.: Discussione: Milano Expo 2015: Cittadini condannati alla protesta o coinvolti nelle proposte?
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Vi è stata un'altra botta e risposta tra Libenskind e Berlusconi. che ha fortemente criticato i grattacieli.
La risposta dell’architetto Daniel Libenskind, nell’intervista al Corsera del 09/04/08 pag. 24, alle critiche dell’onorevole Silvio Berlusconi ai tre grattacieli che dovrebbero essere edificati nella vecchia Fiera di Milano appare dettata dal rancore, causato dalle vicende belliche del Novecento, non ancora lenito. Le critiche all’architettura che si contorce, che si accartoccia, che gesticola in tutte le direzioni, che s’inchina come il grattacielo dello stesso Libenskind per Milano sarebbero il segno di un non dimenticato nazi-fascismo che mette la museruola agli architetti (sic!). Questa mi sembra una risposta davvero banale, se non immatura, da parte di chi si dichiara persino seguace di Leonardo da Vinci. Poiché tutti gli architetti operanti sono seguaci di questo o quel grande dell’architettura, la questione sta nei modi con cui l’architettura dialoga con la città storicamente consolidata, tra appartenenza e alterità. Nel caso di Milano, l’icona che rappresenta da sempre la città unitariamente è quella del Duomo che è anche l’unica cattedrale gotica in tutta Italia. Milano, perciò, è una città che aspira ad elevarsi con le guglie e i pennacchi della sua Cattedrale, costruiti quando far crescere un edificio verso l’alto era davvero un' impresa architettonica miracolosa, divenuta simbolo della operosità e sfida contro le avversità dell'umanità. Mi sembra logico che un milanese resista alla sostituzione della propria identità storica con grattacieli simili a guglie contorte, che s’inchinano, che recidono il filo con la storia della città e la sua rappresentazione. Se almeno a MIlano ci fosse stato un ampio sviluppo dell'architettura barocca, come Roma e Napoli, si potrebbero capire alcune destrutturazioni del linguaggio architettonico. Ma, Milano aspira ancora oggi a elevarsi per uscire dalla crisi che attanaglia l'Italia all'inizio di questo terzo millennio. Se dopo tanta violenza, prodotta dalle guerre, non riusciamo a salvare il rapporto tra architettura, potere e storia vuol dire che i mali vengono davvero solo per nuocere e che qualcuno pensa alla nemesi della seconda guerra mondiale senza soluzione di continuità attraverso l’architettura che è l’arte più legata alle vicende politiche, sociali ed economiche. Altrimenti dove si prenderebbero le ingenti somme di danaro, necessarie per la costruzione delle grandi opere delle archistar? Isabella Guarini |
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