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Martedì, 7 Agosto, 2007 - 11:31

Violenza omofoba: reprimerla ora con la solidarietà

La recrudescenza di violenza omofoba si estende in tutta Italia: diversi sono i casi di maltrattamenti e di attacchi fisici e verbali nei confronti di coloro che hanno manifestato liberamente il proprio orientamento sessuale. Le conseguenze sono state varie diverse, fino ad arrivare al suicidio, come è stato per una ragazza incompresa dai propri genitori, che le vietarono di vedere e frequentare la propria ragazza, e derisa ed emarginata a scuola dai propri coetanei.
E' quanto mai sconcertante che ancora nel Terzo Millennio si possano leggere fatti e notizie di questo calibro: nessuno ricorderà le baribarie a cui furono sottoposti omosessuali e lesbiche sotto i regimi omicidi nazifasciti, le deportazioni di massa a cui furono soggetti. Il triangolo rosa è una testimonianza: l'Italia è vittima di un pregiudizio che è come una forma cancerogena per il progresso umano e civile del nostro Paese, in consonanza con l'articolo 3 della Costituzione, ossia l'eguaglianza delle persone a prescindere da credi religiosi, da ideologie, da orientamento sessuale, da genere. Penso che occorra predisporre misure e provvedimenti atti a perseguire penalmente con azioni investigative di polizia gli autori di questi atti ignominiosi, aberranti, di intolleranza e di persecuzione verso gli omosessuali. Negli Stati Uniti d'America come in Svezia e in Norvegia sono stati istituiti speciali corpi della polizia di stato con il compito di indagare e di reprimere fenomeni di questo genere, episodi odiosi di questa portata: in Italia esiste un'interrogazione, firmata in primis dall'onorevole Grillini e dall'onorevole Luxuria, dove si chiede espressamente al Ministro degli Interni di provvedere a costituire in Italia un simile servizio di stato, con personale preposto e specializzato per accogliere denunce e per perseguire reati di questo genere. Ma, come scrive Luca Trentini dell'Arcigay, occorre anche prevedere forme di prevenzione culturale e di sviluppo di una solidarietà sociale utili a prevenire reati di violenza omofoba e a sostenere psicologicamente e socialmente le vittime di questi atti odiosi e brutali. Occorre definire un percorso che renda forza e vigore al concetto e al principio di diversità, di tolleranza, di eguaglianza, di giustizia sociale, di cultura delle diversità, tramite azioni informative e formative, tramite proposte politiche chiare, tramite eventi e iniziative di conoscenza e di confronto, reprimendo ogni forma e ogni fonte che possa indurre a forme di intolleranza omofoba, di discriminazione e di persecuzione. Esistono e persistono nell'informazione odierna e quotidiana messaggi, subliminali o meno, che inducono a considerare il diverso come soggetto da emarginare, deridere, schernire. La violenza è un elemento troppo presente nella comunicazione mediatica massiva: un'informazione è equa se riesce a trasmettere in modo diretto e documentato la realtà sociale e civile quotidiana. Occorre che ci sia solidarietà diffusa, tramite un'azione propedeutica comune che sappia considerare le vittime di queste brutalità barbare come soggetti deboli in un contesto di intolleranza e persecuzione omofoba, alimentata da una diffusa strumentalizzazione di forze politiche che fanno della violenza la propria bandiera, che alimentano l'odio e l'emarginazione a fini elettoralistici e di consenso populista. Si proceda a tamponare in qualche modo una deriva violenta che rischierebbe di alterare la convivenza civile e sociale e di produrre fenomeni ulteriori di discriminazione verso coloro che vengono considerati come "diversi", perchè semplicemente esprimono forme e modi alternativi di vivere liberamente la propria esistenza: come scriveva Martin Niemöller se oggi non procedo per difendere un altro da atti di intolleranza e persecuzione solamente perchè quell'altro non appartiene alla mia "categoria" sociale, culurale, etnica, civica, sessuale, un giorno verrà che attaccheranno anche me violentemente e non avrò nessuno su cui valermi per potermi difendere in modo proficuo e determinato.

Alessandro Rizzo

La risposta di noi “froci di merda”
Da "Pegaso 09"

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una forte recrudescenza di manifestazioni omofobe, ad un vertiginoso aumento di atti di violenza contro persone omosessuali.
Il 15 maggio Paolo Ferigo, presidente di Arcigay Milano, viene aggredito in una pizzeria con pugni, schiaffi e minacce di morte. 13 maggio, Torre del Lago Marco, 27 anni, viene picchiato dopo un bacio con il fidanzato. 11 maggio, Padova, il vicepresidente di Arcigay Udine subisce un'aggressione. A Roma il 7 maggio un ventiduenne viene pestato da un gruppo di coetanei per aver rivolto loro un apprezzamento. Il 18 maggio a Rovigo aggressione ad un ragazzo di 21 anni da un gruppo di giovani vicini all'estrema destra. 20 maggio: viene rinvenuta una scritta sulla sede di Arcigay Grosseto «Froci di Merda». 11 maggio: Matteo Marliani, presidente di Arcigay Pistoia e candidato alle amministrative, trova tre volantini intimidatori: «Fuori i pervertiti da Pistoia, mai un finocchio in comune, difendiamo la famiglia tradizionale». In una scuola media il 28 aprile un ragazzino di 12 anni finisce all'ospedale dopo essere stato aggredito da un compagno che lo tormentava dicendogli: «sei gay», a poca distanza dalla tragedia di Torino: Matteo, 16 anni, si toglie la vita a causa del bullismo.
Come Associazione che si occupa della dignità delle persone omosessuali dobbiamo saper rispondere in modo efficace, competente e determinato a questa campagna d'odio.
Prima di tutto un'azione sociale. I nostri comitati provinciali devono essere i referenti primi di chiunque subisca aggressioni omofobe. Dobbiamo stimolare la capacità di offrire una solidarietà concreta, essere d'appoggio e di sostegno a tutte le vittime. Il primo livello di intervento infatti è quello umano e psicologico: chi è oggetto di violenza deve sentirsi accolto, appoggiato, capito e difeso da una realtà forte ed accogliente, deve riconoscerci come soggetto credibile ed efficace di denuncia sociale: dobbiamo cancellare la percezione di isolamento che spesso colpisce le vittime e farli sentire parte di una comunità che li tutela.
Il secondo livello è l'azione legale. Sappiamo bene che la grande maggioranza degli episodi di violenza rimangono impuniti a causa della paura delle vittime di un'esposizione indesiderata. Da questo punto di vista è fondamentale stimolare la denuncia, dare sostegno legale alle vittime, proporre iniziative di tutela, monitorare casi e realtà, formare e informare le forze di polizia.
L'ultimo ma più importante ambito è quello culturale. Dobbiamo prevenire azioni violente proponendo valori come il rispetto, la solidarietà, la dignità delle persone omosessuali e delle loro relazioni, la visibilità, la cultura delle diversità, contribuendo così ad abbattere le logiche di pregiudizio che sono i presupposti di queste azioni. La battaglia è ampia e senza quartiere: dobbiamo ottenere l'estensione della legge Mancino, mozioni antidiscriminatorie nei nostri comuni, allargare la rete delle amministrazioni gay frendly, promuovere iniziative di sensibilizzazione, convegni e manifestazioni che possano incidere nella società, nelle scuole, sulla stampa, ma soprattutto nelle coscienze dei cittadini.
Con questi strumenti e con il nostro comune impegno potremo tutelare chi è più debole e affermare con forza il diritto alla libertà e al rispetto del nostro diverso modo di amare.
Luca Trentini
referente settore Arcigay Diritti Umani e Lotta alla violenza
dirittiumani@arcigay.it

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