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Da milano.corriere.it:
DALLA PARTE DEL CITTADINO Piazzale lavater, i box e le promesse del comune
Al di là delle belle dichiarazioni di Gillo Dorfles e Salvatore Accardo, la realtà quotidiana di piazza Lavater è che trovare un buco per parcheggiare l’auto è impresa che richiede un ricerca lunga anche 40 minuti. Non hanno mai notato i signori Dorfles e Accardo che la notte in via Pancaldo vige l'usanza di parcheggiare in doppia fila, lasciando la marcia libera per eventuali spostamenti a mano di chi deve uscire dalla posizione accanto al marciapiede? Le moderne tecniche di scavo possono consentire di non compromettere la sopravvivenza degli alberi, ma queste sono considerazioni che agli avversari del parcheggio sotterraneo non interessano, come non interessano ai commercianti (che abitano probabilmente altrove) che per non subire temporanei disagi si aggrappano alla protezione degli alberi. Perché in tutta Europa, anche in città più piccole di Milano, da decenni esistono i parcheggi sotterranei e da noi no? Certo, se vogliamo pensare ai tempi e ai modi nei quali si sta costruendo il parcheggio di piazza XXV Aprile, il tema diventa incandescente: ma se il Comune facesse rispettare tempi e tecniche di esecuzione, si vedrebbe che i garage sotterranei sono una scelta eccellente per facilitare la vita dei cittadini. Gli alberi si ripiantano e crescono, le auto che invadono la città saranno sempre più numerose e infierire con multe non risolve il problema di dove lasciare l’auto. Quanto sarà folto il gruppo? Me lo chiedo perché in contemporanea è giunta l’ennesima lettera dal quartiere che riferisce di una raccolta di 1.500 firme contrarie al progetto. Che Milano abbia bisogno di parcheggi lo sappiamo tutti, tant’è vero che quando il precedente sindaco ne ha avviato in contemporanea una quantità probabilmente eccessiva per una città delle dimensioni di Milano, pochi hanno avuto da ridire. Purtroppo in molti casi, per numerosi quartieri si è trattata della pessima esperienza, spesso non ancora conclusa, che tutti conosciamo, trasformando in massa il numero dei contestatori. La mia personale speranza è che i costruttori abbiano infine imparato la lezione, in modo tale da realizzare i futuri lavori rapidamente, senza eccessivi danni collaterali, rispettando il carattere dei luoghi, alberi, cespugli, fiori e prati compresi. E, soprattutto, senza riempire di false promesse la testa dei cittadini. Piazza XXV Aprile, dove i commercianti combattono per la propria sopravvivenza e non certo per quella di eventuali alberi, dovrebbe essere un monito per tutti. Isabella Bossi Fedrigottiibossi@corriere.it 06 luglio 2010 |
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