Il campanile di Sant'Ambrogio è al sicuro?
Il campanile di Sant'Ambrogio è al sicuro?
Il campanile dei canonici è oggetto ora di attenzione,come si ricava dai ponteggi che lo stringono. Evidentemente c’è di che preoccuparsi.
Con i restauri dell’architetto Reggiori, nel dopoguerra, l’ interno della canna del campanile fu completamente alterato con la costruzione di una struttura in cemento armato. Il pericolo del cemento armato inserito in una struttura laterizia antica è che i due sistemi sono tra loro incompatibili e le sollecitazioni che in caso di scosse (un terremoto, ma anche un imponente cantiere vicino, come quello per lo scavo del parcheggio) producono comportamenti pericolosamente diversi, come si è visto nella basilica superiore di Assisi dove il recente terremoto fece crollare le volte abbattute dalla caduta delle travi in cemento armato. Abbiamo dunque tutte le ragioni di temere per la resistenza del campanile del IX secolo agli assalti di una malintesa modernità. Alcuni giorni fa Milano è stata visitata da due scosse di terremoto della scala 4. Non abbastanza per causare dei crolli, per fortuna, ma interessanti come ammonimento.
Carlo Bertelli
La Lega è al termine ma il federalismo resta
Salviamo i Parchi Nazionali
AMBIENTALISTI: APPELLO PER FERMARE UNA RIFORMA INUTILE E DANNOSA
Con il pretesto della riforma della Legge n.394 del 1991 si stravolgono i Parchi Nazionali
Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Lega Italiana Protezione Uccelli e WWF Italia lanciano insieme un appello per fermare la riforma della legge 394 sulle aree protette che rischia di stravolgere i parchi Nazionali.
Gli aspetti più pericolosi della riforma avviata dalla Commissione Ambiente del Senato interessano essenzialmente tre aspetti della gestione delle nostre aree protette che per i loro contenuti rischiano di stravolgere alcuni dei principi fondamentali che hanno motivato la creazione dei Parchi e delle Riserve naturali non solo in Italia ma in tutto il mondo.
Nei prossimi mesi per fermare questa riforma inutile e dannosa della Legge quadro sulle aree naturali protette le nostre Associazioni lavoreranno insieme, cercando il supporto del mondo scientifico, degli intellettuali, dei rappresentanti della cultura e dell'ampia maggioranza dell'opinione pubblica che ha a cuore la sorte dei nostri Parchi Nazionali e della natura che devono proteggere.
E' solo rispettando le finalità di tutela che i parchi possono rappresentare un forte richiamo per il turismo nazionale e internazionale con ricadute positive sull'occupazione.
La riforma contestata vuole mettere in discussione il delicato equilibrio raggiunto nella gestione dei parchi tra rappresentanti del Ministeri dell'Ambiente e dell'Agricoltura, del mondo scientifico, delle Associazioni ambientaliste e dei rappresentanti degli Enti Locali, nel rispetto della Costituzione che attribuisce allo Stato la competenza esclusiva in materia di tutela degli ecosistemi proprio per ribadire l'interesse nazionale della conservazione della natura. Le proposte di modifica intendono spostare questo delicato equilibrio a vantaggio di coloro che rappresentano interessi locali e di settore con una maggioranza dei rappresentanti degli Enti Locali e l'introduzione di un rappresentante delle Associazioni agricole nel Consiglio direttivo degli Enti Parco. Allo stesso tempo verrebbero eliminati i rappresentanti del mondo scientifico e ridotta la presenza delle Associazioni ambientaliste. Queste modifiche, insieme alle nuove procedure previste per la nomina dei direttori dei parchi, non farebbero che aumentare lapoliticizzazione degli Enti Parco.Una maggiore efficienza nella gestione degli Enti Parco, in particolare per la valorizzazione delle identità locali dei territori e lo sviluppo della “green economy”, sarebbe la motivazione principale dei sostenitori della riforma, ma questo può essere perseguito da diversi Enti pubblici nell'ambito delle loro ordinarie funzioni. Le aree naturali protette nascono per la conservazione della natura, se gli Enti Parco si trasformano in grandi Pro loco o agenzie di sviluppo locale finiscono per diventare inutili doppioni di Enti che oggi in molti vorrebbero tra l'altro cancellare.
Come secondo punto critico si aprirebbe la possibilità di cacciare nelle aree protette con la scusa del controllo delle specie aliene, quando soluzioni efficaci sono possibili anche con l'attuale normativa ed organizzazione dei Parchi.
Terzo aspetto è il meccanismo di finanziamento degli Enti Parco con l'introduzione della riscossione di una royalty o di canoni su alcune attività ad elevato impatto ambientale (la coltivazione di idrocarburi, gli impianti idroelettrici, impianti a biomasse, oleodotti ed elettrodotti fuori terra, le attività estrattive, posti barca ecc) che determinerebbero un pesante condizionamento delle decisioni di un Ente Parco che in prospettiva sarebbe a larga maggioranza controllato dai rappresentanti dei Comuni.
Firma:
Giulia Maria Mozzoni Crespi (Presidente onorario FAI)
Alessandra Mottola Molfino (Presidente nazionale Italia Nostra)
Danilo Mainardi (Presidente onorario LIPU – Birdlife Italia)
Fausto De Stefani (Presidente onorario Mountain Wilderness)
Fulco Pratesi (Presidente onorario WWF Italia)
Cervelli a perdere
I ricercatori che hanno scelto o hanno potuto scegliere di andare via dall'Italia sono per il 41,2 % del Nord, per il 23,3 % del Centro e per il 24,2% del Sud. Spesso per i giovani ricercatori meridionali lo spostamento è verso il Nord Italia. Possiamo pensare che nell'era della blobalizzazione e dei programmi di scambio come l'Erasmus l'Istat fotografi un movimento naturale, ma altri dati ci dicono che non e così. I dottori di ricerca italiani che hanno un’intenzione non definita di rimanere negli Usa passa dal 48,6% tra il 1990-1993 al 62,2% nel 1998-2001; quelli che hanno fatto piani definitivi salgono dal 36,5% al 49,8%. Metà dei giovani italiani che hanno conseguito il dottorato di ricerca negli Stati Uniti, non ha intenzione di rientrare. Ciò che sorprende è che metà dei giovani ricercatori tornerebbe volentieri.
Va inoltre notato che il saldo tra laureti che emigrano e altri che vengono da noi è negativo. Secondo i dati dell’Eurostat Force Labor Survey, nel 1999 il totale dei laureati italiani che lavorava all'estero rispetto al totale dei laureati in Italia era del 2,3%, mentre quello dei laureati stranieri che lavorava in Italia (sempre rispetto al totale laureati) era lo 0,3%. La percentuale di laureati emigrati è sette volte maggiore di quella di laureati stranieri presenti nel nostro Paese. Nei grandi Paesi dell'Unione Europea (Germania, Francia, Regno Unito, Spagna), questo squilibrio c’è solo in Spagna, dove però i due valori sono simili: 0,8% di laureati emigrati contro lo 0,5 di laureati stranieri immigrati.
Tutti questi dati ci dicono che la sconfitta del sistema Italia è evidente e che altri godono della preparazione e del lavoro dei nostri professionisti, senza reciprocità e scambio di conoscenze. Le ragioni di questa dissipazione cognitiva sono chiaramente mostrate dal confronto tra le cifre. Nel 2011 l'Italia ha investito l'1,1% del Pil alle spese destinate alla ricerca e allo sviluppo. La Germania il 2,3%,la Danimarca il 2,4%, la Svezia il 3,3%, la Finlandia il 3,1% e Israele il 4,4%. Fuori dall'Europa il Giappone ha investito il 3,3%, la Corea del Sud il 3% e gli Usa il 2,7%. Chi il doppio, chi il triplo, chi il quadruplo di noi! Un Paese ha un futuro di libertà e di dignità solo se investe in ricerca e innovazione.
Il problema non è tanto frenare l'emigrazione di cervelli, quanto creare un ambiente in grado di consentirne e motivarne il ritorno, nonché l'arrivo di laureati e ricercatori da altri Paesi. Si tratta di investire di più, di coordinare gli investimenti pubblici con quelli privati, di offrire servizi e un ambiente adeguati. Dopo i pesanti provvedimenti "Salva Italia" il Governo, nel quale ci sono competenze riconosciute nel mondo, finalmente deve riconoscere la spesa per l'apprendimento, la ricerca e l'innovazione come un investimento necessario e fecondo, non più una spesa quasi inutile. Allora la rete di scambi e di collaborazioni reciproche nella ricerca aiuterà il passaggio a "Cresci Italia".
Difendere il Parco Sud, farlo vivere!
Per la libertà di stampa in Ungheria
Caucus Repubblicani e analogie
Romney ha vinto i primi Caucus dei Repubblicani nello Iowa per 8 voti contro lo sfidante, il creazionista Santorum, aggiudicandosi il 25% dei voti e spendendo milioni di dollari. E' uno scontro tra reazionari contrari a ogni politica pubblica per il welfare e contrari all'affermazioni dei diritti civili. Le difficoltà' del mormone Romney risiedono nelle evidenti mutazioni di punti di vista secondo la convenienza del momento. Così e' divenuto uno strenuo antiabortista e un oppositore delle unioni gay, nonché un oppositore al Senato della legge di Obama sull'estensione della copertura sanitaria mentre come Governatore del Massachusetts ne aveva approvata una simile con il voto bipartisan. Romney sara' interessante da seguire per capire se la politica come espressione del marketing di comunicazione e' la cifra del senso comune dell'agire collettivo negli States. In Romney sono evidenti le analogie con B. E il suo "Sono come tu mi vuoi" operaio o imprenditore, familista o puttaniere...Romney ha vinto i primi Caucus dei Repubblicani nello Iowa per 8 voti contro lo sfidante, il creazionista Santorum, aggiudicandosi il 25% dei voti e spendendo milioni di dollari. E' uno scontro tra reazionari contrari a ogni politica pubblica per il welfare e contrari all'affermazioni dei diritti civili. Le difficoltà' del mormone Romney risiedono nelle evidenti mutazioni di punti di vista secondo la convenienza del momento. Così e' divenuto uno strenuo antiabortista e un oppositore delle unioni gay, nonché un oppositore al Senato della legge di Obama sull'estensione della copertura sanitaria mentre come Governatore del Massachusetts ne aveva approvata una simile con il voto bipartisan. Romney sara' interessante da seguire per capire se la politica come espressione del marketing di comunicazione e' la cifra del senso comune dell'agire collettivo negli States. In Romney sono evidenti le analogie con B. E il suo "Sono come tu mi vuoi" operaio o imprenditore, familista o puttaniere...
Mamme detenute
Nei semi la memoria e l'identità
Gli impianti del freddo delle camere di conservazione dove sono custoditi gli 85.000 semi sono stati oggetto di un processo di surriscaldamento letale per la sopravvivenza di un patrimonio genetico raro ed unico al mondo, accumulato in anni di attività di ricerca e che è costato miliardi alla collettività nazionale ed internazionale. L'importanza di questo patrimonio raccolto e conservato negli ultimi 40 anni di attività della banca deriva dal fatto che esso e' in gran parte estinto sia per le specie coltivate e sia nella sponteneita' naturale per le specie selvatiche affini alle piante coltivate. Specie raccolte in Italia, nell'area Mediterranea, d'Etiopia e del Sud Africa. In una interrogazione parlamentare nel 2004 denunciavo che il Direttore del centro, prof. Luigi Monti, nonostante ricevesse fondi ad hoc dal CNR per la manutenzione degli impianti, non aveva autorizzato le richieste di riparazione avanzate dai responsabili, così nel giugno 2004, con la rottura definitiva degli impianti, il Procuratore ha nominato un consulente tecnico. Nell'interrogazione chiedevo se se i Ministri in indirizzo fossero a conoscenza dei fatti sopra esplicati e se avessero l'intenzione di porre in essere un’azione correttiva di tale stato di cose e di attuare misure preventive di tali fatti.
La procura all'epoca stabili che vi fu un danno notevole dei campioni analizzati, il 70% dei campioni di frumento e l'80% delle specie scelte per il monitoraggio, orzo e cece, avevano subito un grave danno biologico irreversibile di riduzione della variabilità genetica originaria delle accessioni. Ora ci sono uno o due anni per l'indifferibile necessita' di avviare la rigenerazione di tutte le collezioni di germoplasma custodite a Bari e nei sui centri di sperimentazione. Questa urgenza fu sottolineata dalla procura di Bari nel 2009 come prescrizione che accompagnava il dissequestro. Ora lo chiede anche la campagna per la salvaguardia dell' agro-biodiversità Italiana contattare : Kate at carlisle.k@gmail.com - Nicoletta at nicolettafagiolo@yahoo.co.uk Nella biodiversità c'e' memoria, c'e' identità, c'e' la possibilità di un mondo senza OGM.
Agenda Digitale, finalmente.
Dopo due anni dal lancio della UE anche in Italia parte l'Agenda Digitale, finalmente. Primo obiettivo: portare la banda larga di base (ovvero due megabit al secondo) a tutti i cittadini europei entro il 2013. L'Italia da una totale adesione all'Open access dei dati pubblici (Open Data). Il portale nazionale dei dati pubblici (dat. gov. it) sarà potenziato per 1-consentire al cittadino decisioni informate; 2-favorire lo sviluppo di applicazioni e modelli imprenditoriali di successo; 3-garantire la trasparenza e quindi la responsabilità dei politici per i loro atti. Perche' la pubblica amministrazione sia efficace ed efficiente due azioni:1-tutte le soluzioni adottate dovranno essere "aperte e interoperabili" (oggi spesso i documenti di una amministrazione non sono leggibili da un'altra semplicemente perché sono scritti in un formato diverso), con una scelta in favore del software open source, rispetto a soluzioni "chiuse, proprietarie e idiosincratiche a determinati ambienti tecnici o a dispositivi specifici"; 2-creare una infrastruttura di cloud computing con i dati, i server e le applicazioni sulla "nuvola", con risparmi e la standardizzazione necessaria per valorizzare i dati e le possibili applicazioni civiche. Le regioni che ospiteranno i data center saranno "le regioni del Sud percorse da dorsali potenti della connettività internazionale, in particolare Sicilia e Sardegna".
Le azioni di ricerca e della innovazione, saranno coordinate nel progetto "città intelligenti" (Smart Cities) "parte integrante della Agenda Digitale", per città in cui "una grande infrastruttura tecnologica e immateriale faccia dialogare persone ed oggetti, integrando informazioni e generando intelligenza, producendo inclusione e migliorando il nostro vivere quotidiano". Città con una agenda della innovazione problematiche usa i dati condivisi per affrontare problemi come "la riduzione delle emissioni inquinanti, la mobilità, abitazioni sostenibili, una sanità più efficiente, un welfare equo e tecnologico per una società che invecchia". Smart City come un progetto-Paese: "il modello di sviluppo attorno al quale disegnare il vestito tecnologico della Agenda Digitale". Cosi' da utilizzare i fondi strutturali ancora disponibili e quelli previsti dal 2013 al 2020. La Rete dovrà coprire tutti, anche il 6% di italiani ancora impossibilitati ed essere veloce, con fibre da 100 megabit. L'Agenda Digitale oltre che sulle capacità tecnologiche delle imprese esistenti e degli enti di ricerca punta sulla nascita di nuove imprese dei giovani innovatori. Occorrono perciò startup, quindi l'istituzione delle società semplificate con un euro di capitale riservata agli under 35 e l'aumento della disponibilità di capitale di rischio, cosi' il fondo per la innovazione destinera' 50 milioni di euro al venture capital. Si vuole favorire un nuovo tipo di distretto tecnologico, "nel quale prevalgono i criteri di specializzazione e concentrazione territoriale delle competenze, con una bassa incidenza di infrastruttura fisica rispetto a quella immateriale e con un forte coinvolgimento della pubblica amministrazione quale sperimentatore attivo di nuove tecnologie ed applicazioni nel perimetro della Smart City". Finalmente l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie della innovazione "sarà restituita alla sua missione originaria".