.: Salute: Landi e Fondazione Veronesi presentano ricerca su giovani e fumo
Segnalato da:
Oliverio Gentile - Mercoledì, 26 Maggio, 2010 - 20:41
Di cosa si tratta:
Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:

SALUTE. LANDI E FONDAZIONE VERONESI PRESENTANO RICERCA SU GIOVANI E FUMO
 
Milano, 26 maggio 2010 – Domani, giovedì 27 maggio, alle ore 11.00, in Sala Stampa a Palazzo Marino, l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna interverrà alla presentazione della ricerca Astra “Gli studenti delle scuole superiori milanesi, il loro 'modo di essere' e il rapporto con il fumo di sigaretta”. Un identikit dei giovani studenti milanesi, tracciato nell’ambito del progetto “Giovani in Salute” promosso dall’Assessorato alla Salute del Comune in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi, per capire qual è la loro percezione dei rischi per la salute.
 
Parteciperanno il professor Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi ed Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche.
Modera l'incontro Valentina Colombo, attrice Disney Channel.

P.S.

Dall'Ufficio Stampa del Comune di Milano:


SALUTE. LANDI: "SOLO 5 GIOVANI SU 10 VORREBBERO SMETTERE DI FUMARE"  
Milano, 27 maggio 2010 – Ansiosi, preoccupati e disorientati circa il proprio futuro: così si definiscono oggi i giovani milanesi tra i 14 e i 19 anni, età in cui l’abitudine al fumo è sempre più diffusa e in continuo aumento. Questo è quanto emerge in parte dalla ricerca su ‘Gli studenti delle scuole superiori milanesi, il loro modo di essere, il rapporto con il fumo di sigaretta’ realizzata dall’Istituto AstraRicerche e promossa dalla Fondazione Veronesi assieme all’Assessorato alla Salute del Comune nell’ambito del progetto ‘Giovani In Salute’, presentata in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco 2010. Un identikit dei liceali di oggi che, per la prima volta, non credono più in un futuro migliore di quello dei loro genitori, con conseguenze negative anche sull’abitudine al fumo e all’alcool.

«Una situazione, questa, che fa detenere a Milano - dichiara l’assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna - il poco edificante primato dei baby fumatori. Il bilancio è di 20 minorenni ogni 100 contro i 12 della media nazionale; in città la prima sigaretta viene accesa già attorno ai 15 anni e mezzo, sei mesi prima rispetto al resto d’Italia. Dati come questi richiedono un intervento immediato con un approccio che raggiunga efficacemente i giovani non facendo ricorso a principi punitivi, ma impiegando la logica della premialità. Perché non basta proibire la sigaretta, o sconsigliare di bere più di un drink a sera, perché un ragazzo non indulga in comportamenti autolesionistici. L’Assessorato alla Salute del Comune di Milano ha, pertanto, deciso con il progetto “Giovani in Salute” di far leva sull’intelligenza e la duttilità dei giovani, puntando sul loro senso di responsabilità e premiando il coraggio delle ragazze e dei ragazzi che sono pronti a mettersi in gioco dimostrando di avere a cuore, virtuosamente, la propria salute e il proprio futuro meritando la fiducia degli adulti. Nessun divieto quindi e nessuna sanzione, ma un investimento concreto nella maturità e nella consapevolezza delle nuove generazioni».

Alla ricerca hanno partecipato 4.372 ragazzi di 23 istituti superiori milanesi. A tutti è stato somministrato un questionario, compilato su supporto cartaceo, completamente anonimo per garantire la sincerità e la massima libertà di espressione dei ragazzi.

«Considerando l’età sempre più precoce in cui i giovani iniziano a fumare (14-15 anni) - dice Paolo Veronesi, Presidente della Fondazione Veronesi  - aumenta il rischio che hanno di sviluppare un tumore del polmone anche a 40 - 45 anni, nel pieno, quindi, della loro vita». «Per questo, la Fondazione ha fatto della ‘prevenzione’ e della ‘formazione dei giovani’ due dei principi ispiratori delle sue iniziative. Sono lieto della continua collaborazione con l’Assessorato alla Salute nell’ambito della lotta al fumo, e i risultati di questa indagine rappresentano un importante punto di partenza per realizzare nell’ambito della nostra campagna No Smoking Be Happy delle iniziative anti-fumo che, ci auguriamo, riescano a coinvolgere un numero sempre più alto di studenti».  
 
Dalla prima parte dell’indagine relativa al modo di essere degli intervistati, a come vedono i loro coetanei e alle proprie aspettative per il futuro è emerso che ben 1 su 3 si definisce ansioso (34.4%), 2 su 5 dichiara di essere preoccupato, disorientato circa il proprio futuro ( 39%) e afferma che la società in cui vive favorisce le disuguaglianze sociali e economiche (41.4%). Nonostante queste osservazioni, i ragazzi milanesi hanno però un’immagine di sé molto più positiva rispetto a quella dei propri compagni: ben 7 su 10, infatti, considerano i propri coetanei interessati solo al tempo libero e al divertimento (70.7%), abituati a bere alcolici (70.2%) e interessati ad apparire e agli aspetti esteriori della vita (65.2%); mentre la metà del campione li considera svogliati (53.4%), consumisti (52.6%) e profondamente incerti circa il proprio futuro (52.1%).
 
Sono 1,3 milioni gli italiani che accendono la prima sigaretta tra i 15 e i 24 anni e l'85% inizia a fumare prima del 18esimo anno d'età. Ma Milano vanta il triste primato di città con il più alto numero di giovani fumatrici tra i 15 e i 19 anni: ben 2 su 3 degli intervistati affermano che è prevalente tra i coetanei l’abitudine al fumo (64.4%). D’altra parte quasi il 50% dichiara di avere uno (32.8%) o entrambi (14.8%) i genitori che fumano. Tanto che 1 giovane su 3 afferma di fumare e, addirittura, 1 su 5 afferma di essere un fumatore regolare. L’abitudine regolare al fumo è più diffusa tra le ragazze (22.3%), cresce con l’età – dal 9.3% dei 14enni fino al 33.3% dei 18enni, ed è superiore negli istituti tecnici/professionali rispetto ai licei.
 
Molto stretto si conferma il rapporto tra i genitori e il fumo: solo il 15.3% dei ragazzi che hanno i genitori che non fumano è fumatore regolare contro il 35.8% di coloro che hanno entrambi i genitori che fumano. Tra questi ultimi l’esempio della madre è più influente rispetto a quello del padre: se la madre fuma regolarmente il figlio fuma nel 36.5% dei casi, mentre se è fumatore il padre il figlio lo è nel 30.9% dei casi.
 
Sono quasi 8 le sigarette fumate in media, ogni giorno: con gli amici, soprattutto al termine delle lezioni (77.2%), ma anche da soli (52.2%). Il fattore ‘conviviale’ si conferma il principale motivo che spinge i giovani a iniziare a fumare (68.4%), insieme allo stress (59.9%), al nervosismo e alla rabbia (57.3%).
 
Un dato allarmante rivela, però, che solo la metà circa dei fumatori vorrebbe smettere di fumare: il 28.4% ci ha provato e tenterà di nuovo, mentre il 20.2% vuole provare a smettere per la prima volta. Le ragioni per smettere o non iniziare a fumare riguardano i seri problemi alla salute causati dal fumo (72.6%), la riduzione di prestazioni fisiche e sportive (51.9%), l’ingiallimento dei denti e i danni alla pelle (42.7%). Tutto ciò a fronte del 31% del campione che non si è mai posto il problema di smettere e di uno ‘zoccolo duro’ di giovani fumatori incalliti (10,6%) che dichiara di non avere nessuna intenzione di smettere.
 
Tra le iniziative da portare avanti per spingere alla disassuefazione dal vizio, al primo posto si consiglia di far rispettare il divieto di vendita ai minori di 16 anni (64.8%), al secondo quello di azioni shock che mostrino i danni del fumo nel corpo umano (61.8%), mentre al terzo posto figura un forte aumento del costo delle sigarette (47.5%). Più di 1 su 3 degli intervistati considera utili le azioni svolte all’interno delle scuole: corsi antifumo (34.7%), divieto di fumare nei complessi sportivi (30.1%), campagne di comunicazione che li vedono protagonisti (29%).
 
«La ricerca nasce con lo scopo di indagare il rapporto personale con il fumo, le motivazioni che spingono a fumare, quelle che potrebbero sping ere a smettere o a non incominciare affatto - spiega Enrico Finzi Presidente di Astra – partendo dal loro ‘background familiare, socio-economico e culturale. Questo per capire quanto ciò influenzi la loro predisposizione al vizio del fumo. Fa riflettere il fatto che il 50% vorrebbe smettere di fumare e riconosce di essere in una condizione di dipendenza, benché fumare non sia considerato un piacere, ma un modo per rilassarsi e ridurre lo stress. Occorre pertanto trovare un modo nuovo di parlare alle nuove generazioni – conclude Finzi – dato che 1 giovane su 3 giudica le campagne di info-education come uno strumento utile per convincerle a smettere di fumare».

Dove:
Sala Stampa a Palazzo Marino
Quando:
Giovedì 27 Maggio - 10:00