
Ciao a tutti,
scrivo per una semplice curiosità, non ho idee da proporre.
Credo che via Palmanova, non avendo nessuna corsia di emergenza, sia piuttosto pericolosa. Non è raro infatti vedere auto o furgoncini che si fermano, presumibilmente per un guasto, generando però una situazione pericolosa. Credo non sia banale riuscire a trovare una soluzione senza sacrificare una corsia, ma magari c'è nell'aria un progetto più ampio, che riguarda la zona circostante.
Grazie in anticipo
Claudio


Il Consiglio di Zona 3 di Milano intende organizzare una serie di giornate dedicate ai temi dell’ambiente e della natura, con l’obiettivo di promuoverne la conoscenza stimolando azioni da parte del singolo cittadino per contribuire ad accrescere le aree verdi della città di Milano, educandolo al rispetto della natura e alla possibilità concreta di migliorare, anche individualmente, il proprio territorio. L’attenzione rivolta soprattutto alla salvaguardia delle aree verdi della Zona 3 e alla loro valorizzazione, deriva dall’osservazione e dalla conoscenza dello spazio in cui la persona, prima di tutto, trova la sua dimensione di “cittadino”. Il convincimento di questo Consiglio è che tutti noi possiamo contribuire ad accrescere le aree verdi della nostra città, educando i più piccoli al rispetto della natura e alla possibilità concreta di migliorare, anche individualmente, il proprio territorio. Da qui l'iniziativa "Tutto l'anno in verde..." : attraverso laboratori e visite guidate gratuite scopriremo insieme ad esperti di botanica i tesori verdi che la nostra zona possiede e soprattutto impareremo a rispettarli.
Vi aspettiamo quindi domenica prossima 18 ottobre, in Piazza Leonardo da Vinci a partire dalle ore 15 - come da programma allegato.
Con i più cari saluti
Benedetta Borsani Pietro Viola
Presidente Commissione Ambiente Presidente Consiglio di Zona


Nella mia via abbiamo la fortuna di poter usufruire dello spartitraffico centrale che permette un buon margine di preziosissimi parcheggi per le autovetture.
Questa funzione tanto utile era agevolata da sempre tramite una pavimentazione di bitume, purtroppo completamente devastata dai lavori per la installazione di pompe per la falda acquifera, credo di competenza Atm. Ebbene, dopo tali lavori incredibilmenre non e' stato ripristinato il fondo, tanto che da una decina di anni abbiamo praticamente una via con al centro una palude fangosa o un deserto di sabbia, a seconda delle precipitazioni. Basta un po' di vento per avere tutto coperto di terra, quando piove si formano pozze e buche, naturalmente poi "adornate" di cartacce e rifiuti di ogni natura.
Tempo fa per i lavori vicino a piazza Piola di adeguamento della fermata della Metro hanno ripavimentato una piccola parte dello spartitraffico con ottimi blocchetti di cemento che lasciano traspirare le radici degli alberi e non affondare auto e pedoni nel fango. Tutto pero' si ferma ad un quarto di via. I cittadini che abitano verso la stazione di Lambrate evidentemente sono di serie b, Niente pavimentazione. Non ci sono soldi, mi hanno risposto tempo fa.
Chissa' se qualcuno prima o poi ci degnera' di attenzione...


Spesso mi capita di osservare con desolazione i mille interventi che vengono effettuati nella nostra citta' seguendo una logica apparentemente corretta ma in realta' miope e suicida.
Il teorema profondamente sbagliato e' "creo difficolta' agli automobilisti e loro useranno i mezzi pubblici".
Ecco quindi che ogni qualvolta si modifica l' arredo urbano si restringono le carreggiate, si eliminano centinaia di posti auto, nascono migliaia di paletti, marciapiedi alti, doppi, inutili piazzole a verde, poi destinare a desertificare.
Qual e' il vero risultato? La circolazione rallenta, le auto che girano a vuoto per trovare posto si moltiplicano inquinando ulteriormente l' aria, nessuno ha dei vantaggi di sicuro.
Penso al folle intervento di Viale Tunisia, dove si e' tolta la possibilita' di parcheggio a pagamento, restringendo ad una sola corsia lo scorrimento privato e destinando l' altra ai tram. Risultato? Caos totale, tutti sostano lo stesso, il traffico e' collassato, i tram non passano lo stesso, un disastro annunciato.
L' unica maniera per diminuire le auto e' creare alternative con tram, metro, parcheggi di interscambio. Le persone lavorano, non tutti sono impiegati che vanno da a a b, chi deve fare mille cose in un giorno deve spostarsi ovunque in fretta.
Milano e' una citta' dove si produce, non un paesino olandese a misura di biciclette e bambini, ci vogliono enormi investimenti per infrastrutture, farsi belli con qualche giardinetto creato eliminando quei pochi parcheggi e restringendo le carreggiare (pensiamo ai mezzi di soccorso che non possono sfilare e si arrestano) significa non voler bene alla citta' ed ai suoi abitanti.


Chiusura dei Corsi del Civico Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato IPIA (paritario serale), di via Rubattino.
Con determina del 3 agosto 2009, tutte le classi, dal primo al quinto anno, dell'IPIA sono state chiuse. Si tratta di una storica istituzione del Comune di Milano in zona 3: la sede originaria è sempre stata in via Deledda (piazzale Loreto), fin dalle sue origini negli anni ’60; il trasferimento in via Rubattino, avvenuto 4 anni fa, doveva essere solo temporaneo, in attesa del completo adeguamento dell’edificio comunale in Via Deledda.
La scuola serale per studenti-lavoratori di via Rubattino rappresenta l’unica realtà in zona che offra l’opportunità di un miglioramento della condizione sociale e lavorativa; spesso è il luogo del reinserimento in un percorso di studi di sicuro sbocco professionale; per altri versi, negli ultimi anni, rappresenta anche un luogo privilegiato di incontro, conoscenza e confronto fra studenti italiani e stranieri, i quali ultimi trovano così il miglior viatico di inserimento nel tessuto culturale e lavorativo cittadino.
L'istituto forma impiantisti elettrici e per tecnici elettronici, e ha sempre un elevato numero di iscritti, da 18 a 25 studenti per classe.
Gli studenti-lavoratori iscritti all'IPIA hanno ricevuto a fine agosto una lettera dal Comune con la quale sono stati invitati a iscriversi all'IPSIA Marelli oppure all'ITIS Giorgi.
Ora, il Marelli è un istituto professionale statale che si trova però in via Livigno, zona Nord Ovest - Maciachini, davvero fuori zona per un’utenza che gravita - per la residenza o per il lavoro - sulla zona est di Milano: per molti di loro la sede proposta sarebbe difficilmente raggiungibile considerando l’orario di inizio delle lezioni serali, intorno alle 17.30, quando il traffico è più intenso e per essi ciò significherebbe impossibilità di frequenza.
Il Giorgi, che presenta problematiche logistiche simili (è ubicato in viale Liguria), non è neanche un istituto professionale, è un istituto tecnico e come tale rilascia un diploma alla fine del quinquennio con l’esame di Stato, ha una struttura didattica completamente diversa e per accedervi gli studenti devono superare un esame di idoneità/integrativo al quale nessuno li ha preparati. L'indicazione del Giorgi non tiene peraltro conto del fatto che chi ha scelto il professionale lo ha fatto innanzitutto perché al termine dei primi tre anni si ottiene, con esame interno, un diploma di qualifica di impiantista elettrico/elettronico che permette di svolgere subito un lavoro specializzato nel settore, con mansioni e competenze secondo le norme di legge. Si fa un gran parlare di “presidio del territorio”. Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Locale possono fare molto ma non certo creare e gestire luoghi di aggregazione, di istruzione e formazione al lavoro. Nelle civiche scuole serali si formano cittadini, e famiglie: grazie agli studi svolti, i diplomati riescono a trovare più facilmente il lavoro corrispondente alla loro preparazione, così integrandosi pienamente nel tessuto sociale.
Il Comune di Milano possiede un patrimonio importante di personale esperto e di competenze, sedi diffuse sul territorio, anche periferico della città, e attrezzature di laboratorio di alto valore formativo: le scuole civiche serali sono in grado di avvicinare la scuola alle esigenze del mercato del lavoro.
Incredibilmente, ora il Comune sta operando per lo smantellamento e/o drastico ridimensionamento di un efficace strumento di presidio del territorio e di crescita non solo professionale ma anche civica dei suoi cittadini!
Il Comune risparmierebbe di sicuro con la chiusura della scuola IPIA e di tutti gli altri corsi o classi (licei, istruzione tecnica, idoneità), ma il costo lo pagherebbe tutta la città in termini di una potenziale popolazione studentesca senza possibilità di istruzione e formazione perchè la gran maggioranza dei frequentanti i civici corsi non potrebbe sostenere i costi proibitivi delle scuole private.
In sostanza, il Comune di Milano sta smantellando il suo patrimonio di cultura e formazione professionale e sempre più reale sta diventando l'ipotesi, direi la profezia (agghiacciante) che Piero Calamandrei fece sulla scuola pubblica.
Calamandrei fu giornalista, giurista, politico e docente universitario durante il fascismo, uno dei pochi a non avere né chiedere mai la tessera del partito. Nel febbraio del 1950 al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, Calamandrei fece un discorso sulla scuola, parole che sono purtroppo attualissime.
Pubblico il suo discorso per chi non l'avesse mai letto e per i ragazzi, le giovani generazioni di Milano e dell'Italia: leggetelo ne vale la pena per aprire gli occhi e il cervello... ne va del vostro futuro!
“Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura. Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia.
Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo. La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre: - che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre. - che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione. Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito.
Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito?
Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).
Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.
Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi.
Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.
Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto:
- rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
- attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
- dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto.
Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. »
la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […]. Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato”. Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […].
Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la “frode alla legge”, che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta così fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico. Il ministro dell’Istruzione al Congresso Internazionale degli Istituti Familiari, disse: la scuola privata deve servire a “stimolare” al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […]. Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? » un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica. Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile.
Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito“.
Piero Calamandrei, 1950


Dal sito Web del Comune di Milano:
Difensore Civico
Aree verdi per i cani
Milano, 3 settembre 2009 – Panchine, siepi, attrezzi per l’agility dog. O ancora dispenser di palette, illuminazione artificiale e recinzioni che delimitano l’accesso. In città le aree verdi per i cani rappresentano sempre più una necessità: spazi “dedicati” dove proprietari ed animali possono divertirsi al riparo dai pericoli della strada. A volte però il cammino che porta alla loro realizzazione è lastricato di qualche contrattempo.
È quanto accaduto ai residenti di via Tucidide-Buccari che hanno richiesto al Comune di destinare lo spazio verde ivi presente ad area cani. Nel quartiere infatti non vi sono aree attrezzate per gli animali e lo spazio in questione si presta bene a tale scopo in quanto è già utilizzato regolarmente dai cittadini per far passeggiare i propri amici a quattro zampe.
Ottenuto riscontro negativo dal Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde (l’area è circondata da strade molto trafficate che rendono pericoloso l’avvicinamento al parco), i cittadini non mollano la presa. La ristrutturazione delle abitazioni nell’ex-area Richard Ginori e il conseguente incremento della popolazione abitativa rende urgente una soluzione del problema. Tanto più che la sede stradale adiacente all’area verde, in origine pericolosa, è stata recentemente messa in sicurezza attraverso la creazione di una rotatoria. Non vedendo l’attuazione di alcun provvedimento concreto da parte dell’Amministrazione e decisi ad ottenere lo spazio per i cani, i cittadini si rivolgono al Difensore civico.
L’Ufficio del Difensore civico riscontra che il Settore Tecnico Arredo Urbano e Verde ha portato avanti l’iter burocratico per la realizzazione dell’area ma, prima di poter procedere, resta in attesa della Delibera di Giunta e del parere favorevole della Commissione Edilizia. A distanza di qualche tempo la vicenda si conclude positivamente: con delibera del 15 maggio 2009 il Comune di Milano approva l’individuazione delle nuove aree cani (compresa quella di via Tucidide-Buccari). Due mesi e mezzo più tardi l’intervento è realizzato: ora cani e rispettivi proprietari possono finalmente correre e giocare in tutta sicurezza.


Oggi passando ho visto che sono iniziati i lavori di ristrutturazione per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto.
Vedi foto allegate.


Il Consiglio di Zona 3, che si è reso protagonista dell'elaborazione di un progetto di riqualificazione del suo polmone verde, attende che il Comune centrale agisca concretamente a riguardo fornendo strutture sportive e per l'aggregazione che favoriscano tutto l'anno una sempre maggiore vivibilità dell'area.
L'evento, curato da Cantamilano snc (aggiudicataria del bando 2009), è realizzato con il contributo dell'Assessorato alle Aree Cittadine e Consigli di Zona.
In questi giorni simpatici ed ecologici mezzi a 4 ruote stanno percorrendo la Zona 3 per informare i cittadini
Un cordiale saluto.
Gianluca Boari
Presidente Commissione Cultura e Manifestazioni
Consiglio di Zona 3


MILANO - Sono ancora arrampicati sulle gru all'interno della Innse Presseazienda in liquidazione alla periferia est di Milano i quattro operai (e non due come si era appreso in un primo momento) dell'azienda che hanno scelto questo gesto per protestare contro le operazioni di smontaggio dei macchinari della fabbrica. Intantoil segretario milanese della Fiom-CgilMaria Sciancatiha precisato: "abbiamo deciso noi e i lavoratori di entrare nello stabilimento e ci siamo riusciti".
COMUNICATO STAMPA
INNSE: PER LA CGIL IRRESPONSABILE CHI LAVORA PER CHIUDERLA. UN BRUTTO SEGNALE DI PARTENZA PER LA RIPRESA AUTUNNALE. DICHIARAZIONE DI NERINA BENUZZI DELLA SEGRETERIA DELLA CAMERA DEL LAVORO DI MILANO E DI GIACINTO BOTTI DELLA SEGRETERIA DELLA CGIL LOMBARDIA.
Appena concluso l'incontro in Prefettura Nerina Benuzzi della segreteria della Camera del Lavoro di Milano e Giacinto Botti della segreteria regionale della Cgil hanno detto: "dall'incontro di stasera in Prefettura, richiesto dal sindacato, non e' emersa la volonta' da parte delle istituzioni di governo, nazionali e regionali, di impegnarsi a costruire le condizioni per salvaguardare il valore di eccellenza produttiva e occupazionale della INNSE di Milano.
Confermata anche nell'incontro di stasera l'assenza di qualsiasi ruolo da parte del Comune e della Provincia. Il sindacato ha richiesto al Prefetto di convocare un tavolo immediato con tutti i soggetti interessati per concretizzare un'iniziativa comune e, conseguentemente, ha chiesto il blocco dell'attivita' di smantellamento degli impianti produttivi in corso da domenica.
Per affrontare i problemi di salvaguardia dei posti di lavoro e di una importante realta' produttiva non serve l'ampio, ingiustificato spiegamento di forze dell'ordine cui abbiamo assistito in queste ore davanti all'INNSE, ma una precisa volonta' politica e istituzionale, a partire da una Regione che non sta certamente facendo tutto quello che avrebbe possibilita' di fare, come dimostrano le vaghe prese di posizione del Presidente Formigoni. La Cgil, nel confermare il proprio impegno a sostegno delle mobilitazioni dei lavoratori dell'INNSE, auspica che da domani prevalga la ragionevolezza, si interrompano le operazioni di smontaggio dei macchinari e si riconsegnino le vertenze sindacali al loro giusto ambito, che non e' certo quello dell'ordine pubblico ".
Milano 3 agosto 2009
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Cristina Pecchioli - Uff. Stampa CGIL Lombardia
e-mail: cristina.pecchioli@cgil.lombardia.it
Viale Marelli 497 - 20099 Sesto S. Giovanni (Mi)
Tel ++39 - 02 26254324 Fax ++39 - 0226254351
Cell. 335 74 91 392
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DALLE 15 ALLE 17 SCIOPERO DI SOLIDARIETÀ DEI METALMECCANICI
Presidio Innse, quattro operai su una gru
Un corteo verso la stazione di Lambrate
Ripreso lo smantellamento dei macchinari venduti dopo
il vertice in Prefettura. Pd: «Fermare l'uso della forza»
04 agosto 2009
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Dopo il vertice in prefettura, continua il presidio
I lavoratori della Innse: non ci muoviamo
Ancora tensioni nello stabilimento. Fiom: ora tocca agli operai decidere cosa fare, 2 ore di sciopero di solidarietà
04 agosto 2009


Erano previsti a luglio, ma sul sito del Comune sono spariti e non ho visto ancora alcuna transenna
Qualcuno sa qualcosa?
grazie
