.: Discussione: Circa i Rom al Rubattino
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Da milano.corriere.it:
dalla parte del cittadino Un messaggio senza rabbia sullo sgombero dei Rom Cara Isabella, l'altro giorno è stato sgomberato il campo rom in zona Rubattino. Da residente nella zona, dovrei essere contento, non ci saranno più queste persone trasandate e senza lavoro che gironzolano per il quartiere, che mi fanno paura quando li incontro la sera nei viali, che vivono di elemosina o di espedienti. In realtà sono triste. Nei giorni scorsi avevo visto genitori rom portare i figli nel parco sotto casa mia, staccare uno dei tubi per l'irrigazione del prato, e lavare i bambini così, all'aperto, davanti agli occhi di tutti. Sul momento sono stato preso da un impeto di rabbia, avrei voluto allontanarli indignato. Poi ho pensato ad un padre che, per lavare i propri figli, è costretto ad umiliarsi in questo modo perché nel campo dove vive non c'è acqua, perché non ha altri mezzi per cercarsi una sistemazione migliore. E mi sono fermato. Il giorno dello sgombero ho visto bambini rom piangere perché non andranno più a scuola, non vedranno più i compagni e le maestre. Quando sono arrivati lo scorso anno, questi bimbi non conoscevano una parola di italiano. Li vedevo arrivare nella scuola elementare di mia figlia, erano spaventati, lo sguardo preoccupato, non volevano separarsi dai genitori. Anche i genitori erano timidi, si tenevano in disparte, quasi si vergognassero di avvicinarsi ai «residenti». Dopo qualche mese erano cambiati, sia i grandi che i piccoli. I bambini rom erano felici, giocavano con gli altri bambini. Accompagnando mia figlia a scuola la vedevo correre incontro alla sua nuova amichetta che viveva in una casa con le ruote, le vedevo abbracciarsi strette, prendersi per mano per raccontarsi le avventure del giorno prima. Anche i genitori sorridevano, ma sempre con una vena di malinconia. Che ne sarà di queste famiglie? Dove andranno questi bambini? Cosa si può fare per loro? Non ho risposte. Dovrei essere contento, il mio quartiere adesso è tornato alla normalità. So solo che mentre andavo al lavoro, mi veniva da piangere. Paolo Cremonesi
21 novembre 2009(ultima modifica: 23 novembre 2009) |
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