Questo sito utilizza cookie anche di terze parti. Per avere maggiori informazioni e per negare il tuo consenso all'utilizzo dei cookie clicca qui. Se prosegui la navigazione acconsenti all'utilizzo dei cookie.OK
francamente non vedo una cosa escludere l'altra. Un fatto è il sostegno alla riqualificazione della zona, alla tutela dei giardini, dell'area giochi per bambini, al miglioramento della viabilità, temi che mi sono a cuore. Un altro fatto è parlare di accesso alla cultura tramite punti di aggregazione sociale che tolgono giovani, ma anche meno giovani, dall'isolazionismo della propria solitudine, in una società attuale, e Milano spesso ne è esempio, che chiude ogni possibilità di confronto e di dialogo, di utilizzazione di momenti culturali come momenti di crescita collettiva. Viviamo in una città in preda di fobie stravaganti: i giovani fanno troppo rumore, i concerti serali non devono essere fatti perchè disturbano la quiete anche in una landa isolata come Monluè, non si deve bere, non si deve discorrere e divertirsi insieme. E' una città di divieti. Spesso sono comprensibili, ma non si crea senso civico se ci si appresta a chiudere patrimoni della nostra cultura musicale e artistica. Il Plastic non è frequentato solamente da persone che non sembrano grandi intellettuali. Il Plastic vede giovani e persone, glielo assicuro perchè ne conosco, che amano vivere la propria sera insieme ad altre persone, discutendo, confrontandosi, bevendo un buon drink al suono di complessi musicali internazionali di grande portata. Ora perchè chiuderlo? Quale è il risultato che potrebbe conseguire? Che cosa ne deriva per la città? Eliminare qualcosa che finora ha ben funzionato e che è stato considerato da persone come Andy Warroll uno dei più bei locali notturni europei non è altro che privare la città di un'occasione, di 'un'opportunità di crescita cultuale aggregativa. Il Plastic, le ricordo, è stato insignito della Civica Benemerenza: questo non ha, quindi, un carattere privatistico e commerciale, degradando questo tempio della musica degli ultimi anni a mero bar di periferia, ma assume una rilevanza pubblica, una dimensione per cui il Comune, dopo un riconoscimento di siffatta portata, non può rimanere imperterrito a vedere cosa accade tra la proprietà e i gestori del locale. Ripeto, francamente, no comprendo la sua scaletta delle priorità, essendo tutto rientrabile nelle priorità che tale amministrazione dovrebbe perseguire, affidando semplicemente più poteri ai consigli di zona, e a cui dovrebbe dare risposte adeguate.
Cordiali saluti
Alessandro Rizzo
In risposta al messaggio di Francesco Ginocchio inserito il 8 Mar 2010 - 12:04