Lettera a Mario Monti
Cari tutti, Questa e' la lettera che l'Internet Governance Forum Italia in corso a Trento ha inviato al Prof.Monti, Ciao Fiorello Al Professor Mario Monti, Senato della Repubblica Crisi: per la crescita il nuovo governo deve affrontare lo “spread digitale” Gentile Professore, Non abbiamo bisogno di ricordarle l’importanza di Internet, spazio di libertà globale, strumento di organizzazione politica e sociale, sostegno indispensabile dell’economia. Lo “spread digitale” dell’Italia nei confronti dei principali paesi del mondo ha ormai raggiunto livelli insostenibili anche per la tenuta economica nazionale. Ancora più preoccupante, anche in queste ore di straordinaria apprensione per la situazione finanziaria del Paese, è il persistere di una condizione di inconsapevolezza politica e di inazione governativa nell’affrontare tale ritardo che pregiudica gravemente le nostre possibilità di crescita e di sviluppo. In particolare, l’incapacità di affrontare i problemi legati alla diffusione della banda larga è indegna di un paese che voglia restare in Europa. Non si può aspettare il superamento della crisi economica per investire nel digitale, perché, come sancito dalla Commissione Europea nella Strategia 2020, lo sviluppo dell’economia digitale è una delle condizioni imprescindibili per il superamento stesso della crisi. Nonostante i ritardi, l’economia digitale rappresenta già il 2% del PIL dell’economia nazionale e, negli ultimi 15 anni, ha creato oltre 700.000 posti di lavoro. Internet non può essere più ignorata. Il Paese non può continuare a rimanere politicamente emarginato rispetto a questi temi. Sono state abbandonate le iniziative che, grazie anche a documenti sottoscritti con altri stati, avevano fatto del nostro Paese un indiscusso protagonista dell’iniziativa per un Internet Bill of Rights nel quadro degli Internet Governance Forum promossi dalle Nazioni Unite. A fronte di questo ruolo, negli ultimi anni l’Italia è stata mortificata dall’inazione e da ripetuti tentativi di limitare la libertà in rete e lo sviluppo dell’economia digitale. L’Internet Governance Forum Italia 2011 si rivolge a Lei affinché un nuovo governo si impegni concretamente, anche attraverso la nomina di un ministro se necessario, per la piena implementazione di un’agenda digitale in conformità con quanto stabilito dall’Europa. Richiamiamo in particolare l’attenzione sull’accesso ad Internet come diritto fondamentale della persona, come già riconosciuto da costituzioni, leggi nazionali e risoluzioni del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa; sul riconoscimento in via di principio della conoscenza come bene comune globale; sulla garanzia della neutralità della rete in relazione ai flussi di dati; sulla definizione di uno statuto del lavoro in rete.
divulgate come credete
La scuola primaria tra apprendimento e intrattenimento
Dall'eccellenza alla catastrofe La coppia Gelmini/Tremonti e' riuscita nell'impresa di distruggere (quasi) la scuola primaria italiana, che era il fiore all'occhiello del nostro sistema scolastico, un'eccellenza riconosciuta anche a livello internazionale. Grazie soprattutto ai maestri italiani, instancabili promotori di esperienze di qualità, in passato recepite dai decisori politici ed istituzionalizzate, la scuola elementare aveva consentito ai nostri alunni di raggiungere le posizioni più elevate nelle comparazioni internazionali.
http://www.gildami.it/primapa
L'opportunita' dell'IGF a Trento
Dopo l'appuntamento mondiale a Nairobi in Kenia, si e' aperta a Trento la quarta edizione nazionale dell'Igf-Internet Governance Forum http://www.igfitalia2011.it/. Centinaia di esperti e rappresentanti di imprese, amministrazioni locali, associazioni e Partite IVA della Conoscenza si confrontano all'interno di quattro macroaree tematiche dedicate a "Tecnologia e ricerca", "Società e cultura", "Diritti e doveri" ed "Economia e condivisione", con la possibilità di confronto libero su ulteriori questioni. A Trento si rifletterà sulle esperienze nazionali ed europee del Partito Pirata, della promozione della "Direttiva Europea di iniziativa popolare" sulle libertà digitali, utilizzando l'opportunità offerta dall'articolo sulla Citizen Initiative del Trattato Costituzionale Europeo. L'Italia ha avuto un ruolo attivo di stimolo e suggestione a partire dalla seconda sessione del Summit dell'ONU sulla Società dell'Informazione-WSIS a Tunisi con la proposta di una Carta dei Diritti della Rete e con il partecipato incontro internazionale sui diritti e la rete tenutosi a Roma prima dell'IGF di Rio, dove firmo' una specifica dichiarazione congiunta con il Governo Brasiliano. Il Brasile ha poi avviato il percorso di modifica costituzionale mentre il nostro governo metteva fine all'azione internazionale della commissione presieduta da Stefano Rodota' e ignorava la sua proposta di integrazione dell'art.21 della Costituzione "Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale". Nel crepuscolo di Berlusconi la necessita' di politiche capaci di coniugare innovazione e lavoro affidano all'appuntamento trentino una responsabilità significativa affinché regole-welfare-infrastrutture-
Buona notizia per la rete
Innovazione?
Società della Conoscenza
Senza Europa non c'è soggettività politica possibile
International Herald Tribune "Italy may be' the NeXT Greece, and if it is, United Europe may not have a future. Chiaro? Se finiamo come la Grecia non solo noi ma anche l'Europa Unita non avrebbe un futuro. Non si tratterebbe di una magra consolazione nazionalista ma di un disastro non solo economico e finanziario dentro la globalizzazione cinese.
Fukushima, le radiazioni continuano
Published online 25 October 2011 | Nature 478, 435-436 (2011) | doi:10.1038/478435a
News
Fallout forensics hike radiation toll
Global data on Fukushima challenge Japanese estimates.
The Fukushima accident led to mass evacuations from nearby towns such as Minamisoma.AP Photo/S. Ponomarev
The disaster at the Fukushima Daiichi nuclear plant in March released far more radiation than the Japanese government has claimed. So concludes a study1 that combines radioactivity data from across the globe to estimate the scale and fate of emissions from the shattered plant.
The study also suggests that, contrary to government claims, pools used to store spent nuclear fuel played a significant part in the release of the long-lived environmental contaminant caesium-137, which could have been prevented by prompt action. The analysis has been posted online for open peer review by the journal Atmospheric Chemistry and Physics.
Andreas Stohl, an atmospheric scientist with the Norwegian Institute for Air Research in Kjeller, who led the research, believes that the analysis is the most comprehensive effort yet to understand how much radiation was released from Fukushima Daiichi. "It's a very valuable contribution," says Lars-Erik De Geer, an atmospheric modeller with the Swedish Defense Research Agency in Stockholm, who was not involved with the study.
The reconstruction relies on data from dozens of radiation monitoring stations in Japan and around the world. Many are part of a global network to watch for tests of nuclear weapons that is run by the Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization in Vienna. The scientists added data from independent stations in Canada, Japan and Europe, and then combined those with large European and American caches of global meteorological data.
Stohl cautions that the resulting model is far from perfect. Measurements were scarce in the immediate aftermath of the Fukushima accident, and some monitoring posts were too contaminated by radioactivity to provide reliable data. More importantly, exactly what happened inside the reactors — a crucial part of understanding what they emitted — remains a mystery that may never be solved. "If you look at the estimates for Chernobyl, you still have a large uncertainty 25 years later," says Stohl.
Nevertheless, the study provides a sweeping view of the accident. "They really took a global view and used all the data available," says De Geer.
Challenging numbers
Japanese investigators had already developed a detailed timeline of events following the 11 March earthquake that precipitated the disaster. Hours after the quake rocked the six reactors at Fukushima Daiichi, the tsunami arrived, knocking out crucial diesel back-up generators designed to cool the reactors in an emergency. Within days, the three reactors operating at the time of the accident overheated and released hydrogen gas, leading to massive explosions. Radioactive fuel recently removed from a fourth reactor was being held in a storage pool at the time of the quake, and on 14 March the pool overheated, possibly sparking fires in the building over the next few days.
But accounting for the radiation that came from the plants has proved much harder than reconstructing this chain of events. The latest report from the Japanese government, published in June, says that the plant released 1.5 × 1016 bequerels of caesium-137, an isotope with a 30-year half-life that is responsible for most of the long-term contamination from the plant2. A far larger amount of xenon-133, 1.1 × 1019 Bq, was released, according to official government estimates.
The new study challenges those numbers. On the basis of its reconstructions, the team claims that the accident released around 1.7 × 1019 Bq of xenon-133, greater than the estimated total radioactive release of 1.4 × 1019 Bq from Chernobyl. The fact that three reactors exploded in the Fukushima accident accounts for the huge xenon tally, says De Geer.
Xenon-133 does not pose serious health risks because it is not absorbed by the body or the environment. Caesium-137 fallout, however, is a much greater concern because it will linger in the environment for decades. The new model shows that Fukushima released 3.5 × 1016 Bq caesium-137, roughly twice the official government figure, and half the release from Chernobyl. The higher number is obviously worrying, says De Geer, although ongoing ground surveys are the only way to truly establish the public-health risk.
Stohl believes that the discrepancy between the team's results and those of the Japanese government can be partly explained by the larger data set used. Japanese estimates rely primarily on data from monitoring posts inside Japan3, which never recorded the large quantities of radioactivity that blew out over the Pacific Ocean, and eventually reached North America and Europe. "Taking account of the radiation that has drifted out to the Pacific is essential for getting a real picture of the size and character of the accident," says Tomoya Yamauchi, a radiation physicist at Kobe University who has been measuring radioisotope contamination in soil around Fukushima.
Stohl adds that he is sympathetic to the Japanese teams responsible for the official estimate. "They wanted to get something out quickly," he says. The differences between the two studies may seem large, notes Yukio Hayakawa, a volcanologist at Gunma University who has also modelled the accident, but uncertainties in the models mean that the estimates are actually quite similar.
The new analysis also claims that the spent fuel being stored in the unit 4 pool emitted copious quantities of caesium-137. Japanese officials have maintained that virtually no radioactivity leaked from the pool. Yet Stohl's model clearly shows that dousing the pool with water caused the plant's caesium-137 emissions to drop markedly (see 'Radiation crisis'). The finding implies that much of the fallout could have been prevented by flooding the pool earlier.
The Japanese authorities continue to maintain that the spent fuel was not a significant source of contamination, because the pool itself did not seem to suffer major damage. "I think the release from unit 4 is not important," says Masamichi Chino, a scientist with the Japanese Atomic Energy Authority in Ibaraki, who helped to develop the Japanese official estimate. But De Geer says the new analysis implicating the fuel pool "looks convincing".
The latest analysis also presents evidence that xenon-133 began to vent from Fukushima Daiichi immediately after the quake, and before the tsunami swamped the area. This implies that even without the devastating flood, the earthquake alone was sufficient to cause damage at the plant.
The Japanese government's report has already acknowledged that the shaking at Fukushima Daiichi exceeded the plant's design specifications. Anti-nuclear activists have long been concerned that the government has failed to adequately address geological hazards when licensing nuclear plants (see Nature448, 392–393; 2007), and the whiff of xenon could prompt a major rethink of reactor safety assessments, says Yamauchi.
The model also shows that the accident could easily have had a much more devastating impact on the people of Tokyo. In the first days after the accident the wind was blowing out to sea, but on the afternoon of 14 March it turned back towards shore, bringing clouds of radioactive caesium-137 over a huge swathe of the country (see'Radioisotope reconstruction'). Where precipitation fell, along the country's central mountain ranges and to the northwest of the plant, higher levels of radioactivity were later recorded in the soil; thankfully, the capital and other densely populated areas had dry weather. "There was a period when quite a high concentration went over Tokyo, but it didn't rain," says Stohl. "It could have been much worse."
Additional reporting by David Cyranoski and Rina Nozawa.
Iniziativa europea per le Libertà Digitali
IGF Italia, Trento Sabato 12 Novembre, dalle 13,00 alle 14,00 incontro per l’"Iniziativa dei Cittadini per le libertà digitali”
Ho esposto questa intenzione/idea in diversi contesti nazionali trovando ovunque conferme e disponibilità. Per questo all’IGF di Trento si terrà un incontro aperto per raccogliere le disponibilità e i suggerimenti per la definizione della proposta. L’Italia può così riconfermare un protagonismo positivo sul piano internazionale sulle questioni digitali, come già accaduto in sede WSIS e IGF per i diritti digitali con la proposta di un “Internet Bill of Rights” che ha dato vita ad una Dynamic Coalition nell’IGF internazionale e importanti iniziative costituzionali in singoli paesi.
Questa la traccia dei temi e delle questioni su cui confrontarsi all’IGF di Trento che ho steso insieme a Marco Ciurcina.
"Iniziativa dei Cittadini per le libertà digitali”
Il Regolamento (UE) N. 211/2011 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 febbraio 2011 riguardante l’iniziativa dei cittadini prevede che, dal 1° aprile 2012, 1 milione di cittadini appartenenti ad almeno un quarto degli stati membri dell'Unione potrà chiedere alla Commissione di presentare una proposta su temi per i quali si ritiene necessario un atto legislativo dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati.
Ai sensi dell'art. 6 del Regolamento le adesioni potranno essere raccolte anche online utilizzando il software libero che verrà messo a disposizione dalla Commissione dal 1° gennaio 2012.
Sono previsti dei minimi di aderenti per stato (in Italia 54.000).
Il Regolamento 211/2011 prevede che la proposta si presenta indicando, tra
l'altro:
- titolo (max 100 battute)
- oggetto (max 200 battute)
- obiettivi (max 500 battute)
- norme dei trattati pertinenti con l'azione proposta (informazioni più dettagliate, inclusa una bozza di atto normativo, possono essere allegate).
L’adozione e lo sviluppo del software libero costituisce un elemento fondamentale del pluralismo informatico per costruire una società della conoscenza libera, ma per un’ecosistema digitale differenziato e sostenibile occorre coordinare questa iniziativa tematica con quelle per la neutralità di internet, il file sharing libero per usi privati e non commerciali, il no ai DRM, l’open data, privacy e gestione delle identità, Open Government e partecipazione informata ecc..
È molto importante che ciascuna proposta sia supportata da gruppi organizzati in diversi paesi già impegnati sulle diverse tematiche.
La proposta è quella di predisporre un "pacchetto coordinato" di iniziative coerenti da proporre come Iniziative Europee dei Cittadini (IEC). A questo fine occorre costituire un gruppo di servizio per i gruppi più attivi sui diversi temi per supportarli nell'elaborazione delle loro proposte d'iniziativa e nell'espletamento delle procedure previste dal Regolamento UE.
AsSoLi sta lavorando per predisporre una proposta per promuovere lo sviluppo e l'uso del software libero in Europa partendo dal lavoro fatto con la campagna "free software pact" del 2009 insieme ad altre associazioni europee (april, hispalinux, ecc.) http://www.freesoftwarepact.e
E’ vitale e fecondo connettere e fare convergere le diverse esperienze e campagne europee, condividendo una metodologia di confronto, così come una strategia di comunicazione capace di efficacia perché unita in una visione comune.
THE EUROPEAN CITIZENS' INITIATIVE
The Lisbon Treaty introduces a new form of public participation in European Union policy shaping, the European citizens’ initiative (ECI). As required by the Treaty, on a proposal from the European Commission, the European Parliament and the Council adopted a Regulation which defines the rules and procedure governing this new instrument (Regulation (EU) No. 211/2011 of the European Parliament and of the Council 16 February 2011 on the citizens' initiative).
The ECI will allow 1 million citizens from at least one quarter of the EU Member States to invite the European Commission to bring forward proposals for legal acts in areas where the Commission has the power to do so. The organisers of a citizens' initiative, a citizens' committee composed of at least 7 EU citizens who are resident in at least 7 different Member States, will have 1 year to collect the necessary statements of support. The number of statements of support has to be certified by the competent authorities in the Member States. The Commission will then have 3 months to examine the initiative and decide how to act on it.
In accordance with the Regulation, it will only be possible to launch the first European Citizens' Initiatives from 1 April 2012.
Stati Generali dell'Innovazione
Comunicato Stampa
Un Ministro con delega all'Agenda Digitale Italiana:
necessario un impulso forte e chiaro per la strategia digitale del Paese
L’associazione statigeneralinnovazione.it si associa a quanto richiesto in questi giorni dall'Internet Governance Forum Italia perché l'Agenda Digitale Italiana sia tra i punti prioritari del governo che si sta formando e sia nominato un ministro con delega all'economia digitale e all'innovazione.
L'associazione statigeneralinnovazione.it ritiene che le migliori opportunità di crescita per il nostro Paese siano offerte dal sostegno all'innovazione come opportunità di sviluppo delle imprese, dallo sviluppo della banda larga e dall’abbattimento del digital divide di natura sociale, territoriale e generazionale, dal rinnovamento dello Stato attraverso l’Open Government, dalla valorizzazione della creatività, riconoscendo ai lavoratori della conoscenza ed in particolare alle nuove generazioni un ruolo fondamentale per la ripresa del sistema Italia.
Per questa ragione chiediamo al Presidente del Consiglio incaricato prof. Mario Monti di prevedere una delega governativa esplicita per la definizione e l'attuazione di una strategia digitale per il Paese, la cui assenza pesa come un macigno sulle possibilità di uscita dalla crisi.
Il ministro a cui sarà assegnata questa responsabilità avrà il contributo e il sostegno di tutti gli stakeholders dell'innovazione, per i quali l'iniziativa degli Stati Generali dell'Innovazione vuole costituire un punto di riferimento e prima di tutto un luogo di incontro e di confronto, anche con la Consulta Permanente degli Stati Generali dell'Innovazione, in fase di costituzione.
Gli Stati Generali dell'Innovazione
L'iniziativa degli Stati Generali dell'Innovazione (www.statigeneralinnovazione.i t)
è promossa da un network di associazioni, aziende e privati cittadini che credono che le migliori opportunità di crescita per il nostro Paese siano offerte dalla creatività dei giovani, dal riconoscimento del merito, dall'abbattimento del digital divide, dal rinnovamento dello Stato attraverso l'Open Government.