Pubblico un ulteriore contributo sul tema, da parte di un cittadino che ha assisisto alla riunione e che non è riuscito a concludere il suo intervento.
Cordiali saluti a tutte/i
Antonella Fachin
Consigliere di Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo per Milano
Lettera Aperta
alla maggioranza del Consiglio di Zona 3
Quando un piccolo gruppo di nomadi, vittima di violenze e sopraffazione
da parte di cittadinilombardi, è stato accolto in una struttura comunale, nessuno di voi, consiglieri della maggioranza di
centrodestra, ha spiegato ai cittadini della Zona che il Centro Ambrosiano di Solidarietà (CEAS) di
don Colmegna nel Parco Lambro è una comunità di accoglienza e recupero sociale, e non un campo
nomadi; non avete neppure informato i cittadini che i Rom lì ospitati hanno costituito una
cooperativa, lavorano, e seguono corsi professionali; né spiegato in cosa consiste il “patto di
legalità” che tutti si sono impegnati a rispettare, pena l’espulsione dal Centro.
Avete rifiutato di organizzare un incontro tra i cittadini e don Colmegna, o di convocare riunioni
pubbliche per chiarire la situazione e combattere l’intolleranza.
Avete invece istigato e guidato manifestazioni contro l’insediamento, senza fermarvi a riflettere che
una manifestazione
contro persone fisiche (quaranta adulti e 35 bambini), che amplifica i pregiudizi
contro di loro, e identifica come obiettivo il luogo fisico in cui sono ospitate, ne fa un bersaglio per
azioni violente, come quelle che i vostri colleghi di Opera hanno avallato e guidato
contro le stessepersone indifese: vi siete, per un solo istante, preoccupati della
loro sicurezza?
Volevate rivendicare più coinvolgimento della Zona e del suo Consiglio nelle scelte del Comune?
Potevate manifestare davanti a Palazzo Marino, senza intimidire uomini donne e bambini; agendo in
questo modo avete invece perso ogni residua credibilità come classe dirigente moderata.
E poi, davvero pensate che i grandi Parchi Pubblici della città, che spesso sconfinano in altri
Comuni, possano essere considerati affare privato dei residenti nelle immediate vicinanze, come se
fossero giardinetti di quartiere?
Durante il Consiglio di Zona straordinario che si è svolto il 19 marzo su questo tema, una donna di
etnìa Rom ha tentato di aprire un dialogo con voi e con i cittadini: ha spiegato di avere, come molti
altri Rom e Sinti, un lavoro regolare, ha rifiutato di essere trattata da ladra, vi ha chiesto di superare
i vostri pregiudizi. Il suo intervento è stato sopraffatto dalle urla dei vostri seguaci: “sta’ zitta!” “va’
a casa tua!” “spranghe, spranghe!” “siete tutti ladri!”, mentre il presidente Viola si preoccupava solo
di controllare, come un notaio, che l’intervento non superasse i tre minuti concessi; tutta la riunione,
anche durante gli interventi dell’assessore ai servizi sociali Moioli, è stata scandita dagli stessi
slogan - senza che dai vostri banchi si levasse una sola voce critica.
Ci sono principi etici che dovremmo avere in comune; possiamo ricavarli, per esempio, dai Vangeli,
che costituiscono una delle basi della nostra cultura, non solo per i Cristiani: ci insegnano,
nell’episodio in cui Pietro rinnega per tre volte Gesù, che l’errore, anche ripetuto, non va confuso
con l’intera persona; ci ricordano, nel racconto della nascita in un ricovero di fortuna, una stalla
occupata abusivamente, che la debolezza e il bisogno ci accomunano tutti, che tra i diritti
fondamentali della persona c’è un luogo in cui rifugiarsi, che quel ricovero è sacro.
Come hanno potuto allora proprio quei politici sempre pronti a ergersi a scudo della vita e della
famiglia, sobillare e guidare manifestazioni così contrarie allo spirito cristiano, alla famiglia, al
diritto alla vita degli ospiti di don Colmegna? Gradirei una risposta pubblica.
Spero che qualcuno dei Consiglieri di centrodestra si renda conto del terribile errore commesso, e
lavori ora per spegnere l’incendio che ha appiccato: perché gli incendiari non hanno posto nella vita
politica di una democrazia, sono solo un problema di ordine pubblico.
Carlo Ippolito
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