.: Discussione: Un Futuro da inventare come nel dopoguerra
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http://www.vivere.milano.it/blog/articolo.asp?articolo=993 Un Futuro da inventare come nel dopoguerra
Di Cesare Fracca ( 16/03/2009 @ 10:37:46, in Generale, letto 146 volte) I cittadini di VivereMilano, che dal 2005 sono riuniti spontaneamente con l’obiettivo di aiutare la nostra città a sciogliere i nodi irrisolti del vivere cittadino, stanno seguendo con interesse il dibattito in corso sulle pagine del Corriere. Nel periodo di peggior crisi della storia americana il presidente Roosvelt - facendo appello alla capacità di ripresa dei cittadini e all’alleanza tra mondo intellettuale e mondo economico - riuscì con il New Deal a ridare spinta al paese. Oggi ci sta riprovando Obama. E noi italiani, noi milanesi ? L’arrivo della crisi economica sta mettendo a nudo la pelle di Milano, una capitale economica tra le più ricche d’Europa, il cui benessere non riesce da anni a tradursi in beneficio comune. Milano è senza bambini e piena di cemento. Senza fabbriche e piena di automobili. Piena di banche ma senza un destino comune. Le sue risorse più fresche e dinamiche non trovano lo spazio per esprimersi. Per un intero anno abbiamo sentito parlare del futuro amministratore delegato per l’Expo anziché del nostro futuro. Il nuovo affarismo dei partiti ha sostituito il vecchio clientelismo, e il teatrino della politica ha collocato i cittadini nelle curve di un grande stadio, divisi nel tifo per una partita che non ha fatto vincere nessuno. E che, al contrario, ha bloccato la possibilità piena di espressione delle sue risorse migliori, ovunque provengano. Milano è sempre stata la città dell’orgoglio del fare, dove da sempre, chiunque ‘fa’ è milanese di diritto. E’ qui che sta la sua identità. Da questo deve ripartire se non vuole rinnegare se stessa. Dopo anni di invasione da parte di un esercito piccolo ma unito sotto la comune bandiera del profitto e dell’interesse privato, è arrivato il momento per tutti di uscire uniti dalle curve e di riprendere in mano il futuro, così come hanno fatto, insieme, i tanti che nel dopoguerra hanno ridato slancio, fiducia e vitalità alla città. Ritirando la delega dalle mani di chi ha dimostrato in questi anni di non saperla e non volerla usare per il bene comune. E investendo sulla città le nostre intelligenze, le nostre idee, le nostre proposte, le tante risorse che circolano oggi e che possono costruire la città del domani. Prima che la moneta del futuro vada fuori corso. Milano non ha bisogno solo di un manifesto per la cultura, ma avrebbe anche bisogno di un manifesto per il futuro, l’economia, l'etica, l'essere cittadini, la scuola, l'ambiente, la politica, i bambini … Noi crediamo che ci sia bisogno di un manifesto capace di far nascere altri manifesti; perchè in tutti i campi si avverte la crisi, di senso, di prospettive e di contenuti. Un manifesto basato su ciò che ci unisce: non è più tempo di dividere, di frammentarsi, di disperdere le energie, ma di confrontarci, di ascoltarci, e di risalire alle origini, alle cose comuni, per scoprire quello che ci accomuna come donne e uomini, come cittadini. Un manifesto fatto di progettualità condivise e non solo di parole, basato sul fare e sulla quotidianità: non abbiamo bisogno solo di eventi unici e temporanei come l’Expo; non dobbiamo aspettare il 2015 per affermare l’orgoglio di Milano. E’ questo il senso del manifesto cui noi aderiamo, e che chiediamo a tutti i milanesi di buona volontà di scrivere insieme a noi con l’inchiostro di progetti concreti. Un manifesto del fare che ci piacerebbe iniziasse a essere scritto in Triennale, con un incontro aperto alla città, a partire dai capitoli della mobilità e dei consumi, dell’energia e dell’abitare che costituiscono il banco di prova su cui Milano misura la sua capacità di uscire dalla nuova guerra globale che rischia di sconfiggere tutti.
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