.: Discussione: Il punto su Quarto Oggiaro
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Da milano.corriere.it:
dalla parte del cittadino Quarto Oggiaro, assedio a boss e abusivi Cittadini-detective. Sì al piano di rilancio In nove mesi 156 arresti. Baby-spacciatori e bulli. «Troppi ragazzi a rischio» MILANO - C’è un pitbull che fa da guardia al commissariato. L’avevano abbandonato per strada, alla nascita. È femmina, e le femminucce sono meno cattive. Se la sono presa gli agenti, l’hanno posizionata dietro una cancellata vicino all’ingresso. Un po’ sbadiglia e un po’ abbaia, senza far paura. Il pitbull, dicono, è figlio di un cane noto in quartiere per l’aggressività pari, garantiscono, a quella della sua padrona. Ieri quattro mamme hanno regalato al commissariato una torta, con dedica: «... per addolcire tutte le amarezze procurate dal nostro quartiere». Tra le ultime amarezze c’è l’arresto, pochi giorni fa, di un 16enne, per droga. In totale, da gennaio, compresi i maggiorenni, ci sono stati 156 arresti. Sempre ieri ci hanno raggiunto sei cittadini: «Se vediamo spacciatori, risse, pestaggi, se nelle cantine troviamo motorini rubati, chiamiamo la polizia » hanno tenuto a dire e invitato noi a dirlo. In fondo è qui, è questa la rivoluzione di Quarto Oggiaro: la gente si fa sentire, e che si sappia in giro. Fino a due anni fa le rare denunce erano anonime. Se qualcuno telefonava aveva sbagliato numero oppure voleva minacciare. Nella Milano che dà la caccia ai clandestini, a Quarto Oggiaro l’80% dei residenti e la stragrande maggioranza dei delinquenti sono italiani. L’antologia criminale, i boss, i ghetti... Qualcosa è migliorato. Qualche fortino abbattuto, qualche piazza recuperata, qualche banda azzoppata. Ma può la riqualificazione di una periferia essere unicamente una questione di sicurezza? L’azione della Questura a Quarto Oggiaro è stata incisiva, e insistita. A chi avanza obiezioni vengono mostrati i numeri ed elencate le operazioni. Ma gli altri attori istituzionali? Gli abitanti domandano per quale motivo mai non si vedano i benedetti vigili e quale sia l’ostacolo, lo si spieghi una volta per tutte, che impedisce di recuperare e riassegnare un appartamento finalmente liberato dagli abusivi. Vorrebbero sapere, gli abitanti, perché non ci si dedica a riconvertire, utilizzandoli per attività sociali o di svago, gli eterni sfitti negozi di piazzetta Capuana. Non ci sono prostitute, in quartiere. Nel senso che nessuno le chiama così. Sono note per nomi e nomignoli, al massimo per gli appellativi legati a particolari tipi di prestazione. In realtà fanno altri lavori, poi arrotondano più che arricchirsi. Il parrucchiere per donne di via Renato Simoni è un ometto con i baffetti ingialliti. Quasi chiede scusa per il disturbo. Vicino ai 65 anni, si è presentato per raccontare che per 45 anni ha lavorato e pagato ogni santa tassa eppure «mi ritrovo con una pensione di 500 euro. È giusto? » . Ci sono alcune donne, abusive, e alcune lo sono da decenni; eppure hanno organizzato un presidio contro la politica degli sgomberi, in palazzoni già di proprietà del Comune. Chi paga con regolarità l’affitto dice: «Ci mancherebbe altro. Cacciateli». Parole alle quali seguono i fatti: cioè segnalazioni in tempo reale di occupazioni abusive che hanno portato le forze dell’ordine a sventare 97 tentativi. Ieri l’Aler (che ha appena ereditato dalla Gefi la gestione dei palazzi del quartiere) ha attivato una disinfestazione di cantine piene di topi e zecche. In certi palazzi popolari l’Aler vorrebbe metterci ad abitare poliziotti e universitari. Forze fresche e nuove, per mischiare e spostare gli equilibri in un quartiere stanco dei luoghi comuni tali anche per colpa di certi soliti luoghi abbruttiti di generazione in generazione. L’elenco è infinito. Il casermone di via Cittadini dalla mostruosa architettura popolato da briganti vecchi e nuovi; la parte del parco di Villa Scheibler, sul lato di via Otranto, usata per lo spaccio; esterni di bar tremendamente affollati a ogni ora, di solito dagli stessi clienti. Fuori da uno di questi bar, verso largo Boccioni, un giovane lungagnone viene chiamato da una pattuglia della polizia. L’ispettore abbassa il finestrino: «Buongiorno. Come andiamo?». Il lungagnone: «Buongiorno. Ho fatto i miei lunghi mesi dentro... Droga? Sì, se lo ricorda? Ah, mi ha arrestato lei... Adesso sono pulito. Non ci casco più». L’ispettore: «Te lo auguro». campercorriere@corriere.it Andrea Galli 08 ottobre 2009 · NOTIZIE CORRELATE· Tutti i video del Camper· «Basta degrado, qui c'è voglia di riscatto»· Le risposte degli avvocati· La voglia di cambiare di Gianni Biondillo |
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