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.: Il Blog di Fiorello Cortiana
Giovedì, 21 Luglio, 2011 - 11:51

la Lobby di Dio

LA LOBBY DI DIO

 

Dobbiamo essere grati a Ferruccio Pinotti che con : “La lobby di Dio” ci ha dato la prima inchiesta approfondita sul sistema Comunione e Liberazione e  la Compagnia delle Opere (ed. Chiarelettere, 2010, Milano).

E’ una indagine seria, professionale, ben documentata, certo non facile da realizzare, che getta finalmente un fascio di luce su una setta poco conosciuta che, per il peso assunto e per i suoi metodi di lavoro, è diventata uno snodo importante del funzionamento della nostra democrazia e della nostra economia.

Il termine “setta” non viene utilizzato in senso denigratorio ma in senso tecnico. Al tema è dedicato un intero paragrafo dal titolo: Un movimento che si fa setta”,  nel quale il Prof. Luigi Cortesi, psicologo, psicoterapeuta, presidente del Movimento della Vita di Bergamo, quindi “supercattolico a pieno titolo” analizza le ragioni per cui il termine “setta” è il più appropriato. Certamente il sistema CL + CdO non è più un movimento religioso, perché il peso degli obiettivi economico-finanziari e di potere son diventati di gran lunga prevalenti su quelli religiosi. E, come dice, con sottile ironia, Martinazzoli: “Gli aderenti di CL fanno ogni minuto la volontà di Dio, che Dio lo voglia o no”. Non è un partito perché un partito serve per agire apertamente nel mondo, perseguendo dichiarati obiettivi politici. CL si muove, invece, con una conclamata opacità come è tipico delle sette; e, come le sette, agisce in senso esclusivo non inclusivo.  Solo chi è dentro la setta, solo chi ha completato i passaggi di affiliazione, è dalla stessa protetto: “L’offerta è avvolgente e applicabile a qualsiasi momento e attività umana, dalla relazione di coppia alla carriera professionale: se sei del movimento trovi un lavoro, un partner, ovviamente ciellino, con cui ti sposi e ti moltiplichi possibilmente senza porre barriere alla Provvidenza, educhi i figli dentro CL, li “sistemi” e diventi nonno. Cortesi  descrive una realtà claustrofobica, con inquietanti risvolti totalitari… E’ spaventoso (afferma Cortesi) che dei cristiani agiscano in questo modo”.

Ma, all’inizio, la motivazione religiosa, animata dal carisma di don Giussani, è determinante per attrarre e coinvolgere, grazie alla grandezza e bellezza del Cristianesimo, le anime generose dei giovanissimi. Poi i migliori verranno formati, accompagnati, aiutati nella loro crescita, sino a diventare, i più fedeli, monaci, laici, i “Memores Domini” (denominati anche “monaci guerrieri”, 1600 uomini e donne, che vivono in piccole comunità (dal 1988 sono riconosciuti dalla Santa Sede come “associazione ecclesiale privata universale”), hanno l’obbligo di castità, povertà e obbedienza, svolgono un lavoro (Formigoni è un Memores Domini), ed il loro reddito confluisce in una cassa comune che poi viene redistribuita secondo i  bisogni. Il tema dell’obbedienza è il più delicato da un punto di vista  generale, soprattutto in relazione a persone che svolgono attività di rilievo pubblico. I fondamenti teorici sono rigorosi e totalitari: Cristo è Dio incarnato in terra, Cl è uno strumento di tale incarnazione, CL è rappresentata dai suoi superiori, il superiore che guida la tua comunità va obbedito totalmente perché obbedendo a lui fai la volontà di Cristo, il Dio incarnato in terra. E’ in questo passaggio teologico la radice vera del totalitarismo di CL. In fondo è la stessa teoria su cui si reggevano le monarchie assolutiste, nelle quali il monarca era un rappresentante di Dio in terra. Il libro contiene una lunga analisi di questi aspetti cruciali, condotta con l’aiuto di esperti psicologi e sociologi ma soprattutto con una lunga interessante intervista con Bruno Vergani, che ha vissuto l’intera trafila dei ragazzi affascinati da Don Giussani, fino a diventare Memores Domini. E’ poi uscito da CL, diventando scrittore e regista, un intellettuale capace di riflettere onestamente e criticamente su questa sua importante esperienza. La riflessione di Vergani pone bene in luce il conflitto interiore e pratico che si genera tra il principio assoluto e totalitario dell’obbedienza e lo spirito critico personale:

Di fatto l’appartenenza a CL mi portava a una situazione paradossale: stavo con persone che mai avrei frequentato e professavo de facto un credo politico che non condividevo. Eppure facevo tutto questo perché ero affascinato dalle parole di Giussani, che ti ordinava: “Fai così”. Un puro approccio precettistico. In nome di quelle parole mi sono trovato a dare i volantini contro l’aborto, contro il divorzio e ad appoggiare la Democrazia cristiana di Andreotti. Volantinavo, andavo alle assemblee, ero diventato presidente del circolo culturale del paese, eppure mantenevo una posizione di apertura verso chi  non condivideva le opinioni del movimento. Ricordo per esempio che ero in contatto con molte persone di sinistra, anche della parte estrema, con le quali ero molto amico. A differenza di altri all’interno del movimento, non mi arroccavo in una posizione ideologica. Ricordo una discrepanza notevole tra il livello intellettuale, da cui ero affascinato e che condividevo, e la vita, soprattutto quella dei  Memores, che era triste. Più il cerchio si restringeva, più diventavo consapevole della differenza tra ciò che mi veniva detto e la vita quotidiana. Fino a che la situazione è implosa e sono uscito da CL”. Già allora il collateralismo di CL con la politica era forte. “Con il tempo ho capito che la politica e la Democrazia cristiana di allora non c’entravano niente con il sacro, con la mia dimensione. E oggi, pensando alla contiguità del movimento con l’attuale classe dirigente italiana del centrodestra, assai disgraziata, provo molta tristezza. Nel luglio 2009 ho visto in TV Berlusconi che inaugurava i lavori per l’autostrada Bergamo – Brescia – Milano, poco dopo l’esplosione del caso escort su tutti i giornali. Il premier  ha detto pubblicamente: “Io non sono un santo”. Roberto Formigoni, in prima fila, rideva. Avrebbe dovuto alzarsi e andarsene, o quanto meno evitare di ridere. Per me è stato triste, sconvolgente””.

Nel periodo in cui fui  assessore all’economia nel Comune di Milano ,avevo difficoltà a capire i comportamenti di certi dirigenti comunali. Solo lentamente compresi che la  spiegazione di tali comportamenti era che essi non agivano come titolari di un mandato derivante dal Comune e dai principi della loro professione, ma che avevano un altro mandante, che era il loro vero “dominus” e cioè CL. Erano gli obiettivi e la volontà di CL che stavano per loro sopra ogni altro obiettivo. E qui il tema da privato diventa di rilievo ed interesse pubblico. E’ proprio lo spirito e la cultura liberale che ci fa rispettare anche la libertà di pensiero, formazione, organizzazione, indottrinamento di una setta come CL: in fondo la sua capacità di animare i giovani, di impegnarli in una dimensione che va oltre il puro individualismo, di sollecitare la loro generosità, di inserire nelle loro vite la categoria religiosa, è una cosa positiva. Così come è apprezzabile che, in  genere, CL, per ora, faccia avanzare prevalentemente giovani di valore.

Ma vi sono tre nodi centrali sui quali una organizzazione così importante, complessa e articolata (insieme al suo braccio operativo CdO, Compagnia delle Opere) non può eludere un dibattito pubblico. Essi sono: cultura totalitaria; opacità; abuso di posizioni di potere e sfruttamento della finanza pubblica.

Ma prima di affrontare questi nodi, è necessario conoscere qualcosa di più di CdO, componente essenziale del sistema, e per questo il libro di Pinotti è una preziosa miniera.  Le cifre di CdO sono impressionanti: 41 sedi in Italia ed in altri 17 paesi, 34.000 imprese associate e 1000 associazioni non profit; fatturato complessivo stimato in 70 miliardi di euro; la sola sezione milanese di CdO  conta più di 6000 imprese avendo, dal 2008, superato gli associati di Assolombarda; ben tre componenti del consiglio direttivo della Camera di Commercio di Milano sono rappresentanti di CdO. Ma CdO si sta espandendo anche a livello internazionale: Spagna, Portogallo, Israele, Svizzera, Kenya, territori palestinesi, Est dell’Europa. Uno dei principali sponsor di CdO e CL all’estero è Umberto Vattani, una figura di spicco della diplomazia italiana che, nonostante la sua lunga esperienza diplomatica, sembra non rendersi conto dell’enormità della sua affermazione: “A Gerusalemme abbiamo creato praticamente uno sportello unico tra CdO, ICE e consigliere economico dell’ambasciata”. CdO rappresenta lo sforzo di CL per insediarsi nel mondo dell’impresa. Il progetto CdO non nasce a Milano ma ad  Alcamo (provincia di Trapani). E’ da un incontro del 1979 con l’allora giovane viticultore, Sebastiano Benenati, che don Giussani si rende conto della necessità di una penetrazione del movimento nel mondo imprenditoriale ed economico. Nel febbraio 1986 nasce a Milano il primo nucleo di CdO, per esercitare “l’amicizia operativa” tra gli associati, ma l’imprinting siciliano rimane  ben presente in molte caratteristiche operative ed anche terminologie dell’organizzazione.  Ad esempio i “monaci guerrieri” di CL, che abbiamo già incontrato, evocano i capi  segreti dell’organizzazione mafiosa che, alle origini, si chiamavano, appunto, i “fratuzzi” (i fraticelli). Oggi in Sicilia la rete di CdO è composta da un giro di 1100 soggetti tra imprese, professionisti e operatori del terzo settore. Lo scarso spessore imprenditoriale della società siciliana aiuta a percepire prima che in Lombardia il vero segreto ed, insieme, il vero pericolo del sistema CdO + CL, che non può  essere esaminato che unitariamente, come unità organica. Così sin dal 17 luglio 2002 l’economista Mario Centorrino auspicava che vengano:

“approfondite le caratteristiche della presenza in Sicilia della CdO, gli intrecci tra politica ed economia che ha innestato, i processi di accumulazione nei quali si è andata a inserire. Quel che vorremmo sapere è se allo stato un piccolo imprenditore in Sicilia ritenga che sia preferibile associarsi alla CdO, poiché se collocato dentro questo sistema di relazioni gli verranno aperti più spazi rispetto a quelli normalmente praticabili. E, per questo inserimento, oltre alla intuibile professione di fede cattolica quali ulteriori impegni di solidarietà debba adempiere. Qualora le risposte fossero positive, in una regione come la Sicilia, debole in termini di capitale sociale, assisteremo al sorgere di un soggetto di potere. Né illecito, né necessariamente pericoloso. Nuovo, però, e al momento unico, con possibili conflitti di interesse non plateali ma decisivi tra politica ed economia. Sui quali, questa è una nostra ipotesi di lavoro, si reggono oggi in Sicilia il cuffarismo e la sacra economia. Altre associazioni di rappresentanza, sindacati, ordini professionali non hanno proprio alcunché da dire al riguardo?”

E in un intervento all’Università di Palermo, dello stesso anno, ammoniva che ci troviamo di fronte alla “sacra economia” ossia allo “sfruttamento del volontariato come affare economico e l’affiancamento alla Compagnia delle Opere, una delle organizzazioni più pericolose che possano esistere”. Anche Giovanni Catalano, direttore di Sicinindustria, intervistato nel 2022 con riferimento a CdO afferma: “Bisogna stare attenti a non ingenerare confusione. A non tradurre un’azione nel sociale, in attività di tutela di interessi  non propri alle sfere sociali”. Ed intervistato nel 2010, nell’ambito del libro in esame, afferma: “Naturalmente anche qui la CdO è in crescita perché fa affidamento anche  sulle risorse pubbliche”. L’approfondimento delle origini e dell’esperienza siciliana ci facilita la comprensione più generale di CdO. Questa non è un’associazione imprenditoriale né un partito politico ( anche se, come diremo ne ha, in unione con CL, alcune caratteristiche). CdO è esattamente quello che, con sufficiente chiarezza, dichiara l’art. 4 del suo Statuto, un’associazione che ha la finalità di:

promuovere lo spirito di mutua collaborazione e assistenza per una migliore utilizzazione di risorse ed energie, per assistere l’inserimento di giovani e disoccupati nel mondo del lavoro, in continuità con la presenza sociale dei cattolici e alla luce degli insegnamenti del magistero della Chiesa”.

Dunque una associazione di mutua assistenza, di dichiarata impronta  confessionale, rivolta soprattutto ai piccoli operatori dell’economia, imprese, professionisti, terzo settore. La mutua assistenza è cosa buona: da essa nascono oltre un secolo fa le banche popolari, le attuali banche di credito cooperativo e tanti altri organismi benefici.  Niente da ridire. Come niente  vi è da ridire anche sulle loro concezioni dell’impresa, che non è quella di puro e semplice produttore di profitto, ma di soggetto creatore di sviluppo. E’ una concezione avanzata che insegnano i migliori studiosi di economia aziendale. Personalmente l’ho insegnata per venti anni in Bocconi. Le parole di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà (organica al sistema CL + CdO): “Lo scopo di un’impresa eccede dagli scopi dell’impresa stessa” suonano identiche a quelle di Peter Drucker, uno dei maggiori studiosi di economia d’impresa, degli ultimi  60 anni:

Le imprese sono organi della società, non sono fine a se stesse, ma esistono pere svolgere una determinata funzione sociale, esse sono strumenti per assolvere fini che le trascendono”.

Le cose incominciamo ad andare meno bene quando si entra (come fa Pinotti)  nei meccanismi concreti di questa mutua assistenza. Allora si scopre che la mutua assistenza non si basa sui contributi propri degli associati, ma, in gran parte, si appoggia sul denaro pubblico:

“La Compagnia delle Opere è un caso unico nel suo genere, riceve finanziamenti dalle istituzioni e, attraverso  i suoi membri dislocati in posti chiave, pone le condizioni per convogliare denaro pubblico verso le “proprie” aziende. Si vengono a creare così conflitti di interesse tra CdO, banche e istituzioni, un intreccio pericoloso che inquina il mercato e stronca la libera concorrenza. La Compagnia inoltre ha un riferimento partitico preciso e dunque partecipa agli appuntamenti elettorali convogliando consensi…. Quando CL assume il potere, come per esempio in Lombardia, i “corpi intermedi” spesso si formano  o crescono non per libera iniziativa di individui che si mettono insieme con obiettivi comuni, ma a seguito di provvedimenti di spesa e legislativi della Regione. Parte da lì la costruzione o ristrutturazione di oratori e di scuole private cielline, di consultori privati accreditati, di aziende pubbliche o a partecipazione pubblica, di strutture sanitarie accreditate e così via. Sono queste le “formazioni sociali” pensate dai leader di Comunione e Liberazione. Senza i soldi dei cittadini e le decisioni della politica di marca ciellina, quanto di tutto questo sarebbe nato e cresciuto spontaneamente? L’ex parlamentare e consigliere regionale leghista Alessandro Cè, già assessore regionale alla sanità lombarda, che abbiamo intervistato nel corso di questa inchiesta, ha dichiarato: “Non è parità pubblico-privato, mi spiace, questa è un’altra cosa. Io sono un liberista, un liberale, ma questo è interesse privato in atti pubblici, in programmazione pubblica, in scelte politiche pubbliche”.

CL non è un partito, né si è mai legata a uno schieramento particolare. La forza del sistema CL + CdO è sempre stata quella di essere trasversale. E’ anzi straordinariamente capace di “decifrare gli equilibri politici in formazione, così da collocarsi sullo scacchiere istituzionale nel modo più proficuo, Né destra né sinistra, insomma. Ma un grande opportunismo politico. L’obiettivo per il movimento è stato quello di trovare, di volta in volta, una sponda istituzionale che fosse in grado di garantire la promozione di certi interessi e di certe posizioni strategiche (in cambio, ovviamente, di un solido bacino di voti: una dote che CL  sa ancora guidare con sicurezza). E ciò indipendente dai valori di riconoscimento della forza politica prescelta” (Pinotti).

Dunque il sistema CL + CdO non è un partito politico ma controlla  pacchetti di voti con i quali fa eleggere i suoi capi in posizioni di grande potere (come Formigoni), dalle quali essi riversano sul sistema benefici di ogni tipo; o fa eleggere alleati organici che poi dovranno pagare un prezzo. Quindi è anche un partito, occulto, senza peraltro soggiacere ad alcuno dei pur tenui obblighi di trasparenza ai quali persino i nostri irresponsabili partiti sono tenuti.

Bene fa Pinotti a dedicare ben 38 pagine del libro all’esempio più eclatante: il business della sanità. E’ questo il più grande business esistente oggi in Italia: oltre 100 miliardi di euro l’anno; dei quali  16 solo in Lombardia. Nessuna meraviglia che se la disputino, con metodi violenti, in Calabria la ‘ndragheta, in Sicilia la mafia, in Campania la camorra, nel Lazio il generone romano, in Lombardia, con metodi perfettamente legittimi, il sistema CL + CdO. In Lombardia, praticamente, la Sanità è diventata un fatto privato di CL +CdO, essendosi realizzata la perfetta identità tra chi comanda, chi nomina i dirigenti, chi controlla e chi opera. Non tento neanche di riassumere i dati ed i fatti che documentano questo impressionante fenomeno. Finirei necessariamente per ridurre il valore dell’indagine ed anche dell’importante testimonianza di Alessandro Cè, ex deputato leghista, già assessore alla Sanità della Regione Lombardia. Medico, esperto amministratore, persona per bene, dotato di senso dello Stato, Cè cerca di mettere  un po’ di ordine nel saccheggio della sanità lombarda. Ma viene duramente contestato da Formigoni e rimosso dal duo Formigoni – Berlusconi, consenziente Bossi.

Il sistema CL + CdO lombardo è  dunque essenzialmente un’idrovora che dirotta finanza pubblica verso finanza privata e porterà, inevitabilmente, ad una declassamento della sanità lombarda che, per ora, resiste perché ha alle spalle 500 anni di buona sanità. Basti  osservare il moltiplicarsi delle lucrose cardiochirurgie accreditate salite, in pochi anni, a 25 in Lombardia contro 23 in tutta la Francia.

Naturalmente vi sono altri business su cui il Sistema CL + CdO è concentrato, come il business dell’istruzione. Ci sono ormai anche tanti, gravi e preoccupanti scandali. Ma ciò è del tutto inevitabile. Bene fa Pinotti ad illustrarli, ma non è questo per me l’aspetto grave. Il caso della sanità lombarda rappresenta  una degenerazione di potere così abnorme, da giustificare, anche in eventuale assenza di scandali e di reati, in uno Stato normale, una seria indagine parlamentare che risponda a due domande: come assicurare l’imparzialità e la meritocrazia nella scelta dei dirigenti della Sanità lombarda? A quanto  ammontano le risorse pubbliche che vengono ogni anno, direttamente o indirettamente,  dirottate al sistema allargato CL + CdO?

Ma questa indagine non ci sarà, neanche se dovesse esserci un cambio di governo, perché il segretario del maggior partito dell’opposizione On. Perluigi Bersani è uno che, come i papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, stravede per CL, senza, per ora, esserne organico come il prossimo candidato papa, l’arcivescovo di Milano, Scola. Pierluigi Bersani dal 1998 al 2009 (tranne il 2001) non ha mai saltato neanche uno dei Meeting di Rimini di CL. Nel 2003 tenne una relazione  importante nella quale disse:

“Se vuol rifondarsi la sinistra deve ripartire dal vostro retroterra. La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’Ottocento. Il primo Partito Socialista è venuto dopo le cooperative, il Partito Comunista dopo ancora e i gruppi nati con il Sessantotto sono tutti spariti. Solo l’ideale lanciato da CL negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più  vicino alla base popolare. E’ lo stesso ideale che era anche delle cooperative: un dare che è anche educare”.

Nel 2006 fu affidato a Bersani niente meno che la presentazione del libro del fondatore Don Giussani, “Dall’Utopia alla Presenza”.

Dunque moriremo tutti,  volenti o nolenti, di CL, per poter campare, mentre l’idrovora continuerà a svuotare le casse pubbliche a favore delle private, e mentre i ministri dell’economia si divertiranno ad appiccicare qualche imposta di bollo sui piccoli risparmi?

Tutto sembra indicare di sì.

Ma la storia è sempre imprevedibile ed ama spesso sparigliare le carte, anche in modo imprevedibile.

Nessuna previsione dunque. Ma solo lettura dei fatti attuali. I fatti più evidenti indicano che esiste una alta probabilità che il prossimo presidente del consiglio ed il prossimo pontefice saranno organici di CL.

I fattori che possono sparigliare le carte sono di varia natura:

-         la fragilità religiosa e morale di CL, la sua disinvoltura morale, l’affarismo, l’uso cinico della politica, il disinteresse verso l’integrità morale dei suoi associati e alleati,  può gradualmente indebolire la forza e la presa dell’organizzazione. Non è la prima volta che un movimento di origine religiosa, grazie ad un lavoro duro e serio, diventa potente e ricco e poi decade travolto da eccesso di potere e di ricchezza. Si veda la vicenda degli Umiliati a Milano. Ma anche il recente commissariamento dei Legionari di Cristo dovrebbe contenere qualche insegnamento. Sulla base di quello che vediamo sino ad oggi, è da escludere l’ipotesi di autocorrezione e di autocritica.

-         Non è escluso che dalla Chiesa, intesa non come struttura gerarchica, ma come popolo di Dio, si possano mettere in moto degli anticorpi contro questa  religiosità strumentale, fondamentalista, totalitarista, preconciliare, da parte del grande filone del cattolicesimo liberale, democratico, conciliare.

-         La finanza pubblica, continuamente stressato da queste poderose idrovore (il sistema CL+ CdO è solo una di queste) dovrà, prima o poi, porre dei limiti al dirottamento di risorse pubbliche verso le casse private.

-         Prima o poi potrà andare al governo una sinistra moderna capace di resistere alle astuzie del sistema CL + CdO e di ripristinare un decente funzionamento delle istituzioni. Ma qui siamo nel libro dei soci.

 

Peraltro su tutti i fronti i  possibili indizi di resistenza, sono molto deboli, Per ora il quadro più realistico è quello tracciato da Pilotti:

Un movimento senza un pensiero religioso forte, ma governato con mano ferma da un capo molto determinato e operativo: Roberto Formigoni, il Memor Domini ciellino che è  anche presidente di una Regione con il bilancio di  un piccolo Stato del Nordeuropa, il leader di una lobby che sta estendendo i suoi metodi di potere al resto d’Italia e anche all’estero”.

 

Marco Vitale

www.marcovitale.it

Scritto per Allarme Milano Speranza Milano www.allarmemilano-speranzamilano.it

Marettimo, 15 luglio 2011

 

 

Mercoledì, 20 Luglio, 2011 - 10:43

libertà per Internet

non è finita
http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio_2nd_action/?cl=1173219684&v=9635
Il Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Corrado Calabrò è stato convocato con urgenza per giovedì 21 luglio, alle ore 8.30, dalle commissioni 7a (Comunicazioni) e 8a (Cultura) del Senato per rispondere dei gravi attacchi alla libertà di informazione e all'accesso alla conoscenza che permangono nel nuovo schema di regolamento sul diritto d'autore (qui il calendario del Senato).
L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è stata sì costretta a modificare il suo regolamento, rinunciando di autoattribuirsi il potere di inibire l'accesso ad interi siti web, ma ha deciso di perseverare nel faraonico e inquietante progetto di diventare arbitro unico di tutti i contenuti presenti sulla Rete.
Aver ottenuto questa convocazione è un altro importante successo (dopo l'evento La notte della Rete che ha spinto l'Agcom a modificare parte della delibera) per chi, come l'associazione radicale Agorà Digitale e tutte quelle riunite nell'iniziativa sitononraggiungibile.it (Adiconsum, Altroconsumo, Assoprovider assistiti dagli avvocati Fulvio Sarzana e Marco Scialdone), fin dall'inizio ha preso una posizione chiara e netta, che manterremo fino alla fine: l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni non può intervenire con un regolamento che mette in pericolo principi fondamentali come giusto processo, libertà di espressione, di informazione, diritto di accesso alla conoscenza e la libertà di impresa.
C'e' bisogno innanzitutto di una riforma delle regole che ci permettono di condividere contenuti in rete: è impensabile applicare le norme previste dall'Autorità senza prima riformare la legge sul diritto d'autore, vecchia ormai 70 anni e chiaramente obsoleta rispetto ai cambiamenti a livello informativo e tecnologico dei decenni successivi alla sua promulgazione: deve infatti essere adeguata alle nuove forme della creatività, della circolazione delle informazioni e della possibile remunerazione.
Da una parte il Parlamento non ha strumenti per imporre "formalmente" uno stop al regolamento. Dall'altra però Agcom non potrà ignorare la posizione delle istituzioni, soprattutto se questa posizione si dimosterà forte e motivata. A questo proposito sono stati chiarissimi i senatori Vita e Vimercati, che con urgenza hanno avanzato la richiesta di convocazione sostenendo che a questo punto, sia opportuna una moratoria, in attesa di una procedura istituzionalmente più corretta, non lesiva delle prerogative delle Camere". 
Ma sono 23 i senatori che compongono gli uffici di presidenza delle due Commissioni che audiranno Calabrò ed è noto quanto scarsa sia la consapevolezza della classe politica dei rischi insiti nel regolamento Agcom.
È compito anche e soprattutto nostro, di noi che ci siamo mobilitati fin dall'inizio, provare a convincerli dell'assoluta necessità di uno stop al provvedimento. Abbiamo meno di 48 ore.
Volete saperne di più? Trovate i loro nomi e le le loro attività su questa e quest'altra pagina.
E questi sono i loro indirizzi:
Continuate a mobilitarvi. Scrivete, informate e condividete. Fatelo subito. I motivi di questa nuova mobilitazione sono forti e condivisi non solo tra la società civile ma anche dagli stessi addetti ai lavori. Raccontate a questi politici ormai da troppo tempo distanti dalle nuove forme di diffusione dell'informazione e della conoscenza l'enorme rischi che stiamo correndo!
Per maggiori informazioni potete leggere ed inviare ai senatori la seguente documentazione:
La lettera aperta ai Membri delle Commissioni VII e VIII del Senato della Repubblica di Adiconsum, Agorà Digitale, Altroconsumo, Assoprovider e Studio Legale Sarzana. 
L'approfondimento a cura di Agorà Digitale sul nuovo regolamento Agcom. 
Sabato, 9 Luglio, 2011 - 14:48

le donne a Siena a fare la cosa giusta

Meglio la Perina a Siena che Urso da B. DX, SX, alto, basso? Le donne sono a fare la cosa giusta e tanto basta.

Venerdì, 8 Luglio, 2011 - 10:21

Dalla parte di Aung San Suu Kyi

   Dalla parte di Aung San Suu Kyi     http://www.avaaz.org/it/stand_with_aung_san_suu_kyi/?vl  

Venerdì, 8 Luglio, 2011 - 08:55

Navigli, cittadini e nuova amministrazione

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COMUNICATO

 

Riteniamo necessario informarvi su quanto è successo nelle ultime settimane sul fronte della “movida”. E’ noto che la precedente Amministrazione aveva sospeso qualsiasi indicazione e decisione sulla manifestazione estiva dell’Isola pedonale sui Navigli. L’apertura e le modalità di svolgimento e di controllo dovevano essere proposte e attuate dalla nuova Giunta e, in primis, dall’Assessore alle Attività Produttive Dott. D’Alfonso. Con una serie d’incontri con le varie parti presenti nel quartiere (Associazioni dei gestori dei locali, Associazione dei Commercianti, Comitati di quartiere) l’Assessore e i funzionari del Settore hanno comunicato una bozza di proposta che è diventata documento di riferimento e che alleghiamo.

Segnaliamo i punti in cui la presente proposta differisce dalle precedenti con osservazioni nel merito.

 

1.      Molti dei compiti di conduzione della manifestazione sono stati delegati ai nuovi Presidenti dei Consigli di Zona 5 e 6 (Pres. Ugliano per la Zona 5 e Pres. Rabaiotti per la Zona 6), che hanno l’incarico di organizzare anche una Commissione di Sorveglianza composta dai due presidenti dei Consigli di zona o loro delegati, Consiglieri di Zona e rappresentanti delle Polizie Locali. Possono essere convocati anche rappresentanti di altre istituzioni e delle associazioni dei gestori e dei Comitati. In pratica non è stata istituita la Commissione Monitoraggio che negli anni precedenti aveva il compito, con sopralluoghi notturni, di verificare la gestione e le eventuali trasgressioni alle normative vigenti e al contratto disciplinare. La Commissione di sorveglianza, per quanto c’è per ora dato di capire, avrebbe come principale compito quello di raccogliere le segnalazioni d’infrazione e di non rispetto delle normative (ad esempio quella di occupazione indebita del suolo pubblico o di fastidiose emissioni rumorose notturne) da parte degli agenti della Polizia Locale e di provvedere alla sanzione; le infrazioni, se ripetute, possono determinare anche la revoca immediata della cessione di suolo pubblico. Ci auguriamo che siano istituiti momenti di presenza sul territorio della Commissione di Sorveglianza con i cittadini e i referenti dei Comitati, il cui lavoro negli scorsi anni è servito a evidenziare carenze, mancato rispetto delle normative e a documentare puntualmente quanto accadeva nelle ore di svolgimento della manifestazione estiva. Chiediamo quindi la vostra collaborazione, rappresentandoci le valutazioni della manifestazione estiva, confrontandola con le precedenti edizioni  e puntualizzando le eventuali positività e/o gli aspetti negativi. Ricordiamo ancora una volta che i due referenti della Polizia Locale che possono essere sensibilizzati dai residenti sui disagi e le irregolarità rilevate sono:

Commissario Aggiunto Walter Summo tel. 02-77270359 e-mail: walter.summo@comune.milano.it

Commissario Aggiunto Giuseppe Marano tel. 02-77270360 e-mail: giuseppe.marano@comune.milano.it.

I due Commissari rispondono dalle 9,00 alle 19,00.

 2.      Non sono state concesse ai locali deroghe all’orario di chiusura (ore 2 del mattino).

3.      Il suolo pubblico occupato dagli ambulanti sarà gestito direttamente dall’Amministrazione comunale che ha assegnato o assegnerà gli spazi secondo i criteri di un bando pubblico. In relazione alla cessione delle aree crediamo che con le modalità vigenti possano essere superati i problemi verificatisi nella precedente edizione in cui i gestori dei locali subaffittavano gli spazi  pubblici avuti in concessione dall’Amministrazione in evidente contrasto con la normativa vigente.

4.      Gli ambulanti sono stati scelti dall’Amministrazione Comunale soprattutto in base alla qualità merceologica del prodotto in vendita (prodotti artigianali o artistici, ecc.).

5.      I gestori dovranno pagare all’AMSA le ore straordinarie necessarie per il potenziamento della pulizia delle strade e dei marciapiedi, tenendo presente che devono comunque garantire la pulizia dello spazio antistante al locale. Questo contributo non è stato versato per il 2010 ma, a nostro avviso, è discutibile l’interpretazione data alle norme previste nel Contratto disciplinare 2010 e nell’atto di concessione comunale e che ha comportato l’attribuzione di tale onere a carico della cittadinanza.

6.      La sorveglianza attuata dalla Polizia municipale nello svolgimento della manifestazione non sarà pagata dai gestori dei locali, ma l’onere sarà assunto interamente dall’Amministrazione comunale. Nelle precedenti edizioni gli agenti della Polizia Locale addetti alla sorveglianza presso le entrate dell’isola pedonale erano stati pagati direttamente dai gestori dei locali. Questa nuova norma, secondo l’Assessore, non creerebbe un conflitto di interessi tra le due parti in causa (il controllato pagava il controllore).

7.      Ai residenti del cosiddetto ambito 19 è concesso di sostare anche negli spazi blu delle zone limitrofe all’area destinata ad isola pedonale (di norma a pagamento), senza dover pagare la tariffa oraria, purché dotati di apposito contrassegno. Abbiamo rivolto all’Assessore la richiesta di aprire ai residenti, e gratuitamente, uno spazio nel parcheggio di Via Valenza; questo potrebbe attenuare i disagi per chi abita nelle vicinanze.

8.      Programma culturale: non conosciamo in modo completo e nel dettaglio il programma culturale che anche quest’anno è stato proposto dalla Società dei Navigli Lombardi S.c.a.r.l. (ente pubblico). La spesa delle manifestazioni culturali sarà sostenuta interamente dai gestori dei locali con un costo di 40.000/50.000 €, ad eccezione di due manifestazioni musicali pagate da sponsor. Tale sponsorizzazione darà titolo, anche per il 2011, ad uno sconto del plateatico pari all’80%. Siamo stati interpellati dal Settore Commercio e abbiamo espresso perplessità sulla prima versione del programma che ci era stata proposta e che prevedeva molti spettacoli di tipo musicale. Abbiamo richiesto cambiamenti al fine di introdurre eventi di diverso tipo adatti a varie fasce d’età, teatrali o di musica classica da attuarsi anche in spazi piccoli o chiusi (ex tabaccheria, cortili interni, ecc.). Ci riserviamo un giudizio complessivo nel momento in cui conosceremo la nuova programmazione.

 

Abbiamo incontrato e discusso le problematiche dell’isola pedonale estiva anche con il Presidente di Zona 6 Rabaiotti e in un secondo incontro con i Presidenti di Zona 5 Ugliano e il Presidente di Zona 1 Arrigoni, che ha cortesemente accettato di partecipare all’incontro per verificare le proposte sulla “movida” in queste zone, poiché anche nella zona di sua competenza esistono, come ben sappiamo, situazioni analoghe anche se con differenze di organizzazione e di disposizione territoriale.

Abbiamo anche discusso in questi incontri con i Presidenti di Zona dell’attuale situazione di stallo in cui versa la Darsena nell’attesa del pronunciamento del T.A.R. al ricorso presentato dalla precedente Amministrazione Comunale contro la Società costruttrice del parcheggio. Ci auguriamo  che il progetto di autosilo in darsena sia tolto al più presto dal Piano urbano parcheggi.

 

Milano, 7 luglio 2011: i referenti dei Comitati dei Navigli

Venerdì, 8 Luglio, 2011 - 08:13

Giù le mani dal referendum elettorale

Il referendum per abolire le liste bloccate e il premio di maggioranza non riguarda le questioni interne al PD ma la qualità della rappresentanza politica nella democrazia repubblicana. Riguarda tutti noi.

Mercoledì, 6 Luglio, 2011 - 15:45

Svolta PE sugli OGM

Il Parlamento Europeo approva con 548 “sì” una proposta che apre una procedura legislativa che prevede che saranno i singoli stati a decidere se avere o meno coltivazioni Ogm e potranno farlo anche le regioni. Gli stati dovranno impedire che le coltivazioni Ogm contaminino piante convenzionali o biologiche. Il testo, che ora dovrà essere approvato a maggioranza qualificata dai governi, prevede, oltre che per motivi socio-economici, i divieti di coltivazione per motivazioni ambientali, come lo sviluppo di erbe infestanti e la protezione della biodiversità, o per una mancanza di informazioni per un’esauriente valutazione di rischi. Le società biotech, secondo il testo approvato, sono obbligate a rendere pubblici tutti i dati necessari per effettuare valutazioni indipendenti. L’innovazione giuridica che si è già prodotta risiede nel fatto che le nuove norme spostano la base giuridica di questa materia dal mercato interno, dove i vincoli europei sono forti, all’ambiente, dove la libertà degli stati è più ampia. Per l’economia agroalimentare “dal campo al piatto” del Made in Italy aumentano le tutele e le potenzialità di mercato. Ora l’Ue deciderà se un prodotto Ogm potrà essere coltivato, ma ogni stato, o regione, sceglierà se farlo sul suo territorio. Questa decisione del Parlamento Europeo è coerente con il Principio di Precauzione già adottato dall’Europa e avvicina la questione OGM ai cittadini che, a loro insaputa, potevano trovare una coltivazione transgenica proprio nel campo confinante. L’Europa sceglie una partecipazione informata dei cittadini produttori/consumatori alle scelte degli imprenditori agricoli, un diritto da usare perché sia efficace.

Mercoledì, 6 Luglio, 2011 - 14:15

Richard Stallman a La notte della Rete

traduzione letterale
dell'intervento in videoconferenza di Richard Stallman a La notte della Rete, che si e' tenuta ieri,
5 luglio 2011 presso la Domus Talenti di Roma.
Come si conviene, la traduzione e' rilasciata su licenza CC-BY-NC-SA 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/deed.it
buona lettura,
Francesco
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Sono molto felice che queste persone siano venute a protestare contro questo regolamento ingiusto.
Ciò significa che loro non potranno più imporre l'ingiustizia agli utenti di Internet senza far rumore.
Naturalmente voi siete qui perché avete compreso bene il motivo per cui questa legge è ingiusta.
E’ censura, la censura è sempre male ma, ancora peggio, lo è la censura senza processo.
Quelli che stanno facendo questo sono pronti ad attaccare l'idea di base della giustizia, per perseguire i loro intenti.
Ma perché lo fanno, qual è il loro scopo?
Stanno facendo qualcosa di male perché il loro scopo è il male Vogliono impedire alla gente di condividere.
La ragione è che, loro e lo Stato, non lavorano per il popolo, non lavorano per i cittadini, loro lavorano per le compagnie.
Loro sono i governi di occupazione nell'impero delle grandi multinazionali.
Lo si può vedere in ogni ambito della vita.
In questo settore, le corporazioni che hanno il potere sono le imprese del cinema, le case discografiche, gli editori e queste vogliono impedirvi di condividere.
E’ per questo motivo che usano termini di propaganda come 'pirati'
Cosa significa quando chiamano “pirati” le persone che condividono?
Vuol dire che stanno cercando di equiparare l’aiutare gli altri con l’attaccare le navi.
Questo è assurdo e, moralmente, è tanto sbagliato, quanto nient’altro lo potrebbe essere.
Perché la condivisione è una cosa positiva, mentre attaccare le navi è molto cattivo, quindi non dovremmo riferirci ad esse con la stessa parola.
Quando questi affermano che “qui c’e’il grande problema della pirateria”, noi dovremmo rispondere “Sì, ma è in Somalia!”. Quando le persone mi chiedono, il mio parere sulla pirateria, io dico: “attaccare le navi è molto cattivo.”
Quando mi chiedono cosa penso della pirateria musicale, io dico: “da quello che ho letto, quando i pirati attaccano non lo fanno suonando strumenti musicali a tutto volume e malamente, piuttosto che utilizzare le armi, quindi non è pirateria musicale”
Quindi la loro pirateria non è pirateria musicale, è solo pirateria.
Il punto è questo: quando ci dicono che “esiste un grosso problema di pirateria e, se non lo risolviamo con questa ingiustizia, in quale altro modo lo dovremmo risolvere?”
Noi dobbiamo rispondere “qui non c'è un problema simile, non è un problema, è un bene che le persone condividano!”
Ma io non ho detto contenuti, non l’ho detto (ndr.: rivolgendosi alla
traduttrice) ... noi qui stiamo parlando di lavori, opere, non di contenuti - perché le opere sono cose importanti che noi ammiriamo. non dovremmo far finta che siano lì solo per riempire delle scatole.
Le case editrici non si preoccupano di queste opere, si preoccupano soltanto dei soldi che arriveranno loro dalle opere stesse, per questo le chiamano contenuti. A loro non importa quello che c'è nella scatola, finché la scatola è piena.
Ma, se abbiamo a cuore la musica, se ci teniamo ai libri, se ci stanno
(veramente) a cuore queste opere di autore, allora non dovremmo chiamarli contenuti e dovremmo trovare dei modi per sostenere gli artisti.
Il sistema del copyright esistente svolge molto male il compito di sostenere gli artisti.
Gli editori dicono: “dobbiamo impedire alla gente di condividere, perché stanno prendendo i soldi degli artisti” ma, in realtà, sono gli editori che stanno prendendo i soldi degli artisti.
Il sistema esistente supporta bene le stelle, supporta molto male gli altri artisti, ma è davvero grande nel sostenere gli editori, così ho proposto altri metodi per sostenere meglio gli artisti.
Ad esempio, si potrebbe raccogliere un contributo da ogni abbonamento ad internet e dividere questo denaro tra gli artisti, solo gli artisti, non le case editrici.
e potremmo dividerlo in base alla radice cubica della popolarità di ogni artista.
Perché la radice cubica?
Perché in questo modo spostiamo i soldi dalle stelle ai molti artisti di medio livello di popolarità.
Questo sistema potrebbe sostenere molto meglio gli artisti utilizzando meno soldi ed è compatibile con la condivisione, con questo sistema possiamo legalizzare la condivisione.
Un’altra delle mie proposte è di dotare ogni apparecchio di un pulsante che si possa azionare per inviare 1 euro in forma anonima all’artista.
Uno di questi sistemi avrebbe funzionato meglio per sostenere gli artisti, rispetto al sistema attuale, che sostiene principalmente gli
(stessi) editori, che impongono leggi ingiuste su di noi.
Ora, le stesse compagnie che hanno comandato questa ingiustizia, hanno fatto e faranno altre ingiustizie.
per esempio, loro sviluppano del software per limitare l'utente, cui hanno messo le manette digitali.
Queste sono caratteristiche progettate per limitare l'utente.
Come possono fare questo, è perché il software non è libero.
Con il software, o gli utilizzatori controllano il programma, oppure e’
il programma a controllare gli utenti.
Con il software libero, il software libero, gli utenti controllano il programma.
Con il software proprietario, il software soggiogante, il software controlla gli utenti.
Quindi se non vogliamo che il nostro software si trasformi nel nostro carceriere, noi dobbiamo insistere solo verso il software libero!
Windows ha manette digitali, Macintosh ha manette digitali, l'iPhone e l’iPad hanno manette digitali, Flash Player ha manette digitali, il Kindle di Amazon ha manette digitali Cosi’ voi potete vedere fino a che punto si sia largamente diffusa questa forma di male, noi dobbiamo fuggire dal software non libero!
per ulteriori informazioni consultate gnu.org ed anche Free Software Foundation Europe, che è fsfe.org vi ringrazio tantissimo, Richard Stallman
Mercoledì, 6 Luglio, 2011 - 09:39

LEGA, PDL, PD, ecco la consociazione

LEGA, PDL e PD contro l'abolizione delle Provincie: questo è un esempio della consociazione omeostatica che impedisce l'innovazione in Italia.

Mercoledì, 6 Luglio, 2011 - 09:38

AGCOM non può regolare Internet

Non è la Magistratura e un atto amministrativo non può sostituire una norma legislativa. La regolamentazione della rete o è partecipata dagli stake holders o non è. Ogni soluzione di controllo centrale e verticale sarà aggirabile in una realtà dalla natura reticolare, orizzontale e decentrata

 

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