


Alcune voci diffuse in queste ore riferiscono che, in base a una nota interna della Polizia locale di Milano, i vigili sono stati invitati a multare i ciclisti che utilizzano i marciapiedi (la sanzione prevista dal codice della strada per questa contravvenzione è di 36 euro).
In attesa di capire meglio il senso e la rilevanza, ma anche il preciso contenuto, di questa presa di posizione, che giunge mentre ancora Milano attende di vedere realizzato un qualsiasi provvedimento a favore della promozione dell’uso della bici, conviene tornare a spendere qualche riflessione sul tema dei marciapiedi.
Essi sono, come d’altronde la stessa radice semantica denuncia, spazi riservati ai pedoni, cioè a coloro che “marciano a piedi”. Sono esclusi tutti gli altri veicoli, sia in movimento che in sosta.
Non vi è tuttavia alcun dubbio che lo stesso Codice della Strada consenta su di essi il transito delle biciclette. Non direttamente, però.
Infatti, per poter percorrere in bici un marciapiede, in base alla normativa vigente, occorre che il Comune emetta preventivamente, in relazione allo specifico marciapiede, un'ordinanza e disponga la installazione della relativa segnaletica, orizzontale e verticale.
Al riguardo, le possibilità previste dal Codice della Strada all'art. 39 e dal Regolamento del CdS all'art. 122, 9c) - e come definitivamente chiarito dal Decreto ministeriale 30 novembre 1999, n. 557, Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili, in G.U. n. 225, 26 settembre 2000, Serie Generale - sono due:
a) pista ciclabile contigua al marciapiede (segnale alla fig. II. 92/a del Regolamento, con riga per separare la sezione di marciapiede destinata ai pedoni da quella destinata alle biciclette);
b) percorso pedonale e ciclabile (segnale alla fig. II. 92/b, senza riga di separazione, e cioè in promiscuo tra pedoni e ciclisti).
Dunque a Milano, volendolo, decine e decine di marciapiedi larghi (ma non necessariamente) e poco frequentati dai pedoni potrebbero ospitare il transito delle biciclette adottando una delle due opportunità sopra indicate (separazione o promiscuità), offerte dal Codice della Strada, e installando i necessari scivoli. Con costi estremamente contenuti e con sicuri benefici per la città.
Ciò detto, è impossibile non notare che sui marciapiedi milanesi si segnalano sia ciclisti spericolati, incuranti di chi si muove a piedi o con difficoltà, che ciclisti prudenti, i quali semplicemente cercano di tutelare la propria incolumità dal prepotente traffico veicolare percorrendo civilmente tratti di marciapiede.
Una volta chiarito allora che già le norme vigenti prevedono e consentono, a determinate condizioni, l’utilizzo dei marciapiedi da parte delle biciclette, occorre attendere di capire quali siano finalmente gli intendimenti della nostra Amministrazione su questo tema: se verrà cioè privilegiata una lettura meramente formale della norma – per cui ogni bici su un marciapiede non specificamente segnalato, ancorché idoneo, commette contravvenzione – o se invece si intendano sanzionare comportamenti che appaiano concretamente pericolosi.
Milano non ha bisogno né di guerre di religione, né di conflitti – reali o inventati “ad arte” – tra utenti deboli della strada: ciclisti e pedoni stanno dalla stessa parte.
Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)


Milano si dia un obiettivo ambizioso ... (come New York) nel piantare nuovi alberi in città, in misura crescente, diffusi ovunque sia possibile, viali , piazze , aiole che ne sono privi o che possano ospitarne altri.
La stagione primaverile quasi estiva di quest'anno, ed i nuovi impianti sparsi un po' ovunque, ci fanno ben sperare e sognare in un futuro migliore, con più verde urbano, per questo, lo ripeto, Milano deve darsi un obiettivo ambizioso, il 2015 è più vicino di quanto si pensi, e abitare o visitare Milano deve essere sempre più gradevole.


Ieri, alle 17, c'erano 34 gradi a Milano. E siamo al 10 maggio.
Non faccio previsioni, non è il mio mestiere e non ne ho gli strumenti.
Dico solo che, come cittadini (indifesi) dobbiamo applicare un banale principio di precauzione. Riflettendo sul peggio.
Quindi: prendere in serissima considerazione la possibilità che avremo, tra giugno e settembre, giornate o persino settimane oltre i 40 gradi.
E mancano tre settimane a giugno.
E se la temperatura di notte non scende abbastanza si può anche morire. Dopo un settimana di inferno.
Quindi:
Primo. Pensare ai nostri anziani, prevedere per loro cospicui periodi fuori città, in località ventilate. E mettergli in casa robusti ventilatori e condizionatori.
Mi spiace, non sono nè sarò politically correct in questo post. Questa estate abbiamo bisogno di tanta energia elettrica, perchè le nostre città saranno probabilmente un inferno, di umido, caldo serra e da condizionatori e ozono. E dobbiamo sopravvivere.
Spegnete tutto, anche tv, computer e frigorifero, pur di far funzionare il condizionatore (o il ventilatore) di notte.
Secondo. Pensare ai bambini e ai ragazzi. In caso di ondata di calore chiudere le scuole e spedirli al mare, con tenda e sacco a pelo gratis per i più poveri. Reintrodurre campeggi e spiagge libere. In Mar Rosso, quando c'erano 45 gradi, stavo a mollo tutto il giorno. Se non altro per idratarmi.
Un agriturismo? Forse. Se è una località ventilata e se ha acqua dolce (oggi scarsa) per le piscine. Altrimenti rischia di essere come la città.
Terzo. Pensare a chi lavora. Gradirei molto e riterrei responsabile, in caso di ondata di calore sostenuta, uno sciopero generale di vari giorni per proteggere la salute dei lavoratori. Meglio una relativa perdita economica che morti o malattie, fisiche e mentali, di massa.
L'Italia ha la fortuna di avere tanto mare, e tante spiagge.
Quarto. Priorità ai condizionatori d'aria rispetto alle fabbriche. Questa estate la potenza elettrica disponibile va riservata alla popolazione, non a un'illusoria crescita di un Pil-feticcio.
Quinto. Rinnovate l'auto e compratevela con un potente condizionatore. Anche in moto o in bici, sull'asfalto a 45 gradi, si può impazzire o morire.
Sesto: non c'è proprio nessuno da odiare, nè cattivo o capro espiatorio di turno. Questa è una crisi creata da tutti noi, tutti. Quindi nervi a posto. E aiutiamoci a vicenda. Anche soltanto dando un passaggio in più in macchina (condizionata) a un amico.
Per ora mi fermo qui. Questo post è solo un assaggio, credo realistico, delle scelte che la gente farà, nella pratica, questa estate.
Non confondiamo quindi il breve periodo con il medio e il lungo. La necessità di vivere, qui e ora, con i progetti e i sogni eco-sostenibili (che pure vanno portati avanti).
Add'à passà l'estate.
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Ondate di calore: un referendum?.
(breve lettera aperta agli organizzatori del Family Day...)
Quesito: dobbiamo mettere i nostri (pochi) soldi pubblici su:
1) centrali a carbone e nucleari;
2) riduzione dell'Ici sulla prima casa;
3) programmi di emergenza per rendere più sopportabili le nostre città in estati a 40 e passa gradi?
P.s. Nessuno, maggioranza e opposizione, ha detto o fatto nulla, e si sa che arrivano da più di un anno.
Poveri cittadini metropolitani poveri, se siete anziani, malati, non avete una seconda casa, i soldi per un un condizionatore e per una lunga vancanza al mare, un'automobile accessoriata, temo che starete piuttosto male. Forse servite solo a votare, finchè riuscirete a campare...
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(esigo un discussione seria in Consiglio Comunale sulle strutture d'aiuto ai residenti poveri per quest'estate)


Mi domando se questo provvedimento - tardivo- puo' sensibilizzare, sollecitare ognuno di noi a fare denuncia ogni volta che veniamo a conoscenza di uno scempio all'ambiente. E mi pongo contemporaneamente la domanda: ci sono reati ambientali in atto nella nostra città, o dintorni? ...
E domando a voi amici: a cosa pensi alla parola 'reato ambientale' - Quale situazione ti viene in mente..Non dico necessariamente situazione concreta..
E, per quanto riguarda la siccità: se voi foste un legislatore, rimandereste la dichiarazione dello stato di emergenza per i consumi domestici?
E ritenete che non si sarebbe dovuta rimandare l'esame dei provvedimenti neppure di un giorno?


Mi sono appena iscritta e scusate se forse non rispetto delle regole di questo sito, ma mi preme far presente un grosso problema che abbiamo in città.
Attualmente molte fontanelle pubbliche di Milano sono senza rubinetti e disperdono questo bene così prezioso, che probabilmente quest'estate ci vedremo anche razionare. Nella mia zona ne ho vicine a casa ben tre e passarci davanti mi sento male ogni volta !!
Sono iscritta ad un sito di consumatori opinionisti e a tal proposito ho voluto esporre questo problema scrivendo la mia denuncia e sperando che qualcuno dell'Amministrazione di Milano, e non solo, si accorgesse di questo problema.
Per la medesima ragione ho scritto anche delle mail a due testate giornalistiche (Repubblica e Corriere), ma non ho ancora avuto una risposta dalle loro Redazioni.
Mi permetto di sottoporre anche a voi questo problema, che può essere una denuncia sia a livello cittadino, sia per molte altre città, in quanto mi sono arrivati dei commenti a tal proposito, che fanno capire che la rete idrica è abbastanza compromessa un po' avunque. Si fa un gran parlare di emergenza e si vogliono prendere dei provvedimenti, io dico giustissimo, ma spero che, stavolta, anche una banalità come mettere un po' di rubinetti a delle fontanelle o accertarsi dello stato della rete idrica sotterranea, si possa fare per non renderci del tutto ridicoli. Si può far qualcosa?
Vi lascio il link di riferimento dove potete trovare la pagina che ho pubblicato sul sito Ciao.it
http://www.ciao.it/Acqua_e_siccita__Opinione_809585
Grazie. Saluti


Oggi, splendida giornata di sole, (e un po'di vento che un po' muove l'aria) - affacciandomi al finestrino di un autobus ho osservato un cittadino che prendeva il sole su uno dei prati antistanti il parco Sempione. Procedendo l'autobus, mi è parso vedere un cartello che segnalava essere il prato riservato ai nostri amici a quattro zampe. Certamente il signore aveva il cane li' intorno e si godeva anche lui il prato. Bello.
Da anni, quando passo dagli spazi dei giochi per i bimbi all'interno dei giardini o giardinetti provo una profonda malinconia a veder loro riservato una spazio di cemento o di sabbia. E mi sono chiesta perchè non ci sono i prati riservati ai cuccioli... a due zampe. Non sarebbe giusto?!
Non sono gia' abbastanza lontani da cio' che e' Natura i nostri bambini e ragazzi a Milano?! per riservagli solo un quadrato di cemento e costruzioni di legno o ferro,se cadono dalle quali poi non si sa come va a finire?))
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Ricordo: da bambina ai Giardini Pubblici c'erano i cartelli: vietato calpestare l'erba. Si viveva la cosa senza porsi troppe domande e..guai a salire! Pero' pero'.
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Vorrei fare una precisazione: amo gli amici a quattro zampe, (anzi, dopo vi faccio conoscere qualche poesia su di loro, tratta da un libro stupendo). Li amo e ho nel cuore il ricordo della mia Diana (che non voleva andare nei prati riservati ai suoi simili perchè lei era piccola e la'c'erano i cagnoni:-))DolcissimaDiana..
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Se i cani possono zampettare sui prati verdi e tra le margherite, vorrei che lo potessero fare i nostri cuccioli d'uomo.
Ma a voi non sembra una cosa triste e balorda che debbano giocare sul cemento ?
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Si parla tanto (o meglio si parlava, adesso che è arrivato il bel tempo...) di inquinamento provocato dalle automobili, dell'esigenza di avere più isole pedonali, più forze dell'ordine attive sul territorio...
ma io mi chiedo:
Come mai le forze dell'ordine (polizia locale,polizia di stato,carabinieri etc.) se ne vanno sempre in giro in macchina?
Dentro i Giardini Pubblici di Palestro girano in auto.
Nell'isola pedonale di Corso Vittorio Emanuele girano avanti e indietro in più macchine.
Nell'isola pedonale di Via Dante passano in macchina avanti e indietro.
In Corso Buenos Aires girano in auto avanti e indietro.
Ma non possono girare in bici, mountain bike, a piedi, a cavallo?
Cioè fatemi capire se c'è un borseggiatore in Corso Vittorio Emanuele, lo inseguono tra la folla in macchina?
Ci credo che poi il territorio non viene presidiato!
Boh!
Camillo Ferraris




In questo mio intervento voglio prorre alla vostra attenzione un elemento nuovo su cui dibattere, che, se ben attuata e ponderata, può essere tradotta in proposta ulteriore alle già presenti buone proposte per virtuose pratiche che il Comune dovrebbe e sarebbe tenuto ad attivare affinchè al problema complesso si possa dare soluzioni plurime e differenziate, quindi efficaci a rimuovere questa piaga che inficia sulla salute e il benessere della cittadinanza: il car pooling.
Tecnicamente il car pooling è l'utilizzo collettivo della autovettura, dove in un consorzio, acordo consortile possiamo dire, tra i soggetti interessati, si distribuiscono benefici e doveri economici e di altro genere, utili a ridurre drasticamente la presenza di macchine inquinanti sul nostro suolo cittadino.
Da un'indagine europea risulta che in Italia esistono più di 5000 autovetture in media per chilometro, a differenza di un dato europeo che calcola un numero di 3000 macchine per chilometro. Ma addirittura è sconfortante sapere che l'utilizzo della macchina privata in Italia è di 1,2 paseggeri per automobile, ossia quasi singolare, soggettivo, individuale. Tant'è che si attesta subito il presente dato come fondato, nel momento in cui ci accorgiamo per strada che esistono automobili correnti con alla guida solo l'autista senza alcun passeggero nell'abitacolo a presso. Un auto per una persona: questo dato aumenta a dislivello il numero di auto e da questo deriva il congestionamento delle nostre strade, l'aumento dei tempi per spostamento da una parte all'altra, l'aumento delle emissioni di CO2, l'aumento di consumo di combustibile, con derivato aumento delle spese. Io penso che occorra invertire la tendenza. Questa proposta può essere un punto iniziale, graduale per rendere più responsabile e collettivo l'utilizzo dell'automobile. Occorre chiaramente, nella fase di sua attuazione, primo passo prevedibile come problematico a livello organizzativo, consolidare pratiche e tendenze che possano essere omgenee tra persone e destinatari di questo provvedimento: ossia stesse esigenze, disponibilità uniforme di spostamento per il raggiungimento del veicolo, tempi uniformi per lo spostamento e durata omogenea disponibile per il tragitto. Ma da un'indagine tedesca avviata a Dormund risulta che esiste un'ampia percentuale di casi che possono essere considerati come uniformi e uniformanti, tali da rendere più possibile questa pratica.
Non è, ripeto, la panacea ufficiale a tutti i mali, ma è un punto iniziale, possibile, attuabile, non devastante per le pratiche ormai consolidate, e non sempre benefiche per la collettività, tra le persone.
Un caro saluto
Alessandro Rizzo
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