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Sono perfettamente d'accordo sulla necessità di progettare la cosiddettà "democrazia partecipativa", che non può essere gestita con la spontaneità di un semplice "forum" anonimo come quello del Corriere (non me ne voglia il Corriere naturalmente, non si tratta di giudizio sull'iniziativa ma sullo strumento).
A mio avviso il problema principale in questo momento è la mancanza di una diffusa cultura del confronto, ovvero di un processo di scambio di idee simile al "peer review" proprio del mondo accademico: l'obiettivo di una discussione non deve essere "averla vinta" ma avvicinarsi quanto più possibile alla verità oggettiva.
Purtroppo questo tipo di atteggiamento (che ben si sposa col "pragmatismo" che dovrebbe essere proprio di una città come Milano), purtroppo è spesso inquadrato come inefficace e "debole", quasi che nel riconoscere le ragioni dell'avversario sia implicita la sconfitta, anche quando quest'ultimo ha oggettivamente ragione.
Viceversa a prevalere è quasi sempre un atteggiamento aggressivo (anche motivato da problemi oggettivi) che raramente lascia spazio a iniziative costruttive.
In questo senso ritengo che il ruolo di partecipaMi sia fondamentale nel diffondere la cultura del confronto costruttivo, abbracciando e non combattendo nessuna istituzione in modo da creare l'ecosistema adatto allo sviluppo di iniziative partecipative.
Roberto
In risposta al messaggio di Fiorella De Cindio inserito il 14 Maggio 2010 - 22:26