.: Discussione: I giovani, Milano e la famiglia «Senza casa noi ce ne andiamo»

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Oliverio Gentile

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Inserito da Oliverio Gentile il 12 Lug 2006 - 08:27
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Il caso del giorno

I giovani, Milano e la famiglia «Senza casa noi ce ne andiamo»

Giangiacomo Schiavi

La cronaca del Corriere offre uno spazio quotidiano «dalla parte del cittadino», per segnalare e approfondire casi e problemi della vita milanese. All'indirizzo di via Solferino 28 (fax 02/62827703) o via mail i lettori potranno documentare le piccole e grandi assurdità che spesso non trovano un interlocutore: insieme, cercheremo di accorciare le distanze tra il cittadino e la burocrazia per migliorare, nell'interesse di tutti, la qualità della nostra vita.

Gentile sindaco Moratti, mi chiamo Enrico Maraffino, attualmente mi occupo di divulgazione scientifica, ma come molti giovani italiani lavoro in modo «precario». Poco importa, ci rimbocchiamo le maniche, io e la mia compagna dalla quale aspetto un figlio, e andiamo avanti. E stiamo andando davvero avanti fra difficoltà e incertezze, perché noi siamo di quella generazione a cui niente viene regalato e se ha qualcosa di speciale, questo qualcosa viene fuori e trova, a fatica, i propri spazi. Ma per quanto avanti si possa andare, c'è sempre un muro fra questa generazione di splendide individualità (e famiglie) e Milano: il prezzo della casa. Completamente fuori controllo e fuori ogni logica, rispetto allo stile di vita e di lavoro italiano, l'escalation insensata e vergognosa che ha riguardato il costo del mattone non ha avuto nelle istituzioni mai un controllo, mai un freno, e viene quasi da pensare che sia stata addirittura agevolata.

Il risultato è semplice: nell'epoca in cui le città di tutto il mondo crescono e si arricchiscono, Milano si svuota e si impoverisce del suo futuro. Andiamo via, sindaco Moratti, noi di questa generazione complessa e coraggiosa, andiamo via a raccontare cosa ci ha allontanato, la schifezza di vedere buchi di 30 metri quadri a 150 mila euro. Tutti pensiamo la stessa cosa: no, mio figlio non nascerà in un ambiente simile. Ci chiedono nelle altre città italiane e all'estero: e il Comune? Il Comune parla di traffico, di multe, di fiere, di ipotetiche olimpiadi in una città senza strutture per un'accoglienza di massa, parla di tutto, ma si dimentica che chi vive a Milano ed è addirittura residente, come me, deve avere le chiavi in mano di casa sua e non deve guardare quelle chiavi come alla condanna della sua vita. Chi ha un'anima e un futuro da costruire, non se la sente di regalare la sua anima e il suo futuro al fortunato proprietario. Non regala il meglio di sé a un sistema di costruttori e agenzie venuto fuori nella totale assenza di controllo istituzionale. Se ne va.

Per favore, risparmiate alla nostra generazione, che già fa tanta fatica a far notare le proprie qualità, il valzer delle politiche di questo o di quello, dimenticando che la casa (di casa, stiamo parlando, non di un optional) costa troppo. Se non ha intenzione di ridurre i prezzi della casa, Sindaco Moratti, in bocca al lupo per il suo Governo della Città dei Tecnici. Noi andiamo a farci un futuro altrove.

Enrico Maraffino

La lettera aperta al sindaco che pubblichiamo a fianco è una delle tante testimonianze di giovani costretti a lasciare Milano per i prezzi troppo alti delle case. Un fenomeno più volte segnalato, che ha spinto negli ultimi anni migliaia di persone tra i venti e i trent'anni (50 mila secondo il rapporto Ambrosianeum) a trasferirsi in provincia.

Milano sta diventando una città per ricchi, per chi si può permettere certi costi, per chi ha una famiglia alle spalle che in anni più facili ha investito nel mattone pensando al futuro dei figli. Da anni manca un piano casa, da anni non si costruiscono alloggi popolari, da anni l'edilizia convenzionata non esiste. C'è un'edilizia sociale che garantisce i meno abbienti (ma gli alloggi non bastano) e lascia fuori chi ha un reddito appena superiore ai limiti di legge. Ci sono i grandi progetti urbanistici nelle aree dell'ex Fiera, Garibaldi-Repubblica e Santa Giulia, ma non servono ai giovaniricercatori- precari-milleuristi: loro sono destinati a cercar casa altrove, fuori dall'area urbana, diventeranno pendolari, «city users». In questi anni il valore degli immobili è aumentato, ma per chi compra la prima casa non è un vantaggio. Se per i giovani Milano vuole continuare a essere un luogo dove vivere, non deve lasciarli andare via così: questa è una perdita, non un vantaggio.

di Giangiacomo Schiavi