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Da milano.corriere.it: di Rodolfo Sala Meno soldi per le opere e pesanti dubbi sull’opportunità di costruire dal nulla il quartiere espositivo accanto alla Fiera. Li hanno espressi soprattutto i leghisti, e si sa che pure il ministro Tremonti vorrebbe dare un colpo di freno. Dopo Letizia Moratti, anche Roberto Formigoni dice che è «impossibile» cambiare in corso d’opera il progetto già approvato dall’organismo internazionale che nel marzo dello scorso anno ha assegnato a Milano l’edizione del 2015: «La possibilità di utilizzare i padiglioni fieristici è tassativamente esclusa dal regolamento del Bie, piaccia o no l’Expo deve avvenire in un’area dedicata e costruita ex novo». Aggiunge con malizia il governatore: «L’idea di fare tutto in Fiera era venuta anche a me, ma poi ho verificato che è impossibile, con buona pace di chi arriva buon ultimo a sostenerla». Eppure nella Lega i distinguo non cessano. Anzi. Ecco Davide Boni, assessore all’Urbanistica e capo delegazione del Carroccio nella giunta Formigoni: «Ci sono due strade per uscire dall’impasse: meno opere per l’Expo, come ha già detto Castelli, e un ridimensionamento degli spazi espositivi: quando abbiamo vinto, il terremoto non c’era ancora stato... «. Aggiunge Matteo Salvini, deputato e consigliere comunale: «A Siviglia hanno costruito una cattedrale nel deserto, spazi enormi che dopo l’Expo non sanno come riempire; quindi non è assolutamente campata in aria l’ipotesi di appoggiare la nostra Expo, che sorgerà nell’area di Rho-Pero, alla Fiera». E aggiunge: «In tutto o in parte». Il 2 giugno, a Parigi, potrebbe arrivare il momento della verità: assemblea generale del Bie, e le carte dovranno essere messe in tavola. Intanto anche il Pd avanza corposi dubbi sulla copertura finanziaria dell’evento: «Siamo sicuri — si chiede il consigliere comunale Fabrizio Spirolazzi — che quando si arriverà al dunque le risorse dei privati arriveranno?». Per l’Expo che arranca, due giorni di «happening», dice Formigoni che fissa per i primi di luglio i già annunciati Stati generali: «Per stimolare il coinvolgimento popolare all’evento, accogliere proposte che arrivano dal basso». E soprattutto, insiste, per allontanare «il rischio che tutto ciò che è avvenuto in questi mesi possa aver fatto perdere un po’ di entusiasmo». La puntualizzazione del governatore — che lunedì presiederà il Tavolo Lombardia convocato anche per fare il punto sui tagli alle infrastrutture connesse all’Expo, tagli già annunciati dal viceministro Roberto Castelli — dovrebbe servire ad accendere un pochino di ottimismo in vista dell’appuntamento del 2015, che la crisi economica e l’emergenza terremoto hanno di fatto già ridimensionato. (23 maggio 2009) |
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