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.: Il Blog di Fiorello Cortiana
Martedì, 14 Febbraio, 2012 - 10:55

Il Gigante Guariniello

Anche sul caso Eternit, oltre che sul doping ecc., Guariniello è stato un gigante tenace. Ora giustamente chiede di estendere il modello di organizzazione specifico messo a punto a Torino alle altre procure italiane, perché l'amianto non conosce confini. Maledetto questo paese dove le persone eccezionali sono una eccezione e non un esempio.

Lunedì, 13 Febbraio, 2012 - 17:08

i Navigli, una risorsa sociale

1 Marzo i Navigli

sta prendendo corpo l'iniziativa sociale per l'area dei Navigli di cui vi parlavo 
ecco la scheda relativa.
L'incontro è previsto in una modalità conviviale, infatti si mangerà assieme. 

a presto 

Milano BENE COMUNE
Verso una Costituente Civica per i beni comuni

Milano BENE COMUNE, gruppo di cittadini e associazioni impegnato per favorire la presenza della società civile nei processi di definizione delle politiche pubbliche che riguardano i ‘beni comuni’, organizza l'incontro:

DARSENA E NAVIGLI
IL FUTURO DI MILANO IN RETE. TRA ACQUE, TERRE E CITTADINANZA ATTIVA

Teatro Alfredo Chiesa via San Cristoforo n.1 Milano
giovedì 1 Marzo 2012 ore 18,30 - 22,30

Il Ticinese è quella parte di Milano la cui identità coincide con l’essere storicamente punto di incontro tra la città, alcune vie di comunicazione d’acqua e di terra e i vasti territori agricoli a sud. Denominata ‘Cittadella, in essa si accoglievano merci e materie prime portate dal Naviglio per essere trasformate e distribuite sul mercato cittadino ed europeo. 
Quartiere di popolo, artigiani e commercianti, giunto socialmente e culturalmente attivo fin quasi ai nostri giorni, il Ticinese vive oggi una crisi di identità causata dalla rottura del rapporto con il territorio e da politiche urbane poco lungimiranti e insensibili al contesto.
Un cinquantennio di scelte pianificatorie ed economiche hanno estromesso le attività produttive ed artigianali, semplificato il ricco tessuto urbano e sociale, utilizzato la qualità urbana rappresentata dalla presenza dell’acqua per il più grande ‘parco tematico’ della città dedicato al consumo e alla ristorazione ed, infine, abbandonato o snaturato quei manufatti come la Darsena, la Conca o l’antica arena romana, da sempre caratterizzanti l’area e non direttamente utilizzabili a fini di promozione economica o commerciale.
Nonostante i processi di omologazione economica e sociale il Ticinese continua a conservare peculiarità qualitative specifiche rispetto al resto della città, qualità considerabili risorsa ambientale idonea all’accoglimento, all’incubazione e all’avvio di iniziative imprenditoriali, culturali e civiche.
Obiettivo dell’incontro del 1 marzo è l’avvio di un percorso di ricognizione dell’area interessata dalla presenza dei due Navigli ed estesa oltre i confini comunali.
Un’analisi in grado di rendere il quadro delle trasformazioni in atto, gli aspetti caratterizzanti la risignificazione del contesto urbano, le sperimentazioni e i progetti che interessano il futuro dell’area e, attraverso ciò, la messa in rete di tutte le esperienze attive presenti.
Siamo infatti convinti che attraverso lo scambio di esperienze e la coscienza di ciò che le connette si possa fare strada una soggettività culturale e politica in grado di esprimere nuovi scenari per il Ticinese e nuove modalità amministrative e di partecipazione per realizzare gli stessi.

Congiuntamente al percorso avviato con l’iniziativa proponiamo la sperimentazione di una piattaforma digitale come strumento ed estensione del processo partecipato di progettazione sociale, un contributo alla definizione del ruolo, dell'identità e della funzione dell'area dei Navigli e della città metropolitana.

La serata è organizzata in due sessioni, dalle 18,30 alle 20,30 Le trasformazioni del Ticinese. Iniziative e imprenditorialità sensibile; dalle 21,00 alle 22,30 Il Ticinese futuro. Proposte e progetti per l’innovazione delle politiche pubbliche.
Gli interventi sono previsti della durata di 15 minuti, con possibilità di proiettare slide da computer.
E’ richiesto a tutti un contributo di 5 € per la copertura selle spese di affitto della sala, inoltre dalle 20,30 alle 21,00 funzionerà un punto ristoro gestito dal BuonMercato di Corsico.

Giovedì, 9 Febbraio, 2012 - 11:37

Quoto Obama su SOPA e PIPA

Quoto Obama su SOPA e PIPA, speriamo che lo spieghi anche a Monti “Ogni sforzo per combattere la pirateria informatica deve essere profuso con attenzione, il rischio di andare a porre leggi che funzionino come una vera e propria censura e inibiscano l'innovazione è dietro l'angolo. In tutto il mondo, l'apertura di Internet occupa un ruolo sempre più centrale per l'innovazione nelle imprese, nel governo e nella società, e deve essere protetta”.

Mercoledì, 8 Febbraio, 2012 - 15:30

Tre incontri su Lombardia, Politica Pubblica e Federalismo

Tre incontri a Milano intorno alle questioni aperte dalla crisi del “Modello Formigoni” e della Lega Nord, appuntamenti, temi e confronti che propongono Milano come crocevia consapevole delle necessarie innovazioni nell’architettura istituzionale e nell’esercizio della Politica Pubblica. Tre incontri che evidenziano non solo sensibilità e tempestività politica ma la vivacità milanese ancora esterna alle forme organizzate della partecipazione politica. 

 

1) AMBROSIANEUM Fondazione Culturale e ALLARME MILANO SPERANZA MILANO

 

invitano al dibattito

 

LOMBARDIA.

 QUALITÀ DELLA PARTECIPAZIONE,

QUALITÀ DELLA POLITICA

 

Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00

Introduce

Marco Vitale

 Partecipano

Alessandro Alfieri, Fiorello Cortiana, Marco Garzonio, Luca Meldolesi, Carmine Nardone, Salvatore Rampone, Bruno Tabacci

 

a partire dai volumi

 “Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV. e “Italia Federanda“di Luca Meldolesi

 

 

2)  IL CIRCOLO TOMBON organizza un incontro con

     On. BRUNO TABACCI e PIPPO CIVATI

Su “IL LATO OSCURO DELLA QUESTIONE SETTENTRIONALE

dibattito liberamente ispirato al libro “Luigini contro Contadini” di Gabrio Casati

Lunedì 20 febbraio, ore 18,00 BIBLIOTECA SICILIA Via Sacco, 14 (angolo via Frua)

 

3) LIBERTA'eguale-Milano/Lombardia 

20 febbraio ore 15/18 Salone Clerici Acli via della Signora 2 Milano

Regione Lombardia: la crisi del modello Formigoni

La nostra associazione ha ritenuto opportuno invitare a un confronto sulle  questioni politiche e le scelte programmatiche esponenti politici e di diverse associazioni sociali e culturali

Hanno già assicurato la partecipazione :

Maurizio Martina (PD) Savino Pezzotta ( UDC)Tito Magni (SEL)   Sergio Piffari (IDV) Giuseppe Valditara (FLI)

Introduce Erminio Quartiani deputato.

Martedì, 7 Febbraio, 2012 - 13:02

STOP ACTA!

La libertà in rete non è scontata, diamoci da fare e facciamo girare
http://www.facebook.com/events/171544026282055/ 
Martedì, 7 Febbraio, 2012 - 11:58

Volunia

Ho inviato la mia mai e così sono stato inserito nella lista dei partecipanti che potranno diventare Power User di VOLUNIA. Questo motore di ricerca nato nell'Università di Padova propone una definizione di mappe multimediali inerenti alla ricerca e una possibile relazione di riconoscimento/informazione tra coloro che hanno gli stessi percorsi/oggetti di ricerca. Il tutto con una possibilità di intervento di modificazione/riorganizzazione da parte dei siti che vengono mappati. Mi sembra un avvio interessante per lo sviluppo di interazioni e collaborazioni tra netizen. La questione che prende ulteriormente corpo riguarda la definizione della nostra identità permessa da una tracciabilità e da una profilazione che, in questo caso, permettiamo esplicitamente quando ci avvaliamo delle funzioni di relazione sociale di Volunia. E' una questione già emersa con Facebook e Google e che chiama in causa con una piena declinazione la Privacy, che nella pervasività digitale significa garanzie e controllo per l'autodeterminazione del proprio profilo, della propria identità. Un'ulteriore elemento di riflessione è sollecitato dall'intento esplicito dei fondatori di Volunia di "fare uscire le galline dal le gabbie e di farle volare" per avere uno sguardo più ampio sul mondo della rete. Mi sembra un intento importante che comunque propone una voliera in luogo delle gabbie: per quanto ampio e articolatosi tratta di un "walled garden". Un passo avanti comunque in una partecipazione cognitiva sempre meno preclusa e meno predefinita, che aiuta a portare i nodi al pettine: software non brevettato e con codice sorgente aperto e modificabile, neutralità della rete, libertà di espressione, conoscenza come Bene Comune, partecipazione informata ai processi deliberativi della politica pubblica, consapevole controllo della definizione della propria identità. O questo spazio di condivisione partecipata per la cittadinanza digitale o il lato oscuro della rete, comunque venga colorato.

Martedì, 7 Febbraio, 2012 - 10:59

corsa di canoe

 

Questo luogo comune che vedete in allegato è purtroppo fondato.

 Tutta la nostra articolazione istituzionale è caratterizzata da una superfetazione normativa e organizzativa, da noi si aggiunge alla faccia del rinascimentale "a togliere" di Michelangelo. Così moltiplichiamo livelli istituzionali nel nome del decentramento e del federalismo, piuttosto che figure di controllo che, nel migliore dei casi, sono delle zavorre.

Occorre usare la contingenza del governo attuale come opportunità irripetibile per non tornare alla casella di partenza.

 

Lunedì, 6 Febbraio, 2012 - 13:59

Ripensare la TAV, appello a Monti

Ripensi all’Alta velocità Torino-Lione: appello al premier Monti

Ivan Cicconi, Luca Mercalli, Marco Ponti e Sergio Ulgiati inviano una lettera aperta al presidente del Consiglio, invitandolo "sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali" a riconsiderare il progetto della nuova linea ferroviaria che unirebbe il Piemonte alla Francia attraverso la Val di Susa

di Ivan Cicconi, Luca Mercalli, Marco Ponti e Sergio Ulgiati, da altreconomia.it

Onorevole Presidente,
ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.

Sentiamo come nostro dovere riaffermare – e nel seguito di questa lettera, argomentare – che il progetto 1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori attraversati.

Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.

Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:

1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.

2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.

3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario “storico” sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.

4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.

5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.

Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).

Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.

Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convezione di Århus2.

Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.

Con viva cordialità e rispettosa attesa,

Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano

(26 gennaio 2012)

 

Lunedì, 6 Febbraio, 2012 - 12:04

EMERGENZA UNIVERSITA' PUBBLICA

Emergenza Università pubblica
Appello al Parlamento e al Governo
Tasse studentesche più alte e abolizione del valore legale del titolo di studio non miglioreranno l’università pubblica italiana.
Approfittando dell’attenzione dell’opinione pubblica verso le “liberalizzazioni” di alcuni settori di attività del nostro Paese come strumento per una loro modernizzazione, in questi giorni è stata rilanciata - con l’adesione di un gruppo di docenti universitari - la proposta di abolire il valore legale del titolo di studio (valevole quindi come condizione di accesso ai concorsi per l’impiego pubblico) e di “liberalizzare” le tasse studentesche (già tra le più alte dell’Europa continentale, specie se in rapporto agli scarsi servizi disponibili ed ai livelli di reddito), affiancandovi un sistema di prestiti agli studenti, da restituire dopo l’ingresso nel mercato del lavoro.
Andando all’essenziale, alla base di queste proposte ci sono alcune idee che non ci sentiamo di condividere. La prima è che l’equità sociale delle opportunità di accesso alla formazione universitaria sarebbe ristabilita dal sistema dei prestiti. E’ evidente che si tratta di una finzione (se non di un inganno): un individuo ‘povero’ indebitato, oggi studente domani (forse) lavoratore, non è uguale a (ne’ libero quanto) un individuo ‘ricco’ senza debiti. Anche quando si sostiene che comunque tasse più alte e prestiti sarebbero un sistema più equo dell’attuale, distorto principalmente dall’evasione fiscale, si finisce per far scontare ai giovani, gravandoli precocemente di debiti, l’incapacità dello Stato nel riscuotere i tributi.
La creazione di un mercato dei titoli di studio, conseguente all’abolizione del loro valore legale, metterebbe poi, secondo i proponenti, le università in una sana concorrenza per la qualità. Anche in questo caso siamo di fronte ad una finzione (se non ad un inganno). Date le posizioni di partenza degli atenei, diseguali e caratterizzate da sottofinanziamento, l’unica concorrenza che scatterebbe fra Università sarebbe appunto per le risorse, con conseguente vantaggio dei gruppi di potere accademico, politico ed economico consolidati che invece, si suppone, dovrebbero essere il bersaglio delle politiche di liberalizzazione nel loro spirito più nobile. Il ‘valore legale’ tenderebbe semplicemente ad essere sostituito dal valore monetario necessario per conseguire il titolo di studio. Le due misure associate produrrebbero un effetto micidiale di stratificazione per censo delle Università, acuendo i già presenti dislivelli territoriali che caratterizzano il nostro sistema universitario nazionale. Abolire il valore legale del titolo di studio significa anche abbandonare l’obiettivo di uno standard nazionale di riferimento per la formazione universitaria: al contrario bisogna intervenire perché tutte le università finanziate dallo Stato rispettino tale standard. Anche l’accento (giustamente) posto sulla centralità del merito nella vita universitaria assumerebbe, alla luce di queste misure, un deciso sapore classista.
Queste proposte implicano quindi una decisa spinta alla privatizzazione di fatto dell’università pubblica e alla restrizione sociale dell’accesso. Accettarle significherebbe anche una resa istituzionale all’inefficienza pubblica in vari ambiti, come il controllo dell’evasione fiscale e della qualità dei servizi pubblici, e del reclutamento nell’impiego pubblico.
Per questo chiediamo alla classe politica che si riconosce nella nostra Costituzione Repubblicana e al Governo di rifiutarle, di non accettare scorciatoie fuorvianti ai problemi del finanziamento e del rilancio del sistema educativo e universitario pubblico, così come di altri ambiti preziosi della produzione culturale del Paese. L’università deve restare una istituzione pubblica centrale e deve riprendere a svolgere tutte le sue funzioni, in primis quella di fornire una formazione critica e qualificata, basata su didattica e ricerca libere, plurali e rigorose, con il più ampio accesso sociale agli studi e alle professioni della ricerca e della docenza. Per poter svolgere questo suo ruolo pubblico all’università non serve mettersi in vendita, ma servono politiche e risorse adeguate.
PER ADERIRE https://laureati.economia.unige.it/SelectSurveyASPAdvanced/TakeSurvey.asp?SurveyID=342765KK3mlKG
Lunedì, 6 Febbraio, 2012 - 11:50

Dopo B. oltre la deriva della Lega e la crisi del Celeste Formigoni

AMBROSIANEUM

Fondazione Culturale

e

ALLARME MILANO

SPERANZA MILANO

 

invitano al dibattito

 

LOMBARDIA.

 QUALITÀ DELLA PARTECIPAZIONE,

QUALITÀ DELLA POLITICA

 

Lunedì 13 febbraio 2012 - Ore 10.00

Introduce

Marco Vitale

 Partecipano

Alessandro Alfieri, Fiorello Cortiana, Marco Garzonio, Luca Meldolesi, Carmine Nardone, Salvatore Rampone, Bruno Tabacci

 

a partire dai volumi

 “Federalismo oltre le contraffazioni” AA.VV. e “Italia Federanda“di Luca Meldolesi

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