Dialogo tra Marco Revelli e Renzo Casali: "Alla ricerca dei paradigmi perduti"
Se il Novecento può essere definito come il secolo delle due guerre mondiali, dei fascismi, dei nazismi, dei nazionalismi, degli stalinismi, dei populismi; se si può parlare di un bislungo periodo di barbarie avvolto dalle nebbie della guerra fredda o dalla cristallina trasparenza delle tante guerre calde, sequele di stermini, pulizie etniche, guerre umanitarie, preventive e umorali, lotte egemoniche e imperiali, possiamo definire questo inizio del millennio delle restaurazioni “democratiche” del potere imperniato sulla vecchia megera dei rapporti di forza, sui flussi planetari di capitali, sul traffico legale di schiavi piccoli e grandi, su deliri neo-imperiali, come una naturale continuità del secolo andato? Possiamo affermare che l’essenza di quell’orrore, quella metodologia, invece di aver generato un vaccino, continua oggi impunita e rafforzata, come un virus che muta inseguendo le nuove realtà, approfittando dell’indebolimento degli anticorpi? 2. Oggi, ci troviamo a camminare sui cocci di una sorta di bio-macchina politica che ha deciso prolungare la propria insensatezza esistenziale aggrappandosi con ottusità a qualunque accanimento terapeutico: lecito o illecito, umano o disumano. E’ lecito affermare che stiamo assistendo al trionfo dei un analfabetismo etico e progettuale che stritola in una morsa materiale e spirituale l’intero corpo sociale?
Dialogo tra Marco Revelli e Renzo Casali: "Alla ricerca dei paradigmi perduti"
Se il Novecento può essere definito come il secolo delle due guerre mondiali, dei fascismi, dei nazismi, dei nazionalismi, degli stalinismi, dei populismi; se si può parlare di un bislungo periodo di barbarie avvolto dalle nebbie della guerra fredda o dalla cristallina trasparenza delle tante guerre calde, sequele di stermini, pulizie etniche, guerre umanitarie, preventive e umorali, lotte egemoniche e imperiali, possiamo definire questo inizio del millennio delle restaurazioni “democratiche” del potere imperniato sulla vecchia megera dei rapporti di forza, sui flussi planetari di capitali, sul traffico legale di schiavi piccoli e grandi, su deliri neo-imperiali, come una naturale continuità del secolo andato? Possiamo affermare che l’essenza di quell’orrore, quella metodologia, invece di aver generato un vaccino, continua oggi impunita e rafforzata, come un virus che muta inseguendo le nuove realtà, approfittando dell’indebolimento degli anticorpi?
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Oggi, ci troviamo a camminare sui cocci di una sorta di bio-macchina politica che ha deciso prolungare la propria insensatezza esistenziale aggrappandosi con ottusità a qualunque accanimento terapeutico: lecito o illecito, umano o disumano. E’ lecito affermare che stiamo assistendo al trionfo dei un analfabetismo etico e progettuale che stritola in una morsa materiale e spirituale l’intero corpo sociale?