
I Cittadini Propositivi sono nati per collaborare alla soluzione dei problemi di traffico, parcheggi e inquinamento, qualità della vita e della città.
Come cittadini o come comitati, abbiamo riscontrato l'inadeguatezza della legge nel garantire
1. la difesa dell'ambiente
2. il consenso informato e la partecipazione democratica
3. la libera concorrenza, come fattore di offerta di servizi e beni migliori, più economici e più sicuri.
4. la sicurezza e la salute dei cittadini e dei lavoratori
5. La distinzione tra opere pubbliche, opere di interesse pubblico, opere di privati.
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In termini generali è' vero che la Lombardia ha condizioni geo-climatiche particolari; ma questa è se mai una ragione di più per affrontare questa emergenza a livello nazionale: è necessario tutelare la salute dei cittadini, e va anche protetta l'economia della Lombardia: il turismo, le esportazioni alimentari del nord-est, la stessa riuscita dell'EXPO.
Ricordate quali danni hanno inferto in questi settori al meridione il problema dei rifiuti, unito a quello dell'inquinamento dei suoli e di veleni entrati nella catena alimentare.
RIDATECI L'ARIA
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Per quanto riguarda la democrazia partecipata: non vengono applicate le direttive europee, i Consigli di Zona sono una caricatura del parlamento delle rane, privi come sono di potere e di informazioni; e sappiamo come sia diventato frustrante anche il ruolo dei Consiglieri di opposizione in Consiglio Comunale e Regionale, quanto accentrato sia il potere decisionale, e ridotto il potere di controllo. Sappiamo anche cosa abbia significato per la democrazia l'attribuzione di poteri eccezionali all'ex-sindaco Albertini.
In un momento in cui tutti si dicono preoccupati per l'emergere di componenti anti-politiche nella piazza democratica, restituire scopo e dignità ai luoghi dove siedono degli eletti dal popolo dovrebbe essere una priorità di tutti i sinceri democratici.
RIDATECI LA DEMOCRAZIA
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Per venire infine al Piano Parcheggi del Comune di Milano, ci sono storture gravi che probabilmente richiedono un intervento legislativo.
Nei primi 12 bandi per l'assegnazione di parcheggi sotterranei in Project Financing le gare sono tutte andate deserte: si è presentato un unico concorrente, il privato che presentava il progetto da mettere a gara, al quale era garantito un diritto di prelazione; questo è avvenuto in violazione, secondo l'Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, delle regole della comunità europea sulla concorrenza.
Le conseguenze sono i progetti elaborati senza concorrenza, con la vittoria già in tasca; e quindi la qualità spesso scadente dei lavori, gli enormi ritardi, il ricorso alle tecnologie più economiche per i costruttori ma più pericolose per i fabbricati circostanti, la riduzione della sicurezza nei cantieri, gli aumenti dei costi di vendita agli assegnatari nell'ordine anche del 40%, eccetera.
I prossimi bandi rispetteranno le indicazioni dell'Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici sulla concorrenza; Chiediamo allora di ottenere la reintroduzione della concorrenza in tutti i concorsi già banditi ma non ancora svolti.
RIDATECI LA CONCORRENZA
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E' anche importante intendersi su cosa si intende per concorrenza:
Se, come è successo per l'assegnazione delle concessioni per la realizzazione dei Parcheggi Residenziali su terreno pubblico, il criterio è il numero di box tra i quali verrà ripartito il costo di costruzione, la conseguenza è una gara a chi fa il parcheggio più profondo, chi scava più sotto la falda o più vicino alle fondamenta delle case.
Con criteri del genere la concorrenza diventa una gara a chi è più incosciente, e i risultati si vedono dappertutto in città.
Non dovrebbe essere necessario, ma siamo costretti a chiedere una legge che obblighi sempre a procedere a rigorosi controlli prima di scavare, verificando profondità della falda, le condizioni del terreno, le fondamenta delle case vicine eccetera, e che proibisca l'uso di tecnologie convenienti solo per i costruttori, come la tecnica dei tiranti.
RIDATECI LA SICUREZZA
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Ogni volta che sono stati denunciati pericoli in qualche progetto di parcheggio sotterraneo, il Comune è intervenuto in prima persona, tramite i suoi dirigenti, per garantire la bontà e la sicurezza dei progetti, l'esistenza di una congrua assicurazione, e naturalmente l'utilità pubblica del progetto.
Potevano Consiglio di Zona, magistratura civile, TAR, tutti i soggetti che avrebbero potuto ficcare il naso nei progetti, dubitare della parola del Comune?
Quando poi si verificano danni anche gravissimi, il Comune si chiama prontamente fuori da quello che definisce un contenzioso tra soggetti privati: svanito l'interesse pubblico, svanite le garanzie e svanita, purtroppo, anche la congrua copertura assicurativa.
RIDATECI LE REGOLE


Ho la sensazione che la stragrande maggioranza dei cittadini non si sia mai posto il problema dell'inquinamento delle acque di scarico a causa dello smaltimento degli oli di frittura usati negli scarichi.
Se escludiamo ristoranti e altre comunita', che mi risultano essere obbligate ad una raccolta effettuata da qualche consorzio sugli oli usati, restano centinaia di migliaia di persone che versano olio negli scarichi.
Azione immediata da fare: informare la cittadinanza, e dare istruzioni immediate sul da farsi, del tipo:
* Non gettare mai oli usati negli scarichi di lavelli, nella fogna, nei tombini
* Raccogliere gli oli in bottiglie di plastica ben chiuse
* Portare le bottiglie nelle apposite campane di raccolta (se non ci sono, il comune investa in questo senso)
* Per un periodo transitorio, in attesa delle campane, gettare le bottiglie ben chiuse nel sacco nero dell'indifferenziata
L'olio usato potrebbe essere usato per alimentare caldaie di cogeneratori, essendo un combustibile ad alto valore calorico ha un valore anche economico.
Penso che sia meglio far convergere l'olio nei sacchi neri piuttosto che nella foglia
Un saluto a tutti
Mario


Nata nel 2004 questa fiera, anomala nel calendario delle fiere di Milano, è al quarto anno di attività.
L'ho scoperta stamattina attraverso un manifesto e visitando rapidamente il sito http://falacosagiusta.org/milano/home.php
Perchè anomala? Perchè l'immagine di Milano in Italia è, o è stata, ...esattamente il contrario: il consumismo, il rampantismo, gli stili di vita più demenziali, lavoro-week end-ferie-lavoro, sono stati "esportati" dal modello Milano. Riflettendo su questa fiera e al successo che si può augurarle, Milano, per noi che ci viviamo, è ancora così, come il traffico quotidiano, l'happy hour serale, la febbre da week end ci fa credere? Penso di no.
La metropolitana ed i mezzi pubblici, le facce della gente, gli anziani, i giardinetti, i mercati rionali, certi quartieri degradati, o la galleria cosparsa di cinesi che cercano di vendere la loro inutile paccottiglia, ci dicono che Milano non è come la propone il circo mediatico della stampa e della televisione o come la si può vedere in via Spiga o Montenapoleone.
Non è solo quella dell'apparenza, o la capitale della moda, del costume, della pubblicità, delle riviste patinate, dei telefonini e degli affari.
C'è una Milano che soffre, che non sbarca il lunario, che è sola, che non sa dare ai figli l'attenzione e l'affetto che meritano, perchè non ha tempo, ma questa Milano fa andare avanti Milano, dignitosamente, in silenzio e nonostante tutte le insicurezze quotidiane. C'è poi una terza Milano, quella del volontariato, in parte rappresentata anche dalla fiera, un mondo che fa "quello che può".
Quale sarà la Milano di domani, la prima, la seconda o la terza? Quella della periferia o quella della città capoluogo. Quella di oggi o quella di domani? Quella dei palazzinari o quella dei quartieri degradati? Quella delle imprese o quella delle mostre?
Quale che sia, non è facile che Milano possa confermare nel tempo i suoi "primati" con tanti cittadini stanchi, soli o disperati.
Per tutte queste ragioni e persone l'attenzione della politica e degli amministratori dovrebbe essere massima nel pensare alla Milano di domani.


Stop the fever-Fermiamo la febbre del pianeta
«Stop the fever-Fermiamo la febbre del pianeta» è il nome della campagna che si aprirà il 26 marzo con momenti artistici di esecuzioni musicali, piece teatrali, biciclettate serali, apposizioni di segnaletiche che dissuadono il fluido veicolare continuo del traffico caotico cittadino, reading di poesie e di brani letterari. Aprirà la grande manifestazione un concerto di un famoso emergente artista africano, Youssou N'Dour, all'Alcatraz, lo stesso 26 marzo. Tutto ciò che concerne la strumentazione tecnica e i materiali per amplificazione sonora sono ecosostenibili e compatibili con il rispetto dell'ambiente: microfonature e strumenti che saranno alimentati da fonti di energia rinnovabile e naturale, quale quella solare. Bisogna invertire la tendenza, come sostiene Legambiente stessa, del nostro sviluppo e abbassare la febbre che sta ammorbando il nostro pianeta. L'aumento delle emissioni di anidride carbonica, di polveri sottili, quali PM 10, PM 2,5, che portano il nostro Paese a essere uno dei primi trasgressori degli impegni stilati con il Protocollo di Kyoto, comporta chiaramente e inevitabilmente un aumento progressivo del clima apportando forte nocumento all'equilibrio bio-climatico.
Invertire la rotta, anche partendo dall'arte e dalla cultura, da interessanti e coinvolgenti momenti musicali e culturali, vernissage e kermesse, che non fanno altro che aumentare la forza incisiva del messaggio che vogliamo rivolgere alla cittadinanza: cambiate i consumi.
Il 7 giugno concluderà l'evento e la campagna un grande appuntamento culturale e artistico: sempre a basso consumo di energia e all'insegna della sostenibilità delle fonti e al loro rinnovamento.
Qualcosa cambierà? Forse in futuro non vedremo più come unica speranza avere 5,7 lombardie di alberi per assorbire un aumento esponenziale di Co2: soprattutto se invece di costruire impianteremo alberi nuovi, difenderemo le aree agricole oggi esistenti e fortemente sofferenti, indurremo i nostri vicini a usare fonti di energia rinnovabile e a risparmiare nel consumo di energia.
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano


Riporto qui di seguito un articolo di Roberto Brambilla, tratto da "Lavori in corso",
- non procedere a nessun nuovo piano di insediamenti residenziali se non attraverso il recupero di volumi già esistenti;
- puntare sulla valorizzazione del centro storico e del patrimonio artistico ed architettonico (il naviglio grande, le sue ville, i parchi ed i giardini);
- salvaguardare l'agricoltura;
- promuovere la qualità ambientale e il turismo;
- opporsi alle grandi infrastrutture legate all'aeroporto di Malpensa.
- non è sostenibile un modello di sviluppo che prevede il consumo sistematico del suolo,
- non è sostenibile un modello di sviluppo che prevede l'impoverimento delle risorse naturali, la progressiva e inesorabile urbanizzazione e conurbazione tra diverse città e paesi;
- non è più sostenibile il meccanismo deleterio che spinge le amministrazioni a "utilizzare" il territorio come risorsa per finanziare la spesa corrente.
- ricorrere al finanziamento delle opere necessarie per mezzo di nuove lottizzazioni (e conseguente incremento di popolazione, e conseguente necessità di nuovi servizi, e conseguente necessità di nuove lottizzazioni, e via così fino all'esaurimento delle aree libere), oppure
- ricorrere al finanziamento per mezzo di accensione di mutui con conseguente ricaduta sulla fiscalità locale?
- solidità della maggioranza e impermeabilità alle pressioni esterne che spesso pongono l'amministratore di fronte a offerte difficili da rifiutare: "se mi fai realizzare questo intervento edilizio, ti sistemi il bilancio, fai tante opere pubbliche utili senza sforzo e vieni rieletto oppure fai carriera ".
- forte condivisione della scelta da parte della comunità e continua partecipazione della stessa (i bambini, le associazioni, i gruppi informali, i singoli cittadini) alle decisioni assunte dell'amministrazione
- seria politica di bilancio che renda indipendenti sia le spese correnti che quelle in conto capitale dagli oneri di urbanizzazione dovuti a nuovi insediamenti e che ricerchi risorse alternative utilizzo ed incentivo al recupero di tutti i volumi esistenti
E voi che ne dite?
L'Assessore Masseroli che ne dice? Conosce questo caso?
Io spero che anche a Milano si possa avviare un approccio responsabile simile, nell'interesse di tutti i cittadini che ci tengono alla qualità della vita nella propria città.
Cordiali saluti
Antonella Fachin
consigliere Zona 3
Capogruppo Uniti con Dario Fo
per La Sinistra L'Arcobaleno


E' uscito un nuovo video di Elio e le storie tese, dedicato ai 16000 (ignorati) firmatari della petizione per salvare il bosco di Gioia (Ringrazio pubblicamente il buon tasterista Rocco Tanica per questo e per l'impegno profuso).
Non voglio prendermi responsabilità, incollo il testo della canzone "Parco Sempione" con piccole censure (lascio al moderatore una eventuale censura ulteriore).
...sedicimila firme
niente cibo per Rocco Tanica
ma quel bosco l'hanno rasato
mentre la gente era via per il ponte
Se ne sono sbattuti il c...o
ora tirano su un palazzo
han distrutto il bosco di Gioia
QUESTI GRANDISSIMI FIGLI DI T...A!!
e il link al video
e a questo altro link la presenza del nostro Presidente della Repubblica di fronte al "buco"




Salve a tutti e complimenti per il forum :)
Ultimamente si sente tanto parlare dei problemi ambientali, e tra le soluzioni indicate sempre più spesso vedo figurare anche una maggiore attenzione alle tecnologie costruttive compatibili con l'ambiente, costruzioni ecosostenibili ed edifici ad impatto ambientale/energetico ridotto se non addirittura negativo.
Ho letto diversi servizi e pare proprio che la bioedilizia si stia affermando con forza sempre maggiore, nel mondo e anche un po' qui da noi.
Volevo chiedervi cosa ne pensate delle tecnologie ambientali per l'edizilia, cosa si può fare qui a Milano e se magari ci sono degli incentivi per chi scegliere di intraprendere questa strada per costruire la propria abitazione (ristrutturare la vedo già più dura).
Io ho trovato diverse aziende d'edilizia sostenibile, ma prima di contattare qualcuno e cominciare a chiedere preventivi, vorrei un vostro parere, se l'avete, e magari sentire la vostra esperienza relativamente alla bioedilizia a Milano.
Grazie a tutti quelli che risponderanno :)


Altre fonti di sensibilizzazione sul tema:
www.boschieuganei.it
http://isaitalia.org/...
www.plantamnesty.org
Tutti concordano su una cosa: non capitozzare gli alberi.
Per favore, fate girare il piú possibile queste informazioni.
Per un'impresa di giardinaggio è molto piú comodo, veloce ed economico fare una "capitozzatura" (cioè una potatura drastica, severa, che interrompe la crescita apicale dei rami o del fusto, e che veniva praticata un tempo nelle campagne e nei filari per ottenere legna da ardere o rami da intreccio), facendo pochi e grossi tagli in basso, piuttosto che numerosi e piccoli in alto (dovendo utilizzare autoscale). Non è detto che la colpa sia per forza dei giardinieri, che spesso hanno le competenze tecniche per effettuare potature corrette, ma, incalzati dalle pressioni di molti proprietari, il piú delle volte condominii, cedono ad assurde richieste per non perdere il lavoro, pur nella consapevolezza della dannosità dell'operazione.
Si invita a osservare gli alberi nella loro veste invernale confrontando la struttura armoniosa ed equilibrata di un albero intatto con quella di un albero alterato dalle potature.
Inoltre i nidi di uccellini eventualmente presenti sui rami vengono cosí asportati. Per quanto riguarda la vegetazione, l'arrivo della primavera, a tutti gradito, è spostato in avanti almeno di un paio di mesi per le piante capitozzate.
Nei giardini privati dove sono stati effettuati questi interventi in passato, le perdite sono state sicuramente maggiori (e in futuro peggioreranno sicuramente), rispetto a quelli dove le piante non sono state toccate o sono state potate correttamente: non hanno sofferto, né si sono spezzati fusti o rami, come si può verificare osservando e confrontando piante delle medesime specie. Questo basta per dimostrare chiaramente che la potatura non rende le piante piú forti, anzi, le rende piú vulnerabili in caso di condizioni sfavorevoli, come siccità, forte gelo..., poiché le sottopone a una forte crisi energetica (la pianta si nutre attraverso la fotosintesi grazie alle foglie).
Gli alberi esistono da circa 400 milioni di anni e non hanno mai avuto bisogno degli interventi dell'uomo per rinforzarsi, semmai è l'uomo che ha bisogno degli alberi. Purtroppo non possono parlare, e spesso sono sottoposti a trattamenti scriteriati. Ma gli scompensi nella struttura e fisiologia dell'albero sono percepibili da un occhio attento alle alterate caratteristiche della vegetazione, che indicano una grave compromissione dello stato di salute della pianta.
Ogni taglio comporta una vera e propria ferita da cui fuoriesce la linfa e da cui possono penetrare organismi patogeni; se è troppo estesa l’albero non riuscirà piú a richiuderla con la corteccia e darà luogo a marcescenze, carie, cavità con grave pericolo, a lungo andare, per la stabilità dei rami o addirittura dell’albero intero, che rischierà di cadere a terra.
E la nuova vegetazione darà problemi: dal ramo tagliato si svilupperà una massa fitta e disordinata di rami in concorrenza alimentare tra di loro (riscoppio vegetativo), proporzionale alla parte di chioma asportata, e dal tronco e dalle radici delle piante innestate nasceranno altri getti anomali che ne altereranno la forma e il colore.
Anche il taglio della punta o dei rami bassi di conifere e altre piante a portamento simile come càrpini, magnolie, ontani, Liquidambar è del tutto errato, perché porta a pericolose biforcazioni o a diradamenti e altre anomalie di crescita. Nella maggior parte dei casi gli alberi non ne moriranno, ma non torneranno piú come prima. Invece alcune specie, come faggi, betulle, alcuni aceri e molte conifere, rischiano d'essiccare completamente.
Allora vien da chiedersi: perché spendere somme rilevanti per farsi rovinare i giardini quando con somme inferiori si potrebbero pagare lavori piú utili per il verde ma meno redditizi per le imprese, come le sarchiature e concimazioni del terreno intorno agli arbusti e agli alberi?
In tutti i casi in cui, come nelle alberature stradali e per altri problemi di mancanza di spazio per lo sviluppo di grossi alberi come per esempio quando gli alberi sono troppo a ridosso degli edifici, per eliminare rami o branche secche o pericolanti, per porre riparo a precedenti potature errate o ai danni del forte vento o della neve, non si possono evitare potature (che sempre indeboliscono le piante), bisognerebbe intervenire in maniera rigorosamente corretta dal punto di vista agronomico rispettando la struttura e la fisiologia dell'albero*, cosa che purtroppo spesso non avviene. Potare è un'arte e la potatura migliore è quella che non si vede.
Se si vuole la sicurezza assoluta non si devono avere alberi. Ma guardiamo le statistiche: quante persone muoiono o si feriscono perché colpite da rami o alberi e quante per incidenti stradali? Per questi si può migliorare la sicurezza delle strade, dei veicoli ecc..., però pretendere di controllare totalmente i pericoli derivanti dagli eventi naturali rimane una chimera dell'uomo moderno.
Per poter vedere in ambito urbano alberi secolari o d'età ragguardevole nel loro maestoso portamento naturale, bisogna visitare città come Amsterdam, Copenaghen, Vienna, comunque verso il Nord Europa, Slovenia, Svizzera, mentre in Italia purtroppo è molto piú difficile a causa d'una mentalità che, quella sí, si dovrebbe sradicare.
Consigliere della zona 7 (gruppo Verdi)
*: intervenire solo su branche e rami che non superino, nel punto di taglio prescelto, i 5 cm di diametro (comunque mai piú di 8-10 cm), in corrispondenza dei “nodi” o diramazioni (i punti in cui i rami si dividono) evitando di tagliare tra un nodo e l'altro, in modo tale da non rilasciare "monconi", cioè porzioni di branca o di ramo privi di più giovani rami apicali; per far ciò è necessario accorciare la branca o il ramo fino all’inserimento del ramo di ordine inferiore, generalmente piú corto, che deve avere una sezione minima pari a 1/3 di quello di ordine superiore che andrà a sostituire nello sviluppo della pianta e direzione non troppo divergente da esso (tale tecnica risulta comunemente definita “potatura tramite taglio di ritorno"), oppure eliminare completamente la branca o il ramo fino all'inserimento sul tronco o su branca o ramo di ordine superiore, sempre rispettando rigorosamente il collare.


Ma all'estero, tanto osannato come luogo dove i "lacci e lacciuoli" delle regole limitative il costruttivismo edilizio, la situazione non è diversa. A Parigi il Comune non ha trovato soluzione alla possibile maggioranza contraria alla realizzazione di un grattacielo di più di trenta piani sul Boulevard Peripherique, oppure a Monaco di Baviera, dove si è bocciato un progetto simile in quanto disturberebbe il naturale "skyline". Ma parliamo anche di New York, dove gli abitanti del Village hanno contrastato la realizzazione del progetto di un grattacielo nel proprio quartiere. Forse, si dirà, le altre città hanno configurazioni geofisiche e geologiche non promettenti e poco concordanti con la progettazione di grandi e alti grattacieli. Vediamo Torino, circondata dalle Alpi, Roma dove vi è alta concentrazione di reperti archeologici. E' vero, ma non è questa la sola circostanza che permette una seria opposizione alla realizzazione dei progetti nelle altre città italiane ed europee: possiamo dire che le edificazioni devono essere contestualizzate? Possiamo anche pensare di costruire una bellissima costruzione, magari con parti che possano architettonicamente portare la stessa a essere una vera opera d'arte, ma se il contesto territoriale e urbano non è consono che cosa ci riserverebbe la magnifica bellezza mondiale? Niente e deturperebbe una realtà che è storicamente pensabile avente una propria storia, cultura, tradizione civica e sociale, geosociale che deve essere preservata e rispettata. Vedete io non mi oppongo a innovazioni architettoniche: amo lasciare l'estro esprimersi e a indicare nuove possibilità di progresso urbanistico. Ma queste possibilità non possono essere poste senza una conoscenza approfondita del luogo dove vengono ipotizzate. Io credo che per quanto concerne i grandi progetti della Milano "dai grattacieli alti" è mancato un lavoro d'equipe tra professionisti, architetti e urbanisti, e amministratori, assessori, dirigenti di settore, consiglieri, che riguardano il momento politico di consiglio. Ma soprattutto tutto è stato definito nelle progettazione definitive senza sentire i protagonisti primari, destinatari unici delle proposte: la cittadinanza. E questo si chiama assenza e soffocamento della partecipazione. Abbiamo visto come a New York, addirittura si potrà dire, la cittadinanza residente si è opposta con fermezza ottenendo la sospensione del progetto esecutivo.
Ma a parte queste osservazioni possiamo dire veramente se i grattacieli sono ecologici ed ecosostenibili? Si parla di bioarchitettura, che, in realtà, ha singificati altri se si pensano alle esperienze in atto in Germania, nei Paesi Scandinavi, all'avanguardia in questo ambito e costruttori da tempo di edifici a bassissimo patto ambientale e non dispersivi di calore e di energia (parliamo della coibentazione). Ma i progetti che verranno realizzati quale impatto avranno sull'ambiente e sul consumo di energia? Luca Mercalli parla di un dispendio di energia che supera i 50 kilowattora, come prevedibile per costruzioni alte 200 metri. Io parlo di ipotesi e di prefigurazioni: non ho sentito parlare di sistemi di coibentazione, ossia di riscaldamento geoclimaticamente compatibile con uno sviluppo ecologico, proprio nel momento in cui diverse metropoli italiane, seppure in ritardo, ma invitate da una legislazione finanziaria ultima favorente politiche amministrative volte al rispetto e alla tutela dell'ambiente, si stanno adeguando a parametri che possano portare al raggiungimento dell'obiettivo finale di ridurre del 10% le emissioni nel nostro Paese.
Si è parlato di questo nella definizione del progetto, nella sua fase preliminare? O si è solo accelerato i tempi decisionali per una smania di costruttivismo inspiegabile e deleterio per il contesto urbano della città di Milano?
A voi e a noi il dilemma aperto.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
