.: Discussione: Zona Stazione Centrale invivibile!
Opzioni visualizzazione messaggi
Seleziona la visualizzazione dei messaggi che preferisci e premi "Aggiorna visualizzazione" per attivare i cambiamenti.
:Info Utente:
![]()
:Info Messaggio:
Punteggio: 0
Num.Votanti: 0 Quanto condividi questo messaggio?
|
![]()
accedi per inviare commenti
|
Da milano.corriere.it:
Il camper del corriere alla Stazione Centrale Una sfida possibile Restano problemi da risolvere, ma il miglioramento è visibile ed esportabile in altre zone di Milano Allora si può fare, si può eliminare la parola vergogna appiccicata per anni a una piazza e a un luogo, si può dire che la Stazione Centrale non è più il capolinea della disperazione a Milano. Raccogliamo questo segnale davanti al camper del Corriere e fa piacere sentire tante voci che dicono «adesso è meglio», «c’è meno paura», «è finito il suk»: è il segnale che quando si cambia in meglio i cittadini ritrovano un po’ di fiducia nelle istituzioni e altre sfide contro il degrado sono possibili. E’ legittimo dire «finalmente», perché ci sono voluti anni di denunce, fiaccolate, proteste, agguati, borseggi al chiuso e all’aperto e sit-in davanti a Palazzo Marino per smuovere l’inerzia della politica, ma è corretto riconoscere che qualcuno ci ha messo l’impegno e anche la faccia, si è dato da fare per rendere più sicuro un posto chiamato, non a caso, Hotel Paura. Ci sono sicuramente altri problemi da risolvere in un quartiere diventato avamposto dell’immigrazione clandestina (le lettere dei cittadini ne danno conto), ma vogliamo partire da una considerazione positiva tra le tante negative che ci assediano: il miglioramento visibile della sicurezza davanti alla Stazione Centrale è un biglietto da visita esportabile in altre zone di Milano, è la prova che i controlli di polizia servono e che le pattuglie in strada sono un deterrente per la criminalità diffusa. Ma polizia e militari non bastano se non si combatte anche il degrado, se non si cura il decoro e non si migliora la vivibilità. La Stazione Centrale rifatta è un luogo ripulito che fa dimenticare gli sporchi anfratti di un tempo, ma se c’è un rilievo da fare, ecco, qui si poteva fare di più: si poteva rendere meno tortuoso e lento il percorso sui tapis roulant e più chiara la segnaletica per i passeggeri: è migliorata la sicurezza, ma si rischia di perdere il treno. Giangiacomo Schiavi 06 ottobre 2009 Da milano.corriere.it: Trent’anni di abbandono. Pronto il piano di restauro modello Parigi e Berlino Il chilometro dei magazzini fantasma La Stecca di via Sammartini: archi murati e saracinesche martoriate L’ultimo camionista ha scaricato tubi e gas in un’altra Milano, erano gli anni di piombo e le merci viaggiavano ancora sul ferro della Centrale. «Lo vede, ora, che abbandono? Qui ormai passano solo i grossisti del mercato del pesce, qualche balordo, i senzatetto che dormono nei vagoni morti, gli ubriaconi col cartoccio di vino e qualche spacciatore, lì, dopo il tunnel». Il tumore della Stazione, dicono all’osteria e nei palazzi con portinaio filippino, è alle spalle della facciata liberty. È un chilometro nero di magazzini deserti, archi murati, serrande martoriate e finestre sigillate con lastre d’acciaio. È la stecca ferroviaria di via Sammartini e via Ferrante Aporti, abbandonata dalla fine degli anni Settanta e di volta in volta agitata e sfrattata dal meccanico losco, dall’artigiano abusivo, dal locale notturno. Il comitato di zona ha diagnosticato qui «il cancro della Centrale» e Grandi Stazioni, la società di Fs che gestisce lo scalo, ha indicato la cura: «Un restyling completo entro l’Expo». Sul modello tedesco di Berlino e del Viaduc des Arts di Parigi. Il rinnovamento della stazione non è ancora arrivato, qui in fondo, negli scantinati nascosti agli ospiti. Lo stradone di via Sammartini finisce al numero 122, davanti al rifugio che fu di Fratel Ettore e ancora accoglie gli ultimi, i barboni e gli sconfitti. È la strada «donde te sientes en tu casa», o meglio dove ti sentivi, visto che l’insegna del Santo Domingo è lì a ricordare balli che non si fanno più. Chiuso. Come lo sporting club, il centro di karate, il Musta Fish. Sulle porte resistono i vecchi avvisi di Aem, «si ricorda di pagare la bolletta», ma non c’è n’è più bisogno, o quasi. Non fosse per il mercato ittico e un paio di ristorantini tipici, «Pesce vivo» e «Freddo d’Oriente », non fosse per le notti alternative della discoteca Tunnel e per qualche officina del servizio ferroviario, i vecchi depositi non avrebbero bisogno di energia. Ma di una ripulita. Raccontano gli abitanti della zona che i brutti vizi ti rovinano ogni mattina nuova: i marciapiedi puzzano di urina e di birra rovesciata dalle bottiglie, in mezzo alle risse; nei tunnel tira un’aria fetida, le pareti sono nere di fumo, l’asfalto chiazzato di vomito. La tolleranza zero ha ripulito piazza Duca d’Aosta, lambisce la gay street e il viavai nel palazzo dell’amore, ma non ha modificato il paesaggio oltre il semaforo di Tonale. Lurido era, lurido rimane: 105 depositi per il nulla, 33 mila metri quadrati serrati a doppia mandata. È un monumento all’immobilismo, la muraglia su cui sbatte la difficoltà di Milano a rigenerarsi: «Da quando i camion hanno smesso di caricare i vagoni, è scemato anche l’utilizzo dei magazzini», sintetizzano da Fs. Trent’anni non sono bastati. All’ultima Fiera del Real Estate, a Cannes, Grandi Stazioni ha presentato un progetto di ristrutturazione, operazione ritenuta «necessaria per recuperare un’intera area urbana degradata». La filosofia è semplice, un buon intervento può contagiare positivamente il contesto, il bello chiama il bello. E comunque: il presupposto è che la stecca ferroviaria di via Sammartini e Ferranti Aporti è «vicina al centro» e «facilmente connessa alla metropolitana», dunque ideale per essere trasformata in un polo commerciale di qualità. L’ipotesi — terza fase del programma di restauri partiti nella stazione con un investimento di 120 milioni di euro — è già allo studio del Comune. Se ne parlerà, e molto, prima dell’Expo. Per ora basti il paragone con l’ex viadotto ferroviario sulla Promenade Plantée, a Parigi: il tracciato dei vecchi treni per la Bastiglia, 4,5 chilometri di arcate e ponti, è diventato un’area pedonale con giardini pensili e atelier artigianali, la periferia s’è reinventata attrazione turistica. La banlieue è nostra. Armando Stella 06 ottobre 2009 Da milano.corriere.it: Dalla parte del cittadino Decoro e controlli: la Centrale rinasce «Reati in calo, ora cambiamo le piazze». Gli abitanti: stop al degrado, la stazione non sia cattedrale nel vuoto MILANO - Le due Punto della polizia girano e non si fermano mai. Le seguono le jeep dell’esercito, anche di notte. La camionetta sta ferma là, con altri dodici poliziotti. E quattordici vigili su due turni. E poi gli agenti in borghese, del commissariato e della polizia ferroviaria. Area militarizzata? Basta passeggiare tra piazza IV Novembre, Duca D’Aosta, Luigi di Savoia. Non esiste, in tutta Milano, un’area con più alta densità di divise. Il custode dell’hotel Gallia sorride: «Certo, sono rimasti i piccioni, quelli continuano a sporcare». Negli ultimi trent’anni, le onde di tutti i disastri sociali di Milano sono venute a sbattere sempre qua, contro i marmi della stazione Centrale. Gli anni Ottanta dell’eroina. Delle ambulanze che ogni sera si portavano via i ragazzi in overdose. Gli anni Novanta dell’immigrazione dall’Est, quando sul fianco della stazione si compravano e vendevano uomini: badanti, braccianti, prostitute. E infine gli anni Duemila della cocaina. Delle rapine. Dei ragazzini rom che scippavano anche cinquanta, sessanta portafogli a pomeriggio. Oggi la stazione rinnovata luccica (anche se i negozi, dentro, sono ancora deserti). I marmi esterni sono bianchi di restauro. E la Centrale che era, mezza criminale e mezza sbandata, s’è allontanata o sparpagliata in giro. A volte, appena dietro l’angolo. In via Napo Torriani c’è un condominio con le telecamere di sorveglianza e un sistema di chiavi «intelligenti», attivate solo per i residenti in regola. Un giro di otto-dieci monolocali, su cinquanta, affittati a prostitute. Un ascensore con le chiavi e un altro sbarrato, perché i clienti ci orinavano dentro. Centocinquantamila euro di debiti per spese non pagate e investimenti in sicurezza. Sul portone a vetri, sei cartelli «vendesi». Gli investigatori del commissariato Garibaldi-Venezia fanno indagini continue. Due appartamenti sequestrati l’anno scorso, altri due un paio di mesi fa. All’ultima assemblea condominiale è stato votato all’unanimità anche un encomio cittadino per la polizia. Qualche prostituta ancora in strada. I cittadini sbottano: «Per dieci minuti di sosta in più i vigili ci multano, perché alle prostitute niente sanzioni? E perché la magistratura continua a dissequestrare gli appartamenti?». In via Antonio Da Recanate, a cinquanta metri di distanza, un paio di donne occhieggiano ai clienti dalla finestra. Poco più in là, piazza San Camillo De Lellis: in ogni strada c’è un centro massaggi. Sono cinque, cinesi, tre di nuova apertura. Situazione emblematica del malaffare che sceglie le retrovie. Sulle piazze della stazione resta un generico problema di «bivacco»: intorno ai phone center, ai supermercati etnici, ai kebab. Nigeriani (regolari) in IV Novembre. Nordafricani in Duca D’Aosta, insieme a piccoli gruppi di alcolizzati ucraini. Unica emergenza, i furti di bagagli sui pullman in arrivo e in partenza per gli aeroporti. I poliziotti in borghese hanno arrestato un paio di ladri, ora nuove regole di «scarico» dei bagagli dovrebbero proteggere di più i passeggeri. «Su 80 richieste d’apertura di nuove sale giochi — racconta Paolo Pizzero, comandante dei vigili di Zona 2 — 60 riguardano questa zona» . La Centrale non sarà mai Montenapoleone. Il vice sindaco, Riccardo De Corato, spiega un dato di fatto: «A distanza di un anno, oggi possiamo dire che la Centrale si presenta alla città con un nuovo volto». Così oggi la stazione è qualcos’altro, un simbolo di come Milano sappia (o no) convivere con le proprie paure. Nel primo semestre del 2009 in città sono calati quasi tutti i reati: meno 12 per cento di furti, meno 37 per cento di rapine, meno 25 di delitti legati alla droga, meno 23 di lesioni. La vera domanda che nasce intorno alla stazione allora è: la maggior sicurezza reale corrisponde a una maggior sicurezza percepita? O forse contano di più quel senso di trasandatezza, quelle scene di palazzi abbandonati da dieci anni, quel restyling sul monolite di marmo della stazione che naufraga nella sporcizia delle strade intorno? Interrogativi che la Centrale, bonificata dalle divise e da 70 telecamere, propone ogni giorno alla città della «tolleranza zero». Gianni Santucci 06 ottobre 2009 Da milano.corriere.it: Il camper del Corriere In campo i volontari Molto possono fare i cittadini per la difesa del quartiere. La voglia di fare c'è, ma manca una guida Nella più autentica e vitale — sebbene notevolmente sfilacciata — tradizione milanese, si alzano intorno alla prima tappa del camper delle voci che rivendicano per i cittadini una sia pur piccola parte nella gestione della città. Il che non vuol dire farsi carico dell’impossibile, dell’eccezionale, del grandioso, che ovviamente spetta ad altri, bensì di interventi minori ma non per questo meno importanti e, comunque, in grado di rendere più vivibile la metropoli. Dice a questo proposito Pietro Fino, residente in via Pergolesi: «Molto potrebbero fare i cittadini per migliorare la vita nei quartieri occupandosi di faccende che l’Amministrazione regolarmene trascura o svolge male, come, per esempio, della pulizia di giardini e giardinetti, eventualmente anche di piazze e monumenti, della cura di aiuole, prati e arbusti, della riparazione di panchine e giochi». Egli parte dalla condivisibile premessa che i «normali» sono la stragrande maggioranza e i lazzaroni invece una minoranza abbastanza modesta, ragion per cui numerosi milanesi avrebbero la voglia di far qualcosa per il proprio quartiere in prima persona, senza aspettare — a lungo se non invano — un intervento dall’alto. «Gli entusiasmi e anche la buona volontà ci sono — dice ancora Fino — il problema è l’organizzazione del volontariato. A chi chiedere, a chi rivolgerci per incanalare queste numerose e benefiche energie? A volte leggiamo che in qualche zona della città qualcosa viene fatto e ci piacerebbe non essere da meno, ma siamo smarriti perché non sappiamo come metterci insieme, come trovarci, come distribuire il lavoro da fare. I consigli di zona potrebbero — dovrebbero — dare una mano. E se fosse un giornale, magari il Corriere della Sera, a far da punto di riferimento, indicando, quartiere per quartiere, gli interventi più urgenti, i numeri e le organizzazioni da contattare?». Manca, insomma, la guida, colui che è in grado di fare la squadra e pianificare il lavoro. A prima vista potrebbe sembrare un volersi perdere in un bicchiere d'acqua, ma in realtà alla redazioni arrivano non raramente, da parte di cittadini di buona volontà, richieste di informazioni su come trovare il canale giusto per offrire il proprio tempo e la propria intelligenza a una buona e utile causa. Servirebbe qualcosa come una banca dati oppure un portale specializzato affinché non vadano sprecate tante preziose energie cittadine. E se uno o più cominciassero, il buon esempio farebbe facilmente scuola. Isabella Bossi Fedrigotti 06 ottobre 2009 Da milano.corriere.it: Diritti e doveri Multe, televendite e la cucina molesta Gli avvocati in piazza: i legali affiancano il camper del Corriere «dalla parte dei cittadini» Al camper del Corriere si affianca lo sportello di consulenza legale dell’Ordine degli avvocati. Ecco alcuni casi trattati dai legali durante la tappa di ieri in piazza Duca d’Aosta. Ho preso una multa ma ritengo che il vigile abbia commesso un errore. Come posso impugnare la sanzione per chiedere che venga annullata? In questo caso non sempre è necessario rivolgersi a un avvocato. È possibile recarsi direttamente all'Ufficio del Giudice di pace di via Francesco Sforza all’angolo con via Andreani, dove si possono compilare i moduli prestampati e presentare a documentazione comprovante per il ricorso. Avere un avvocato potrebbe in ogni caso essere utile per far fronte ad aspetti più tecnici. A Palazzo di Giustizia, l'Ordine degli avvocati di Milano offre uno spazio di orientamento gratuito ai cittadini, anche per la scelta del professionista più indicato. Ho un fratello con gravi problemi psichiatrici, ho scoperto che ha acquistato tramite televendita prodotti per migliaia di euro. Qualche mese fa un ufficiale giudiziario ha pignorato tutti i beni della famiglia per la riscossione del debito del fratello: cosa posso fare per uscire da questa situazione? È possibile opporsi all'esecuzione tramite un legale in quanto i beni non sono di proprietà di chi ha il debito, ed è possibile chiedere la nullità del contratto poiché il soggetto contraente ha dei disturbi psichiatrici e può essere di fatto considerato incapace di intendere e volere. Per non incorrere nuovamente in questo problema è necessario chiederne l'interdizione e per tutelarsi da eventuali ulteriori pignoramenti, è indispensabile cambiare la residenza e il domicilio del soggetto stesso. Ho dei condomini stranieri che cucinano a ogni ora producendo odori forti e persistenti. Cosa posso fare per risolvere i miei problemi? In questo caso la cosa migliore è evitare le vie legali, in quanto si tratta di una questione culturale. L'articolo 844 stabilisce che le immissioni di odori sono vietate nel momento in cui superano la normale tollerabilità. Il confine è dunque labile e interpretabile. Poiché la tutela giudiziale non sarebbe efficace, è sicuramente consigliabile tentare un approccio personale nel tentativo di conciliare abitudini culturali diverse tra loro, cercando un dialogo con il vicino. 06 ottobre 2009 |
|
![]() ![]() |
|