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Da milano.corriere.it:
DALLA PARTE DEL CITTADINO Noi mamme e le mense scolastiche Vigilare sui cibi non è optional Il cibo servito a scuola è per lo più accettabile, ma ci sono piccoli problemi che devono trovare soluzione Sono la mamma di un bimbo di prima elementare e faccio parte della commissione mensa della scuola Bergognone. Torno sul tema, anche rispondendo a quanto detto di recente dal professor Carruba di Milano Ristorazione. Con profonda pacatezza, volevo precisare che ci sono madri che dedicano una parte preziosa del loro tempo alla scuola, che hanno rapporti molto soddisfacenti con i dipendenti di MiRi, che se trovano un cucchiaio sporco non lo sventolano, non sparano mail a raffica, ma lo fanno notare con delicatezza alle addette, denominate scodellatrici, che ogni giorno si fanno in quattro per servire il pranzo ai nostri ed ai loro bambini, donne che se necessario si portano i carrelli scaldavivande a mano per le scale ed anche per più piani. Ci sono mamme che, pur lavorando, sovrintendono alla scelta degli alimenti da dare ai loro bambini. Ci sono mamme che quando arriva una mail catastrofica si informano della veridicità della notizia, che non dicono che il cibo di MiRi fa schifo, ma neanche che è eccezionale. Mamme che fanno capire ai loro bimbi di essere per molti versi dei privilegiati, che insegnano a non buttare il cibo, che cucinano broccoli e cavoli ma all'occorrenza possono andare in un Fast Food… mamme, insomma, che non si fanno strumentalizzare. Queste madri possono avere il diritto di chiedere per la mensa prodotti derivanti da filiere più corte e più ecologiche o no? Il cibo di MiRi è assolutamente accettabile e alle volte anche di più, ma è innegabile che ci siano cibi tipo la pizza che risentono della permanenza nei contenitori termici, che le polpette o il medaglione non sono molto graditi, oltre che difficilmente tracciabili nelle loro composizioni e trasformazioni. È così fuori luogo chiedere di trovare soluzioni a questi due o tre piccoli problemi? Infine, per quanto riguarda il costo del pasto, certi discorsi non li posso sentire perché la sicurezza delle materie prime non ha prezzo, in particolare in un contesto nel quale la mensa viene imposta e non si può scegliere di non usufruirne. Oltre a ringraziarla per il giudizio equilibrato e per la pacatezza particolarmente benvenuta in quel che è ormai una specie di guerra combattuta intorno a pizze, polpette, cavoli e finocchi imbanditi ai nostri figli, devo riconoscere che lei ha probabilmente individuato uno dei veri noccioli della questione, e cioè che la mensa è obbligatoria. Nessuno, insomma, può sottrarsi, ripiegando su una «schiscètta» portata da casa per cui proteste e lamentele sono, per forza di cose, oltre che inevitabili, anche più che lecite Isabella Bossi Fedrigottiibossi@corriere.it 10 aprile 2010(ultima modifica: 12 aprile 2010) |
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