.: Discussione: È nato il Comitato di iniziativa e vigilanza sulla mafia
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Da milano.corriere.it:
Milano e la Lombardia crocevia della criminalità organizzata Expo, nuovo business della 'ndrangheta La Dia ha controllato una cinquantina di imprese. Il sindaco di Buccinasco: non siamo in mano alle mafie MILANO - I miliardi, quelli veri, passano nelle telefonate intercettate. Nei dialoghi in calabrese stretto sulle forniture di cemento della nuova metropolitana, sui carichi di terra da muovere da una parte dall’altra di Milano. L'inchiesta sull’Expo, sulla grande esposizione del 2015 è un filo sottile tracciato tra la Lombardia e Reggio Calabria. Si parla di grandi opere, di appalti e subappalti. Studiano, le cosche della 'ndrangheta, le nuove strade per aggirare la rete dei controlli. Una rete a maglie larghe nonostante il Comitato per la legalità voluto dal governatore Roberto Formigoni (con il generale Mori e il prefetto De Donno), e nonostante la lente d’ingrandimento sulle opere pubbliche della Direzione investigativa antimafia. Proprio la Dia quest’anno ha controllato una cinquantina d’imprese sospette e ritirato ventina di certificati antimafia. A ridosso di Ferragosto, mentre lo scrittore britannico Frederick Forsyth arrivava a Milano e Buccinasco per «studiare le cosche» su consiglio dell’Fbi, a Reggio Calabria è accaduto un mezzo terremoto. Secondo le rivelazioni del settimanale Panorama, una talpa alla Dda avrebbe «soffiato» informazioni ad alcuni indagati proprio per l’inchiesta sull’Expo. Cimici sparite, e appartamenti e uffici «bonificati» dai boss. Un’indagine silenziosa e molto delicata. A Milano se ne occupa un pool di tre magistrati. «Non si può fingere, le cosche sono attive ovunque ci siano affari, i nuovi cantieri sono un’occasione d’oro: bisogna intervenire subito». Le ’ndrine si muovono su due piani comunicanti: il traffico di cocaina e gli affari leciti con imprese legate a prestanome. E l’edilizia resta il mercato preferito: pochi controlli, molti cantieri. Così, per polizia e carabinieri, il 70% del movimento terra a Milano finisce tra subappalti e «noli a freddo» (commesse che non richiedono certificazioni antimafia) per cadere - anche inconsapevolmente - nelle mani delle cosche. E capita allora che imprese legate agli Strangio, la stessa famiglia della strage di Duisburg (6 morti il 15 agosto 2007), finiscano poche settimane fa a «fare qualche carico di terra» al «Cantiere del nuovo» della Provincia in via Soderini. La rete delle cosche a Milano, dicono gli inquirenti, passa dalle temute famiglie Barbaro e Papalia di Buccinasco. Una presenza assodata da vecchie inchieste e nuovi riscontri. Tanto che il figlio di Antonio Papalia, padrino all’ergastolo, il 26enne Domenico, viene indicato nei rapporti dell'Antimafia come il «nuovo referente» per i clan: «Un elemento autorevole capace di aggregare gruppi di giovani provenienti da Platì (Rc) particolarmente attivi nel traffico di droga». Gli stessi ragazzi, stavolta legati al clan Pangallo, che nelle intercettazioni parlano di playstation per nascondere fiumi di cocaina. Buccinasco, proprio come indicato dall’Fbi è finita per diventare un simbolo della presenza mafiosa, in realtà estesa da Milano al Lecchese. Il sindaco Loris Cereda, difende la città e garantisce il massimo impegno: «C’è un passato pesante, ma Buccinasco non è in mano alle cosche». Tre mesi fa il consigliere comunale del Pdl Luigi Iocca è finito in un’inchiesta per riciclaggio. La casa perquisita, poi la sua posizione è stata stralciata. Ancora il sindaco: «La città è sempre nel mirino mediatico e per questo è in prima linea per la legalità. Siamo sicuri che altrove ci sia la stessa attenzione?». Cesare Giuzzi 21 agosto 2009 notizie correlate: LA MAPPA DELLE COSCHE |
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