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12 immigrati moldavi senza permesso di soggiorno raccolsero l’invito del sindaco Cofferati, durante gli sgomberi del 2005, a denunciare i propri caporali, in cambio dell’impegno del sindaco ad attivarsi per fare ottenere loro lo speciale permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale. Si trattava di estendere allo sfruttamento del lavoro nero le condizioni previste dall’art. 18 della legge Turco Napolitano per le donne (e gli uomini) vittime dello sfruttamento, che decidano di affrancarsi dalla tratta deenunciando i propri sfruttatori. Anche a seguito del patto sulla sicurezza firmato con il ministro Amato, e dopo un non semplice percorso legale, il risultato è stato raggiunto e il permesso di soggiorno riconosciuto ai 12 immigrati moldavi non più irregolari dal questore di Bologna.
La seconda è da Corsico.
Dopo una rapina in un supermercato, i rapinatori sono stati bloccati all’uscita da tre senegalesi (di cui due irregolari), che vendevano mercanzie, e consegnati ai carabinieri. La legge dovrebbe prevedere, con uno speciale permesso di soggiorno, un giusto riconoscimento per l'impegno civile dei due senegalesi.
I due fatti rimandano, a mio parere, a una concenzione della legalità, che condivido molto, intesa come maggiore opportunità di inclusione sociale, che supera sia la legalità astratta, sia quella semplicemente solidaristica (io ti do i servizi se tu rispetti la legge). Rimandano piuttosto a come, attraverso il rispetto più rigoroso della legge si possano declinare ed estendere i diritti civili.