato quel che potevano e sono tornati in Romania. Altre 19 famiglie simili alla loro li seguiranno entro le prossime quattro settimane: e così, in silenzio, lasciate al chiasso dei mesi scorsi le polemiche sul sì-o-no alle case Aler per i rom, la notizia oggi è che il campo di via Triboniano sta cominciando finalmente a svuotarsi sul serio. L'esodo è iniziato e sta accadendo senza che siano le ruspe del Comune a spingerlo, le venti famiglie che entro marzo torneranno in Romania corrispondono a circa cento persone, altre quindici nuclei stanno discutendo le modalità del loro trasferimento in altrettante abitazioni: la morale è che entro fine mese, dei 500 e passa che lo abitavano sino a poco tempo fa, in Triboniano dovrebbero restare un centinaio di rom o poco più.

Per i volontari che ci lavorano da anni, a cominciare da quelli della Casa della Carità, non è una sorpresa visto che in realtà si tratta semplicemente della traduzione concreta di quanto previsto dal vecchio piano Maroni: lo stesso piano che conteneva l'accordo sulle case Aler poi rinnegato a fine estate dal Comune, e il cui blocco, ancorché momentaneo, aveva addirittura causato il contestuale stop delle partenze per la Romania già concordate; lo stesso piano che peraltro contiene anche i circa diecimila euro con cui ogni famiglia rom che accetta ora di tornarsene a casa sarà sostenuta per un anno - con l'aiuto dell'Avsi - nel suo percorso di avviamento al lavoro.