CLANDESTINI? UN APPELLO DELL’OSSERVATORIO DI MILANO AI NOSTRI PARLAMENTARI: SEPARIAMO LA FARINA DALLA CRUSCA
Secondo uno studio dell’ Osservatorio di Milano il mondo di quella che viene definita clandestinità, che a livello nazionale conta 650'000 persone straniere, è una grande nebulosa di cui vanno definiti i contorni per non rischiare di assumere provvedimenti legislativi lesivi dei diritti umani e dannosi per l’economia del Paese. I lavoratori stranieri non muniti di permesso di soggiorno, in particolare per l’Africa Marocchini Egiziani e Senegalesi, per l’estremo Orienti Cinesi ed i Coreani, per l’America Latina Peruviani i Cileni e gli Equadoregni, per l’Europa gli Ucraini e gli Albanesi per il 60 % svolgono un’attività produttiva senza regolare contratto di lavoro. I settori dove maggiormente vengono impiegati sono l’ambito domestico, compresa l’attività di badante, le imprese edili, la ristorazione e le imprese di pulizie.
Giova precisare, ha dichiarato il direttore dell’Osservatorio Massimo Todisco, che dei 360'000 impiegati in nero e senza il permesso di soggiorno circa il 35% avrebbe potuto sanare la propria situazione di permanenza sul territorio, se il datore di lavoro avesse voluto provvedere in tal senso all’atto delle sanatorie.
Chiediamo una profonda disamina della situazione da parte del Parlamento al fine, dichiara Todisco, di operare una separazione tra “la farina e la crusca” espellendo e perseguendo chi esercita attività illegali, dando un tempo limitato a chi vivacchia per regolarizzarsi trovando un impiego documentabile, e sanando le situazioni laddove i datori di lavoro si dichiarassero in tal senso disponibili.“Solo così, ha concluso Todisco, si possono salvaguardare i diritti civili e non danneggiare l’economia di un paese che vuole definirsi democratico”.