Opzioni visualizzazione messaggi
:Info Utente:
![]()
:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0 Quanto condividi questo messaggio?
|
![]() |
Da ViviMilano - caso del giorno: http://www.corriere.it/vivimilano/caso_del_giorno/articoli/2008/11_Novembre/25/caso.shtml Andrea Bruschi
Caro Bruschi, l’idea di rivalutare la funzione residenziale di Milano non è nuova, risale almeno a venticinque anni fa, quando la città si trovò a fare i conti con la perdita di 540 mila abitanti rispetto al picco di 1.825.000 circa del 1972. Con la chiusura delle grandi fabbriche e il boom del terziario, Milano diventò una Milànin di poco più di 1.200.000 abitanti. «Staremo meglio», diceva il sociologo Guiducci. «Quanti meno saremo, tanto peggio staremo», profetizzava l’architetto Meneghetti. Allora un progetto come quello dell’assessore Masseroli sarebbe servito. Si fece invece l’esatto contrario: Milano si è ingolfata di funzioni commerciali, è diventata città di servizi, il decentramento è fallito, l’area metropolitana è morta, il pendolarismo è esploso. Più che ripopolare Milano oggi bisognerebbe creare una funzione urbana oltre i confini ormai datati e immutabili che definiscono la città e il suo hinterland. La vera scommessa è questa. Aumentare di più della metà l’edificabilità del territorio comunale appare un favore all’impresa del mattone più che un progetto di qualità urbana. Ci si chiede come farà una città gonfiata con 700 mila nuovi residenti a garantire servizi accettabili per tutti. Riconquistare la città e ripopolarla è una bella scommessa. Ma la crescita di Milano dipende solo dalle nuove volumetrie? gschiavi@rcs.it Giangiacomo Schiavi 25 novembre 2008 |
|
![]() ![]() |
|