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Caro Paolo,
Alcuni giorni fa ho fatto una bella chiacchierata con uno dei maggiori tecnologi milanesi, Michele Morganti, progettista della prima centrale digitale italiana (Telettra) e oggi alla Siemens di Cassina dè Pecchi, ovvero del gruppo che ha creato uno dei primi trasmettitori radio Wimax al mondo. Il Wimax è una sorta di super Wi-fi, una radio digitale che permette di connettere per decine di chilometri a vari megabit. In pratica il Wimax è come avere la larga banda per intere città o aree montane o di campagna. A costi molto bassi, saltando i cavi telefonici di esclusiva proprietà di Telecom Italia. Questa tecnologia significa, in soldoni, una internet più pluralista, senza monopoli, con effettiva concorrenza e quindi prezzi più bassi per gli utenti. C'è un problema serio però, le frequenze. Le frequenze radio sono un bene pubblico, allocate dallo Stato. E quelle che servono per la diffusione piena del Wimax sono in parte destinate alla tv digitale (il famoso e discusso digitale terrestre) e in parte ancora usate dall'esercito e per altri scopi. Per il Wimax è stato previsto un spazio di frequenze piccolo. Non sufficiente a consentire un gran numero di operatori licenziatari, come concorrenza vorrebbe. Il rischio è quindi che quelle poche licenze se le piglino solo i soliti noti, i big, bloccando concorrenza e innovazione da parte dei piccoli operatori, i più dinamici. Di qui il consiglio di Morganti: riservare almeno la metà di questa poca banda di frequenze disponibili a una rete Wimax condivisa, in gradi di far giocare tutti sulla larga banda competitiva, a partire dalle grandi città. Quindi, come tu sospetti, c'è dell'altro nella mia proposta di una public company per le infrastrutture condivise. C'è un pezzo importante, se non decisivo, della effettiva liberalizzazione delle telecomunicazioni, e del pluralismo di Internet, a favore di noi utenti. Spero di aver risposto in modo esauriente alla tua domanda.
Se vuoi un po' documentazione puoi leggere qui: http://punto-informatico.it/p.asp?i=56467
ciao Beppe
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