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Venerdì, 24 Settembre, 2010 - 21:22

impariamo la Costituzione

Da ChiamaMilano del 24 settembre 2010.

Cari saluti a tutti/e
Antonella Fachin
Lista civica Uniti con Dario Fo per Milano
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A SCUOLA DI COSTITUZIONE
Il Negozio civico di Chiamamilano ospita “Impariamo la Costituzione…incontriamoci”

Insegnanti, magistrati, professionisti, cittadini comuni ma anche, soprattutto, nonni e nonne volenterosi.
A tutti loro si rivolge l’Associazione “Impariamo la Costituzione, incontriamoci…” battezzata lo scorso anno da un gruppo di studenti, lavoratori e ricercatori e coordinata da Marilisa D’Amico, professore ordinario di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano.
Un appello alla responsabilità civile, quello lanciato dall’Associazione, rivolto a tutti coloro abbiano voglia di mettersi in gioco e cimentarsi nell’insegnamento della Costituzione italiana ai bambini della scuola primaria.
“Trascurata, ignorata, non applicata in alcune sue parti, emendata, sotto continuo processo davanti ad un potere, che difficilmente riconosce in essa un legittimo limite, questa oggi è la nostra Costituzione. Secondo noi è molto altro e per questo stiamo lavorando affinchè venga riscoperta”, spiegano i promotori del progetto che si incontreranno
Giovedì 30 settembre alle ore 18 presso il negozio Civico di Chiamamilano. Un incontro a cui, per l’appunto, sono invitati a partecipare tutti gli aspiranti “maestri del diritto”, non necessariamente esperti del settore, cui verranno spiegate le modalità di insegnamento più idonee al target di riferimento. L’idea è quella di riuscire a calendarizzare una serie di incontri pubblici nelle librerie, nei circoli di quartiere e nelle scuole della città, coinvolgendo ragazzi e bambini nell’apprendimento dei valori portanti della nostra Costituzione: la convivenza civile, il rispetto, la tolleranza e il vivere onestamente.

Per tutte le informazioni: impariamolacostituzione.milano@gmail.com
 G.C.

Lunedì, 26 Ottobre, 2009 - 18:29

Caravaggio al tempo di Caravaggio di Dario Fo

Biblioteca Valvassori Peroni - Manifestazioni Culturali

Biblioteca Valvassori Peroni
Consiglio di Zona 3

 presso la nostra biblioteca ha luogo, il mercoledì,
PAGINE D'ARTE. ARTE E ARTISTI PROTAGONISTI DELLA NARRATIVA  CONTEMPORANEA
a cura di Opera d'Arte
un  ciclo  di  conferenze  tenute  da  storici  dell'arte,  accompagnate da proiezioni  per  alternare  al piacere della lettura stimoli provenienti da altri canali comunicativi.

La prossima conferenza, tenuta da Sara Bufano, sarà dedicata a
               Caravaggio al tempo di Caravaggio di Dario Fo
                           mercoledì 28 ottobre
                                 ore 17.30
                              ingresso libero
L'artista  del  Seicento  più  vicino  alla  sensibilità contemporanea e il grande  uomo  di  teatro  premio Nobel per la Letteratura si incontrano nel testo  tratto  da uno spettacolo teatrale di grande suggestione e successo, che fa rivivere il genio di Caravaggio.
Opera  d'Arte è specializzata in eventi sulle relazioni fra arte figurativa e letteratura.

Martedì, 6 Ottobre, 2009 - 21:21

Da femminismo a veline "rivoltato il significato delle parole"

Dal femminismo alle veline «Così abbiamo rivoltato il significato delle parole»

di Marisa Ombra da unita.it
Ragioni anagrafiche mi portano a guardare al fenomeno delle veline partendo da molto lontano, niente meno che dalla guerra e dalla Resistenza. D’altra parte quello è l’inizio, ed è da quell’inizio che occorre partire per misurare la portata di ciò che sta accadendo di questi tempi. In quegli anni infatti comincia – o meglio riprende, dopo il fascismo – la lunga marcia delle donne per ottenere la cittadinanza in questo Paese (a questo riguardo consiglierei la lettura del bel libro di Bianca Guidetti Serra «Bianca la rossa»). Sarebbero occorsi decenni. Avremmo ottenuto diritti ed eguaglianza, libertà e posto nel mondo. Non avremmo aspettato che le leggi cadessero dall’alto, avremmo costruito la cittadinanza conquistando postazioni in ogni piega della società, assumendoci responsabilità e diventando parte essenziale del tessuto che fa funzionare la cosa pubblica. Un Paese arcaico e un po’ bigotto sarebbe diventato, per nostro principale merito, aperto e civile. Per chi è nata politicamente in quei lontani anni ed è stata parte di questo faticoso ma felice cammino, l’oggi si presenta di una tristezza infinita. Grande anche la delusione per quello che già viene descritto come «il silenzio delle donne». Di questo vorrei parlare.

Credo che tutte siamo rimaste attonite davanti all’operazione culturale che si è svolta sotto i nostri occhi: una operazione che, se non ha cancellato, ha sicuramente stravolto buona parte dell’impianto teorico che ha accompagnato il movimento politico delle donne. Le parole chiave sono state rivoltate. Scoperta del corpo, liberazione sessuale, affermazione di sé, autonomia, identità, desiderio, eguaglianza, differenza, eccetera, hanno preso significati opposti. L’affermazione orgogliosa «il corpo è mio e lo gestisco io» per esempio. Intendeva dire la vergogna e chiudere con l’antica figura della donna oggetto, riposo del guerriero, «regalo fatto da Dio agli uomini ». Era sembrata una svolta irreversibile, l’affermazione di un nuovo senso comune. Nonsipuòdire che le donne non si siano impossessate del proprio corpo. Per farne cosa? Donne immagine e prostitute di lusso hanno fatto di sé una nuova moderna (?) figura del mercato, che procede attraverso l’oculato bilanciamento dei costi e dei profitti, il dosaggio fra servilismo e pretesa di compensi dissociati da ogni personale competenza. Il corpo è diventato impresa da mettere a frutto. Direi che il ritorno indietro è ancora più mortificante del già vissuto. Perché in questa contrattazione uno dei due contraenti ha il potere (anche quando è piccolo potere), l’altra mette sulla bilancia una proprietà massimamente effimera. È questo che volevamo? Com’è potuto accadere? La tendenza non sarebbe inquietante se l’ambizione di avere visibilità e successo attraversoun perverso mercanteggiamento, non fosse diventata l’orizzonte di buona parte di una generazione, il senso stesso della vita, dell’essere donna («mi sento velina dentro» risponde una ragazza all’intervistatrice). E se le ragazze in corsa non fossero spesso accompagnate dalle madri: madri giovani, che hanno visto passare sotto i loro occhi, forse addirittura attraversato, il femminismo. 

Da una signora che probabilmente non ha attraversato il femminismo, è venuta una parola che aveva contato molto per le donne di un’epoca segnata dalla soggezione e dall’esclusione: dignità. Avendo nella mente e nel cuore quella parola, una generazione è arrivata a raddrizzare la schiena ed hacominciato a risalire verso la libertà. Ciò che oggi comunica smarrimento e sensazione di impotenza è la perdita di questo sentimento. Perché l’uso programmato del corpo implica una tensione di tutto l’essere, cervello compreso; occupa l’anima. Si realizza così un paradosso: l’autonomia, la capacità di decidere del proprio destino, viene cercata attraverso l’asservimento volontario e la perdita della dignità. Molte di noi, credo, in questi mesi si sono fatte domande e hanno provato vergogna. Sono convinta che quel che manca è la presa di parola collettiva, se non altro per non far mancare una rappresentazione diversa di ciò che una donna vuole e può fare.

06 ottobre 2009
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