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da ViviMilano: Acli, la Casa della carità e don Rigoldi: via al «cantiere» del welfare Volontari in rivolta: traditi dalla politica Aiuti ai poveri: l'accusa delle associazioni cattoliche. «Destra e sinistra ci usano, ora basta». Un cartello tra 36 sigle Il tutto sottoscritto da 36 gruppi e associazioni, dalle Acli a Comunità Nuova, dalla Casa della Carità al Coordinamento delle Comunità di Accoglienza, nel giorno in cui hanno tenuto a battesimo la nascita del «Cantiere per un Patto costituente di un nuovo Welfare»: iniziativa già ribattezzata da altri come la «rivolta del volontariato». Non vuol essere il solito «tavolo di chiacchiere», dicono le associazioni. Ma la volontà è precisa, ed è quella di mettere insieme «tutte le energie delle migliaia di persone impegnate nel terzo settore» affinché «il volontariato riconquisti un vero protagonismo». Ormai troppi, dicono ancora i sottoscrittori, gli esempi di un atteggiamento che «purtroppo accomuna tutte le forze politiche e che in sostanza è il disinteresse per il sociale: che a sua volta non è "un" problema ma "il" problema del mondo oggi». Ed è una dichiarazione — si legge nel comunicato congiunto delle associazioni — pronunciata oggi non per caso: «Vogliamo che le nostre esperienze parlino davvero anche in questo periodi di campagna elettorale». Così è vero che ad esempio Maria Grazia Guida, presidente di quel Ceas in cui sono tuttora ospiti gli ultimi rom sbaraccati da Opera, anche dopo aver inghiottito la sua esclusione dalle liste del Pd si tiene scrupolosamente alla larga da ogni polemica politica : «Dico solo che bisogna smetterla di concepire le politiche sociali unicamente come un costo, in realtà sono il motore dello sviluppo». Ma di politica parla eccome, seduto accanto a lei, Lucio Babolin del Coordinamento accoglienza: per dire che «questa politica ci ha stancato», e che «basta deleghe: adesso vogliamo autorappresentarci». E se don Virginio Comegna rilancia anche qui il suo ritornello di sempre, «noi siamo pronti a collaborare con tutti, ma deve esserci la volontà di collaborare con noi», questa volta è don Rigoldi a chiudere con il richiamo più forte, rivolto anche alle «coscienze » dei cattolici, politici e non: «Quando io vedo un razzista conclamato che va in piazza San Pietro a gridare "questo è il mio Papa" io dico che i cattolici devono dire no. E quando li sento dire "coi miei soldi faccio quel che voglio" io vorrei ricordare loro che il Vangelo dice il contrario. E che il razzismo, con la Chiesa, non ha proprio niente a che fare». Paolo Foschini |
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