.: Discussione: Cittadella della giustizia, un altro rinvio?
Opzioni visualizzazione messaggi
Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:
![]()
:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0 Quanto condividi questo messaggio?
|
![]()
accedi per inviare commenti
|
Da milano.corriere.it:
DALLA PARTE DEL CITTADINO Bruti Liberati: il tribunale? No al trasloco, sì al restauro Polemiche dopo la visita del Camper del Corriere: nasce il partito contro la cittadella della giustizia al Corvetto MILANO - Il palazzo di Giustizia di Milano è un’opera di enorme pregio dal punto di vista architettonico, è un edificio costruito espressamente per questa funzione, dentro la città...». Perché, allora, lasciarlo per l’ultima periferia sud, oltre il Corvetto, a Porto di Mare? No, è un’ingiustizia. Si apre il processo al trasloco del Tribunale. La difesa della sede storica è rappresentata anzitutto dal procuratore aggiunto Edmondo Bruti Liberati: «Questo è il palazzo in cui hanno lavorato Galli e Alessandrini, in cui s’è cercato di andare a fondo sulla strage di piazza Fontana, in cui sono state svolte le grandi indagini sul terrorismo e sui sequestri di persona, sul crack del Banco Ambrosiano e sulla vicenda Sindona. Qui sono state scoperte la loggia P2 e Tangentopoli... ». E i simboli, nella giustizia, hanno «la loro valenza», conclude Bruti Liberati: «Nessun’altra città al mondo si priverebbe di questo patrimonio». Il ministero della Giustizia ha concordato con Comune, Provincia e Regione la costruzione di una nuova cittadella della legge a Porto di Mare, con Tribunale e nuovo carcere. Per arrivarci è però necessario abbandonare l’attuale palazzo di Giustizia e dismettere San Vittore. Costo dell’operazione: circa un miliardo di euro. Tempi: da definire. La presidente del Tribunale, Livia Pomodoro, approva il trasferimento e individua nel vecchio palazzaccio la futura sede d’una grande organizzazione internazionale, tipo l’Istituto delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia. Eppure, dentro e fuori il palazzaccio cresce il partito del «no, grazie». Ne fanno parte magistrati, avvocati, professori. E sostiene la battaglia anche Italia Nostra: «L’edificio storico va tutelato». Il Tribunale è un capolavoro del razionalismo anni Trenta, progettato da Marcello Piacentini e arricchito da Mario Sironi, Carlo Carrà, Arturo Martini, Lucio Fontana. È in centro, «facilmente raggiungibile ». Ai detrattori, che denunciano la mancanza di spazi e gli alti costi di manutenzione, risponde il giudice Angelo Mambriani, anche lui contrario al trasloco: «Sono in costruzione nuove aule nell’area dell’Umanitaria, si possono riorganizzare e recuperare spazi interni e si deve accelerare sul processo civile telematico, per eliminare carta e archivi». In sintesi: abbandonare il palazzo di Giustizia è un delitto. Anche perché «non sono ancora stati quantificati i costi di manutenzione della nuova cittadella»: il Comune ha avviato tre mesi fa lo studio di fattibilità del progetto Porto di Mare, ma i risultati non sono ancora pronti. No al trasloco e «per fortuna una decisione definitiva non c’è ancora». La pensano così avvocati e docenti illustri, da Stefano Rubio a Francesco Delfini, da Ennio Amodio a Eva Cantarella. «L’operazione non deve rispondere a esigenze edilizie», insiste il procuratore aggiunto Bruti Liberati. E invita a rileggere la scritta in latino sul fronte del Tribunale, per chi l’avesse dimenticato, la giustizia è a fondamento del regno . Ecco, «resta un buon insegnamento». Armando Stella 16 ottobre 2009 Notizie correlate: Tribunale: «Sì al trasloco. Qui l’Onu anticrimine» Il presidente Giuggioli: «Ci vuole più fiducia nella giustizia» |
|
![]() ![]() |
|