.: Discussione: Imbrattamento della città
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Da milano.corriere.it:
Polemica tra i graffitari. Oggi il processo a Bros Patto Comune-writer: «Via a dieci progetti per colorare la città» Muri legali da Porta Genova a Triboniano MILANO - È finita com’era iniziata: a panettoni. Settanta paracarri di Porta Genova saranno decorati con immagini di bambini, robot e pinguini, gli stessi che Pao (Paolo Bordino) dipingeva dieci anni fa, di notte, abusivamente. Ora glieli commissiona il Comune: dovranno riqualificare il piazzale della stazione. L’epoca del muro contro muro è finita, i writer avranno i loro muri. Una decina di vetrine per l’arte di strada. Legali. Da via Torino (zona Fnac) a viale Cassala, da Ludovico il Moro al campo rom di Triboniano. Il progetto «Walls of Fame» è partito e prova a segnare una svolta nei rapporti tra la giunta Moratti e i graffitari di successo. Succede nel giorno in cui Palazzo Marino chiede al giudice la condanna di uno dei nomi più celebrati della street art milanese: Daniele Nicolosi, alias Bros. Non si pagherà il biglietto e neppure l’Amsa per ripulire il cemento: «Walls of Fame» è una mostra aperta sul tema «La città che vorrei», fortemente voluta dal sindaco Letizia Moratti, ideata dagli assessori Finazzer Flory (Cultura) e Cadeo (Arredo Urbano), e diretta da Gisella Borioli, cuore e anima del Superstudio Più di via Tortona: «Questo progetto è un riconoscimento alla qualità dell’arte pubblica, sull’esempio dato da Berlino, da Parigi. Anche Milano, adesso, s’è accorta che la street art può migliorare l’aspetto della città». Borioli ha spedito gli inviti, organizzato gli incontri, ricevuto qualche no, ha insistito e convinto un gruppo di artisti: Pao, Nais, Neve, Ozmo, TvBoy, El Gato Chimney, Santi, Bo130 e KOne (stanno scegliendo i muri adatti ai murales, la lista è quasi pronta). Ozmo, all’anagrafe Gionata Gesi, è autore di molti pezzi illegali, contestati e cancellati dal Comune, dal Dax in Darsena all’immagine di Carlo Giuliani in via Bramante: «La Moratti ci ha definito public artist, vedremo se avrà il coraggio di scommettere su di noi». Perché un nodo rimane. Palazzo Marino seleziona gli «artisti » e punisce gli «imbrattatori », ma spesso gli uni sono (o sono stati) gli altri. È il caso di Bros, atteso oggi in Tribunale. Il Comune l’ha denunciato e s’è costituito parte civile: «Io ho rifiutato l’invito alla "Walls of Fame". Se il sindaco mi chiede d’intervenire legalmente, beh, vuol dire che avrà apprezzato anche i pezzi abusivi, no? In sintesi, la contraddizione non è risolta: cos’è arte, cosa no?». Anche Ivan Tresoldi, poeta di strada e socio della casa di produzione Art Kitchen, non ha risposto alla convocazione di Palazzo Marino: «Ho scarsa fiducia che si possa fare un progetto condiviso, senza che il mio lavoro venga strumentalizzato». Il suo casellario giudiziario raccoglie denunce per danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale e appropriazione indebita di immobile: «Un patto di legalità tra me e il Comune e lo Stato — chiarisce Ivan — non è possibile né voluto». Armando Stella 12 luglio 2010 |
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