Milano e la Lombardia hanno un grosso problema: che sono i milanesi e i lombardi stessi a non credere al turismo come risorsa. E non ci credono perché considerano “brutta” la propria città e la propria regione. Nell’Italia dei mille campanili, milanesi e lombardi sono gli unici campanilisti alla rovescia. Per dire: fanno le code per vedere le chiese umbre e ignorano i gioielli romanici lombardi, in primis l’abbazia di Viboldone: se fosse anche solo in Toscana ci sarebbero frotte di milanesi in visita, ma siccome è vicino a San Giuliano Milanese nessuno va a vederla. E questo è solo un esempio.
Forse siamo un po’ vittima di un certo conformismo culturale all’italiana che vuole il Nord ricco ma brutto e cattivo, e il Sud povero ma bello e buono; sta di fatto che le bellezze artistiche e naturali della Lombardia sono perlopiù ignorate e non solo dai lombardi stessi. Prova ne è il Lago di Como: ci vengono dagli Stati Uniti con voli intercontinentali, ma non si trova un turista italiano neanche a pagarlo oro. Per l’italiano medio, “andare in vacanza in Lombardia” è una battuta da Zelig.
Per fare una politica del turismo in Lombardia occorre, con molta dedizione a altrettanta pazienza, farla conoscere. Far capire, a lombardi e non, che la nostra regione non è solo la serie di capannoni e orrendumi anni ’60 che seguono la A4, ma è anche parchi, paesaggi naturali, città d’arte di prim’ordine. Anche perché, persino regioni blasonate come la Toscana non sono un totale idillio: la conurbazione Firenze-Prato-Pistoia non ha nulla da invidiare alla direttrice Milano-Cinisello-Monza, e altrettanto orribili sono le zone industriali di Pisa, di Livorno, di Rosignano. La Toscana ha bellezze artistiche e paesaggistiche inarrivabili e le sa valorizzare al meglio: dovremmo anche noi imparare un po’ da loro; abbiamo di meno, certo, ma abbiamo comunque tanto.
Chi può promuovere la conoscenza della Lombardia è senz’altro chi ci amministra: occorre convincerli che vale la pena di puntare sul turismo, specie in un momento di crisi come questo.
Negli ultimi anni i centri storici delle nostre città sono stati ristrutturati e pedonalizzati in modo soddisfacente e risultano piacevoli nonostante qualche bruttura edilizia risalente al boom industriale; anche le oasi verdi sono assai più numerose e curate che in passato.
E allora serve una piccola rivoluzione nel modo di essere e di presentarci:
- Essere più turisti a casa nostra, vivendo Milano e le nostre città come occasione di svago e non solo come luoghi dove vivere e lavorare e da cui fuggire a gambe levate nel fine settimana. Più saremo così, più le istituzioni stesse saranno portate rendere più fruibili e attraenti le nostre città.
- Presentarci non solo come la regione della finanza, della moda e del design, ma anche dell’arte e dei paesaggi.
Dal Lago Maggiore a quello di Garda passando per Como, Lecco e Iseo, dalla bassa padana verde e spopolata, dove si può pedalare per ore su un argine sentendo solo grilli, cicale e usignoli, alle vette dolomitiche delle Orobie orientali (avete letto bene: dolomitiche), dai vigneti dell’Oltrepò ai ghiacciai della Valtellina, la nostra regione ha molto da mostrare.
Però, dobbiamo andare a dirlo in giro!
Saluti,
Gianfranco Bottarelli