.: Discussione: Chi sono i veri fascisti

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Angelo Mandelli

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Inserito da Angelo Mandelli il 7 Feb 2011 - 12:55
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Ieri ad Arcore abbiamo visto l' ennesima mancanza di pudore  e ribaltamento della verita' e della realta'  dell' estrema sinistra (e Di Pietristi).
I centri sociali che scendono in piazza e sfasciano tutto.
Sarebbero i paladini della "democrazia",  della "legalita'", della "moralita'",...
Roba da non credere.
Proprio loro che fanno del furto e della violazione della legge e del fare quello che vogliono alla faccia di tutti, la loro ragione di vita....
Parlano di democrazia i veri ed autentici tiranni.
Parlano di "fascismo", ma sono loro i veri fascisti.
Come al solito.
Di Pietro dimettiti e vai a casa!!!
Tu si sei la rovina d' Italia.

Da "il Giornale" on line  di oggi.

Scontri pesanti ieri ad Arcore tra manife­stanti e polizia, con assalti, cariche, corpo a cor­po, agenti aggrediti, movimenti di camionette dei carabinieri. I tafferugli più intensi si sono verificati nelle strade vicine alla villa del premier, mentre alcuni giovani lanciavano pietre e bottiglie. La battaglia è durata parecchi minuti, lasciando dietro di sé alcuni feriti lievi, due fermati e un’inquietante sensazione di tensione.
Narrano le cronache che Pierre- Augustin Hulin, giovane sergente dell’esercito francese cui la Storia assegnò il destino di guidare il popolo alla conquista della Bastiglia, prese la guida degli insorti gridando: «Amici, siete buoni cittadini ? Sì, lo siete! Allora marciamo verso la Bastiglia».
Il richiamo alla propria Bontà rispetto al Male Assoluto incarnato dal Tiranno, e la presunzione di agire sempre e comunque per la Giustizia e la Democrazia di fronte a un regime dittatoriale, accomuna tutte le piazze sulle quali, nel corso dei secoli, si è giocata la partita- reale o metaforica- della Rivoluzione.
Ieri, mentre il Popolo Viola marciava compatto verso la fortezza presidenziale di Arcore, eccitato dall’Assemblea costituente di «Libertà e Giustizia» nata col Giuramento del Palasharp di sabato, il giacobino Antonio Di Pietro aizzava la folla al grido - di una nota d’agenzia - «Berlusconi si dimetta. Se non lo farà lui ci penseremo noi a mandarlo a casa. Continueremo a protestare in piazza, insieme ai cittadini, e ci sarà una nuova presa della Bastiglia per riappropriarci della democrazia».
Per azione intenzionale o per eterogenesi dei fini, poche ore dopo il proclama sovversivo di Antonio Di Pietro, l’avanguardia più arrabbiata dei contestatori schierati attorno a Villa San Martino, tra i quali spiccavano anche esponenti dei centri sociali, dalle parole passava alle urla - «Arrestatelo!» - e dalle urla alla provocazione violenta, trasformando quella che fino a quel momento era una rumorosa e folkloristica manifestazione per chiedere le dimissioni del premier in un vero e dissennato assalto. Provocando così la reazione della polizia che, di fronte al lancio di vetri e pietre, ha risposto con manganellate e cariche di alleggerimento.
Riportando sotto controllo una situazione ormai sfuggita alla piazza e ai suoi capi-popolo. I toni rabbiosi e l’atmosfera forcaiola del Popolo Viola alla presa di Arcore erano già stati scanditi, per ore, dai cartelli inneggianti l’abbattimento del Cavaliere e l’instaurazione dal basso della Democrazia: «Siamo in un regime neofascista. Berlusconi è il nuovo Mussolini », «È un dovere democratico abbattere questo regime», «Dimettiti Porco », sciogliendo il nome del Tiranno negli acronimi più invettivi e fantasiosi: «BER-LUSCONI: Bugiardo, Egocentrico, Rabbioso, Lurido, Usurpatore, Subdolo, Canaglia, Occultatore, Nano, Imbroglione» e prefigurandone la fine per morte violenta: «Se non vuoi dimetterti... sparati».
L’attacco a Villa San Martino di ieri, come ogni atto violento, non è scoppiato improvviso, dal nulla. È stato innescato da una miccia lunga, accesa molto lontano. È una deflagrazione, di cui ancora non si possono conoscere la potenza e gli effetti, causata da un riscaldamento progressivo del clima sociale, una radicalizzazione estrema dello scontro politico alimentato da proclami, accuse, invettive, appelli di tutti coloro che rivoluzionari cui la Storia ha riservato un posto dalla parte del Bene- , con il dito alzato e la faccia scura, si sentono sempre migliori di te, per definizione e per destino.